mercoledì 28 ottobre 2015

Speciale: Harry Potter nei libri degli altri


Salve avventori!
Eccoci qui con un appuntamento molto speciale! L'idea di questo post è nata in me un po' di tempo fa.
Molto spesso i nostri libri parlano a loro volta di altri libri, i personaggi di cui leggiamo amano leggere e, in maniera sottintesa, attraverso di loro, ci vengono consigliate delle letture.
Nella maggior parte dei casi, sono i grandi classici, ad esempio la piccola Matilde di Roald Dahl legge davvero di tutto, comincia con "Il giardino segreto" di F.H. Burnett per poi passare a Dickens, Orwell, Tolkien e tanti altri.
Jerusha Abbott (Judy), la simpatica protagonista di Jean Webster nel suo "Papà Gambalunga" legge le sorelle Brontë, Jane Austen e così via.
Ho preso l'abitudine, quindi, di segnarmi le letture che trovo sparse nei titoli che leggo, constatare quali libri ho letto e quali no, e nel caso, prendere quest'ultimi un po' come consigli per le mie letture future.
I libri ci consigliano libri, dunque? Certo! Lo hanno sempre fatto, credo.
Anche nelle opere moderne ho trovato moltissime citazioni letterarie, e questa è una cosa che mi piace tantissimo.
Venire citati in libri di altri autori è un grosso riconoscimento e, se la cosa accade spesso, significa che quel libro è ormai entrato a far parte del patrimonio culturale comune.
E J.K. Rowling con il suo Harry Potter è riuscita in qualcosa che ha dello straordinario, facendo annoverare come un vero e proprio "classico" un racconto tanto giovane!
L'idea di questo post nasce proprio perché in più di un titolo ho trovato citato il nostro caro bambino sopravvissuto e la saga a lui dedicata.
Il primo titolo in cui mi è capitato di trovare un riferimento a Harry Potter è stato "Molto forte incredibilmente vicino" di Jonathan Safran Foer, poi man mano se ne sono aggiunti altri, così ora ho deciso di condividerli anche con voi.

"Molto forte incredibilmente vicino" di Jonathan Safran Foer 

Oskar Shell è il protagonista di questo libro. Ha perso il padre durante l'attentato alle torri gemelle l'11 settembre. 
Oskar è sempre stato un bambino particolare, con le sue piccole manie, ma dal "giorno più brutto" tutte le sue fobie si sono amplificate. 
Qui Harry Potter viene nominato quando i compagni di scuola di Oskar, alcuni bulletti, lo infastidiscono prendendolo di mira. Gli viene chiesto, in toni ben più espliciti di quelli che userò io, se gli piace Emma Watson, e quando il bambino risponde di non sapere chi sia, gli viene spiegato in modo tutt'altro che cortese.

"Per dieci minuti" di Chiara Gamberale 

Chiara, la protagonista di queste pagine, per superare la separazione da suo marito, sceglie di andare da una psicologa che le consiglia, come terapia, di fare il gioco dei dieci minuti.
Il gioco, in cui vi ho parlato anche nello speciale dedicato ai giochi nei libri, consiste nel fare ogni giorno, per almeno dieci minuti, qualcosa di nuovo, mai fatto prima. E tra le varie attività che Chiara sceglie di intraprendere per svolgere questa "cura" c'è anche quella di dedicarsi alla lettura della saga di Harry Potter! Ovviamente se ne appassionerà tanto da amarla. 
Al fascino di Hogwarts non si può resistere!

"Resta anche domani" di Gayle Forman 

Mia è la protagonista di questa storia, una ragazza dolce, riservata e timida. E' seria e studiosa, ha una bella famiglia, un ragazzo che la ama e una passione viscerale per il violoncello. 
Teddy è il suo fratellino minore ed è il vero appassionato di "Harry Potter" della famiglia. 
A Mia, come ogni buona sorella maggiore che si rispetti, spetta il compito di accontentarlo nei limiti del possibile. E come si può resistere ad un bambino i cui desideri sono così nobili come sentir suonare una ninnananna al violoncello o che gli venga letta qualche pagina di Harry Potter prima di andare a dormire?

"La morte delle api" di Lisa O'Donnel 

Marnie e Nelly sono due sorelle e nascondono un segreto. 
Questa è l'unica cosa che condividono perché caratterialmente sono molto diverse. Marnie, la maggiore tra le due, cresciuta senza troppe cure da parte dei genitori, si è dovuta fare da sola, badando non solo a se stessa, ma prendendosi cura anche di sua sorella. 
Nelly è un tipino molto particolare, dice quello che pensa e pensa quello che dice, senza preoccuparsi troppo di ferire la sensibilità del suo interlocutore. Le piacciono i cornflakes con la Coca Cola, gli sceneggiati in costume ed Harry Potter che è la sua ossessione.

"Dov'è finita Audrey?" di Sophie Kinsella 

Qui Harry Potter è solo nominato, preso a modello per fare un esempio, in modo molto astuto, lo devo ammettere, da Frank il fratello maggiore di Audrey, la vera protagonista del romanzo. 
La scena è molto divertente. Frank sta discutendo, come accade molto spesso, con sua madre che come al solito vuole costringerlo a fare qualcosa contro la sua volontà. Dopo una risposta leggermente alterata del ragazzo nasce un piccolo e simpatico battibecco fra i due. 

“«Be’, ma io come CAVOLO FACEVO A SAPERLO?» 
«Piantala di dire parolacce! Quando parli con me, giovanotto…» 
Giovanotto. 
Sento Frank fare il rumore da Frank Arrabbiato. È una specie di ruggito da rinoceronte-urlo di frustrazione. 
«Cavolo non è una parolaccia» dice, respirando affannosamente come per dominare l’ira. 
«Sì!» 
«C’è anche nei film di Harry Potter, okay? Harry Potter. Come fa a essere una parolaccia?»”

"Svegliami quando tutto sarà finito" di Robyn Schneider 

Qui Harry Potter è nominato di continuo, ci sono moltissimi riferimenti a lui, si parla di scarpe decorate con i simboli dei doni della morte, di boccini d'oro, burrobirre al caffè, punti da togliere a quella o a quell'altra casa ecc. Questo perché Lane e Sadie, i ragazzi che si raccontano e ci raccontano la loro storia, sono dei veri e propri fan della saga.

Da Let it snow: racconto "Jubilee Express" di Maureen Johnson

Jubilee, la protagonista di questo racconto è su un treno durante la vigilia di Natale, per raggiungere i nonni in Florida, ma una terribile tormenta di neve mette anticipatamente fine al suo viaggio. 
Con il treno bloccato sulle rotaie la ragazza trova rifugio in una Pancake House, dove incontrerà un ragazzo di nome Stuart. Il ragazzo, in seguito, la ospiterà per la notte a casa sua dove sua madre Debbie offrirà a Jubilee una fetta di torta spessa come il settimo volume di Harry Potter!

