venerdì 20 febbraio 2015

Presentazione: “Papà era un bandito" di Maria Chiara Perri

Salve avventori!
Oggi vi scrivo per presentarvi il primo romanzo di Maria Chiara Perri, una giovane autrice emergente. 
Nativi edizioni digitali ancora una volta dà voce e spazio ai talenti emergenti del panorama italiano e questa volta lo fa attraverso questa favola metropolitana che narra le vicende di una famiglia decisamente fuori dagli schemi, raccontata con ironia dal punto di vista del piccolo Michan.


Titolo: "Papà era un bandito"
Autore:  Maria Chiara Perri 
Editore: Nativi Digitali Edizioni
Data di pubblicazione: 5 febbraio 2015
Pagine: 180
Prezzo: 2,99 € (ebook)

Trama: 

Jude ha diciannove anni, origini irlandesi, cappuccio della felpa calato sulla fronte. Se ne va in giro con la sua bici, All Star viola ai piedi e zaino in spalla. Lo accompagna Michan, un bimbo color latte macchiato con una testa piena di riccioli. Sono papà e figlio. La loro è una famiglia sull'orlo di una crisi di nervi, con un nonno irascibile che nasconde un passato e uno zio metallaro alle prese con paturnie adolescenziali. Basta una bravata di Jude per sconvolgerne i già precari equilibri. 
Tra streghe, suore e biberon alla Coca-Cola, è il piccolo Michan che ci racconta con ironia la storia di un Papà Bandito. Una favola moderna che prende vita in una città fredda il cui cuore pulsante è nei suoi angoli più bui, tra quartieri popolari, covi e fortezze bazzicati dai nostri scalcagnati eroi.

Autore:
Maria Chiara Perri è nata nel 1982 all'ombra della Pietra di Bismantova ed è scesa dall'Appennino
reggiano per studiare a Parma, dove si è laureata in Scienze della comunicazione e in Giornalismo. Dopo il praticantato nella redazione di un quotidiano locale ha cominciato a lavorare per l’edizione online di Repubblica Parma, per la quale si occupa ancora oggi di cronaca e attualità. 
Ama le serie tv, Internet, il cinema, i grandi classici della letteratura e la narrativa per bambini e ragazzi. 
Il suo lavoro è catturare storie e raccontarle sui giornali e sul web.
Quando è possibile prende un aereo per andare a scoprire posti lontani. 
“Papà era un bandito” è il suo primo romanzo.

Peotete scaricare l'anteprima del romanzo cliccando QUI

mercoledì 18 febbraio 2015

In my mailbox #13


Rieccoci con un nuovo appuntamento della rubrica "In my mailbox", attraverso la quale, come ormai saprete dato che è conosciutissima, vi parliamo un po' delle new entry nella nostra libreria.


♥ Con un po' di magia di Natalie Lloyd 
Un libro che, confesso, mi ha colpito subito per la cover deliziosa.
I toni pastello e delicati mi hanno catturata al primo sguardo, quando l'ho visto sul sito della Sperling & Kupfer.
Ovviamente gli ho dedicato un appuntamento nella rubrica "I love this cover".
Anche la trama sembra essere carina e dolce come la copertina. 
Spero non mi deluda.




♥ Il baco da seta di Robert Galbraith
Ho letto e recensito il primo capitolo di questa serie dedicata al detective Cormoran Strike, scritta da J.K. Rowling sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith.
"Il richiamo del cuculo" mi è piaciuto abbastanza, pur non essendo propriamente il mio genere (preferisco i thriller ai gialli).
Infatti l'ho trovato un po' noioso in alcuni capitoli, e non nego che ci sarebbe stata bene un po' di suspense in più.
Ho letto però che questo seguito risulta essere più avvincente, sono curiosa di scoprire se è vero, e sono anche molto curiosa di vedere come si evolverà il rapporto tra Cormoran e la sua segretaria Robin.

