lunedì 24 agosto 2015

Sotto l'ombrellone #8


Salve avventori!
Cos'è questa storia che l'estate sta finendo?
A noi del Café Littéraire non piace affatto questo elemento! >__<
Qui in Puglia comunque il tempo è ancora bello e noi ci godiamo il mare più che possiamo, finché possiamo.
Anche in queste settimane io e Little Pigo abbiamo avvistato alcune letture sotto l'ombrellone... vediamo insieme quali.

♥ Rupert Everett 

Lo conosco? No

L'ho letto? No

Identikit del lettore: Una donna apparentemente straniera (forse inglese o tedesca), sui 50/60 anni. Capelli cortissimi biondo cenere. Fisico atletico, probabilmente una sportiva o un ex sportiva.

Costume da bagno: La donna non indossava un costume, ma una canotta grigia e dei pantaloncini blu

♥ Un terremoto a Borgo Propizio di Loredana Limone

Lo conosco? SI

L'ho letto? No

Identikit del lettore: Una donna sui 35/40 anni, capelli lunghi castani tenuti stretti in una lunga coda. Fisico abbastanza tornito. Era stesa su una piccola sdraio in plastica pieghevole e, come da rubrica, era proprio sotto l'ombrellone XD

Costume da bagno: due pezzi nero

♥ La misura della felicità di Gabrielle Zevin

Lo conosco? Si

L'ho letto? No

Identikit del lettore: Una donna sui trent'anni, capelli castano chiaro raccolti in uno chignon. Non ha letto per tutto il tempo. Alternava bagno, relax sul suo telo mare e lettura.

Costume da bagno: due pezzi giallo a fiori bianchi e arancio

♥ Sophie sui tetti di Parigi di Katherine Rundell 

Lo conosco? Si

L'ho letto? No

Identikit del lettore: Una bellissima fanciullina. Apparentemente non mostrava più di sedici anni.
Fisico minuto e longilineo, pelle chiara, capelli lunghi castani, occhi azzurri e un sorriso dolcissimo. Ok, forse in questa descrizione sono stata un po' condizionata dai sentimenti, ma la mia sorellina Little Pigo è bellissima *-*

Costume da bagno: Un due pezzi marrone con pagliuzze dorate

Anche per quest'appuntamento è tutto. 
Speriamo vivamente di avvistare altri lettori sotto l'ombrellone nei prossimi giorni e speriamo anche che il tempo sia clemente e ci consenta di andare avanti con la rubrica (e con il mare *-*) fino a settembre inoltrato. 
Estate non abbandonarci! Noi ti amiamo ♥

martedì 18 agosto 2015

Buone vacanze!


Salve avventori!
Anche per il Café Littéraire è giunto il momento di prendersi una breve pausa e godersi un po' di meritato riposo.
Perciò da oggi, per queste ultime settimane d'agosto, saremo poco presenti sul blog.
Naturalmente non vi abbandoneremo del tutto, continueremo imperterrite ad aggiornarvi con le letture da noi scovate "Sotto l'ombrellone".
Per tutto il resto ci ritroviamo a settembre, con altre recensioni, nuove letture e un paio di bellissimi GIVEAWAY!
Per il momento è tutto, non ci resta che augurarvi buone vacanze e buone letture! ^_*

venerdì 14 agosto 2015

Recensione: "Piccole donne crescono" di Louisa May Alcott

Titolo: Piccole donne crescono
Titolo originale: Good Wives
Autore: Louisa May Alcott
Editore: Bur
Data di Pubblicazione: 2012
Pagine: 336
Prezzo: 8,90 € 

Trama: 
Continuano le vicende delle sorelle March.
Meg, la maggiore è alle prese con le gioie e i problemi della vita coniugale.
Jo, sempre indipendente e caparbia continua a perseguire il suo sogno di diventare una scrittrice.
Beth, indebolita dalla malattia, si gode i piaceri della vita familiare.
Amy, anche lei cresciuta, è diventata una vera signorina per bene, come lei stessa si auspicava, e ora cerca, con impegno e perseveranza la sua strada artistica.
Tra amori e dolori, incertezze e dubbi, scelte sbagliate e giuste le piccole donne sono cresciute.