"Fangirl" di Rainbow Rowell 

Cath la protagonista del romanzo è una fan sfegatata di una saga di libri che ha come protagonista Simon Snow, un mago, la cui storia sembra a tutti gli effetti ispirata a quella del noto mago della Rowling. 
Cath è molto più che una lettrice e una fan della saga, da anni, infatti, la ragazza sotto lo pseudonimo di Magicath pubblica su internet "Carry On Simon" una tra le più seguite fanfiction dedicata a Simon Snow e al suo mondo. 
Nel mondo rivisitato da Cath però, la rivalità tra il protagonista e il suo eterno rivale, il vampiro Baz, si trasforma in un amore segreto e combattuto. Un amore omosessuale. Ed è mentre Cath narra, al suo amico Levi, della sua versione della storia che salta fuori, nero su bianco, il nome di Harry Potter, quando Levi, un po' stranito ed incredulo dice di non riuscire ad immaginarsi Simon gay, "insomma sarebbe come Harry Potter gay."

"Un figlio" di Alejandro Palomas 

Siamo in classe e la maestra Sonia chiede ai bambini cosa vorrebbero diventare da grandi. Mentre la maggior parte degli allievi dà risposte abbastanza comuni, come "vorrei essere un calciatore, una veterinaria o una showgirl", il timido Guille confessa che il suo sogno più grande sarebbe diventare Mary Poppins la quale, grazie alla magia, riesce a risolvere qualsiasi problema. 
La maestra in un secondo momento, preso da parte il bambino, cerca di spiegargli l'impossibilità della cosa. Ed è in questo momento che l'insegnante chiama in causa Harry Potter, per illustrare al povero alunno come la bambinaia più famosa al mondo, al pari del maghetto più coraggioso (o di Superman e di tanti altri ancora), sia solo un personaggio di fantasia, che non si può toccare, e che non esiste per davvero.

"Lolita in Love di Pamela Geroni"

Rainbow e suo fratello Oliver un tempo erano molto uniti, ma da quando la loro madre ha scelto di abbandonare il tetto familiare per inseguire i suoi sogni, la ragazza si è chiusa nel suo guscio, e anche al fratellino minore ne impedisce l'accesso. 
Oliver, una sera, cerca di ritrovare quel bel rapporto fraterno, proponendo alla sorella di trascorrere la serata con uno dei loro vecchi passatempi preferiti: doppiare un Harry Potter a caso. 

"Sappiamo ancora ogni battuta a memoria, di tutti gli otto film. Come dicevo, i fratelli Day sono inclini alle passioni ossessive.”

Ma questo non è l'unico riferimento alla saga. Quando ad un certo punto la mamma dei due si ripresenta e li porta a far colazione al Coffee&Cream, Rainbow ha uno sfogo con lei, dove finalmente si libera di tutto ciò che negli anni ha dovuto soffrire a causa dell'egoismo materno. A sfuriata terminata Rainbow si chiede, tra sé e sé, se non abbia esagerato con il tono di voce. Ad un certo punto la sarebbe addirittura parso di aver parlato in "serpentese"

"Arrivederci tra le stelle" di Jack Cheng 

Alex Petroski, il piccolo protagonista di questa storia, è in New Mexico, ad Albuquerque per assistere allo SHARF, il festival di modellismo aerospaziale dove anche lui, come tanti altri appassionati, lancerà il suo razzo: il Voyager 3. 
Il ragazzo è nella sua la sua tenda da campeggio dove trascorrerà la notte nel deserto e ha da poco finito di montare il razzo per il lancio dell'indomani, quando decide di andare nella tenda dei suoi amici e vicini per fare quattro chiacchiere... 
Quando entra nella loro tenda la trova molto più grande della sua, e anche molto più grande di quanto se la sarebbe aspettata vedendola dall'esterno... da qui il paragone con la famosa tenda magica dei Weasley, nasce spontaneo... 

"Mi sono avvicinato e ho detto, Ancora svegli? E Zed ha aperto la cerniera della tenda e mi ha fatto entrare, e la loro tenda era più grande di quanto già non sembrava da fuori. Era DAVVERO gigantesca. Ma non come il tendone della Coppa del Mondo di quidditch in Harry Potter, perché quello è un film con gli effetti speciali."

"Tartarughe all'infinito" di John Green 

Aza Holmes è una ragazza di sedici anni, ma il suo mondo è molto diverso da quello delle sue coetanee, o meglio ad essere molto diversi sono i suoi pensieri. Se una comune ragazza della sua età ha la testa presa dai compiti, amici, ragazzi, vestiti, quella di Aza lavora incessantemente in un costante turbinio di domande e paure. 
Aza soffre di disturbi ossessivo compulsivi che limitano, da che ne ha memoria, la sua vita e il suo stesso essere. Ed è durante una seduta con la sua psichiatra, che in un flusso di coscienza spunta fuori il nome di un protagonista della saga di Harry Potter. Il nome di colui che non deve essere nominato. 

"Ho pensato alla domanda vera, quella che restava costantemente sullo sfondo della mia coscienza come un ronzio nelle orecchie. Mi imbarazzava, ma sentivo anche che forse esprimerla potesse essere in qualche modo pericoloso. Come non bisogna mai pronunciare il nome di Voldemort."

“The hate U give” di Angie Thomas 

Starr, la protagonista del libro, è una grande fan di Harry Potter. Sin da bambina ha amato la saga e sognato di trovarsi ad Hogwarts. Molti sono, nel libro, i riferimenti al maghetto più famoso della letteratura, tra cui il ricordo di quando la ragazza e gli amici d'infanzia Khalil e Natasha si autodefinivano "il terzetto del quartiere più stretto delle narici di Voldemort" o ancora l'aneddoto della compagna di scuola, Britt, costretta dai suoi ad andare per la terza volta all'Harry Potter World, sorseggiare burrobirra e fatto foto con le bacchette. Poverina, non oso immaginare la sua sofferenza!

"Sul letto inferiore c'è un piumone della casa Serpeverde che, lo giuro, prima o poi sarà mio. Sia io che Seven ci siamo appassionati a Harry Potter al contrario: prima abbiamo amato i film, poi i libri. Io avevo contagiato anche Khalil e Natasha. Mia madre aveva trovato il primo film a un dollaro in un mercatino dell'usato quando ancora vivevamo nelle case popolari di Cedar Groven. Seven e io dicevamo di essere dei Serperverdi, perche quasi tutti i Serperverdi erano ricchi. Quando sei piccolo e abiti in un bilocale nei caseggiati popolari, essre ricco è la cosa migliore che possa capitare."

“Facciamo finta di niente” di Jenny Lawson 

Qui la saga e il suo protagonista vengono nominati più di una volta, ma la parte più consistente si trova nel capitolo in cui la protagonista ci parla di un intervento al quale sta per essere sottoposta e del desiderio che la sua cicatrice possa essere a forma di fulmine come quella di Harry Potter. 