♥ Un gatto, un cappello e un nastro di Joanne Harris
Una raccolta di racconti scritta dalla celebre autrice di "Chocolat".
Un libro, questo, che mi ha incuriosito soprattutto per il titolo e per il giochino che l'autrice ci propone. 
Cosa portereste con voi su un'isola deserta?
Lei porta con sé degli oggetti molto curiosi e singolari: un gatto, un cappello e un nastro. 
Be' io sono un tipino notoriamente curioso, quindi immaginerete bene il mio desiderio di capire dove la scrittrice voglia andare a parare XD




Quali sono invece le new entry nella vostra libreria?

lunedì 16 febbraio 2015

Recensione: "La morte delle api" di Lisa O'Donnell

Titolo: La morte delle api
Titolo originale: The death of bees
Autore: Lisa O'Donnell
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: 17 ottobre 2013
Pagine: 320
Prezzo: 5,99 € (ebook)

Trama:
La quindicenne Marnie e la sorellina Nelly hanno appena seppellito i genitori. 
Ora sono sole al mondo, ma nessuno, a parte loro, sa cosa sia successo, e le due ragazzine sono determinate a mantenere il segreto. Almeno fino al momento in cui Marnie avrà compiuto sedici anni e sarà considerata dalla legge un’adulta a tutti gli effetti, in grado di badare a se stessa e alla sorella… Ma nessuno sembra far caso a loro eccetto Lennie, il vicino della porta accanto che con tatto e gentilezza entra nella vita di Marnie e Nelly, deciso a prendersi cura di loro: le nutre, le veste, le protegge e fa sentire loro, per la prima volta, il calore di una famiglia. 
Ben presto, però, gli amici, gli insegnanti e le autorità cominciano a porre domande. 
Dove sono finiti i loro genitori? 
Così, mentre tutti vengono trascinati in un incontrollabile vortice di bugie, emergono oscuri segreti rimasti nascosti troppo a lungo, che rischiano di travolgere le due sorelle e rovinare per sempre la loro vita…

Recensione:
"La morte delle api" è il romanzo attraverso il quale Lisa O'Donnell esordisce nel mondo della letteratura.
Un esordio davvero particolare, la O'Donnell, infatti, non cade nella trappola, come spesso accade, del romanzo popolare cattura consensi.
La sua non è una storia per tutti.
Il micro mondo che ci racconta è torrido e sconveniente.
Le sue due protagoniste, Marnie e Nelly, nonostante la tenera età, hanno perso la loro innocenza o probabilmente, a causa di chi ha evitato di provvedere a loro, non l'hanno mai avuta.
È stata Marnie, la sorella maggiore a provvedere a Nelly e a se stessa, quando Gene e Izzy, i loro genitori, erano troppo impegnati a sbronzarsi e drogarsi per pensarci.
Le due sorelle sono perciò state costrette a crescere in fretta e senza quel riferimento che le aiutasse a prendere le giuste decisioni.
Ora che i loro genitori sono morti e sepolti nel loro giardino il pensiero principale è non far sapere a nessuno la verità. 
Marnie e Nelly reagiscono alla situazione in modo differente, nonostante siano sorelle, sono profondamente diverse.
Marnie, la maggiore, è quella che più ha risentito della trascuratezza dei genitori, ha per questo frequentato persone sbagliate e ha avuto esperienze non consone ad una ragazzina di soli 15 anni.
Nelly sembra una piccola aliena caduta per sbaglio su un pianeta che non le appartiene.
Si esprime, pensa e agisce diversamente da qualsiasi conoscente, probabilmente una scelta fatta inconsciamente, un tentativo di distaccarsi e prendere le distanze dallo squallore che la circonda.
Tutti gli amici e gli adulti che ruotano attorno alle due ragazzine non offrono certo una possibilità di crescita morale. 
Il quartiere in cui vivono è piuttosto malfamato e le famiglie che lo abitano non sono certo come quelle della pubblicità del mulino bianco.
Marnie e Nelly sembrano quindi lasciate a se stesse, sole al mondo, senza speranza, senza genitori e senza denaro, fino a quando non compare Lennie, il loro vicino.
Anche lui non è un santo, la sua fama lo precede, ma si sa, prima di giudicare qualcuno e i suoi sbagli bisogna conoscere la sua storia e la ragione che lo ha spinto a commetterli.
L'autrice ci aiuta moltissimo in questo, infatti ci permette di conoscere i suoi personaggi da più angolazioni.
Il libro è costruito come una specie di diario a tre voci.
Leggiamo di volta in volta ciò che accade, nel susseguirsi dei giorni, raccontato da diversi punti di vista, inizialmente si alternano solo i resoconti delle due sorelle, ai quali poi si aggiungeranno quelli di Lennie.
Ognuno racconta la sua versione dei fatti, secondo quelli che sono i suoi sentimenti e le sue paure. Questo ci permette di avere una conoscenza della storia e dei personaggi a 360 gradi.
Lisa O'Donnell si è ispirata ad una realtà che sicuramente non è rosea, ma che purtroppo esiste, e ci ha ricamato sopra la sua storia scorretta, con protagonisti personaggi tormentati e impuri, complessi, ma fondamentalmente non ha fatto altro che parlare di amore.
E non del sciocco amore adolescenziale che può nascere tra due ragazzini e che farebbe impazzire stuoli di lettrici affamate di romanticismo.
Ma di quell'amore che due ragazzine, trascurate da tutti, cercano disperatamente e di cui hanno estremo bisogno.
Quell'amore che lega indissolubilmente due sorelle che, pur non capendosi, lottano per non essere divise.
Quell'amore che spinge un perfetto estraneo a fare per loro molto più di chiunque altro al mondo.
Perché se si sorvola sul linguaggio scurrile, che comunque è appropriato e consono al contesto, se si sorvola su alcuni contenuti macabri, o espliciti, se si evita di essere perbenisti e moralisti, non si leggerà altro che amore in queste pagine.

