martedì 25 novembre 2014

Estratto: "1984" di George Orwell

Salve avventori!
Il passo che vi propongo oggi è tratto da uno dei libri che ho letto recentemente, ossia "1984" di George Orwell.
Come molti sapranno il romanzo dipinge in modo esemplare le dittature instauratesi in tutto il mondo a seguito di un immaginario disastro atomico. In particolare l'attenzione dello scrittore si concentra sull'Oceania, uno dei tre continenti superstiti, governata dal brutale Grande Fratello e dalle sue ferree regole: non pensare, non amare, non provare alcuna emozione, ma soprattutto obbedire sempre e solo al Partito.
Una delle cose che ho amato di più di questo libro è il contrasto tra questo scenario arido e sterile e i veri sentimenti che sembrano appartenere ormai solo al passato. 
Tuttavia Winston, il protagonista della storia, osservando il ceto popolare dei prolet, si rende conto che non tutto è perduto, che forse un futuro senza il Grande Fratello è ancora possibile...

Quella donna laggiù in cortile non possedeva una mente, aveva soltanto un paio di braccia robuste, un cuore caldo e un ventre fertile. Winston si chiese quanti figli avesse messo al mondo. Con ogni probabilità, almeno una quindicina. Per un anno, forse, era stata in piena fioritura, in una sorta di selvatico rigoglio, poi d'un tratto si era gonfiata, come un fiore quando viene fecondato, e si era fatta tozza, violacea, grossolana. Da quel momento la sua vita non era stata altro che lavare panni, strofinare pavimenti, rammendare, cucinare, spazzare, lucidare, rattoppare, poi di nuovo strofinare, lavare panni, prima per i figli, quindi per i nipoti, e così per trent'anni, senza interruzione. 
Dopo tutto questo patire, continuava a cantare. Quella sorta di mistica reverenza che egli provava nei suoi confronti si confondeva in qualche modo con l'aspetto del cielo pallido e senza nubi che si allungava all'infinito dietro i comignoli delle case. 
Era curioso pensare che tutti, in Oceania come in Estasia, erano sotto il medesimo cielo. E anche le persone sotto il cielo erano più o meno le stesse in ogni luogo — ovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di persone come questa, che non sapevano nulla delle rispettive esistenze, separate com'erano da mura di odio e di menzogne, eppure affatto simili — persone che non avevano mai appreso a pensare ma che racchiudevano nei loro cuori e ventri e muscoli il potere che un giorno avrebbe messo il mondo sottosopra. 
Se una speranza c'era, questa risiedeva fra i prolet! Pur non avendo letto la fine del libro, sapeva che il messaggio conclusivo di Goldstein doveva essere questo. Il futuro apparteneva ai prolet.

venerdì 21 novembre 2014

I luoghi dei libri #2

Poche e semplici le regole:
♥ Postare la foto di un luogo   
♥ Riportare l'estratto del libro in cui il luogo è descritto
♥ Spiegare il perché di questa associazione
♥ Aspettate i commenti

Nuovo appuntamento con "I luoghi dei libri", la rubrica creata da noi per condividere con chi ci legge i luoghi che abbiamo immaginato durante le nostre letture.
Oggi protagonista di questo appuntamento è l'Harper's Bar sulle rive di Shell Beach, il locale aperto dal papà di Daisy, la piccola protagonista di "Hamburger e miracoli sulle rive di Shell Beach" di Fannie Flagg.
Nel breve estratto che vi propongo potete leggere della prima descrizione che ci viene data del locale, quando per la prima volta Daisy ci mette piede dentro e lo descrive a noi lettori.
E' il 29 maggio 1952 e io mi sono immaginata il posto più o meno così...


“Siamo arrivati a Shell Beach alle quattro e mezza del pomeriggio ed è un posto bellissimo. 
La sabbia è bianca come farina e l’acqua è verde e trasparente, come quella del fiume Pearl. Non c’è un albero a pagarlo oro. 
Il bar è in fondo alla strada che porta alla spiaggia. Persino io ho capito subito che il posto è ideale. 
Dall'altra parte della strada c’è un dancing che si chiama Little Casino. 
Papà “ha preso la chiave e ha aperto la porta. 
Il bar è splendido. 
Ha sei séparé di plastica verde acido, con sei tavoli e sedie dello stesso colore, e dalla finestra si vede il golfo del Messico. Ci sono una cucina, un juke-box con le lucine verdi e rosa e i pulsanti rossi, e io posso farlo suonare gratis.”

Nell'immagine il "Nifty Fiftys Soda Fountain" a Port Townsend, Washington

mercoledì 19 novembre 2014

Recensione: "Pattini d'argento" di Mary Mapes Dogde

Titolo: Pattini d'argento
Titolo originale: Hans Brinker; or, the Silver Skates
Autore:  Mary Mapes Dogde
Editore: Bur
Data di pubblicazione: Gennaio 2009
Pagine: 192
Prezzo: 8,90 € 

Trama:
Sullo sfondo del lindo paesaggio olandese, la storia di Hans e Gretel ci riporta nell'idilliaco clima dei primi del secolo, quando i mulini a vento non funzionavano solo per i turisti, e attraversare il Paese con i pattini era un'avventura a portata di mano.

Recensione: 
Mary Mapes Dodge in queste pagine ci racconta una storia in cui i protagonisti sono un gruppo di ragazzini.
È attorno alle loro vicende che scorre la storia.
Hans, Gretel e la loro sfortunata famiglia, colpita dieci anni prima da una disgrazia che li ha portati alla misera condizione in cui stentano a vivere e all'isolamento.
Trattati da reietti pur non avendo nessuna colpa.
Hilda, Peter, Lambert e i loro amici, tutti più o meno benestanti, si districano tra la scuola e divertenti pomeriggi sui pattini.
La notizia della competizione imminente, la gara di pattinaggio, che vedrà assegnare al fortunato vincitore un paio di nuovissimi pattini d'argento, mette tutti i ragazzini in fibrillazione, Hans e Gretel compresi che, nonostante le difficoltà, troveranno un modo per parteciparvi.
La storia però non gira attorno alla gara, come si potrebbe pensare, essa passa invece in secondo piano.
Quello a cui viene dato maggiormente risalto sono i caratteri dei ragazzini: chi pigro, chi gentile, chi dispotico, chi generoso.
Protagonisti della storia sono soprattutto i buoni sentimenti.
Ma pattini d'argento non è solo questo.
Attraverso le vicende di Hans, Gretel, Hilda e dei loro amici, ci viene raccontato delle differenze sociali, dei pregiudizi e di chi, con forza e coraggio, li combatte.
Pattini d'argento parla di comprensione, compassione, amore per la famiglia e per la propria nazione.
L'Olanda, terra affascinante e unica, non fa solo da cornice al racconto, ma ne è il soggetto principale, il luogo in cui tutto avviene e senza il quale la storia non esisterebbe.
Il modo in cui viene narrata e descritta ne mostra un amore profondo e sincero che, con altrettanto amore, viene trasmesso al lettore.
Le descrizioni delle varie città, e del modo incantevole in cui queste si trasformano, nel passaggio dall'estate all'inverno, in immense piste di ghiaccio, è estremamente affascinante. 
Come lo è leggere lo spostarsi della gente, da una città all'altra, su pattini, o ancora del viaggio da Broek all’Aja, passando da Amsterdam, Haarlem, visitando i musei di Leida, la descrizione delle dighe, dei canali, dei battelli trainati da cavalli, dei famosi mulini a vento, delle bellezze e allo stesso tempo delle difficoltà che comporta essere un cittadino olandese.
Tutto questo ha reso la lettura non solo piacevole, ma interessante.
Se la storia in sé per sé, pur essendo gradevole, alla fine si è risolta in maniera fin troppo banale, è proprio la sua ambientazione, e il racconto che viene fatto della vita e dei luoghi in cui essa si svolge, che dà a questa lettura un valore aggiunto.