Recensione:
Sono trascorsi tre anni da quando avevamo lasciato casa March e le sue quattro protagoniste. 
Il racconto ha inizio con un piccolo riepilogo che spiega in breve ciò che è accaduto nel tempo trascorso e ci mette al corrente di ciò che sta per accadere nel presente.
Il matrimonio di Meg con John Brooke è alle porte e vediamo tutta la famiglia entusiasta ed intenta nei preparativi del lieto evento.
Una volta celebrate le nozze Meg abbandona la casa paterna e inizia finalmente la convivenza con il suo sposo.
Le premesse sono buone e la giovane sembra pronta ad affrontare le gioie e i sacrifici della vita matrimoniale.
Ovviamente però, l'intoppo è sempre dietro l'angolo! La Alcott si inventa sempre qualcosa per mettere alla prova le sue protagoniste e dare a loro (e a noi), qualche lezione di vita.
Meg ama suo marito e per perseguire un matrimonio di amore ha rinunciato per sempre ai sogni di benessere e ricchezza che tanto l'avevano animata in gioventù.
Il continuo sacrificarsi e la vita frugale, però, mettono a dura prova la sua volontà e la frequentazione con Sallie Moffat, la sua amica di infanzia che, a contrario suo, ha fatto un buon matrimonio, fa crescere in lei desideri e capricci che pensava aver dominato.
Girando con lei per negozi di vestiti, da sempre il suo debole, compie il misfatto.
Compra metri di seta, che non può permettersi, sperperando mesi di risparmi.
Questo darà luogo alla prima lite fra i due sposini, che avrà termine con la tenera scena (forse la più bella dell'intero libro) del cappotto conciliatore.
Jo, è rimasta quella di sempre, se non addirittura peggiorata nel carattere (sebbene ci venga più volte ribadito il contrario).
Testarda e impulsiva, capricciosa e infantile, tratta con sufficienza chiunque abbia visioni diverse dalle sue, e fra questi la zia March e la zia Carrol.
Jo si mostra con loro sgarbata e indisponente e per questo paga care le conseguenze dei suoi comportamenti.
Non scelta dalla zia Carrol, come accompagnatrice per il viaggio in europa, che le preferisce la più amabile e docile Amy, Jo mostra tutta la sua delusione e il suo essere amareggiata.
Crede davvero, in cuor suo, di aver subito un torto e di meritare più della sorella quell'occasione, non rendendosi conto però di aver fatto di tutto per rendersi antipatica e dispotica agli occhi di chiunque.
Rimasta a casa, e passato il rancore, deciderà di dare una svolta al suo destino e partire alla volta di New York per fare l'istitutrice.
Beth è la grande assente in questo romanzo.
Come era avvenuto anche nel precedente, la scrittrice snobba la terza sorella preservandogli solo qualche accenno qua e là.
Le regala una vita insignificante, una malattia dolorosa e una morte in solitudine.
Amy è cresciuta ed è diventata una perfetta dama. 
Il desiderio di essere all'altezza dell'alta società, e di diventarne parte, le faranno commettere più di uno sbaglio, ma nulla di irreparabile.
Amy, al contrario di Jo, si è sempre comportata in maniera educata e docile con familiari e conoscenti e proprio grazie a questi suoi modi signorili viene giustamente premiata con una richiesta molto gradita. Un viaggio per l'Europa che la terrà lontana da casa per quasi tre anni e la vedrà tornare a casa con un marito in più e una sorella in meno.
Alla fine del romanzo un salto nel futuro ci dà il quadro familiare con le rispettive famiglie Meg e John, Jo e Friedrich, Amy e Laurie.
Ciò che è maggiormente evidente in questo romanzo è quanto esso sia eccessivamente incentrato sulla figura di Jo ed estremamente superficiale su tutto il resto.
La Alcott in queste pagine dà vita a tante, forse troppe, situazioni incoerenti in cui i suoi protagonisti si comportano in modo incomprensibile, in alcuni casi anche disumano (leggi le considerazioni).
La storia risente di tutto questo, e perde la spontaneità, la leggerezza e la genuinità che avevano caratterizzato il capitolo precedente e che ne erano il pezzo forte.
Nella vita si deve crescere e andare avanti, ma nei libri per fortuna non deve essere necessariamente così, lì il tempo si può fermare e tante volte, e questo ne è un esempio, sarebbe meglio farlo.