“E io: «Ah. Be’, se deve lasciarmi una cicatrice, potrebbe darle una forma interessante? Tipo un fulmine». Lei si limitò a fissarmi, così io spiegai: «Sa... come quello di Harry Potter».”

Resto sul vago e non aggiungo altro per non rovinarvi una futura lettura, vi dico solo che il capitolo in questione si chiama: “La mia vulva sta bene. Grazie per avermelo domandato”.

“La radice quadrata di un’estate” di Harriet Reuter Hapgood


In questo libro non viene propriamente nominato Harry Potter, e non si fa cenno a nulla che faccia percepire se i persoanggi amino o meno la saga del maghetto, ma ad un certo punto, Gottie, la protagonista, nomina una delle figure più amate del mondo di Hogwarts.

"Mi preparo psicologicamente a guardare il dipinto appeso alla parete. Il risultato del mio esame finale per il corso d'arte. E' difficile essere l'unica persona normale in una casa piena di Albus Silente, Peter Pan e Axl Rose, l'amica di affascinanti artisti eccentrici."


Ovviamente questo post sarà un continuo work in progress.
Crescerà se e quando troverò, nelle mie letture future, nuovi riferimenti alla saga.
Voi ne avete mai incontrati nelle vostre? Se è si, in quali?

lunedì 26 ottobre 2015

Recensione: "Svegliami quando tutto sarà finito" di Robyn Schneider

Titolo: Svegliami quando tutto sarà finito
Titolo originale: Extraordinary Means
Autore: Robyn Schneider
Editore: Fabbri Editori
Data di pubblicazione: 08 ottobre 2015
Pagine: 336
Prezzo: 16,00  (cartaceo)

Trama:
Latham House è uno strano posto per incontrarsi. Un tempo era un collegio tra i boschi, ma oggi è tutta un’altra cosa. Dove una volta si raccoglievano studenti da ogni angolo degli Stati Uniti, ora vivono sotto stretto controllo medico oltre un centinaio di giovani affetti da una forma particolarmente grave di tubercolosi. Qui, lontani dal resto del mondo, i ragazzi trascorrono i giorni in perenne attesa, nella speranza di guarire e tornare dalle loro famiglie, dai loro amici, alle loro vite. È una specie di vacanza forzata, ma Lane, il nuovo arrivato, proprio non vuole saperne: ha dei progetti per il futuro e la malattia è solo un ostacolo tra lui e lo studio. 
Ma quando si accorge che il suo fisico non gli permette di restare la notte piegato sui libri, capisce che ci sono cose più importanti. In mensa ha notato un eccentrico gruppo di amici: Marina, una nerd con il pallino del teatro; Charlie, uno scherzoso cantautore in erba; Nick, una miniera di battute taglienti; e infine Sadie, un’aspirante fotografa con la quale condivide un vecchio, imbarazzante ricordo. Lane vuole essere uno di loro. E, soprattutto, vuole ricucire il rapporto con Sadie, incrinatosi un’estate di qualche anno prima. Entrato nel gruppo, Lane scopre una nuova vita, impara a infrangere le regole, a disobbedire in nome dell’amicizia. E insieme a Sadie ci racconta la loro storia, quella di un ragazzo e di una ragazza che giorno dopo giorno si avvicinano, si scoprono e imparano ad amarsi nonostante la malattia. Perché quando il dolore ti spinge all'estremo, l’amore è l’unico rimedio. 

Recensione:
Sembra strano, forse leggendo la trama non lo si direbbe mai, ma quella che racconta Robyn Schneider nelle pagine di questo libro è una storia che parla soprattutto di seconde occasioni.
Proprio così, perché i due protagonisti di questo romanzo, Sadie e Lane, sono due ragazzi che, chi per un motivo, chi per un altro, hanno vissuto le loro vite a metà, non rendendosene neanche conto fino a quando queste non sono state costrette ad una pausa forzata.
La malattia che li colpisce, un tipo di tubercolosi totalmente resistente ai farmaci ed estremamente contagiosa, li obbliga ad abbandonare tutto, famiglie, scuola, amici e progetti futuri, per un soggiorno a tempo indeterminato nel sanatorio di Latham House.
Sono gli stessi protagonisti, Lane e Sadie a narrarci la vita alla Latham e tutto ciò che si sono lasciati alle spalle in un racconto a voci alternate.
Lane è il nuovo arrivato, e la malattia significa per lui un arresto imprevisto al futuro che aveva minuziosamente programmato. Non ha intenzione di sprecare il suo tempo al sanatorio standosene senza far nulla, ed è caparbio nel credere che la tubercolosi non lo terrà lontano dai suoi studi.
Ma Lane non ha fatto i conti con il suo fisico debilitato, e presto si rende conto che, se vuole guarire, dovrà seguire il programma di riposo prescritto dalla Latham.
Sadie è ormai al sanatorio da più di un anno, si è fatta una vita e degli amici tra quelle mura.
Latham House è diventata un po' la sua casa e, strano ma vero, non riesce più ad immaginare la sua vita lontano da quel sanatorio immerso tra le montagne.
Lì lei è una persona sicura, decisa, intraprendente e divertente, molto diversa da quella timida e spaurita ragazzina che era nella vita vera, e la paura di uscire un giorno dalla Latham e tornare ad essere quella che era, la terrorizza.
L'arrivo di Lane, ragazzo che aveva conosciuto ad un campo estivo quattro anni prima, riporta a galla tutti i suoi dubbi e le incertezze.
I brutti ricordi, legati a quel periodo in cui era l'oggetto di scherno di tutti i compagni, la riportano indietro nel tempo a quando era piccola e fragile, a quando erano le parole e i gesti dei suoi compagni le cose che l'avevano ferita di più, e non una malattia.

"Non volevo che la protocillina fosse reale perché non volevo tornare a casa, alla vita scialba e deprimente che mi ero lasciata dietro. Volevo che la Latham restasse la Latham per sempre, volevo che potessimo passare ancora un milione di giorni a giocare a carte sotto il sole, un milione di notti a sussurrare al telefono sapendo che quando mi sarei svegliata avrei trovato Lane ad aspettarmi sulla veranda, i capelli ancora bagnati dalla doccia. 
La Latham era la mia Hogwarts, e la protocillina era la cura per la mia magia. Mi avrebbe trasformato di nuovo in una babbana, in una persona che si sarebbe dovuta preoccupare dei test standard, delle ragazze antipatiche e delle note per i ritardi."