Considerazioni:
Come ho detto poc'anzi questo libro racconta una storia carina e piacevole, che probabilmente non avrei apprezzato, quanto invece ho fatto, se fosse stata raccontata in modo diverso.
Ciò che rende speciale questo libro è l'amore che si legge nella descrizione della terra in cui è ambientato, un amore sincero e autentico e non pubblicitario.
La scrittrice è americana, quindi non ci parla della sua terra, ma la racconta con una tale passione, descrivendone non solo i pregi ma anche i difetti, che pare strano sapere che non è un elogio alla sua terra e ai suoi concittadini quello che fa, non c'è faziosità nel suo giudizio.
È il giudizio oggettivo di chi sa riconoscere il valore e la caparbietà di una nazione che ha lottato e lotta per restare dignitosamente a galla.
Leggendo questo libro, fare il paragone con Cuore di Edmondo De Amicis, letto poco tempo fa. è stato automatico.
Scritte a pochi decenni di distanza, entrambe le storie sono incentrate su ragazzini che hanno pressoché la medesima età, e entrambe danno particolare risalto alla nazione in cui sono ambientate.
Ciò che è estremamente diverso è il modo in cui lo fanno.
Non c'è politica, non c'è propaganda, non c'è finto eroismo nelle pagine di Pattini d'argento.
L'Olanda che ci viene descritta, dove l'ordine e la civile convivenza regnano sovrani, non è diversa da quella che conosciamo oggi.
Quella terra in cui ci si sposta per la maggior parte in bicicletta, e dove queste vengono spesso lasciate per le strade, senza catene, con nessuno che le custodisca, e senza il timore (fantascienza in Italia) che qualcuno le porti via.
Ora, seppur la descrizione dall'Olanda mi abbia fatto innamorare, non si può dire che il resto della storia sia privo di difetti.
Tutta la parte finale è risolta in maniera molto banale, e prevedibile, e questo purtroppo non fa che togliere spessore al racconto, relegandolo così tra le letture per ragazzi.
Nonostante questo è una lettura che consiglio, soprattutto da leggere ai bambini, perché dai protagonisti di questa storia avranno tanto da imparare.

il mio voto per questo libro


lunedì 17 novembre 2014

Chi ben comincia... #18

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti

"Shining" di Stephen King

Salve avventori!
Quello che vi propongo oggi è l'incipit di un libro molto noto.
Credo che tutti, se anche non ne avete letto il libro, ne conoscerete almeno per sommi capi la storia.
Io ad esempio ne ho visto in TV un paio di trasposizioni: una serie a puntate e, molti anni dopo, il film originale, con il qui presente (e terrificante) Jack Nicholson.
Solo ora mi sono decisa a leggere il libro.
Perché ho rimandato così tanto?
Be' principalmente perché ero più interessata a leggere storie nuove invece di dedicarmi ad una lettura di cui sapevo già il finale.
Soprattutto di un libro del genere, conoscere il finale ammetterete che toglie molto alla lettura.
Ora, probabilmente, vi starete chiedendo cosa mi ha spinto dunque ad iniziarlo.
O forse non vi state chiedendo proprio nulla perché non ve ne può importare meno XDDD
Comunque sia, ho iniziato Shining (il mio primo approccio con Stephen King) perché dopo un po' di letture che non mi hanno appassionato per nulla, ho deciso di andare più o meno sul sicuro... sperando di non incappare nell'ennesima delusione :( 
Intanto vi lascio con l'incipit.
Voi invece cosa state leggendo?


“COLLOQUIO DI ASSUNZIONE 

 Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. 
Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma non severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente. Al personale stipendiato parlava invece in modo più sbrigativo: sarà meglio che filiate diritto, voialtri. All'occhiello spiccava un garofano rosso, forse per evitare che per la strada qualcuno scambiasse Stuart Ullman per il titolare dell'impresa di pompe funebri. 
Mentre ascoltava Ullman, Jack ammise tra sé che, date le circostanze, con tutta probabilità non gli sarebbe piaciuto proprio nessuno, da quella parte della scrivania. 
Ullman gli aveva posto una domanda che Jack non aveva afferrato. Molto male: Ullman era il tipo capace di archiviare uno sbaglio del genere in un suo schedario mentale per tornarci sopra in un secondo momento. 
"Scusi?" 
"Le ho chiesto se sua moglie ha capito esattamente quali saranno le sue responsabilità, qui. E poi c'è suo figlio, naturalmente." Chinò lo sguardo sulla domanda di assunzione che gli stava di fronte. "Daniel. Sua moglie non è un tantino spaventata all'idea?" 
"Wendy è una donna straordinaria." 
"E suo figlio? È straordinario anche lui?" 
Jack sorrise di un largo sorriso da pubbliche relazioni. "Ci compiaciamo di crederlo, direi. È abbastanza indipendente, per essere un bambino di cinque anni.”

giovedì 13 novembre 2014

Recensione: "Fantascienza Racconti Brevi II" di autori vari

Titolo: Fantascienza Racconti Brevi II
Autore: Vari
Editore: Editoriale Del Drago
Data di pubblicazione: 1990
Pagine: 224

Trama:
Tredici racconti di tredici grandi autori del genere, che ci guidano, ognuno a suo modo, nel vasto e affascinante mondo della fantascienza.