Considerazioni:
Nella recensione di "Piccole donne", avevo scritto che, pur essendomi piaciuto abbastanza, ero rimasta delusa dallo spazio eccessivo dedicato a Jo rispetto a quello riservato alle altre sorelle.
Qui è la stessa cosa, se non peggio. 
Meg esiste solo nella parte iniziale e Beth è una presenza incorporea e impercettibile anche da viva.
Non capisco perché chiamare un romanzo "Piccole donne" se poi si ha intenzione d'incentrare la storia tutta attorno ad una di loro (la più antipatica per giunta!). A questo punto sarebbe stato meglio intitolare il primo libro: "Jo e le sue sorelle", e il secondo: "Jo è cresciuta, e di conseguenza anche le sorelle". 
Altra cosa che proprio non capisco è perché creare quattro sorelle quando sai già che una non te la filerai per niente.
Beth per la Alcott è inutile e inesistente, sembra averla creata giusto per avere un personaggio da far ammalare e morire.
Non ce ne parla troppo, non ci dà nemmeno il tempo di conoscerla e non dà a lei il tempo di vivere e sperimentare le piccole gioie della vita, non sia mai il lettore si affezioni troppo a lei e poi soffra eccessivamente per la sua dipartita, maledicendone la creatrice. Fatto 
Al personaggio di Beth, la scrittrice, non dà alcuna dignità, è una bambina buona, messa là per impietosire e fare numero.
Ma questa ovviamente non è una colpa di Beth, ma della sua creatrice.
E io voglio vendicare quella povera bambina a cui non è stato dato il tempo di vivere, e che, quel poco tempo che ha avuto lo ha dovuto passare a soffrire.
Beth non doveva morire!
O almeno non doveva morire così!
La Alcott la fa ammalare nel primo libro, per farla in seguito riprendere (ma non totalmente), in modo da poterla lasciare parcheggiata in casa, a letto, senza doversi preoccupare di scrivere una storia anche per lei.
Jo, a cui le si può rimproverare tutto, ma non di non tenere a lei, le promette di strale sempre vicino e, inoltre, promette a se stessa e alla signora March di scoprire qual è la causa del dolore della sorella.
E cosa fa per scoprirlo? Parte per New York!
Gran bel modo di strale vicino!
Così, con Amy via, Laurie e il nonno partiti, e Jo in viaggio, la povera Beth è costretta a vivere gli ultimi mesi della sua vita, e della sua malattia che va via, via peggiorando, sola.
Ve la immaginate? Senza conforto, con un padre e una madre a cui non vuole confidare le sue paure per non causare loro un dolore prima del tempo.
Quando Jo torna, molti mesi dopo, la trova visibilmente peggiorata e capisce che la fine è ormai vicina.
E poco dopo la dolce e bistrattata Beth scompare, liberando la Alcott dal terribile peso di doversi ricordare di scrivere il suo nome di tanto in tanto.
Ma il bello deve ancora venire, come ultimo sfregio anche la sua morte è resa insignificante e trattata come un evento trascurabile.
La signora March e Jo, di comune accordo, pensano che sia inutile disturbare il viaggio di svago di Amy per una cosa tanto sciocca come la morte di una sorella. Che sarà mai!
La stessa Amy, pur sapendo che le condizioni di Beth andavano peggiorando, non ci pensa proprio ad interrompere il suo tour dell'Europa. Neanche stesse facendo un fondamentale viaggio di studi.
Quindi i divertimenti di una figlia vengono ritenuti più importanti della morte di un'altra.
Un comportamento che ho trovato assurdo e disumano!
E se, evidentemente, tutti sapevano che ad Amy, da brava egoista qual è, non poteva importare di meno di salutare per l'ultima volta Beth, nessuno però ha pensato (e quando mai!!!) al desiderio che aveva espresso, più volte, Beth di rivedere per l'ultima volta Amy.
Anche il signor Laurence, che dichiarava tanto affetto per "la sua bambina", era troppo impegnato per salutarla un'ultima volta e per partecipare al suo funerale.
Ignorata in vita e ignorata in morte.
Altra assente in questo libro è Meg, la sorella maggiore, che dopo essersi sposata e dopo averci raccontato qualche spassoso aneddoto coniugale, fa solo qualche altra sporadica apparizione.
E parlando di Meg e dei bisticci con il suo sposo non posso non pensare alla fastidiosa e ingombrante presenza della signora March.
Se nel primo libro i suoi predicozzi erano forzati, ma teneri, qui diventano esasperanti, noiosi finanche odiosi.
La mammina, nei consigli che elargisce alla figlia sposata, rivela un maschilismo che me l'hanno resa indigesta.
Inoltre, a lungo andare, ho provato insofferenza anche per il suo metodo educativo alla: "ti faccio sbagliare, così impari. Non ti dirò mai -te l'avevo detto- ma godrò come una pazza pensandolo".
Per Jo non voglio spendere troppe parole, l'autrice le ha già dato più importanza di quanta ne meritasse.
Dico solo che in questo libro mi è diventata molto antipatica.
L'ho trovata dispettosa, infantile, prepotente, presuntuosa ed invidiosa.
Amy parte e lei, che poco prima aveva deciso che sarebbe rimasta a prendersi cura di Beth, decide di partire a sua volta.
Amy si fidanza e lei, che non ne voleva neanche sentirne parlare, tutto un tratto si sente sola.
L'ho vista spesso paragonarsi alla sorella, criticarne i comportamenti, per poi finire, puntualmente, con l'imitarli.
A fine lettura mi sono resa conto di aver trovato, in tutti i personaggi, più difetti che pregi e di mal-sopportarli tutti, chi più chi meno. 
Tutti tranne Beth ovviamente. Stai a vedere che, alla fine della fiera, la Alcott le ha fatto pure un favore.