Ma, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere, e anche in questo caso la malattia e la reclusione nel sanatorio diventano, per i due ragazzi, l'occasione per dare una svolta alla loro vita.
Sadie l'ha già fatto, si è fatta degli amici ed è diventata la persona che avrebbe sempre voluto essere, quella che gli amici cercano e vogliono sempre avere attorno.
Lane, invece, lo farà pian piano, rendendosi conto che, nella folle frenesia di raggiungere i suoi obbiettivi scolastici, prendere il massimo dei voti ed entrare alla Stanford, si è perso parte della sua adolescenza. Tante occasioni, esperienze, tappe fondamentali della vita, forse anche le più belle, che non avrà più indietro.

"Non volevo passare i prossimi sei anni a addormentarmi alla scrivania con le cuffie per cancellare il rumore degli altri che si divertivano. Non volevo vivere frettolosamente tutti i momenti di cui avrei capito l’importanza solo quando fossero passati. 
Mi sembrava di riuscire a vedere il modo in cui il mio futuro si era ristretto, opzioni come partite di football e balli scolastici che via via erano scomparsi, finché cercare di non morire era diventata la mia principale attività extracurricolare. 
E anche se la strada avesse smesso di restringersi, non sarebbe mai più stata ampia come una volta"

La tubercolosi, in un certo senso, offre ai due ragazzi l'occasione per ricominciare, mettere il pulsante pausa alle loro vite e ricominciarne di nuove, in un posto diverso, dove nessuno li avrebbe conosciuti e giudicati, dove nessuno si sarebbe aspettato qualcosa da loro.
Lane perciò mette da parte i test attitudinali e gli studi e inizia a vivere, a fare scherzi, a perdere tempo stando in panciolle, ad infrangere regole e anche ad  innamorarsi.
"Svegliami quando tutto sarà finito" è una lettura interessante sotto diversi punti di vista, in particolar modo perché affronta un tema che può sembrare banale e abusato (la storia d'amore tra due giovani malati), ma lo fa in maniera decisamente non convenzionale.
La presenza di qualche refuso sparso qua e là non ha comunque inficiato alla piacevolezza della storia, ricca di riferimenti e citazioni, che molti potranno conoscere e condividere, e di tantissimi passi emozionanti da sottolineare e rileggere.
Ma la cosa più importante che questa lettura ha fatto è farmi affezionare tantissimo ai suoi protagonisti. È impossibile non farlo, non gioire, ridere, soffrire e sperare con e per loro. Ho voluto bene a Charlie, a Lane e a Sadie e, anch'io come loro, ho lasciato Latham House lasciandoci anche un pezzetto del mio cuore.

Considerazioni:
Nonostante di primo acchito questo libro mi abbia fatto pensare a "Colpa delle stelle" di John Green, che non ho particolarmente apprezzato, sono stata trasportata a leggerlo incuriosita dall'ambientazione nel quale la vicenda si svolge, e questo deriva da un interesse nato in me lo scorso anno, quando durante un viaggio in macchina, ho visto sulla strada, prima le indicazioni e poco dopo l'edificio, che ospitava il centro Hanseniano a Gioia del Colle.
Si tratta di un lebbrosario, se non erro l'unico ancora esistente in Italia, che fino a poco tempo fa (ho letto che è stato chiuso ad aprile di quest'anno) ospitava i malati di lebbra.
L'edificio era circondato da un grande giardino e chiuso alla vista da pini altissimi, credo per preservare la completa riservatezza dei suoi degenti.
Vedendolo, io e i miei compagni di viaggio, siamo stati colti dalla curiosità e abbiamo svolto una veloce ricerca a riguardo, scoprendo che i pazienti ancora ricoverati erano in realtà ormai guariti, nel senso che la loro malattia non era più infettiva, ma che per i danni causati da essa avevano scelto di restare a vivere lì per sempre, protetti dai pregiudizi e dagli sguardi indiscreti della gente.
Insomma, hanno visto nel sanatorio che li ha ospitati e curati un guscio sicuro che li avrebbe sempre protetti dalla cattiveria del mondo esterno.
Ricordo di aver subito pensato a cosa si dovesse provare ad essere costretti a vivere in un edificio del genere e a finire addirittura per considerare quella costrizione come l'unica scelta possibile. 
Questa riflessione è presente anche in "Svegliami quando tutto sarà finito", dove i ragazzi finiscono per considerare Latham House non più come qualcosa che tutela le persone sane da quelle malate ma, che al contrario, tutela i malati dalla brutalità del mondo fuori dalla Latham.

"Quando ero arrivata alla Latham avevo pensato che fosse un luogo creato per proteggere il mondo esterno da noi, ma adesso sapevo che era vero il contrario. La Latham proteggeva noi dal mondo esterno."

Quando mi è stata proposta questa lettura, quindi, l'ho vista come un modo per scoprire la vita nei sanatori, e l'ho trovata molto interessante anche da questo punto di vista, tanto che desidero approfondire l'argomento anche con le letture consigliate dall'autrice.
Oltre a tutta la storia, che ho apprezzato, e ai protagonisti, a cui mi sono affezionata, ho trovato molto istruttivo leggere le note dell'autrice a fine libro.
Robyn Schneider, oltre ad essere una scrittrice, è laureata in bioetica e ha studiato storia della medicina, forse è per questo che, pur avendo fantasticato un po' sulla patologia creando una forma di tubercolosi totalmente resistente ai farmaci e un miracoloso farmaco, la protocillina, che riesce a debellarla, si ha la sensazione che sappia esattamente ciò di cui parla, senza mai uscire dal seminato.
Ed è proprio il realismo la cosa che ho apprezzato in queste pagine, nelle situazioni, nell'autenticità dei discorsi e dei sentimenti (sebbene anche qui non manchi qualche passaggio un po' forzato, vedi il fatto che i ragazzi abbiano portato in valigia - per un soggiorno in un sanatorio! - vestiti eleganti, giacche e cravatte, i ragazzi, abitini attillati e guanti di seta, le ragazze). Autenticità che, a mio parere, lo discosta dal libro di Green che, invece, descrive i suoi malati terminali come se non avesse mai conosciuto una persona gravemente malata in vita sua. 
La Schneider nel suo romanzo mette da parte le inutili e inverosimili scenette romantiche, non ci sono folli viaggi in Europa nel suo libro, non troverete costose cene a lume di candela a bordo fiume, o cascate di bollicine di champagne. Il massimo della trasgressione per Sadie e a Lane sarà una scappata da Starbucks a prendere una burrobirra al caffè o una capatina al Luna Park a mangiare popcorn dolce.
Tra queste pagine però troverete protagonisti che imparerete ad amare, persone che impareranno a vedere nella malattia e nell'istituto che li accoglie una seconda chance. La possibilità di ripartire e cambiare rotta, dando colore alle loro vite che fino a quel momento ne erano state prive.