♥ "Duello della Sirte" di Poul Anderson
♥ "Verso l'abisso di Chicago" di Ray Bradbury
♥ "Brooklyn Project" di William Tenn
♥ "La donna perfetta" di Robert Sheckley
♥ "Figlia" di Philip José Farmer
♥ "L'impostore" di Philips K. Dick
♥ "Il Duemila" di James G. Ballard
♥ "Pareti" di Keith Laumer
♥ "Le mura di Gerico" di John Wyndham
♥ "Lenny" di Isaac Asimov
♥ "Il soldato eterno" di Fritz Leiber
♥ "L'ultimo giorno" di Richard Matheson
♥ "Loro" di Robert Heinlein

Recensione:
Questo libro ci presenta una raccolta ricca e variegata di racconti che, pur appartenendo al medesimo genere, ne affrontano diverse sfaccettature.
Non c'è un racconto che sia simile all'altro.
Ogni storia ci narra di un universo diverso, e alla fine di ogni racconto veniamo catapultati nell'universo successivo, altrettanto complesso e affascinante.
Ciò che colpisce, oltre all'estrema varietà dei temi, è anche l'originalità delle storie trattate.
Passiamo da una battaglia su Marte tra un cacciatore e un marziano in fuga per la salvezza, a un esperimento per guardare nel passato che avrà però conseguenze devastanti per l'umanità, al tema dei robot.
Anche i sentimenti trovano posto in questa raccolta, viviamo la malinconia di un vecchio uomo che ricorda un passato ormai lontano, la tristezza di una moglie robotica consapevole che sta per essere sostituita, l'angoscia di chi sta per vivere l'ultimo giorno sulla terra.
Consigliato agli amanti del genere, ma anche a chi vuole avvicinarcisi.

Considerazioni:
Ammetto di averci messo un bel po' a leggere questo libro, non perché i racconti non mi coinvolgessero, anzi, devo dire che fatta eccezione per "Loro" di Robert Heinlein, e per "Il soldato eterno" di Fritz Leiberche, che non ho apprezzato, ho trovato gli altri tutti molto appassionanti e coinvolgenti.
Ci ho messo tanto, come dicevo, perché l'edizione che ho è molto vecchia e, ogni volta che la prendevo fra le mani, le pagine si scollavano da sole >.<
E la cosa mi infastidiva talmente tanto che ne ho sempre rimandato la lettura.
Tornando ai racconti, tra i miei preferiti c'è di sicuro "La donna perfetta" di Robert Sheckley.
Un racconto davvero emozionante, che narra di come una macchina possa affezionarsi all'uomo e viceversa. 
Ambientato nel 3000, in una società maschilista che ha preferito sostituire le donne con dei robot, piuttosto che dividere con loro il potere.
Alle mogli così dette "primitive" l'uomo ha preferito quelle "moderne".
Macchine studiate per assecondare l'uomo in tutto e per tutto, accudirlo, servirlo senza pretesa alcuna.
Quando però il signor Morcheck si accorge che la sua moglie moderna perde colpi e necessità di essere sostituita, scopriamo quanto egli le sia affezionato e, allo stesso tempo, quanto i sentimenti del robot siano così vicini ai nostri da sembrare appartenere ad un umano piuttosto che una macchina.
Un racconto che in poche pagine sa essere triste e dolce allo stesso tempo.

"- Ti amo - 
Gli disse con semplicità. Il signor Morcheck sentiva il cuore pulsargli sotto le costole. Anche lui la amava! Pazzamente, appassionatamente! Ma quel disgustoso di Owen Clark aveva ragione. Le serviva un check-up. Sembrò che Mira percepisse il suo pensiero. Si riprese percettibilmente e disse: - Tutto quello che desidero è la tua felicità, caro. Credo di star male... Mi farai curare? Mi riprenderai dopo che mi avranno curata...? Invece di cambiarmi... non voglio essere cambiata! - 
Teneva il suo capo lucente affondato tra le braccia. Piangeva... In silenzio per non disturbarlo. 
- E' solo un check-up, cara. - disse Morcheck, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Ma sapeva, come lo sapeva lei che era ammalata davvero. 
Non era giusto, pensò. La Donna Primitiva, con la sua grossolana struttura mentale era immune a questa infermità. Ma la delicata Donna Moderna, con la sua sensibilità finemente equilibrata, ne era troppo soggetta. Era così mostruosamente ingiusto! Perché la Donna Moderna conteneva in sė tutte le migliori e le più care qualità della femminilità. Tranne la resistenza."

Sempre tra i miei preferiti c'è "L'ultimo giorno" di Richard Matheson, di cui vi avevo già proposto un estratto qui.
Angosciante e triste, questo racconto narra l'ultimo giorno di vita della terra.
Mancano poche ore e poi l'intera umanità sarà spazzata via e cancellata come se non fosse mai esistita. 
Una palla di fuoco stagliata nel cielo a ricordare la fine imminente. 
Un caldo opprimente come il bagliore rosso che soffoca tutto intorno. 
Richard come miliardi di persone vive le ultime ore della sua vita. Qual è il modo migliore per morire? 
Un racconto che porta ad interrogarsi sulla vita, e che mi ha portato a chiedermi cosa avrei fatto in quella situazione. Come avrei scelto di trascorrere l'ultimo giorno?

Anche "L'impostore" di Philips K. Dick mi ha emozionato. 
Il racconto parla di Spence Olham, uno degli uomini che giornalmente lavora ad un progetto top secret per la difesa del pianeta.
Quello che dovrebbe essere un giorno di lavoro come un altro, si trasforma per Ohlam in un vero e proprio incubo. Viene infatti accusato di non essere chi crede, ma un impostore.
Un robot mandato dai nemici per sabotare il progetto. 
Come dimostrare a tutti di essere lo stesso uomo di sempre?

Questi sono solo tre dei racconti narrati in queste pagine, quelli che personalmente ho preferito, ma ne avrei potuti citare altrettanti, perché davvero mi sono piaciuti quasi tutti.
Credo che questa sia un'ottima raccolta, fatta davvero bene in quanto raccoglie racconti così vari per tematica affrontata, da poter far conoscere anche ad un profano le varie facce della fantascienza.

il mio voto per questo libro 

mercoledì 12 novembre 2014

WishList #4


Ragazze ragazze, come possiamo fare?
Siamo o non siamo incontentabili?
Anche nelle letture è così, non siamo mai soddisfatte, per un titolo che va uno ne viene... uno si, sarebbe facile se fosse davvero uno!
In realtà sono molti ma molti di più, ne compriamo uno e ne vediamo mille altri che vorremmo, e la lista anziché accorciarsi si allunga... infinitamente.
Questa è la lista aggiornata, una piccola parte ovviamente... 
Vediamo le new entry e i titoli su cui possiamo, finalmente, mettere una bella spunta sopra


♥ "Con un po' di magia" di Natalie Lloyd 
"Peter Nimble e i suoi fantastici occhi" di Jonathan Auxier
"L'ascesa del governatore" di Robert Kirkman 
 "Il baco da seta" di Robert Galbraith
♥ "Un gatto, un cappello e un nastro" di Joanne Harris
 "Abbiamo sempre vissuto nel castello" di Shirley Jackson
♥ "Il piccolo lord Fauntleroy" di Frances Hodgson Burnett 
 "La confessione" di Kanae Minato
♥ "Lettere a una sconosciuta" di Antoine de Saint-Exupéry
♥ "Pollyanna cresce" di  Eleanor H. Porter
♥ "L'incredibile storia di Soia e Tofu" di Pallavi Aiyar
♥ "La meccanica del cuore- il libro del film" di  Mathias Malzieu

Possiamo finalmente eliminare dalla lista...

♥ "Miss Charity" di Marie-Aude Murail 
♥ "L'isola della paura" di Dennis Lehane 
♥ "La morte delle api" di Lisa O'Donnell 

Vi parlerò meglio di questi ultimi titoli, prossimamente nella rubrica "In my mailbox".
E voi cosa mi dite? Quali sono i titoli che volete così tanto, che sono balzati subito ai primi posti della vostra lista?

lunedì 10 novembre 2014

Recensione: "Resta anche domani" di Gayle Forman

Titolo: Resta anche domani
Titolo originale: If I stay
Autore: Gayle Forman
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 18 Luglio 2014
Pagine: 252
Prezzo: 15,00 € 

Trama:
Non ti aspetteresti di sentire anche dopo.
Eppure la musica continua a uscire dall'autoradio, attraverso le lamiere fumanti. E Mia continua a sentirla, mentre vede se stessa sul ciglio della strada priva di sensi.
Mia è in coma, ma la sua mente vede, soffre, ragiona e, soprattutto, ricorda. 
La passione per il violoncello e il sogno di diventare una grande musicista, 
l'amicizia con Kim, e l'amore per quel ragazzo tra le cui mani si è sentita vibrare come un delicato strumento.
Ma tra questi pensieri felici ricorda anche quello che non troverà più al suo risveglio...
Cosa rimane di lei, adesso, per cui valga la pena restare anche domani?

Recensione:
Nelle prime pagine di questo libro veniamo catapultati nella vita della classica famiglia perfetta, riunita attorno al tavolo per la colazione, in una fredda giornata di neve.
Tra un pancake bruciacchiato e il profumo pungente di una pipa, leggiamo gli affettuosi dialoghi e battibecchi tra genitori e figli.
L'allerta neve ha immobilizzato la cittadina dell'Oregon, le scuole sono chiuse, non ci sono impegni in programma, è la giornata perfetta per fare qualcosa tutti insieme.
Mia è un'adolescente atipica, riservata e riflessiva, suona il violoncello sin da bambina e gli è completamente dedita. 
Si sente diversa rispetto ai coetanei e un po' estranea anche tra i suoi familiari. Così distante dai genitori e dal fratellino Teddy, sia per carattere, che per aspetto, ma così legata a loro che sono, di fatto, tutto il suo mondo.
Una giornata come tante, una famiglia come tante, stravolta da qualcosa di inaspettato.
La macchina ribaltata, distrutta, ma la radio che continua a suonare la sonata per violoncello numero 3 di Beethoven.
Leggere le prime pagine, così tranquille e serene, in cui viene descritto un delizioso siparietto familiare (a cui ci si affeziona immediatamente per come vengono caratterizzati i vari componenti: la madre pasticciona, il padre un gran simpaticone, e il fratello minore un tenero monello), e poi venire scaraventati tutt'un tratto nello scenario dell'incidente, è devastante.
La scena ha un forte impatto emotivo e, proprio come l'incidente che li ha colpiti, è inaspettata e sconvolgente.
Il lettore, come la stessa Mia, si rende conto che nulla sarà più come prima, ed è portato a porsi delle domande: Cosa è rimasto di quello che era? Cosa si è salvato? Chi si è salvato?
Mia non è morta, ma non può dirsi certo viva.
Il suo corpo è là, steso per terra, e non dà segni di vita. Eppure lei lo osserva dall'esterno, vede, sente e comprende tutto ciò che la circonda.
Se si dovesse salvare, avrebbe ancora un senso vivere?
Questo è ciò su cui si interroga.
E mentre il corpo di Mia è steso su un letto di ospedale, in coma, noi viaggiamo nei suoi ricordi.
Il primo giorno di violoncello, il provino alla Juilliard, l'amore per Adam, il primo scambio di sguardi e parole con lui, il primo bacio, l'amicizia con Kim nata da un'improbabile scazzottata.
È facile affezionarsi sempre di più ai protagonisti di questa storia, ed è difficile leggere di alcuni di loro, sapendo che sono ormai solo un ricordo.
Mia vive la stessa difficoltà. 
Lasciarsi andare o continuare a vivere, essendo consapevole del fardello che dovrà portare per tutta la vita?
La scelta se pur difficile non è vissuta nella maniera tormentata che ci si aspetterebbe da una situazione simile.
Mia, nella condizione sospesa in cui si trova, sente e vede tutto, ma non riesce a provare dolore, anche le sue emozioni sono sospese e perciò teme ancora di più il momento in cui queste si presenteranno.
Con questo espediente l'autrice evita di rendere il suo libro straziante, non inserisce crisi di pianto, e manifestazioni acute di dolore.
E in qualche modo il libro risente di questa scelta. 
Una bella storia, ben scritta, ben raccontata, ma che per la tensione, e l'importanza del tema trattato, avrebbe dovuto emozionare di più.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Mi aspettavo di uscire distrutta da questa lettura, straziata dalle lacrime e dai singhiozzi. Invece così non è stato.
L'ho trovato comunque un bel libro, mi sono affezionata ai suoi protagonisti, in particolar modo mi ha conquistato il papà di Mia... e leggere di lui conoscendo quello che gli era successo è stato molto triste :(
Sin dalle prime pagine mi è venuto spontaneo il paragone con un libro che avevo letto in precedenza, ovvero "Amabili resti" di Alice Sebold.
E durante il prosieguo della lettura non ho potuto che confermare le mie impressioni, perché i toni, il modo in cui è narrato (il salto da un ricordo all'altro, intervallato dai pensieri della protagonista), sono molto simili, e entrambe le letture le ho trovate meno "disperate" di quanto mi sarei aspettata.
Come ho detto nella recensione, la mancanza di veemenza nelle reazioni di Mia è giustificata dal fatto che a lei, nella forma incorporea in cui si trova, è impedito di provare certe emozioni.
Ma questo non è un comportamento giustificabile nei parenti e negli amici, che paiono reagire all'incidente, e alla conseguente morte di alcuni componenti della famiglia, come se nulla fosse.
In ospedale, in sala d'attesa, assistiamo a chi chiacchiera, chi sferruzza, chi mangia, chi addirittura gioca con dei videogiochi!!! 
E tutto ciò avviene a poche ore dall'incidente che ha sterminato i propri cari! L'ho trovata una descrizione incomprensibile.
Per non parlare del fatto che l'intera famiglia (nonni, zii, cugini e amici), fosse riunita nell'ospedale dove era ricoverata Mia e che nessuno fosse invece presente al capezzale del piccolo Teddy! 
Non so davvero secondo quale logica la scrittrice abbia potuto concepire delle situazioni di questo tipo! Mah...
Comunque, a parte queste circostanze che mi hanno lasciato interdetta, ho apprezzato il libro, che finalmente, racconta di personaggi che possono quantomeno apparire reali!!!
E dopo tante porcherie adolescenziali, scritte appositamente per conquistare quella fetta di pubblico che si lascia imbambolare dalle storie più sciocche, confondendo il romanticismo con ciò che in realtà è solo squallore, un po' di realismo nei rapporti ci voleva proprio!
E qui non abbiamo la ragazzina disagiata che si innamora a prima vista del belloccio (o del vampiro di turno), non abbiamo due malati terminali che partono per un'improbabile viaggio alla ricerca del loro scrittore preferito, ma abbiamo una coppia che (udite, udite) sta insieme già da due anni!!! 
Un vero evento!!!
Attraverso i ricordi, leggiamo di come il loro sentimento sia nato piano piano, poco per volta e di come man mano sia cresciuto, affrontando piccoli diverbi consoni all'età dei protagonisti.
Pare strano pensare che un libro che, fondamentalmente, parla di un'esperienza extra corporea (quindi un tema che rientra più nella sfera della fantascienza, che in quella del realismo), sia più realistico di molti libri che si professano tali... eppure è così.
Nonostante questo, ammetto che mi sarei aspettata più emozione da questa lettura, più disperazione.
Anche il finale mi ha un po' deluso, l'ho trovato un po' banale e probabilmente avrei preferito una scelta diversa da quella fatta dalla protagonista.
Perché il dolore della perdita della propria famiglia dubito possa essere superato con tanta facilità.
E forse, anche questa volta si è preferito cadere nel solito cliché e cedere al desiderio di accontentare il pubblico delle eterne romantiche. 
Rinunciare alla vita, per la consapevolezza di non riuscire a sopportare un così grande dolore, sarebbe stato invece quel genere di romanticismo che piace a me.