il mio voto per questo libro

mercoledì 12 agosto 2015

In my mailbox #17


Era da un po' che dovevamo aggiornare questa rubrica, poiché parecchie sono state le new entry nella nostra libreria, molte delle quali gentili omaggi da parte delle CE, ma complice il caldo torrido che rende impossibile stare troppo tempo al PC, e la dolce sonnolenza pomeridiana post mare... i tempi si sono allungati ed eccoci qui!
La lista perciò è un po' più lunga del solito ^^

 Dov'è finita Audrey? di Sophie Kinsella 
Omaggio della casa editrice. 
Della Kinsella avevo sempre sentito dire tante cose positive (sul suo modo di scrivere ovviamente XD non su di lei come persona), simpatica, ironica, intelligente ecc. Così tempo fa ho deciso di leggere finalmente qualcosa di suo e sono incappata in "Sai tenere un segreto?". Come potete vedere dalla recensione, quel libro ha spazzato via tutte le aspettative che potevo essermi fatta su questa scrittrice. Ma nella mia testa continuava ogni tanto a fare capolino un piccolo dubbio. Possibile che sia stata solo sfortunata nella scelta? Possibile che abbia scelto proprio il suo libro più brutto? Questo suo nuovo libro mi aveva incuriosito per la trama che mi è sembrata meno frivola dei suoi predecessori. E l'ho presa come una seconda chance che mi sono data per rivalutare questa scrittrice tanto acclamata.

♥ La magia delle cose perse e ritrovate di Brooke Davis 
Omaggio della casa editrice. 
Io adoro le storie che hanno come protagonisti personaggi non ancora adulti che si affacciano alla vita pieni di curiosità e domande. E questo romanzo ha come protagonista Millie, una bambina di sette anni che non si separa mai dai suoi stivaletti rossi. Piccola ma piena di domande sui grandi quesiti della vita, ve ne parlerò meglio nella recensione.


♥ I cieli di tabula di Chiara Andreazza e Valentina Furnò 
Omaggio della casa editrice. 
Di questo romanzo mi ha subito colpito la bellissima cover, alla quale infatti ho anche dedicato un appuntamento della rubrica "I love this cover". Un fantasy in piena regola e una storia di incanto e magia tutta da scoprire.




♥ Orso di Tom Cox 
Omaggio della casa editrice. 
Come non rimanere conquistati da quei dolci occhioni e quel tenero musetto? E come non provare curiosità per un gatto filosofo e la sua famiglia? Sono stata subito attratta dalla cover e dalla trama di questo libro da brava gattofila che si rispetti *-*





♥ Le anatre di Holden sanno dove andare di Emilia Garuti 
Omaggio della casa editrice 
Anche questa volta sono stati il titolo e la copertina ad attrarci, tanto per cambiare XD Inoltre avendo letto molte opinioni contrastanti su questo libro, io e Little Pigo eravamo davvero curiose di farci un'idea tutta nostra.




♥ Sophie sui tetti di Parigi di Katherine Rundell 
Omaggio della casa editrice 
Cover stupenda, trama incantevole e la città più romantica del mondo come sfondo. Ho aspettative davvero alte su questo libro e spero vivamente che non solo le soddisfi, ma le superi anche!






 I segreti di Heap House di Edward Carey 
Omaggio della casa editrice 
Si tratta del primo libro di una serie di cui l'autore non è solo scrittore ma anche illustratore. La storia sembra molto curiosa e misteriosa, i disegni inquietanti ed affascinanti. Sarà la mia prossima lettura.