Scontro tra libri:
Come dicevo poco fa, appena si legge questa trama viene istintivo, credo per chiunque lo abbia letto o anche solo conosciuto per fama, fare il collegamento con "Colpa delle stelle", il romanzo young adult, scritto da John Green, che affronta una tematica molto simile.
Seppur affrontando diagnosi differenti, sia i protagonisti di Green, che quelli della Schneider, fronteggiano la malattia, incontrando in quello stesso percorso che li vede lottare per la vita, cose del tutto inaspettate, come l'amicizia e l'amore.
Tuttavia ci sono differenze sostanziali che fanno di uno, un libro commerciale, irreale e forzato (quello di Green) e dell'altro un libro più toccante e verosimile (quello della Schneider).
Parlo sempre per gusto personale ovviamente, ma chiunque abbia un minimo di obiettività potrà convenire con le mie considerazioni.
In "Svegliami quando tutto sarà finito" i protagonisti parlano come due normali adolescenti, un linguaggio concreto e semplice, privo dei discorsi pomposi e assurdi che vedevano coinvolti Hazel e Augustus, con le loro "risonanze metaforiche".
Qui nessun protagonista fa cose insensate come imboccare sigarette spente per togliere ad un oggetto nocivo il potere di uccidere  -__-"
E ancora, qui i ragazzi discutono di tantissimi argomenti che accomunano ed interessano tutti i normali adolescenti: di musica, di libri, di film, di scuola, di social network, non fissandosi unicamente (ed incomprensibilmente aggiungerei) sulla folle ossessione per il finale di un libro.
In poche parole, seppur la trama poteva far presagire qualcosa di simile (sebbene questa sin da subito paia più originale), ho trovato "Svegliami quando tutto sarà finito" migliore sotto tutti i punti di vista. E aggiungo che mi sono affezionata a tutti i suoi protagonisti, ho voluto bene a Charlie, a Sadie e a Lane, e ho sempre sperato nella loro guarigione e nel loro lieto fine, cosa che con Hazel e Gus non mi è successa, anzi, dire che lei la sopportavo appena è dire poco XD

Ringrazio la casa editrice Fabbri Editori per avermi omaggiato di una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

venerdì 23 ottobre 2015

Recensione: "Nightmares!" di Jason Segel e Kirsten Miller

Titolo: Nightmares!
Autore: Jason Segel e Kirsten Miller
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: maggio 2015
Pagine: 416
Prezzo: 14,90 € (cartaceo) 6,99 € (ebook)

Trama:
Charlie Laird ha dodici anni, sua madre è morta da tre e nel frattempo suo padre si è risposato con una donna che è una strega. Letteralmente. Come se non bastasse, Charlie ha dovuto trasferirsi nella lugubre villa di lei. E lì che le creature hanno bussato per la prima volta alla porta della sua cameretta. Ma quello che Charlie non sa è che i problemi sono appena cominciati. Perché all'improvviso le creature che infestano le sue notti prendono a scivolare fuori dai sogni e a confondersi con la realtà. Inizia così una serie ininterrotta di spaventose avventure che trascinerà Charlie sempre più in profondità nell'Oltremondo. Un viaggio straordinario che lo costringerà a guardare dritto negli occhi il suo incubo peggiore. Prima di poter tornare a casa, prima di sentirsi finalmente a casa. 

Recensione:
"Nightmares!" è il libro con il quale Jason Segel, noto attore conosciuto dai più per il ruolo di Marshall nella serie televisiva "How I met your mother", esordisce nel ruolo di scrittore. Ad accompagnarlo in quest'avventura c'è Kirsten Miller, scrittrice di libri per ragazzi.
Pur essendo autoconclusivo, il volume è il primo di una serie che ha come protagonista Charlie Laird e il mondo degli incubi.
Charlie ha perso la madre da tre anni e da otto mesi vive in una strana ed inquietante villa viola con suo padre Andrew, il suo fratellino minore Jack e Charlotte DeChant, la sua matrigna, o "mostrigna", come lui la preferisce chiamare.
La villa ha due secoli di storia alle spalle, e la famiglia DeChant se la tramanda da generazioni. Sia l'enorme casa, con la sua svettante torre ottagonale, che la donna dai ricci capelli rossi, i penetranti occhi verdi e il naso aquilino, non suscitano in Charlie alcuna fiducia, anzi, lui le disprezza e inizia a credere fortemente che siano esse la causa dei tormentati incubi che infestano, da mesi, le sue notti.
Da quando si è trasferito in quella strana casa, Charlie non ha più fatto sogni sereni. Anziché dormire, come un ragazzino di dodici anni dovrebbe fare, passa le notti affacciato alla finestra, osservando la sua vecchia casa in fondo alla strada. L'ultimo posto dove è stato davvero felice.
Ma la stanchezza e il sonno hanno spesso la meglio sul povero ragazzo e, tazze di disgustoso e amaro caffè nero, e piramidi di scatoloni stracolmi di roba, ammassati per barricare tutte le porte, non possono niente contro gli incubi che non attendono altro che Charlie chiuda gli occhi.
Non appena succede, il nostro protagonista è catapultato in un mondo dove tutte le sue peggiori paure prendono vita: l'Oltremondo.
Più le notti diventano orrende, più le giornate sono invivibili. Charlie col passare delle settimane cambia, in preda al malumore, ed è sempre più convinto che dietro tutto quello che gli sta accadendo ci sia la mostrigna.
Tuttavia la situazione non riguarda solo lui, il ragazzo si rende conto che tutti i suoi amici stanno avendo incubi, la paura si sta pian piano impadronendo di tutta la città.
Per salvare la sua famiglia e i suoi amici, Charlie intraprenderà una pericolosa avventura che lo vedrà incontrare i personaggi più disparati, sconfiggere i suoi incubi e liberarsi dalle sue paure.
"Nightmares!" è sicuramente un libro adatto al lettore a cui è rivolto, che ha pressoché l'età del suo protagonista. Un bel libro molto curato e accattivante anche dal punto di vista grafico, una bellissima copertina e le altrettanto belle illustrazioni interne, lo rendono senza dubbio un bel volume da tenere in bella mostra nella propria libreria.
Nonostante il titolo, non si tratta di un libro spaventoso, e chiaramente, l'intento degli autori non era quello di creare una storia dell'orrore, ma lasciare invece un messaggio costruttivo attraverso il racconto di un mondo ricco di fantasia e di personaggi stravaganti. 
La cosa più bella di questa lettura, quella che resta dopo il turbinoso e caotico viaggio nell'Oltremondo, è sicuramente il messaggio finale: non si può scappare dalle proprie paure, altrimenti queste ci inseguiranno per sempre, rafforzandosi e condizionando la nostra vita. L'unico modo per liberarsi di esse è affrontarle, e forse in qualche caso ci si potrà anche rendere conto che, ciò di cui si aveva paura, non era poi così spaventoso come ci si aspettava e che spesso il nostro più grande nemico, in realtà, non è altro che la paura stessa.