il mio voto per questo libro

venerdì 7 novembre 2014

I love this cover #4


Salve avventori!
Eccoci con un nuovo appuntamento di questa rubrica, con la quale vi mostriamo le cover che più ci piacciono.
Quella che vi mostro oggi è una copertina davvero carina, che mi ha conquistata a prima vista, grazie alla delicatezza dei suoi toni pastello.
L'autrice è Natalie Lloyd, il suo è un libro per ragazzi, ma che sono curiosa di leggere. Del resto alcune delle storie che più mi sono rimaste nel cuore erano dedicate proprio a questo pubblico.







C'è chi colleziona figurine. Chi francobolli. O conchiglie. Ma Felicity no. Lei colleziona parole. Le vede galleggiare nell'aria, ovunque. E le raccoglie tutte in un quadernetto a cui tiene più di ogni altra cosa. Alcune parole brillano, altre ballano. Alcune hanno le ali, e qualcuna ha persino delle strisce da zebra. 
Felicity ha dodici anni, è estremamente timida e non ha mai avuto un vero amico. Per tutta la vita ha seguito la mamma, la sorella e il cane Biscuit ai quattro angoli del mondo, senza mai trovare un posto che potesse chiamare casa. Quando però, un giorno, arriva a Midnight Gulch, sente che quella potrebbe essere la volta buona, il posto giusto dove fermarsi per sempre e, per la prima volta, scoprire parole nuove come «casa» e «amico». 
Ma quel minuscolo paesino nasconde un segreto: un tempo infatti vi regnava la magia, e gli abitanti si divertivano a farcire le torte con i ricordi, a intrappolare le ombre nei libri e ad acchiappare le stelle chiudendole in barattoli. Ora però la magia è scomparsa. Toccherà proprio a Felicity farla ritornare, usando l'incredibile potere delle proprie parole… 
"Con un po' di magia" è una meravigliosa favola che parla di amore, amicizia e magia. La magia delle piccole cose.


Come dicevo a inizio post, questa cover mi ha colpito per la delicatezza dei suoi toni, ho adorato subito il cielo rosato, i palloncini (che amo *-*) e i palazzi, sui toni dell'azzurro e del glicine, sullo sfondo.
Purtroppo non sono riuscita a scovare il nome dell'illustratore della copertina italiana (se qualcuno lo conosce non esiti a comunicarmelo XD) che, finalmente posso dire, tra le varie edizioni straniere è quella che mi piace di più.


Anche la cover originale però non è male, opera dell'illustratore e autore di libri per bambini Gilbert Ford.
Quest'ultima come stile, e anche per il soggetto rappresentato (un enorme gelato), mi ha fatto pensare al film d'animazione "Piovono polpette" XD
Poi effettivamente non so quale delle due cover sia più rispondente alla storia del libro...
Capita spesso, infatti, che la cover abbia poco o nulla a che fare con il contenuto scritto all'interno delle pagine, ma aspetto di leggerlo per darvi questo giudizio.





Ho trovato meno bella invece la cover tedesca, che è disegnata con uno stile che non gradisco particolarmente.
E decisamente poco curata quella francese... diciamo che chi si è occupato di questa cover ha badato bene di fare il minimo indispensabile :/


mercoledì 5 novembre 2014

Intervista a Andrea G. Colombo, autore del racconto "La lapide d'ardesia"

Salve avventori!
Oggi Café Littéraire ha il piacere di ospitare lo scrittore  Andrea G. Colombo, che ho avuto modo di conoscere attraverso la lettura del racconto breve "La lapide d'ardesia".
Gli amanti del genere horror però lo conosceranno sicuramente come creatore del primo sito web italiano dedicato alla cultura horror: Horror.it.
Ma ora bando alle ciance, vi lascio con l'intervista che, a mio modesto parere, ritengo molto carina ed interessante e che quindi vi consiglio vivamente di leggere ^-^


♥ Salve Andrea e grazie per aver accettato questa intervista.

Ciao grazie a te e ai lettori del Café Littéraire.


♥ Ho avuto modo di leggere il suo racconto "La lapide d'ardesia" e ammetto che sono stata colpita soprattutto dalla leggenda narrata, quella che vede protagonisti i cimiteri e la superstizione legata al timore di sentire il rumore di un martello quando si è all'interno di essi.
Ora, io non sono di Legnano, dove si svolge il racconto, quindi non ne conosco tradizioni, miti e misteri, mi sono perciò chiesta se questa leggenda fosse tradizionale del posto o frutto della sua immaginazione.
Inoltre è la prima volta che utilizza una leggenda (vera o di fantasia che sia) come base per i suoi racconti?

Confesso di averla inventata di sana pianta. Ho usato alcune suggestioni, riti scaramantici e credenze per confezionare qualcosa di credibile. Per un po’, appena uscito il racconto, ho evitato di rispondere a domande come questa, perché l’idea di una leggenda simile mi stuzzicava molto, era affascinante, ma alla fine mi tocca ammettere di aver inventato tutto.


♥ Sempre parlando di leggende metropolitane, esse sono frutto di superstizioni e credenze, spesso, se vogliamo, abbastanza assurde.
Nonostante questo quasi tutti ne siamo più o meno influenzati, evitiamo di passare sotto le scale, di rompere specchi, indossiamo portafortuna a cui, pur non dando significati magici, attribuiamo un valore aggiunto, e così via...
Come si pone lei nei confronti dell'argomento? È superstizioso o scrive a riguardo proprio perché ne è immune?

Sono nato il 17, ho due gatti neri che adoro, passo volutamente sotto le scale e sono talmente maldestro che tra sale versato, olio rovesciato e specchi rotti dovrei già essere morto e risorto almeno tredici volte. Non credo a nessuna delle dicerie o superstizioni, ma mi divertono molto quindi le uso come espediente narrativo. In fondo fanno parte della nostra cultura e se non se ne diventa schiavi sono anche affascinanti. Basta saperle prendere.


♥ Leggendo la sua biografia ho notato che l'horror è il genere su cui si è cimentato maggiormente, e su cui probabilmente ama più scrivere, com'è nata questa passione? C'è stato un libro, un autore o un film che l'ha alimentata?

Horror e Thriller, ugualmente ripartiti. Mi affascinano il lato oscuro e il mistero, quindi questi generi sono quelli che mi attirano di più. Riguardo agli autori ce ne sono troppi da citare, diciamo che mi hanno influenzato (in positivo o in negativo) tutti i libri che ho letto in passato. Assorbo come una spugna e poi metabolizzo.


♥ Personalmente devo dire che mi piace vedere e leggere il genere horror, ma molto raramente resto soddisfatta da quello che vedo o leggo.
Cosa, a suo parere, non può mancare in un racconto di questo tipo e cosa invece è meglio evitare?

Suggestionare qualcuno con la parola scritta è molto difficile. Non esistono soluzioni facili o formule magiche, perché quello che spaventa te, magari a me fa solo sbadigliare di noia. Io per esempio trovo tremendamente noiosi i vampiri, eppure hanno avuto un successo mondiale. Non voglio dire che sia in assoluto il genere più difficile da scrivere (bene) ma poco ci manca. Quello che si deve cercare di fare sempre è curare l’atmosfera del racconto, bisogna avvolgere il lettore in una narrazione leggera e suggestiva così che si scordi di stare leggendo un racconto scritto da un certo autore. L’autore deve sparire, deve lasciare la scena alle immagini. Allora, e solo allora, si potrà provare a terrorizzare chi legge.


♥ Nel tempo libero, oltre a scrivere, cosa le piace fare, e cosa le piace leggere?

Leggo horror e thriller, guardo film e serie TV (The Walking Dead, The Americans, House of Cards, True Detective, Game of Thrones…), rompo le scatole ai miei due gatti e perdo tempo con qualche videogame. E poi c’è il sushi. Adoro la cucina giapponese quindi appena posso scappo a rimpinzarmi. E i viaggi. Anche se ultimamente viaggio meno di quanto vorrei e la mia compagna me lo rinfaccia. Appena posso torno a New York, però. Promesso.


♥ Una domanda che pongo a chiunque ami la lettura, e che non manca mai nelle mie interviste: se dovessi chiederle (e in effetti lo sto facendo) un libro che per lei rientra tra quelli "da leggere assolutamente" quale titolo mi direbbe?

Queste domande mi mandano sempre in crisi. Consigliare un libro è difficile, mi sembra sempre di fare torto a qualcuno e comunque cambio idea a seconda del momento in cui me lo chiedi. Posso provarci però... Ultimamente ho una passione viscerale per un autore americano di thriller polizieschi piuttosto particolari, si chiama Don Winslow. Il suo romanzo Il potere del cane mi ha risucchiato in un mondo violento e affascinante, e mi sento di consigliartelo.


♥ Infine ci dica, quali progetti ha per il suo futuro? Ha già storie in cantiere che aspettano solo di vedere la luce?

Ci sono sempre un mucchio di storie. Il problema è che vanno scritte e io sono dannatamente lento a scrivere… Davvero, dovrei fare qualcosa, tipo drogarmi per non dormire la notte o farmi mantenere da un magnate russo del petrolio per poter abbandonare il lavoro e dedicarmi solo alla scrittura, ai gatti e alle serie TV. Ma non la vedo così facile, quindi temo che dovrò rassegnarmi a questi ritmi di lavoro geologici.


♥ La ringrazio per questa intervista e per il tempo dedicato a me e ai lettori del Café Littéraire, le auguro un grosso in bocca al lupo per la sua carriera! Grazie ancora.

Grazie a te e ai tuoi lettori. È stato un vero piacere.

lunedì 3 novembre 2014

Recensione: "Il libro delle storie di fantasmi" di Roald Dahl

Titolo: Il libro delle storie di fantasmi
Autore: Roald Dahl
Editore: Salani
Data di pubblicazione: febbraio 2002
Pagine: 269
Prezzo: 14,00 €

Trama:
«È un fatto singolare» osserva Roald Dahl «ma, nelle migliori storie di fantasmi, il fantasma non c'è. 0, per lo meno, non lo si vede. Si vede però il risultato delle sue azioni. Ogni tanto potete avvertire un fruscio alle vostre spalle, o intravedere tracce fugaci della sua presenza... E, anche quando il fantasma si fa vedere, non sembra affatto un fantasma. Sembra una persona come un'altra». 
E infatti elusivi e imprevedibili sono i fantasmi tratteggiati dagli autori dei quattordici racconti scelti e qui riuniti da Dahl con mano maestra. Per Mary Treadgold sono uno squillo del telefono; per Rosemary Timperley un bagliore di capelli rossi in un cespuglio di rose bianche; per Cynthia Asquith una vecchia voce polverosa tra le cianfrusaglie d'un oscuro negozio d'angolo; per A.M. Burrage l'eco di remote risa infantili o il gesto ritmico di un'ombra intenta a spazzare un sentiero coperto di foglie. I fantasmi di Edith Wharton sono beneducati, dai modi impeccabili, e solo più tardi - troppo tardi - chi ha incrociato il loro cammino capisce che la barriera tra la vita e la morte è stata per un attimo abbattuta. O forse ha ragione L.P. Hartley: creiamo noi stessi i fantasmi che senza tregua ci perseguitano; e anche se - come nel racconto di Marion Crawford - riusciamo a sfuggire alla loro presa, il ricordo di quell'arcano contatto ci ossessionerà. Ma più elusivo, sfuggente e inquietante di tutti è il fantasma evocato da Sheridan Le Fanu: quella mano che striscia carezzevole sui vetri, che si protende grifagna a sfiorare inconsapevoli volti addormentati, risveglia l'eco di un terrore senza nome ch'è insieme una promessa e una minaccia. 
Perché, se il velo della realtà si fa talvolta così sottile da parere inconsistente, che cosa può impedire a invisibili compagni di viaggio di attraversarlo per camminarci accanto e popolare d'incubi i nostri sonni?

Recensione:
Roald Dahl, noto ai più per il suo grande contributo alla letteratura per ragazzi (chi non conosce "James e la pesca gigante", "Matilde" o "La fabbrica di cioccolato") si cimenta in questa occasione con un genere del tutto diverso, l'horror. In veste di curatore ha avuto difatti l'arduo compito di selezionare le opere da collocare in questa antologia. Da qui i quattordici racconti seguenti:

♥ "W. S." di L. P. Hartley
♥ "Harry" di Rosemary Timperley
♥ "Il negozio d'angolo" di Cynthia Asquith
♥ "Nel metrò" di E. F. Benson
♥ "Un incontro natalizio" di Rosemary Timperley
♥ "Elias e il Draug" di Jonas Lie
♥ "Compagne di giochi" di A.M. Burrage
♥ "L'ultimo rintocco" di Robert Aickman
♥ "Il telefono" di Mary Treadgold
♥ "Il fantasma di una mano" di J. Sheridan Le Fanu
♥ "Lo spazzino" di A.M. Burrage
♥ "Più tardi" di Edith Wharton
♥ "Sulla strada di Brighton" di Richard Middleton
♥ "La cuccetta superiore" di Francis Marion Crawford

Non è semplice dare un giudizio univoco su una raccolta, soprattutto quando, come in questo caso, sono tutte frutto di penne diverse.
Tuttavia "Il libro delle storie di fantasmi" ha come comune denominatore la capacità delle varie storie di saper coinvolgere, facendo dello spettro una figura sempre nuova. Una delle caratteristiche più importanti del libro, una di quelle che ho apprezzato maggiormente, è la varietà, il saper dare al sovrannaturale un significato ogni volta differente.
Se in alcuni casi incarna una figura dal passato ("Il telefono" e "Harry") o una colpa mai confessata ("Lo spazzino" e "Più tardi"), in altri casi lo spettro è l'inspiegabile, ciò che non si può afferrare né comprendere ("Il fantasma di una mano" e "La cuccetta superiore"). Altre storie invece mischiano sacro e profano, misticismo e mitologia ("L'ultimo rintocco" e "Elias e il Draug"), arrivando addirittura a coinvolgere la scienza, come nel caso delle proiezioni astrali di "Nel metrò" o le predizioni de "Un incontro natalizio".
Tutti i racconti, seppur non privi di difetti, riescono non tanto a spaventare quanto a risultare inquietanti. Questo grazie alla figura del fantasma presente ma non sempre visibile, che si può percepire nei suoni, nei profumi, nei piccoli dettagli.

Tutti gli indizi rivelavano che la vecchia casa nascosta da una gobba delle colline aveva mantenuto stretti legami col passato. Quanto al fatto che non fosse né grande né eccezionale, ciò accresceva agli occhi dei Boyne il suo particolarissimo fascino: l’essere stata per secoli una profonda, oscura riserva di vita. Una vita, probabilmente, non delle più brillanti: e che certo per lunghi periodi si era lasciata scivolare all’indietro silenziosa come il quieto piovischio autunnale sullo stagno pescoso fra le piante di tasso; ma talvolta proprio le acque stagnanti dell’esistenza nutrono, nelle loro pigre profondità, singolari guizzi d’emozione, e fin dal primo momento Mary aveva avvertito un rimescolio misterioso di più intense memorie.


(tratto da Edith Wharton, "Più tardi")

In alcuni casi lo spettro appare una persona come tante, in altri è un'anima tormentata in cerca di perdono o di vendetta, in altri ancora è semplicemente un essere disperso, intrappolato fra due mondi e incapace di recidere il legame con il passato.
Sempre parlando in generale, posso dire che i racconti risultano ben scritti e ben organizzati, capaci di creare una tensione iniziale che man mano si accresce fino alla rivelazione finale. Tuttavia il più delle volte la conclusione risulta prevedibile, precludendo al lettore lo spaventoso stupore che il genere horror dovrebbe per definizione garantire.
Ovviamente trattandosi di un'antologia, alcune delle opere incluse paiono poco accattivanti ed inconcludenti. Nel complesso però il libro risulta ben riuscito, capace di trasportarci in tante piccole realtà, in cui i peggiori incubi possono prendere vita ed il pericolo è sempre dietro l'angolo.

Considerazioni:
Benson, uno degli autori inclusi in questa raccolta, diceva:
"Questi racconti sono stati scritti con la speranza di far provare qualche piacevole brivido al lettore, cosicché chi avesse deciso di passare una mezz'ora leggendo prima di andare a letto, nella quiete della notte e della propria casa, si preoccupi di dare ogni tanto un’occhiata agli angoli e a tutti i punti bui della stanza in cui è seduto per accertarsi che nulla di strano si nasconda nell'ombra. Perché questo è il dichiarato obiettivo dei racconti di fantasmi, e di tutte quelle storie che narrano come le forze invisibili tornino ogni tanto a manifestarsi in modo sconvolgente."
Come dicevo prima l'unico difetto, se così si può chiamare, che posso trovare a questo libro è il non saper spaventare.
Leggendoli non ho provato né paura né terrore.
Inoltre la maggior parte delle vicende narrate si conclude in maniera scontata e prevedibile, eliminando anche l'emozione del finale inaspettato. Tuttavia, considerando che di storie del genere ne conosciamo a bizzeffe, sia grazie ai libri che ai film, appare ormai difficile, se non impossibile, poter ancora stupire.
Poi personalmente ho sempre preferito le storie che coinvolgono più a livello psicologico, che raccontano gli stati d'animo e descrivono le percezioni. Ed in questo devo ammettere che gli autori selezionati sono dei maestri. Riescono a definire il terrore che anche un solo rumore può provocare, il presentimento di qualcosa di malvagio in agguato, il senso di colpa che logora e divora.

Alzò lo sguardo, con l’intenzione di commentare il fatto con la signorina Ludgate... ma le parole le morirono sulle labbra. 
La signorina Ludgate era seduta e ascoltava intenta, il viso rivolto di profilo alla finestra e il mento leggermente sollevato, pietrificata in una posa rigida che tradiva una tensione impressionante in una persona così anziana. Tessa non si limitò più ad ascoltare. Adesso osservava. 
Il silenzio innaturale fu rotto da un movimento. La signorina Ludgate si era voltata, rivelando alla sua compagna il viso illividito dall'orrore e gli occhi angosciati. 
Fu un attimo, e la sua espressione mutò. Si era evidentemente accorta che anche Tessa aveva udito quei suoni e, per qualche ragione, ciò l’aveva infastidita. 
Ma perché? E perché quello sguardo terrorizzato nella vecchia faccia bianca? 


(tratto da A. M. Burrage, "Lo spazzino")

Un'altra cosa che ho apprezzato è stata la scelta di mescolare nomi celebri con scrittori meno noti, dando la possibilità anche a scritture cadute nel dimenticatoio di poter essere riascoltate.
Le storie che ho apprezzato di più sono state: "Harry", "Lo spazzino", "Compagne di giochi" e "Più tardi".
In particolare mi hanno colpito molto le mirabili descrizioni dei racconti "Lo spazzino" e "Più tardi".

Tessa era giunta a Billingdon Abbotts nella tarda estate, quando nei giardini già fioriva la dolce lavanda, precoce araldo dell’autunno incombente. 
Venne settembre, e tra le fronde apparvero i primi, giallastri barlumi premonitori. I ricci spinosi delle castagne si schiusero rivelando il loro lucido frutto marrone. A sera, una nebbiolina sottile sorgeva lenta dallo stagno e dal ruscello ricco di trote. L’aria aveva già un che di frizzante. Ogni mattina, guardando fuori dalla sua finestra, Tessa poteva osservare il progredire inesorabile della stagione. Giorno dopo giorno le sfumature verdi diminuivano, e aumentavano le gialle. Poi il giallo cedé il posto all’oro e al marrone e al rosso. Soltanto i lauri e gli agrifogli opponevano resistenza alla montante marea. 
Due giorni dopo piovve a dirotto per tutta la mattina e fino al primo pomeriggio. All’imbrunire si levò una burrasca, e mulinelli di foglie gialle, roteando e volteggiando al volere del vento, scesero verso terra fra l’obliquo scrosciare della pioggia. 
La signorina Ludgate, gli occhi vitrei di dolore e d’angoscia, rimase seduta a osservarle finché le luci della casa furono accese e le cortine tirate.

(tratto da A. M. Burrage, "Lo spazzino")

Se del primo ci viene narrato un autunno affascinante ma carico di presagi, nel secondo i paesaggi primaverili appaiono così vibranti e ricchi di speranze, da ricordarmi in alcuni momenti libri come "Il giardino segreto" di Frances Hodgson Burnett.

E quel mattino in particolare, la sua rinata sicurezza conferì un sapore nuovo alla sua passeggiata. Dapprima andò nell'orto, là dove i peri a spalliera tracciavano complicati arabeschi sul muro e i piccioni svolazzavano e si lisciavano le piume sul tetto d’ardesia argentata della colombaia. 
Ma quando Mary s’immerse nella calda umidità della serra, fra aromi di spezie e ceree sfumature rosse e rosate di esotici fiori all'antica (anche la flora di Lyng era in carattere!), le fu comunicato che il grand'uomo non era ancora arrivato; così, decidendo che la giornata era troppo bella per sprecarla in un’atmosfera artificiale, uscì di nuovo all’aperto e, attraversato l’elastico tappeto erboso del campo da bowling, si diresse verso i giardini che si estendevano sul retro. Al loro limite estremo si alzava un terrapieno da cui, superando con lo sguardo lo stagno e le siepi di tassi, si godeva la vista della lunga facciata della casa, con i suoi camini contorti e i melanconici angeli sul tetto immersi in un alone di umidità dorata. 
Vista così dall'alto, incorniciata dall'ordinato labirinto dei giardini, con le finestre aperte e gli ospitali camini fumanti, sembrava trasmettere una sensazione di calore umano, come una mente lentamente maturata su un muro soleggiato d’esperienza. A Mary sembrò di non aver mai provato un simile senso d’intimità con la casa, un’eguale convinzione che essa custodisse soltanto segreti benevoli, mantenuti, come si dice ai bambini, ‘per il tuo bene’: un’eguale fiducia ch’essa fosse capace di racchiudere la sua vita e quella di Ned nel disegno armonioso della sua lunga, lunga storia intessuta nel sole.

(tratto da Edith Wharton, "Più tardi")

Di "Harry" o "Compagne di giochi" ho invece apprezzato il tentativo di fare dello spettro una figura benevola, capace di proteggere, di colmare i vuoti della solitudine.
Le uniche storie che ho trovato deludenti sono state "Nel metrò" e "Un incontro natalizio", non tanto per la trama, quanto per la brevità e lo svolgersi degli eventi troppo affettato.
Altro punto a favore di questo libro (ma questa è più che altro una mia considerazione personale) è il poterlo leggere quando si ha poco tempo libero, o almeno non abbastanza da potersi dedicare a tempo pieno alla lettura.
Le raccolte di questo genere sono a mio parere l'ideale per le piccole pause, in modo da dover evitare di lasciare a metà un libro per doverlo riprendere poi, dopo tanto tempo, di nuovo dall'inizio. Così si elimina il terribile inconveniente della lettura interrotta: basta ultimare il singolo racconto (non più di una ventina di pagine per ciascuno) e riprendere in un secondo momento da quello successivo.
Perfetto per i turisti in vacanza, per gli studenti universitari in ansia per gli esami (leggi Little Pigo), per tutti nelle giornate piovose (leggi lo scorso luglio), in cui non c'è nulla di meglio di stare a casa e rifugiarsi in una buona lettura.

Curiosità:
In origine le storie selezionate da Roald Dahl erano ventiquattro e destinate a diventare la sceneggiatura di una serie televisiva dedicata al paranormale, mai andata in porto.

il mio voto per questo libro