♥ Nightmares! di Jason Segel e Kirsten Miller 
Omaggio della casa editrice 
Jason Segel ha scritto un libro? Io devo leggerlo assolutamente! Questo è stato il mio primo pensiero. Non l'ho ancora letto ma il volume è davvero grazioso. Bellissima la scelta della cover con titolo in rilievo e altrettanto carine le illustrazioni interne. Ho inoltre riscontrato una grande cura riservata alla grafica dei vari capitoli.




 Colora per trovare il sorriso, colora per dire ti amo, colora per raggiungere la calma di Lisa Magano 
Omaggio della casa editrice 
Quando la casa editrice mi ha proposto questi libri da colorare l'idea mi ha molto divertita. La trovo molto carina, inoltre sarebbe divertente vedere le foto delle varie pagine colorate in modo diverso in base al gusto e alla fantasia di ognuno.

♥ La favolosa vita di Hanry N. Brown orsetto centenario di Anne Helene Bubenzer 
Anche noi non abbiamo resistito alla tentazione di provare la simpatica iniziativa promossa dalla Sperling & Kupfer "Appuntamento al buio con un libro". In realtà dobbiamo confessare che conoscevamo benissimo il contenuto celato dietro il sacchetto blu con su le scritte "Tenero, commovente, toccante". È stata proprio la consapevolezza di ciò che avremmo trovato a spingerci all'acquisto. La cover e la trama sono deliziose e noi non vediamo l'ora di conoscere la storia di questo tenero orsetto di peluche *-*

Cose ne pensate di queste nuove entrate? Avete già letto qualcuno di questi libri?

mercoledì 5 agosto 2015

Sotto l'ombrellone #7


Salve avventori!
Come state vivendo la vostra estate?
Siete ancora incollati alle scrivanie o siete tra i fortunati che possono dirsi finalmente in vacanza?
Per quanto ci riguarda, noi cerchiamo di sfuggire al caldo torrido di queste settimane, rifugiandoci in spiaggia appena possibile, ma non tralasciando, ovviamente, il nostro arduo compito di detective U_U
Per la serie "unire l'utile al dilettevole"!
Per cui ecco qui i nostri ultimi avvistamenti:

♥ Regina rossa di Victoria Aveyard

Lo conosco? Si

L'ho letto? No

Identikit del lettore: ragazza sui sedici-diciott'anni, capelli lunghi, lisci e castani. Magra ma non particolarmente alta, alternava spesso la lettura ai messaggini con gli amici e ai bisticci con la sorella minore.

Costume da bagno: bikini con top a fascia fucsia e slip blu.

La casa del vento e delle ombre di Deborah Lawrenson

Lo conosco? No

L'ho letto? No

Identikit del lettore: donna sui quarant'anni, dai capelli rossi e ricci. Dalla pelle bianco latte, è stata tutto il tempo sotto l'ombrellone, seduta su una sedia di plastica.

Costume da bagno: costume intero a fantasia (non so dirvi quale, ma decisamente astratta) sui toni del blu, del bianco e del rosa

♥ Dracula di Bram Stoker

Lo conosco? Si

L'ho letto? No

Identikit del lettore: ragazzo (o si dice già uomo, non saprei >_<) sui venti-venticinque anni, rasato con barba lunga e nera, e occhi verdi. Alto e dalla pelle chiara, è stato in spiaggia per poco. Giusto il tempo di leggere qualche capitolo, un bagno veloce, zaino in spalla, e via di nuovo sulla moto. 

Costume da bagno: boxer nero e T-shirt rossa. E un grande zaino di scuola rosso e blu, di quelli che portavamo tutti una decina di anni fa.

♥Felicità è un pizzico di noce moscata di Maria Goodin

Lo conosco? Si

L'ho letto? No

Identikit del lettore: donna sui trent'anni, dai capelli castano scuro, raccolti in una crocchia. Accompagnata dal marito e dai suoi due pestiferi bambini, non sono poi tanto sicura che sia riuscita ad aprirlo il libro. In compenso ha realizzato un castello di sabbia ^_^

Costume da bagno: bikini nero a fiori rossi. 