Considerazioni:
Lo confesso! È stata la curiosità la cosa che mi ha spinto a voler leggere questo romanzo, volevo conoscere il modo di scrivere di Jason Segel e il tipo di storia che aveva scelto di raccontare. La copertina, come sempre, ha giocato un ruolo importante, perché questo è davvero un bel libro da vedere e da sfogliare, molto curato nel carattere, nella stampa e nelle illustrazioni.
E devo quindi complimentarmi con la DeAgostini che è rimasta fedele alla versione originale.
Per quanto riguarda la storia, è carina, adatta al pubblico a cui è rivolta (una fascia d'età che va dagli 8 ai 12 anni), e con una morale della favola, sempre ben presente e comprensibile, che è sicuramente il punto forte di questo racconto.
Nonostante questo credo che sia un libro troppo infantile per essere apprezzato anche da un pubblico più adulto. Esistono libri, come "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry o "Lo straordinario viaggio di Edward Tulane" di Kate DiCamillo, che pur essendo rivolti ai ragazzi, sono in grado di conquistare qualsiasi cuore, da quello del più piccino a quello più maturo, e questo non solo per quello di cui raccontano, ma per la delicatezza e la poesia con cui lo fanno. 
Tornando alla storia di Segel, posso dire di aver apprezzato molto la parte iniziale e quella conclusiva, purtroppo però tutta la parte più corposa, quella centrale in cui ci viene descritto il viaggio di Charlie nell'Oltremondo, l'ho trovata caotica e confusionaria.
Troppo incalzante, ricca di personaggi ed eventi a cui però viene dedicato poco tempo e attenzione. Si passa velocemente da un incontro con un personaggio stravagante, all'incontro con il successivo che non gli è da meno, e tutto questo senza dare al lettore il tempo di ambientarsi. 
Nel finale invece ritroviamo la bellezza della storia nella sua semplicità, un nucleo familiare con i suoi meccanismi da oliare, un mondo reale fatto di persone vere in cui gli incubi, fortunatamente, non trovano più posto.

Curiosità: 
Il seguito di "Nightmares!" è stato pubblicato lo scorso settembre negli Stati Uniti con il titolo: "The Sleepwalker Tonic".

Ringrazio la casa editrice De Agostini per avermi inviato una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

mercoledì 21 ottobre 2015

In my mailbox #19


Salve avventori!
Coma va l'umore in queste giornate d'autunno?
Siamo nella stagione piovosa con i primi freddi, quella che si direbbe ideale per starsene sotto le coperte a leggere.
Magari si potesse davvero trascorrere i mesi freddi così, andandosene in un simil-letargo tra coperte, libri, biscotti e tazze di cioccolata calda.
Purtroppo la vita ci impone di alzarci ed uscire per sbrigare gli impegni, andare a lavorare, fare commissioni e beccarci il freddo, gli acquazzoni e i malanni >.<
E poi ci sono le mie amiche su twitter che amano l'autunno e non fanno che postare paesaggi fiabeschi su cui brilla il sole illuminando boschi dagli incantevoli colori autunnali.
Ma quando mai! Li hanno visti davvero paesaggi così? L'autunno qui è tutt'altro: è pioggia, è grigiore, è buio >_<
Passando ora alle cose belle, voglio mostrarvi gli  ultimi arrivi nella nostra libreria *-*
La maggior parte sono omaggi da parte delle CE che non mancano di farci felici con la loro disponibilità.

♥ Hugo e Rose di Bridget Foley 
Omaggio della casa editrice 
Questo mi è sembrato subito un libro particolare. La trama mi ha incuriosita, parla essenzialmente dell'incontro e dello scontro tra due mondi, quello reale e quello onirico. La protagonista, Rose, sembra mandare a repentaglio tutta la sua vita per quello che sembra essere letteralmente l'uomo dei suoi sogni. Ho sentito parlare sia bene che meno bene di questa lettura, e non vedo l'ora di farmi una mia opinione.


♥ La fata dei ghiacci di Maxence Fermine 
Omaggio della casa editrice 
Il terzo e ultimo capitolo della trilogia che ha come protagonista Malo e le sue straordinarie avventure nel Regno delle Ombre. 
Ho letto entrambi i capitoli precedenti di questa saga, "La piccola mercante di sogni" e "La bambola di porcellana", apprezzandoli in maniera crescente. Il primo mi aveva deluso, il secondo l'ho trovato carino, quindi mi aspetto da questo una lettura da almeno quattro biscotti U_U


♥ Les Revenants di Seth Patrick 
Omaggio della casa editrice 
Non ho mai visto la serie TV a cui l'autore ha fatto testo per scrivere il suo romanzo, e ne sono immensamente felice, perché così leggere questo libro sarà tutta una sorpresa. Little Pigo lo ha già letto e apprezzato, e io spero di poter fare presto altrettanto. Nel frattempo ogni tanto mi delizio a guardare la bella copertina, chiedendomi cosa questo libro dall'aria tanto misteriosa riserverà al suo interno. CuriossissimaMe *-*


♥ La casa di Parigi di Elizabeth Bowen 
Omaggio della casa editrice 
Anche questa volta una bella copertina, che racchiude una storia immersa in un'atmosfera che, personalmente, trovo molto affascinante. In una casa parigina, in un freddo inverno del dopoguerra, verranno coltivati i semi per una piccola grande storia d'amore.




♥ Il canto del ribelle – la vera storia di Loki di Joanne Harris 
Omaggio della casa editrice 
Dopo il successo della saga nei suoi due capitoli “Le parole segrete” e “Le parole di luce", la Harris ha deciso di accontentare i suoi numerosissimi fan scrivendo un prequel, in cui narrerà la vera storia di Loki. Immagino già tutti gli occhi a cuoricino delle sue sostenitrici ♥_♥




♥ Svegliami quando tutto sarà finito di Robyn Schneider 
Omaggio della casa editrice 
Quando la casa editrice mi ha proposto questo titolo, inizialmente ero scettica, perché mi ha fatto istintivamente pensare a "Colpa delle stelle " di John Green, che, come forse saprete, non mi ha fatto impazzire. 
Tuttavia ho trovato questa trama molto più interessante e insolita rispetto a quella di Green, quindi l'ho richiesto. E devo dire che non me ne sono affatto pentita, anzi! L'ho letto tutto d'un fiato, ma ve ne parlerò meglio nella mia recensione.

♥ Tutta la magia dei sogni di Cassie Beasley 
Omaggio della casa editrice 
Ho grandi aspettative su questa storia che dalla trama mi ha ricordato un po' il film di Tim Burton "The big fish". 
Da queste pagine mi aspetto magia, bizzarrie e tante emozioni. Inoltre voglio spendere due parole per la bellissima copertina, che la DeAgostini ha mantenuto fedele all'originale. Peccato solo per l'assenza delle illustrazioni che nella versione originale sono ad opera di Diana Sudyka.