Considerazioni:
Questo libro mi ha travolta e stravolta.
Travolta perché all'inizio l'ho trovato così misterioso, inquietante e macabro, che non sono riuscita a staccarmi dalle sue pagine. 
Seppur il mistero sia calato dopo i primi capitoli, le vicende delle due sorelle non hanno smesso di incuriosirmi e appassionarmi. È un libro che davvero si fatica a lasciare sul comodino, o nel mio caso sull ipad, senza continuarlo XD
Stravolta perché non mi aspettavo di provare così tante emozioni durante la lettura, ma soprattutto non mi aspettavo di commuovermi fino alle lacrime e di affezionarmi così tanto ai suoi protagonisti.
In particolar modo ho adorato Lennie!
Nonostante all'inizio venga definito con un termine che spingerebbe chiunque a detestarlo, si capisce in seguito che la realtà è ben diversa da quella raccontata dalle malelingue.
Lennie è un uomo solo, che ha perso il suo compagno di vita, il suo grande amore, troppo presto.
Vive nella solitudine, una solitudine distruttiva, che gli ha fatto perdere l'entusiasmo per qualsiasi cosa.
Si avvicina alle due sorelle e le soccorre proprio nel momento del bisogno.
In realtà le due parti, pur non sapendolo, si soccorrono a vicenda.
Con le ragazze Lennie riscopre le piccole gioie della vita, preparare una cena, un dolce, per qualcuno, suonare il pianoforte, prendersi cura di altri esseri umani.
Ho amato tutto di lui.
Il suo carattere, la sua dolcezza, la sua passione per la cucina e il voler prendersi cura di Marnie e Nelly, pur non avendo nessun obbligo verso di loro e senza voler mai nulla in cambio.
Fa per le due bambine, quelle che definirà "le sue ragazze" quello che farebbe un genitore, le ama come fossero sue e le protegge fino alla fine.
Senza dubbio posso dire che rientra a pieno diritto tra i miei personaggi preferiti dei libri (assieme a Peeta di "Hunger Games", Gatsby de "Il grande Gatsby" e la piccola gattina Prudence de "L'amore in un giorno di pioggia").
Marnie è una ragazzina problematica che risente del fatto di non aver avuto mai nessuno che le abbia imposto dei limiti.
Beve, si droga, fa sesso con un uomo sposato.
Ha solo 15 anni e ha già il vissuto di un'adulta, ma in realtà è solo una bambina con troppi pesi sulle spalle, non abituata a contare su nessuno se non su se stessa.
A proposito di questo, mi ha colpito questo passo, in cui Marnie spiega che pur essendo grata a Lennie per quello che sta facendo per lei e sua sorella, non riesce a dirgli grazie.
Non ci riesce semplicemente perché non ci è abituata.

“La verità è che non conosco bene quella parola, non c’è nel mio vocabolario e non è che abbia avuto motivi di sputare tanti proiettili di gratitudine durante la mia vita, e non ho neppure avuto genitori che mi hanno dato tanti motivi di essere grata. 
Anche quando ero riconoscente, non lo ero per le cose per cui lo sarebbe stata una persona normale: «Grazie per non essere tornati a casa con dei completi estranei e avermi tenuta sveglia tutta la notte con Blue Monday», «Grazie per aver comprato le uova senza romperle, questa settimana», «Grazie per essere andato in bagno la scorsa notte e non aver cagato sul divano», e per finire in bellezza, «Grazie per esserti impiccata, Izzy, e averci facilitato il compito di spostare il tuo cadavere nella carbonaia».”

Con sua sorella ha un rapporto di amore ed odio.
Le vuole bene, ma non la comprende, nonostante questo ha il terrore di perderla e tutto quello che fa dall'inizio alla fine del libro, compreso il trattarla spesso in maniera troppo brusca, lo farà per la paura di essere allontanata da lei.

Nelly è una bambina davvero particolare. 
Buffa e strana, mi ha ricordato un po' Sheldon Cooper della serie TV "The Big Bang Theory".
Troppo formale per il contesto in cui vive, troppo schietta con tutti, molto pudica e con gusti estremamente eccentrici.
Mi ha fatto sorridere più di una volta XD
Sua sorella è per lei la sua unica famiglia, il suo unico punto di riferimento e, a modo suo, cerca di tutelarla.

In definitiva posso dire che ho amato questo libro.
Mi ha ricordato, forse per il modo in cui è raccontato (un po' come un diario), un altro libro che ho adorato, ovvero: "Hamburger e miracoli sulle rive di Shell Beach" di Fannie Flagg , la versione più torbida, diciamo XD
E, sebbene racconti di un ambiente distante dal mio e di personaggi che spesso agiscono in modo che non ho approvato, sono riuscita comunque a comprenderli e ad apprezzarli, a gioire delle loro gioie e soffrire dei loro dolori.

Qui potete leggere la recensione de "La morte delle api" scritta da Nageki sul suo blog ^_^

il mio voto per questo libro

mercoledì 11 febbraio 2015

Recensione: "Miracolo in una notte d'inverno" di Marko Leino

Titolo: Miracolo in una notte d'inverno
Autore: Marko Leino
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: novembre 2012
Pagine: 292
Prezzo: 11,90 € 

Trama:
Mentre giocano in riva al mare, due bambini trovano sul fondale una scatola di legno minuziosamente intarsiata, chiusa a chiave, ancora ben conservata. Quando la aprono, con l'aiuto del nonno, vi trovano un antico orologio da taschino e un biglietto ormai scolorito, sul quale è scritto: "Felice Natale, cara piccola Ada. Tuo fratello Nikolas". 
Pieno di stupore, il nonno ricorda un'antica leggenda che aleggia sulla cittadina di Korvajoki, fin dai tempi in cui era un minuscolo villaggio di pescatori: 
"Immaginate di avere ali immense come quelle di un'aquila, che vi sollevano in aria e trasportano sopra il mare, fino all'isola della famiglia Pukki. Volate con la fantasia...". 
Così inizia il racconto del nonno, così comincia la storia di Nikolas, bambino di cinque anni che abita con la famiglia sulla piccolissima isola di fronte alla costa, e soprattutto così prende vita la leggenda di Babbo Natale.

Recensione:
Una storia senza tempo che ci trasporta nelle magiche atmosfere dei paesaggi del nord, tra aurore boreali, inverni perenni e tormente improvvise.
Un villaggio disperso nel nulla, talmente piccolo da non comparire neppure nelle mappe.
Ovunque neve e ghiaccio, e solo il cielo stellato come guida per i marinai che ogni giorno sfidano le intemperie, pur di provvedere alla loro famiglia.
Tra questi c'è Einar Pukki, che assieme alla moglie Alexandra e ai due figlioletti Nikolas e Ada, vive sulla piccola isola al di là di Korvajoki.
Nonostante le difficoltà i quattro non possono che dirsi felici: l'amore che li lega rende sopportabile qualsiasi avversità.
Così i due genitori hanno come unica aspirazione vedere un giorno la loro famiglia crescere e popolare con nipoti e pronipoti la loro modesta dimora.
E così Nikolas, un bambino di soli cinque anni, non solo accetta di buon grado il compito di badare alla sorellina tutto il giorno, ma si mostra anche orgoglioso di tanta responsabilità.
Tutto ciò che desidera è rendere la sua mamma e il suo papà fieri di lui, e soprattutto rendere felice la piccolina che dorme beata tra le sue braccia.
Il ritratto familiare che si delinea già nelle prime pagine è a dir poco commovente.
Il comportamento protettivo e amorevole che Nikolas riserva alla piccola Ada, l'amore che unisce, ancora dopo anni, Einar e Alexandra, non passano certo inosservati.
Impossibile non affezionarsi a tutti loro, impossibile non soffrire quando il fragile meccanismo che li tiene insieme, inizierà a vacillare.
Ovviamente non voglio scendere nei dettagli, tuttavia posso dirvi che da un certo punto in poi la lettura diventerà sempre più difficile da un punto di vista emotivo.
E devo ammettere che, almeno per me, questa cosa è stata davvero una sorpresa: non mi aspettavo che un libro a tema natalizio potesse essere così profondo.
In realtà potremmo definire la figura di Babbo Natale un traguardo, una meta a cui il lettore sa di dover arrivare prima o poi, ma che non rappresenta il fulcro della narrazione.
Al centro di tutto c'è Nikolas, le paure che dovrà affrontare, il dolore con cui dovrà imparare a convivere, la serenità e l'amore da ritrovare.
Con lui il lettore attraversa un vero e proprio turbinio di emozioni, a dir la verità, per di più negative.
Proprio questo punto mi spinge a pensare che questo libro sia più adatto ad un pubblico di adulti, che meglio possono comprendere determinati stati d'animo, piuttosto che a bambini e ragazzini.
Anche la storia di Babbo Natale è resa in modo realistico, tanto da sembrare plausibile, per chi legge, che il mito che da secoli vede protagonista l'anziano signore barbuto sia nato pressappoco così.
Il fatto poi di dare una giustificazione ad ogni particolare, dalla slitta, alle renne, al costume rosso, è una delle cose che ho apprezzato di più. È come se ogni pezzo di un puzzle andasse magicamente al suo posto.
E per quanto riguarda la magia questa di certo non manca: sembra quasi che l'autore, pur cercando di salvaguardare il realismo della storia, abbia anche cercato di conservare, forse proprio per i più piccini, lo stupore che solo l'inspiegabile può dare.
Più si va avanti infatti e più diventa labile il confine tra veglia e sogno, tra realtà e fantasia, tra verità e magia.
Ultima cosa di cui voglio parlarvi è la struttura del romanzo, suddiviso in 24 capitoli chiamati finestre.
Come racconta lo stesso autore (per mezzo della figura del nonno dei due fratellini Ossi e Tommi), il libro andrebbe letto come un calendario dell'avvento, una finestra al giorno, a partire dal primo dicembre per arrivare alla vigilia di Natale.
Una sorta di percorso che a poco a poco ci conduce nello spirito natalizio.
Ovviamente so che molti di voi troverebbero assurdo prolungare per quasi un mese la lettura di un solo libro, tuttavia posso dire che questo modo non solo aiuta a creare l'attesa e la curiosità, ma rende anche più facile affezionarsi ai vari personaggi.
Inoltre, pur rimanendo dell'idea che questo libro non sia proprio adattissimo ai più piccini, credo che il metodo delle finestre sia un buon modo per invogliare anche i più restii alla lettura.
Questo anche grazie al modo in cui sono stati organizzati i capitoli, che prevedono quasi sempre nel finale un colpo di scena o comunque un evento che stimoli la curiosità.
Da questo punto di vista pare che l'autore non abbia dato nulla per scontato, e abbia anzi prestato attenzione anche ai minimi particolari.
In conclusione non posso che consigliare questo romanzo a tutti gli amanti del clima natalizio, ai curiosi che intendono scoprire la vera storia di Babbo Natale (o perlomeno una delle sue versioni XD), ma soprattutto a coloro che cercano una storia intrisa di buoni sentimenti e di forti emozioni.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Quando ho iniziato questo libro credevo di trovarmi di fronte alla tipica fiaba per bambini, una di quelle che ti fa rivivere la magia delle feste e ti fa tornare bambino.
Non avrei davvero immaginato di leggere una storia così forte dal punto di vista emotivo, da poter essere apprezzata e compresa anche, e forse soprattutto, da un pubblico di adulti.
Quella che leggiamo in queste pagine non è infatti solo la leggenda di Babbo Natale, ma le drammatiche vicende di un ragazzino incapace di affrontare il dolore.
Se c'è un protagonista in questo libro non è certo l'anziano signore dal costume rosso bensì Nikolas, il povero bambino costretto dalle circostanze a crescere più in fretta di quanto avrebbe dovuto.
La sua sofferenza, il non sentirsi capito e amato, il non riuscire a dire addio al passato, il continuo peregrinare da un luogo all'altro, sono elementi costanti per tutta la lettura.
In ogni pagina si percepisce la paura che Nikolas ha del futuro, dell'amore e soprattutto della perdita.
Già nei primi capitoli lo vediamo mentre cerca di farsi forza dopo aver saputo di essere rimasto completamente solo. E Nikolas, pur avendo solo cinque anni, non riesce a dimenticare la sua famiglia, non riesce ad abbandonare il passato, a rinunciare all'idea di riavere quello che gli è stato strappato via.

“Non posso andare da nessuna parte. Devo tenere il fuoco acceso e la casa calda,” mormorò. “L’ho promesso al babbo e alla mamma. Se Ada torna qui e trova la casa fredda, non riuscirà a guarire entro Natale.” 
I due uomini si scambiarono un’occhiata preoccupata. Henrik annuì. Hannes gli diede la lanterna e si chinò, poggiando entrambe le mani sulle spalle del bambino. 
“Ascoltami bene, Nikolas,” disse con voce calma. “Non c’è più nessuno per cui tu debba tenere la casa calda. Lo capisci? Nessuno. Sei l’unico ancora rimasto, della tua famiglia.” 
Nikolas guardò il volto di Hannes con gli occhi annebbiati. Poi li chiuse, lasciando che il pescatore lo abbracciasse. Nella sua testa riecheggiavano le ultime parole dette dal babbo sulla porta di casa: sei un bambino grande, so che ce la farai a stare da solo. Nikolas non si era mai sentito così piccolo e impotente come in quel momento di sconforto. Era come se, all’improvviso, tutta la gioia di vivere gli fosse stata risucchiata via. Non c’è più nessuno.”

Il pensiero costante alla sua vecchia casa, il modo in cui conserva gelosamente il coltello e l'orologio del papà, il modo in cui si convince che la piccola Ada si sia trasformata in una sirenetta, il modo in cui ogni anno si reca a portarle un regalo e ad augurarle buon Natale, mi hanno davvero commossa.
E lasciatemelo dire, finalmente un autore che affronta il tema della morte di una persona cara come si dovrebbe. Troppe volte mi è capitato di leggere di personaggi straziati dal dolore che improvvisamente, dopo un casuale incontro, ritrovano la felicità.
Ma nella realtà non succede così, la sofferenza non scompare da un giorno all'altro.
In questo libro ho trovato una concezione del dolore veritiera, in cui il protagonista pensa e agisce in modo pienamente condivisibile.
Nikolas non fa che ripensare al passato, si affeziona alle persone e subito teme di perderle, fino a quando capisce che l'unica soluzione per non soffrire è non amare.
Un personaggio che prova emozioni vere, fatte di lacrime, scottature e poche rare consolazioni.
Per questo motivo, al contrario delle mie previsioni, definirei "Miracolo in una notte d'inverno" come un libro essenzialmente triste, con pagine e pagine intrise di nostalgia.
Questa è la ragione principale per cui non consiglierei questo romanzo ai bambini. 
Già me li immagino in preda alla paura, temendo che i loro genitori da un momento all'altro non facciano più ritorno a casa. 
Già me li immagino in una valle di lacrime. No, direi che è meglio evitare.
Ciononostante vorrei sottolineare che nel libro ci sono anche contenuti più leggeri, in particolar modo quando si inizia a delineare la figura di Babbo Natale.
Il capitolo sulle renne ad esempio è particolarmente divertente XD
Una cosa che ho apprezzato, proprio per quanto riguarda la leggenda natalizia, è il labile confine tra realtà e magia. Pur apparendo la storia abbastanza veritiera, Marko Leino riesce a salvaguardare l'aspetto più suggestivo, lasciando alcune questioni in sospeso.
Una fra tutte, quella più importante, è la sorte di Nikolas.
Il non sapere che fine abbia fatto mi ha ricordato il finale de "Il piccolo principe".
In entrambi i casi si lascia al lettore la possibilità di dedurre ciò che preferisce.
Ritornando a "Miracolo in una notte d'inverno" vorrei citarvi le frasi in apertura del romanzo:

Per leggere questo libro non è necessario essere amanti del Natale 
e nemmeno credere alla leggenda di Babbo Natale. 
Questo libro è per tutti coloro che credono, 
trecentosessantacinque giorni all'anno, 
all'esistenza dell’amore puro.

Solo alcune persone incarnano davvero l'espressione "amore puro" qui citato: la famiglia Pukki, e tra loro, ovviamente, Nikolas.
Quest'ultimo non fa che occuparsi degli altri, aiutando i compaesani a lavoro, prendendosi cura dei più piccoli, passando tutto il tempo libero a confezionare regali.
E loro? Rispondono dandogli il benservito, appena lui mostra di aver bisogno d'aiuto.
Una volta terminato il giro di prova a casa di ogni abitante, tutti si rifiutano di dargli un tetto, adducendo la scusa di non aver abbastanza soldi e cibo per ospitarlo.
Possono senza problemi sfamare i loro figli, ma non il povero ragazzo che si è fatto in quattro per loro. 
Arrivano addirittura ad abbandonarlo nelle mani, di colui che tutti credono essere un uomo senza scrupoli. Neanche allora manifestano il minimo ripensamento, soddisfatti di essersi liberati di un problema.
E per tutta la lettura non facciamo altro che vedere come la bontà di Nikolas gli si ritorca contro: i bambini hanno paura di lui, gli amici lo rinnegano alla prima occasione (come nel caso di Emil), nessuno che lo cerca, nessuno che gli stia vicino.
Gli unici che fanno eccezione sono Isak e la figlia di Emil, Ada.
Solo loro sembrano tenere davvero a lui, solo loro non pensano esclusivamente a ricevere ma anche a dare. 
Solo loro riescono a ridare al povero Nikolas quello che ha sempre disperatamente cercato: un padre, una figlia, una famiglia.

Curiosità:
Dal libro è stato tratto nel 2007 un film, che vede come sceneggiatore lo stesso Leino.
La pellicola, che in originale è intitolata Joulutarina, ossia "Storia di Natale", è arrivata invece in Italia con il nome di "Miracolo di una notte d'inverno".


il mio voto per questo libro 









mercoledì 4 febbraio 2015

WishList #5



Uff!
Com'è possibile che invece di accorciarsi questa lista si allunga?
Avete anche voi lo stesso problema?
Questa volta abbiamo potuto spuntare solo tre titolini :( 
Ho cercato di spuntarne anche un quarto, ma al momento non è stato possibile.
Possibile, invece, è stato aggiungere altri titoli alla lista >.<
Ovviamente io e Little Pigo ci siamo trattenute, per ora...
Quali sono le new entry della vostra book wishlist?


♥ "Il tredicesimo dono" di Joanne Huist Smith
♥ "Verso l'infinito" di Jane Hawking
♥ "Still Alice" di Lisa Genova
♥ "La donna nell’ombra" di Ruth Dugdall
♥ "Il circo della notte" di Erin Morgenstern
"Peter Nimble e i suoi fantastici occhi" di Jonathan Auxier
"L'ascesa del governatore" di Robert Kirkman 
 "Abbiamo sempre vissuto nel castello" di Shirley Jackson
♥ "Il piccolo lord Fauntleroy" di Frances Hodgson Burnett 
 "Confessione" di Kanae Minato
♥ "Lettere a una sconosciuta" di Antoine de Saint-Exupéry
♥ "Pollyanna cresce" di  Eleanor H. Porter
♥ "L'incredibile storia di Soia e Tofu" di Pallavi Aiyar
♥ "La meccanica del cuore - il libro del film" di  Mathias Malzieu

Possiamo finalmente eliminare dalla lista...

♥ "Con un po' di magia" di Natalie Lloyd  
 "Il baco da seta" di Robert Galbraith
♥ "Un gatto, un cappello e un nastro" di Joanne Harris 


lunedì 2 febbraio 2015

Recensione: "Mary Poppins" di Pamela Lyndon Travers

Titolo: Mary Poppins
Autore: Pamela Lyndon Travers
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 23 febbraio 2014
Illustrazioni:  Mary Shepard 
Pagine: 228
Prezzo: 6,99 € (ebook)

Trama:
Mary Poppins compare un giorno portata dal vento dell'est in Viale dei Ciliegi numero 17, davanti alla casa più piccola della strada, quella dei Banks.
Vestita di tutto punto, portando sotto braccio un buffo ombrello con il manico a testa di pappagallo e all'altro un'enorme borsa.
La donna, con la sua stramberia, cambierà per sempre la vita dei bambini Banks. 

Recensione:
Mary Poppins è un libro leggero che ha come protagonista una donna assolutamente singolare.
Chi non lo ha letto ha di lei un'immagine assolutamente distorta e non corrispondente a realtà.
Chi non conosce la Mary Poppins raccontata da Walt Disney?
E chi non la descriverebbe come una donna gioiosa, generosa e cordiale?
La Mary Poppins che ci racconta Pamela Lyndon Travers, la sua creatrice, è una donna burbera e severa, vanesia, suscettibile ed estremamente presuntuosa.
La magia è forse l'unica caratteristica che la rende simpatica agli occhi dei suoi lettori più piccoli.
C'è da dire però che qui la magia non viene mai usata per fini educativi, come io stessa mi sarei aspettata, ma è semplicemente un pretesto per mettere in evidenza le fantastiche capacità dell'educatrice. 
Quindi, si può dire, che quella che l'autrice compie è una vera e propria celebrazione del suo personaggio.
Tuttavia a Pamela Travers va sicuramente riconosciuto il merito di aver, senza dubbio, costruito una storia originale per il suo tempo, di aver dato vita a episodi e situazioni che sicuramente avranno fatto sorridere e sognare milioni di bambini nel mondo.
Perché la magia, che abbia dietro un insegnamento o no, fa sempre sognare. 

Considerazioni:
Non so se giudicare questo libro in base a quello che mi ha dato, o in base a quello che avrebbe potuto darmi se lo avessi letto da bambina, meglio ancora come una bambina degli anni '30.
Per quanto riguarda quello che mi ha dato, posso dire che è stato davvero poco. 
Non l'ho trovato così divertente, istruttivo o magico come mi sarei aspettata.
Da adulta quale sono, posso dire di aver trovato Mary Poppins spocchiosa, vanitosa e antipatica, e non credo che la me bambina avrebbe pensato molto diversamente.
Del film della Walt Disney, che avevo visto da bambina, ricordo poco o nulla, tranne che trovavo grottesca (anche se da piccola non avrei usato questo termine) la coesistenza nella stessa pellicola degli attori umani e dei cartoni animati.
La cosa non mi piaceva, non mi è piaciuta in Mary Poppins, come in film tipo "Roger Rabbit" o "Fuga dal mondo dei sogni", e continua a non piacermi.
Della trama del film "Mary Poppins" ammetto di non ricordare quasi nulla, probabilmente non mi aveva colpito.
Quando ho visto "Saving Mr. Banks" però, ho capito che, anche se il film della Disney non mi era piaciuto (film che comunque vorrei rivedere), il libro non doveva avere molto a che fare con quella trasposizione cinematografica che, come si vede invece nel film con Tom Hanks, è stata fortemente stravolta per volere di Walt Disney.
Così, dato che "Saving Mr. Banks" mi è piaciuto tantissimo, ho subito desiderato leggere l'originale scritto da Pamela L. Travers, convinta di leggere una storia che credevo di avere inquadrato.
Una famiglia con bambini piccoli e un padre assente, una madre troppo affaticata per occuparsi di tutto da sola, e un'istitutrice magica, piovuta dal cielo, per mettere tutto al suo posto.
Immaginavo Mary Poppins come una fata buona sempre dolce e gentile, ma allo stesso tempo seria e disciplinata che avrebbe istruito i bambini, e fatto capire loro, attraverso filastrocche e improbabili avventure, la differenza tra bene e male, giusto e sbagliato.
Educandoli, li avrebbe resi dei piccoli adulti responsabili e diligenti, contemporaneamente li avrebbe aiutati a comprendere le fatiche dei genitori e a ritrovare il rapporto con loro.
Contemporaneamente Mary Poppins avrebbe in un certo modo educato anche i genitori, insegnando loro ad esprimere maggiormente il loro affetto.
E con tristezza da parte di tutti, alla fine, purtroppo, sarebbe andata via, lasciando un enorme vuoto nel cuore di tutti.
Una storia dolce, istruttiva e commovente insomma.
Ma questo era solo il frutto della mia fantasia, perché in Mary Poppins non c'è nulla di tutto questo.
Per cominciare Mr. Banks viene nominato solo un paio di volte.
Non c'è nessuna descrizione del rapporto tra lui e i bambini, né tanto meno di un loro riavvicinamento, cosa che invece viene messa in primo piano in entrambe le trasposizioni cinematografiche già citate sopra.
Mary Poppins non insegna nulla di nuovo ai bambini, e le strane avventure che la vedono protagonista non hanno alcun risvolto morale, ma servono solo a mostrarci le stranezze di cui la protagonista è capace: entrare in un quadro, parlare con gli animali, librarsi in aria ecc. 
Tutte cose prodigiose, ma che non riservano alcun insegnamento a Giovanna e Michele, i piccoli protagonisti della storia.
Mary Poppins non mi ha suscitato alcuna simpatia, anzi, credo che se fossi stata una bambina, una persona del genere, in casa mia, non l'avrei voluta, mi avrebbe suscitato solo antipatia e paura.
Leggendo questo libro mi è venuto spontaneo fare il paragone con un altro libro dell'infanzia che invece mi ha fatto davvero sognare e che mi è rimasto nel cuore, trattasi de "La nonna sul melo" di Mira Lobe.
Quello si che è un libro che farebbe divertire qualsiasi bambino.
La sua protagonista è una simpatica nonnetta, anch'essa magica e piena di sorprese, ma in lei non c'è la minima traccia di presunzione e vanità.
Lei si che fa sperare qualsiasi bambino di ritrovarsi di fronte al personaggio che il libro descrive. Ed è questa la vera magia!
E Mary Poppins ne saprà anche fare tante, ma non riesce in quella più importante. 

il mio voto per questo libro