♥ La fabbrica delle meraviglie di Sharon Cameron

Lo conosco? No

L'ho letto? No

Identikit del lettore: ragazzina sui dodici-quattordici anni, magrolina e non molto alta. Dai lunghi, e liscissimi, capelli biondo scuro, legati in una coda, sembrava letteralmente rapita dalle pagine!
Tanto da ignorare i ripetuti inviti della madre (di certo non esile quanto la figlia) a mangiare qualsiasi cosa ogni dieci minuti circa XD
Che dire, piccoli booklovers crescono *-*

Costume da bagno: due pezzi rosa fluorescente 

Questi sono dunque i romanzi che siamo riusciti a scovare questa settimana. 
Devo ammettere che è un piacere, e anche un orgoglio, constatare che noi donne siamo più inclini ad associare il relax al mare alla lettura. 
Tuttavia non ci dispiacerebbe avvistare qualche altro maschietto con un libro tra le mani (che poi fa anche figo, credetemi) e quindi cari ragazzi datevi da fare! 
Per il momento è tutto. 
Alla prossima ^^

lunedì 3 agosto 2015

Recensione: "Le anatre di Holden sanno dove andare" di Emilia Garuti

Titolo: Le anatre di Holden sanno dove andare
Autore: Emilia Garuti
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: aprile 2015
Pagine: 144
Prezzo: 12,00 € 

Trama:
Una allergia diffusa verso l'ipocrisia degli adulti, a partire da quegli immaturi dei suoi genitori, l'orrore puro per gli happy end e le soluzioni preconfezionate e, soprattutto, una voglia matta di dare del filo da torcere a ''Denti L'Oréal'', la psicologa col muso da lucertola che mamma e papà pagano profumatamente per mettere un freno ai suoi colpi di testa. Questa è Will, per la precisione Willelmina, l'eroina irriverente e sognatrice di questo libro, che, come un lupo ferito, ha decisamente smarrito il branco. Nell'arco di un settembre nero che chiude l'ultima estate da liceale, mentre i suoi coetanei si fanno elettrizzare dalle mille luci della vita universitaria, Will si aggira senza meta come un'aliena su un pianeta sconosciuto. Unico scudo: l'ironia. E la musica, certo. E improvvisamente Matteo, il ragazzo strano e ''poco collaborativo'' della sala d'attesa, che la rincorre per mezza città nel tentativo di riportarla indietro. Che cosa vuol dire davvero essere giovani? E quanto costa l'autenticità?
A chi si è fermato e non sa dove andare, a chi si sente fuori sincrono, fragile, confuso e sbagliato. A chi è giovane adesso e a chi non lo è più, ma ha buona memoria. Tutti, almeno in una fase della vita, abbiamo potuto dire: io sono Will.

Recensione:
La prima estate dopo la fine del liceo, l'ultima prima di essere considerati finalmente adulti.
E mentre tutti i ragazzi si mostrano smaniosi di nuove esperienze, divertimenti e indipendenza, per Will (all'anagrafe Willelmina) tutto è diverso. Per lei l'università significa altri cinque anni di costrizioni e obblighi, di conoscenze forzate, di esperienze da condividere con perfetti estranei.
È un varco nel buio che determinerà tutto il resto della sua vita: dalla carriera alle amicizie ad ogni altra cosa. Il corso degli eventi sarà alterato per sempre, in un modo o nell'altro, da quella che i suoi genitori credono sia una scelta come un'altra.
Perché, a quanto pare, gli adulti faticano a ricordare com'è essere giovani, quando si ha ancora tutte le porte davanti e non si ha la più pallida idea di quale strada intraprendere.
E, invece di guidarli o provare a capirli, scelgono talvolta il percorso più facile, ossia il forzare i figli a fare ciò per cui non sono ancora pronti.
Ed è così che Will, spinta controvoglia ad iscriversi ai corsi, decide di fare ciò che le riesce meglio: vagare per la città senza meta, vegetare sul divano, aspettare che il tempo passi e lasci tutto così com'è.
C'è da dire infatti che la ragazza, per quanto consideri la sua vita sbagliata da più punti di vista (dai genitori poco presenti, alle amiche che non la capiscono, fino alla psicologa che sembra invece sapere già tutto), non riesce davvero a credere che un cambiamento possa anche rendere le cose migliori.
Per lei ogni scelta comporta la perdita di qualcos'altro, e lei di perdere ancora non ne vuole sapere.
Ed è nel mezzo di questa spirale senza uscita che Will, su consiglio (leggi ordine) della sua psicologa, inizia a scrivere un diario, in cui annota ciò che le accade e soprattutto ciò che pensa.
E saranno le sue considerazioni personali sulla vita, la famiglia e in generale sul mondo intero, quello che noi lettori leggeremo.
Il punto di vista di una ragazza persa, che non ricorda più cosa significa essere felici e spensierati. Una ragazza che, paralizzata dalla paura di sbagliare e dalla paura di essere sbagliata, sceglie di chiudersi a riccio.
Una ragazza che, nonostante tutto, cerca un posto per sentirsi a casa e al sicuro. Ma soprattutto una ragazza che fa dell'ironia e dell'autoironia la sua unica arma, l'unica difesa da tutta la gente che la circonda.
Ed è proprio il piglio critico di Will, il suo modo di fare e di essere, la cosa che rende speciale questo libro.
Difatti, se la trama racconta di una normale adolescente (forse un po' più confusa della norma) immortalata nel bel mezzo di una delle tappe più importanti della sua vita, le pagine delineano invece il ritratto di una persona spiritosa, arguta e irriverente, capace di mettere alla berlina non solo gli altri ma anche se stessa.
Il presentare poi il diario come una cosa personale, che la protagonista scrive solo per se stessa, e non per gli altri, rende possibile all'autrice l'utilizzo di termini colloquiali, di norma poco presenti in letteratura, e soprattutto dà a noi lettori libero accesso ai più reconditi pensieri di Will, ai timori che nasconde agli altri, e alle situazioni anche banali che si trova ad affrontare giorno per giorno.
Credo che questo sia uno dei punti di forza, se non il principale, di questo libro.
Il permettere al lettore di immedesimarsi con il personaggio, sia nei pensieri che negli atteggiamenti o nelle azioni.
Perché Will non è un'eroina alla Divergent, né una nobildonna ottocentesca.
È una normale diciottenne che parla di cose normali, che tutti noi, almeno una volta abbiamo pensato.
Tutti siamo stati in una fase della nostra vita, per un verso o per un altro, Will.
Tutti abbiamo pensato di avere il mondo contro e sperato che qualcuno ci prendesse per mano e ci guidasse verso la cosa più giusta o perlomeno verso quella che ci facesse stare bene.
Il libro può piacere o non piacere, ma sfido chiunque a dire di non essersi ritrovato nemmeno in una delle osservazioni di Will.
Altra cosa davvero apprezzabile è l'associazione di considerazioni futili e di altri pensieri ben più profondi. Ciò rende il tutto più veritiero, in quanto nella vita di tutti i giorni c'è spazio per le banalità (come può essere un giudizio su un programma televisivo, sulle mode o sul vestito del passante di turno) come per questioni più serie (quali il rapporto conflittuale tra i genitori o l'apatia e il disinteresse verso tutto e tutti).
Ogni cosa, dalla più stupida alla più importante, è narrata in modo convincente, senza troppi fronzoli, tant'è che si ha spesso l'impressione di trovarsi di fronte ad una cara amica.
Questo anche grazie allo stile di scrittura della Garuti che, come dicevo prima, essendo familiare e poco artefatto, ti fa subito capire quanto questo libro, destinato ovviamente agli adolescenti, abbia come autrice proprio una di essi. E con questo non voglio affatto sminuire l'autrice, anzi. È evidente che la giovane scrittrice sa scrivere e anche bene, come è altrettanto evidente che utilizzare un linguaggio forbito e lezioso avrebbe reso il racconto meno accattivante.
Invece grazie alla veste che la scrittrice ha scelto per noi la narrazione risulta fresca e divertente, capace di affrontare tematiche serie e delicate con la leggerezza di chi, ancora nel fiore degli anni, sembra non aver paura degli schemi e dei giudizi, di chi ha il coraggio di dire quello che pensa senza censure. Di chi, forse, un po' Will è per davvero.

Considerazioni:
La prima cosa che mi ha colpito di questo libro è la copertina, bella anche se poco elaborata, e soprattutto originale. Poi il titolo, decisamente simpatico e curioso.
Prima di acquistare un libro però, come qualcuno di voi ormai saprà, spulcio sempre un po' le recensioni sul web, senza entrare nel dettaglio, ma giusto quel tanto che permette di carpire un po' le impressioni generali.
Ebbene con questo libro non sapevo proprio che pesci prendere.
Se non mi fosse venuta incontro la casa editrice (che ringrazio nuovamente) inviandomi una copia omaggio, non credo avrei mai proceduto all'acquisto.
Le opinioni su questo romanzo sono tuttora così contrastanti che non si sa proprio di chi fidarsi: c'è chi lo definisce un vero e proprio capolavoro e chi invece una fusione di stupidaggini e banalità.
Io, come avrete intuito dalla recensione, credo di collocarmi nel mezzo.
Non inserirei di certo questo romanzo tra quelli "da leggere assolutamente" ma esprimerei di certo un giudizio positivo.
Le opinioni popolari, o se vogliamo i luoghi comuni, presenti nel libro e da molti criticate e tacciate come stupide, hanno invece a parer mio il vantaggio di rendere la lettura più coinvolgente e permettere l'immedesimazione del lettore con il personaggio.
Dobbiamo poi ricordarci che il libro è prevalentemente rivolto ad adolescenti in età da liceo non a luminari di astrofisica.
Altra critica che ho scovato nel web, e che, al contrario della prima, ritengo davvero assurda, riguarda invece il titolo.
Che ci crediate o no ma ho letto di parecchie persone che, cito testualmente, affermano "non bisognava scomodare Holden per questo" oppure "come si permette questa ragazzina di citare per ben due volte un maestro come Salinger?"
Ok, capisco che "Il giovane Holden" sia un classico senza tempo ma citare esso o il suo autore in qualsiasi libro, e non solo in questo, non danneggia in nessun modo nessuno dei due.
E se devo dirla tutta credo sia il caso di smetterla una buona volta con questo elenco di autori innominabili neanche fossero Lord Voldemort in persona!
Non capisco cosa ci sia di irrispettoso nel far riferimento ad una scena (come quella delle anatre in questo caso) o in generale ad un passo di un'opera esterna, a maggior ragione se di una certa importanza.
Per quanto riguarda  "Le anatre di Holden sanno dove andare" credo che l'associazione sia più che giusta in quanto allude allo stato d'animo della protagonista.
Ho trovato il paragone davvero appropriato e, se solo un lettore, dopo aver letto il romanzo della Garuti, decide di inoltrarsi anche nella lettura di quello di Salinger, allora tanto di guadagnato.
Che poi se consideriamo il tipo di pubblico a cui il genere Young Adult essenzialmente si rivolge, che spesso fatica ad avvicinarsi ai classici o in generale ai libri di un certo spessore, questa prospettiva non mi sembra così utopistica.
Altro aspetto della lettura che mi piacerebbe affrontare riguarda la figura di Matteo, che se vogliamo rappresenta il punto di svolta di tutta la storia.
In lui la protagonista trova il suo porto sicuro, una persona su cui contare e a cui rivelare ciò che di solito tiene solo per sé. Tra i due si instaura in modo repentino un rapporto sincero fatto di confidenze ed emozioni condivise. Matteo è il principe azzurro che il destino ha mandato da Will per salvarla, quello che lei segretamente ha sempre desiderato.
Ma lei non crede più nelle favole e non crede di meritare un lieto fine, ed ecco che per l'ennesima volta la ragazza sceglie la strada per lei più semplice, ossia scappare. Si rifugia nel suo mondo, nella convinzione che se non credi più in nulla e non permetti al tuo cuore di amare, nessuno può ferirti.
Anche in questo caso si potrebbe muovere una critica o più di una.
In primo luogo il fatto che rendere un ragazzo il motore di un processo di guarigione è una mossa prevedibile. In secondo luogo la convinzione che la spinta per star bene non può venire dagli altri, se non sei tu il primo a volerlo.
E terza cosa, e per quanto mi riguarda, la più importante, il cambio di direzione avviene troppo velocemente. Tutto si risolve subito, senza grandi scossoni o grandi traumi.
Queste obiezioni che mi sento di fare, per quanto giuste possano essere, passano però in secondo piano se consideriamo l'impianto di tutto il libro.
La storia di Will non è quella di una ragazza affetta da depressione o qualche altra grave malattia (infatti il tentativo di suicido si rivela alla fine solo una richiesta di attenzioni), ma di una giovane donna che si sente persa e smarrita, che ha paura di crescere e ritrovarsi da sola.
Ecco perché la soluzione al suo annoso problema non è poi così complessa.
Ecco perché basta un amico che si prenda davvero cura di lei e che ascolti i suoi problemi a rendere "lo schifo" più sopportabile.
E a questo proposito voglio citarvi una frase dello scrittore Edward Carey che ritengo esprima benissimo questo concetto ovvero "era una cosa da stringere, e in qualche modo la vita ti sembra molto migliore quando hai qualcosa da stringere",
Credo sia questo il messaggio più importante del libro: un fardello non è poi così pesante se si è in due a portarne il peso, e si può attraversare il buio più profondo e non avere paura, se c'è qualcuno a tenerti per mano.

Ringrazio la casa editrice Giunti per avermi inviato una copia cartacea del romanzo.

il mio voto per questo libro