♥ Dralon di M.C. Willems
Omaggio dell'autrice 
Ho avuto il piacere e l'onore di leggere questo bellissimo fantasy, il primo di una trilogia, che ha come protagonista la famiglia Moffet e le loro avventure o disavventure (dipende dai punti di vista) che hanno inizio quando gli viene recapitata in casa, da uno strano postino, una pendola. Ma per saperne di più dovrete aspettare la recensione ^__<




Allora cosa ne dite delle nostre new entry? Avete letto qualcuno di questi titoli?

lunedì 19 ottobre 2015

Recensione: "La gemella silenziosa" di S.K. Tremayne

Titolo: La gemella silenziosa
Titolo originale: The ice twins
Autore: S.K. Tremayne
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: 10 settembre 2015
Pagine: 320
Prezzo: 16,90 €

Trama:
A Sarah piace il silenzio assoluto della sera che avvolge l’isola di Skye. Le piace muoversi piano nella penombra e accarezzare delicatamente i biondi capelli della sua bambina di sette anni, Kirstie, che si è appena addormentata. Mentre osserva le sue manine che stringono il cuscino, Sarah ripensa a quando quelle mani si stringevano a quelle, identiche, della sorella gemella Lydia. Niente le distingueva: stesse lentiggini, stessi occhi azzurro ghiaccio, stesso sorriso giocoso. Ma, un anno prima, Lydia è morta improvvisamente e ha lasciato un vuoto così grande che ha costretto Sarah e la sua famiglia a fuggire da tutto e da tutti su quell’isola spersa nel mare di Scozia. 
Lì, tra scogliere impervie e cieli immensi, Sarah sente che lei, la bambina e suo marito Angus potranno forse ritrovare la serenità. Eppure, mentre si avvicina l’inverno, Kirstie è sempre più strana. Diventa silenziosa, riflessiva, improvvisamente interessata a cose che prima non amava. Sempre più simile a Lydia, la gemella scomparsa. 
Quando un giorno si scatena una violenta tempesta, Sarah e Kirstie rimangono isolate. Nel buio, col solo mugghiare del vento ad ascoltarle, Kirstie alza gli occhi e sussurra: «Mamma, perché continui a chiamarmi Kirstie? Io sono Lydia. Kirstie è morta, non io». Sarah è devastata e il tarlo dell’errore comincia a torturarle l’anima. Cos'è successo davvero il giorno in cui una delle gemelle è morta? È possibile che una madre possa non riconoscere sua figlia? 

Recensione:
Non so come definire esattamente questo libro, "La gemella silenziosa" non rientra in un genere specifico ed etichettarlo come un thriller sarebbe sbagliato oltre che riduttivo.
In queste pagine convergono in realtà molteplici aspetti e quella che inizialmente può apparire come una semplice storia drammatica, si trasforma in un'avvincente e misteriosa narrazione sospesa tra realtà e follia.
L'interrogativo che ruota attorno alla domanda posta dalla gemella sopravvissuta "«Mamma, perché continui a chiamarmi Kirstie? Io sono Lydia. Kirstie è morta, non io»." cambia improvvisamente le sorti del racconto che improvvisamente si tinge di tinte inquietanti, macabre e spettrali.
Lo scrittore, come un abile giocatore, mescola le carte e ci fornisce il nostro mazzo in cui sono sapientemente distribuiti frammenti di verità e di bugie.
A cosa credere dunque? E in chi riporre la nostra fiducia?
Se in un primo momento si è pronti a compatire la povera famiglia sgangherata, con il procedere della lettura il lettore è portato a dubitare di ognuno di loro.
La tragedia c'è stata, una bambina (anche se non è chiaro quale) è morta, e anche se tutti sembrano proclamarsi estranei ai fatti, in egual misura paiono esserne responsabili, se non addirittura colpevoli.
Dietro la piccola e tormentata Kirstie, si può nascondere qualsiasi cosa: una bambina che vuole attirare l'attenzione su di sé, una gemellina a cui è stato strappato improvvisamente un pezzo di se stessa, una sorella che sa più di quello che dice o una mente disturbata che, con orribile cattiveria, gioca a fingere di essere perseguitata dalla sorellina morta.
Anche i genitori, Angus e Sarah, però sembrano nascondere la loro parte di segreti.
È qui che il libro diventa una sorta di thriller psicologico in cui sta al lettore farsi strada, tra cose dette e non dette, alla ricerca della verità.
Ma l'aspetto che rende "La gemella silenziosa" particolare e differente, rispetto ai soliti thriller in circolazione, è quello soprannaturale. 
Presenze, supposte o reali, aleggiano fra queste pagine rendendo la lettura affascinante e tenebrosa come i meravigliosi e solitari luoghi in cui è ambientata.
Il punto di forza di questo romanzo è caratterizzato soprattutto dall'atmosfera in cui è immerso: le impervie, e al contempo meravigliose, isole scozzesi.
L'inospitale Eilean Torran (il nome è di fantasia ma è ispirato alla vera Eilean Sionnach in cui Tremayne ha soggiornato) con i suoi paesaggi tetri, solitari, nebbiosi e paludosi, in cui si può leggere tutta la sublime bellezza della natura, e quella sua forza che fa sentire l'uomo piccolo, solo e indifeso.
Ed è proprio così che si sentiranno i tre membri della famiglia, soli e impotenti a combattere contro i fantasmi del passato che, su quell'isola, sembrano essere tornati con maggiore prepotenza, a rivendicare la propria sete di verità.
Sebbene abbia trovato molte situazioni poco credibili (spiegherò meglio a cosa mi riferisco nelle considerazioni qui sotto) ho trovato questa lettura coinvolgente e intrigante.
Il mistero delle gemelline di ghiaccio mi ha catturato, ma più che il mistero in se per sé, lo ha fatto la gemellina sopravvissuta, con i suoi sguardi malinconici, a volte tristi a volte vacui, i pianti disperati, le crisi di panico, i timidi e impacciati (per non dire disastrosi) tentativi di stringere nuove amicizie, la sua ingenua speranza e la disperata voglia di ricominciare ad essere nuovamente felice.

"Non è tanto la mia morte ad essere intollerabile, quanto la morte di quelli che mi circondano. Perché io li amo e una parte di me muore con loro. Perciò ogni tipo di amore, se volete, è una forma di suicidio".

Considerazioni:
Se non hai letto questo libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Ho trovato questo libro abbastanza avvincente e affascinante.
Ho adorato l'atmosfera in cui è immerso, la lugubre e malinconica descrizione dei paesaggi e delle isole scozzesi. Durante la lettura ci viene descritta una frazione di mondo, isolata e caparbia, ancora attaccata alle tradizioni, che con forza resiste ad ogni gelido e impervio inverno per tornare a vivere e risplendere, all'arrivo della bella stagione, con le immutate bellezze di una natura, pressoché incontaminata.
Anche la trama mi ha coinvolta e appassionata, soprattutto ho apprezzato la fusione tra diversi generi: drammatico-thriller-paranormale che ha reso ancora più interessante ed accattivante la storia.
Il lettore durante questa lettura ha modo di porsi più domande, e le certezze e i dubbi vengono continuamente ribaltati.
Qual è la sorella sopravvissuta? Lydia o Kirstie?
Cosa ha causato in lei tanta confusione? Dentro di lei alberga davvero lo spirito della sorellina defunta? O il suo è solo un modo macabro e inquietante di punire i suoi genitori?
Inoltre fino alla fine c'è sempre la domanda principale: cos'è successo veramente quel triste giorno in cui una delle gemelle ha perso la vita cadendo dal balcone?
Atmosfera, ambientazione e trama, dunque, sono tre premesse perfette per un capolavoro, tuttavia pur essendomi piaciuto abbastanza, non sono riuscita ad apprezzare pienamente questo romanzo, poiché mi sono trovata, fin troppo spesso, in netto contrasto con le decisioni e i comportamenti dei protagonisti.
Per dirla tutta ho trovato illogica e sconclusionata quasi ogni loro azione.
Partendo dal principio, mi è sembrato poco realistico e decisamente assurdo che dei genitori che hanno perso una bambina, e a cui è rimasta solo una figlia si trasferiscano in un posto così sperduto. Un'isola deserta tutta per loro che si può raggiungere solo con una barca (che non possiedono e che non sanno portare).
Mi risulta difficile credere possibile questa situazione. 
I due genitori, anziché trasferirsi in un posto sicuro, pratico, magari un quartiere pieno di bambini, con la scuola a due passi, in modo da rendere più facile l'inserimento della figlia rimasta, gli preferiscono un posto desolato, triste e problematico.
Un posto che sembra perfetto per far riemergere in maniera prepotente i vecchi fantasmi assopiti.
Questo è solo uno dei tanti punti che mi hanno lasciata interdetta, portandomi via via a considerare la storia poco credibile.
Non ho compreso, ad esempio, i silenzi e le molteplici bugie tra i due coniugi. Anche se quelle di Angus sono parzialmente giustificate dalla rivelazione finale, non capisco come abbia potuto accordare i cambi d'identità della figlia, pur essendo a conoscenza di tutta la verità. 
Ho trovato tutto il comportamento del marito insensato, nocivo, totalmente sbagliato.
Ha in tutti i modi remato (consapevolmente), contro la sua stessa famiglia, non pensando che le sue azioni avrebbero potuto seriamente danneggiare non solo la sanità mentale di Sarah, ma anche quella della piccola Kirstie.
Inoltre, perché far credere al suo amico Josh che Kirstie fosse una spietata assassina quando lui conosceva una verità ben diversa e decisamente meno orrenda?
Un padre non dovrebbe sempre proteggere suo figlio? Perché allora far credere la sua bambina ancora più disturbata di quanto già non lo sembrasse?
Raccontare (sapendo di mentire) che Kirstie avesse ucciso la sua gemella, per gelosia e con una fredda consapevolezza, è una cosa aberrante. E a quale pro? 
Se avesse raccontato la verità lo si sarebbe potuto giustificare addicendo che l'uomo aveva bisogno di uno sfogo dopo un anno di menzogne. Ma quali benefici può sortire uno sfogo quando si sa di mentire e lo si fa, per giunta, raccontando una versione così disgustosa?
Col senno di poi (conoscendo tutta la verità), ripensando a quella confessione aperta, non ho potuto fare a meno di pensare a quanto il tutto fosse assolutamente senza senso.
Altro punto su cui ho avuto molto da ridire è stato il modo avventato, violento e ingiustificato con cui Sarah ha attaccato il marito accusandolo di abusi sulle figlie (affibbiandogli anche peccati di cui nessuno lo aveva accusato), senza prima accertarsi, o indagare oltre, nelle parole di sua figlia.
Ha dato credibilità e peso ha delle parole, nemmeno così pesanti, dette da una bambina di soli sette anni, che un giorno andava in giro dicendo di essere Kirstie e il giorno dopo di essere Lydia.
Inoltre se solo avesse chiesto qualche spiegazione in più, tutto sarebbe stato subito chiarito.
Per quanto riguarda la grande rivelazione sugli eventi, posso dire che era imprevedibile solo in parte, ovvero: non avrei mai previsto la motivazione per la quale Sarah era stata, in parte, colpevole dell'accaduto, ma era abbastanza chiaro, già da metà lettura, che lei avesse una consistente parte di colpa e che non lo rammentasse.
Era chiaro perché, altrimenti, tanto astio e odio da parte di suo marito sarebbe stato inspiegabile.
Per quanto riguarda il finale devo dire che forse ne avrei preferito uno anche più tragico ma, quello che ci viene offerto dallo scrittore, mi è parso una "buona" conclusione a quelle che erano le vicende di una famiglia ormai distrutta da eventi insanabili.
Il finale appunto l'ho ritenuto uno dei pochi fatti credibili e coerenti della narrazione, sebbene non abbia trovato altrettanto vere e coinvolgenti le reazioni dei protagonisti a suddetto epilogo.
Quanto facciamo un salto nel futuro a sei mesi dopo le vicende narrate, lo scrittore, per perseguire il suo scopo, e non far quindi intendere fino all'ultimo le sorti dei suoi protagonisti, parla in maniera troppo fredda e generica.
In parte raggiunge lo scopo (dico in parte perché, anche quello che voleva essere il colpo di scena ultimo, ad un certo punto della lettura è chiaro), ma a scapito del sentimento. 
Come può essere credibile che una bambina che è stata traumatizzata per un anno intero dalla perdita della sorella e che sei mesi prima era talmente angosciata al solo pensiero di perdere un altro membro della sua famiglia, sia esso suo padre o persino il suo amato cane Beany, possa prendere così bene, e con una tale noncuranza, la morte di sua madre?
Sia Kirstie che Angus nella loro ultima visita a Eilean Torran paiono freddi, calmi e sereni, come se nulla di tragico e irreparabile fosse accaduto, nelle loro vite, solo pochi mesi prima.
Ora, da tutte queste considerazioni può parervi strano e contraddittorio il mio giudizio finale, ma in realtà non lo è, anzi! 
Questo libro mi ha coinvolta e mi ha incuriosito molto. Nel leggerlo ero ansiosa di scoprire quale verità si celasse dietro la storia delle due gemelline di ghiaccio, e il fatto che ci fosse davvero qualcosa di soprannaturale, dietro tutto, me lo ha fatto apprezzare maggiormente.
È stato giusto a causa della poca credibilità che ho riscontrato negli eventi se qui sotto notate quattro biscottini anziché qualcuno in più.

Ringrazio la casa editrice Garzanti per avermi inviato una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro