lunedì 29 agosto 2011

Estratto: "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban" di J.K. Rowling

Rieccoci qui, con il nostro Café littéraire, oggi vi propongo un passo tratto da "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban" di J.K. Rowling, per esattezza il momento in cui la famosa e a quanto pare gustosa burrobirra fa la sua prima comparsa all'interno della storia  del nostro caro maghetto....
A proposito se volete conoscere la ricetta della "magica" bevanda ecco Qui due varianti.
Ora tornando a noi e al nostro passo: E' il terzo anno, e Harry si è infiltrato senza averne il permesso, nella gita a Hogsmeade. E' pieno inverno e i tre infreddoliti decidono di rifugiarsi in un pub del villaggio "Tre manici di scopa"....


*   *   *    *   *

[...]Hogsmeade sembrava un biglietto natalizio: i piccoli cottage col tetto spiovente e i negozi erano coperti da uno strato di neve fresca; c'erano ghirlande di agrifoglio sulle porte e candele incantate appese agli alberi.
Harry tremava; a differenza degli altri due, non aveva il mantello. Risalirono la via, le teste chine contro il vento, Ron e Hermione intenti a urlare attraverso le sciarpe.
"Quello è l'ufficio postale..."
"Zonko è da quella parte..."
"Potremmo andare fino alla Stamberga Strillante..."
"Sapete cosa vi dico?" propose Ron, coi denti che battevano. "Perché non andiamo a prenderci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa?"
Harry era più che d'accordo: il vento era tagliente e lui aveva le mani gelate, così attraversarono la strada e dopo qualche minuto entravano nella piccola locanda.
Era molto affollata, rumorosa, calda e fumosa. Una donna ben tornita con un viso grazioso stava servendo una comitiva di chiassosi stregoni al bancone.
"Quella è Madama Rosmerta" disse Ron. "Vado a prendere da bere, d'accordo?" aggiunse, arrossendo un pochino.
Harry e Hermione si fecero strada fino in fondo al locale, dove c'era un tavolino libero tra la finestra e un bell'albero di Natale vicino al camino. Ron tornò cinque minuti dopo con tre boccali schiumanti di Burrobirra bollente.
"Buon Natale!" disse allegramente alzando il suo.
Harry bevve a lunghi sorsi. Era la cosa più squisita che avesse mai assaggiato e gli parve che lo scaldasse tutto da dentro.
Una corrente improvvisa gli scompigliò i capelli. La porta dei Tre manici si era riaperta. Harry gettò uno sguardo in quella direzione da sopra l'orlo del boccale e la Burrobirra gli andò di traverso.[...]




giovedì 25 agosto 2011

Estratto: "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano

Care lettrici ^_^
Rieccoci al nostro café. Oggi voglio proporvi un passo del libro "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano, un passo che mi ha molto affascinato, perché fonde la matematica, quindi cose razionali con l'amore! 
Usa la matematica per descrivere l'unicità del suo sentimento, e questo mi piace perché è un po' quello che fa il mio love quando scrive dei bigliettini dolci per me.
Lui infatti non scrive solo cose smielate, ma cerca di descrivermi i suoi sentimenti attraverso la scienza, la fisica quantistica e teorie varie sull'anima, sempre in maniera dolce. Io trovo questo molto romantico *___*
Beh ora la smetto di annoiarvi e vi lascio a questo dolcissimo passo!!!
Alla  prossima!!!


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[...]I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per  stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all'altro  Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché non li si scopre.Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto.[...]


mercoledì 24 agosto 2011

Estratto: "Lo Zahir" di Paulo Coelho

Come prima lettura vi propongo un passo tratto dal "Lo Zahir" di Paulo Coelho.
Allora mettetevi comodi, assaporate la vostra cioccolata e buona lettura!


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[...]Prendo un taxi fino al centro di Parigi, mi faccio portare all’Arc de Triomphe. Comincio a camminare lungo gli Champs-Elysées, in direzione dell’Hotel Bristol, dove di solito consumavo una cioccolata calda con Esther ogni volta che uno di noi tornava da un viaggio all’estero. Era una sorta di rituale di ritorno a casa, un’immersione nell’amore che ci teneva uniti, anche se la vita ci spingeva verso strade sempre più diverse.

Continuo a camminare. Le persone sorridono, i bambini sono allegri per queste poche ore primaverili in pieno inverno. Il traffico scorre fluido, tutto sembra perfettamente in ordine, tranne il fatto che nessuno di questi individui sa – o finge di non sapere, o semplicemente non gli interessa – che ho appena perduto mia moglie.Ma non capiscono quanto sto soffrendo? Dovrebbero sentirsi tutti tristi, commossi e solidali con un uomo dall’anima sanguinante d’amore. Invece seguitano a ridere, immersi nelle loro piccole e miserabili vite che si realizzano solo nei fine-settimana.Che pensiero ridicolo: probabilmente molte delle persone che incrocio hanno l’anima dilaniata – e io non so perché né come stiano soffrendo.Entro in un bar per comprare le sigarette, e lì mi rispondono in inglese. Vado in una farmacia per acquistare un certo tipo di pasticche alla menta che adoro, e il commesso mi parla in inglese. (Entrambe le volte, ho formulato la mia richiesta in francese.) Prima di arrivare in albergo, vengo fermato da due ragazzi appena arrivati da Tolosa: vogliono sapere dove si trova un certo negozio; hanno già abbordato vari passanti, ma nessuno ha capito cosa dicevano. Che sta succedendo? Durante le mie ventiquattr’ore di detenzione hanno forse cambiato la lingua degli Champs-Elysées?Il turismo e il denaro sono in grado di fare miracoli: come mai non me ne sono accorto prima? Perché, a quanto pare, Esther e io non abbiamo più preso quella cioccolata da molto tempo, anche se siamo partiti e tornati varie volte nell’ultimo periodo. C’è sempre stato qualcosa di più importante. C’è sempre stato un impegno improrogabile.“Sì, amore mio, la prossima volta andremo a bere la nostra cioccolata, torna presto... Sai che oggi ho un’intervista davvero importante e non posso venire all’aeroporto; prendi un taxi, tengo il cellulare acceso: se c’è qualcosa di urgente, puoi chiamarmi, altrimenti ci vediamo stasera.”Il telefono cellulare! Lo tiro fuori dalla tasca, e lo accendo immediatamente; squilla varie volte, e in ogni occasione il mio cuore sussulta; sul piccolo display, leggo i nomi delle persone che mi stanno cercando, ma non rispondo a nessuna. Magari comparisse un “anonimo”: potrebbe essere soltanto lei, giacché il suo numero di telefono è noto soltanto a una ventina di persone che si sono impegnate a non divulgarlo. Invece non compare, sono tutti numeri di amici o professionisti piuttosto intimi. Vorranno chiedermi che cosa è successo, vorranno aiutarmi (come?), vorranno sapere se ho bisogno di qualche cosa.Il telefono continua a squillare. Devo rispondere? Devo incontrare qualcuna di queste persone?Decido che rimarrò solo finché non avrò capito che cosa sta succedendo.Arrivo al Bristol: Esther diceva sempre che è uno dei pochi alberghi di Parigi dove i clienti sono trattati come ospiti, e non come senzatetto alla ricerca di un riparo. Mi salutano come se fossi uno di famiglia. Scelgo un tavolo davanti allo splendido orologio, ascolto il pianoforte, guardo il giardino all’esterno. Devo essere pratico, studiare le alternative: la vita continua.Non sono né il primo né l’ultimo uomo a essere stato abbandonato dalla moglie – ma bisognava proprio che accadesse in un giorno soleggiato, con la gente sorridente per le strade, coi bambini che cantano, con la primavera che mostra i primi segni, con il sole che splende, con gli autisti che rispettano le strisce pedonali?

Prendo un tovagliolo: voglio cavare queste idee dalla mente e metterle sulla carta. Accantoniamo i sentimenti e vediamo che cosa devo fare:

a) Considerare la possibilità che sia stata sequestrata, che in questo momento sia in pericolo di vita, e io che sono il suo uomo, il suo compagno di sempre, devo smuovere cielo e terra per ritrovarla. Risposta a questa eventualità: ha preso il passaporto. La polizia non lo sa, ma ha portato via anche alcuni oggetti di uso personale e un portafogli con alcune immaginette di santi protettori che prendeva sempre con sé quando partiva per andare all’estero. Ha ritirato dei soldi dalla banca. Conclusione: si stava preparando per partire.b) Considerare la possibilità che abbia creduto a qualche promessa, la quale, alla fine, si è trasformata in una trappola. Risposta: spesso si era cacciata in situazioni pericolose – faceva parte del suo lavoro. Ma mi avvertiva sempre, giacché io ero l’unica persona nella quale poteva riporre piena fiducia. Mi diceva i posti degli appuntamenti, con chi sarebbe entrata in contatto (anche se, per non mettermi in pericolo, la maggior parte delle volte usava il nome di battaglia dell’individuo con cui doveva vedersi) e che cosa avrei dovuto fare nel caso non fosse tornata entro una certa ora. Conclusione: non aveva in mente un incontro con qualcuna delle sue fonti di informazione.c) Considerare la possibilità che abbia trovato un altro uomo. Risposta: non c’è una risposta. Fra tutte le ipotesi, è l’unica che abbia un senso. E questo non posso accettarlo: non posso accettare che se ne vada in una tale maniera, senza comunicarmi almeno una ragione. Sia io sia Esther siamo sempre stati orgogliosi di affrontare insieme tutte le difficoltà della vita. Abbiamo sofferto, ma non ci siamo mai mentiti l’un l’altro – anche se tacere alcune avventure extraconiugali faceva parte delle regole del gioco. Di certo, ha cominciato a cambiare dopo aver conosciuto un certo Mikhail, ma questo giustifica la fine di un matrimonio dopo dieci anni? Anche se fosse andata a letto con lui, se si fosse innamorata, non avrebbe messo sulla bilancia tutti i momenti passati insieme, tutto ciò che abbiamo conquistato, prima di partire per un’avventura senza ritorno? Era libera di viaggiare a suo piacimento, viveva circondata di uomini, soldati che non vedevano una donna da chissà quanto tempo, ma io non le ho mai domandato niente, e lei non mi ha mai detto niente. Eravamo entrambi liberi, e ci sentivamo orgogliosi di questo. Ma Esther è scomparsa. Lasciando alcune tracce visibili solo per me, come se si trattasse di un messaggio segreto: “Me ne sto andando via.” Perché? Vale davvero la pena di rispondere a questa domanda? No, giacché nella risposta si cela la mia incapacità di tenermi accanto la donna che amo. Vale la pena di cercarla per convincerla a tornare? Implorare, mendicare un’altra possibilità per il nostro matrimonio. Tutto ciò sembra ridicolo: è meglio soffrire come ho già sofferto in precedenza, allorché altre donne amate hanno finito per lasciarmi. È meglio che mi lecchi le ferite, come ho fatto in passato. Per qualche tempo, continuerò a pensare a lei, mi trasformerò in un essere dolente, farò irritare tutti gli amici perché non avrò altri argomenti all’infuori dell’allontanamento di mia moglie. 

Tenterò di trovare una giustificazione per quello che è accaduto, trascorrerò i giorni e le notti rivedendo mentalmente i momenti passati accanto a lei, finirò per concluderne che è stata dura nei miei confronti, proprio con me che ho sempre cercato di essere disponibile e di fare del mio meglio. Troverò altre donne. Camminando per la strada, a ogni istante incrocerò qualcuna che potrebbe essere lei. Soffrirò giorno e notte, notte e giorno. E questo potrà durare settimane, mesi, forse anche più di un anno.
Finché una mattina, al risveglio, mi renderò conto che sto pensando a qualcosa di diverso e capirò che il peggio è ormai passato. Il cuore è affranto, ma si riprenderà e riuscirà a scorgere ancora la bellezza della vita. È già successo in precedenza, e accadrà di nuovo: ne sono sicuro. Se qualcuno se ne va è perché arriverà qualcun altro – io incontrerò nuovamente l’amore.[...]



martedì 23 agosto 2011

Café littéraire

Ciao a tutti!! 
Per chi non mi conoscesse sono Muriomu de "Il meraviglioso mondo di Muriomu" 
E' dallo scorso novembre che ho aperto il mio primo blog, e poco tempo dopo avevo deciso di aprire una sezione all'interno di esso ( il Café littéraire appunto) dove inserire alcuni passi dei libri più belli. 
Così Il 30 gennaio aprii il mio Café... 
Ora aggiornare quella sezione era diventato complicato quindi per facilitarmi il "lavoro" ho deciso di creare un blog a parte, ed eccoci qui.
Ora per chiarirvi le idee...
Cos'è un Café littéraire??? Un caffè letterario è un luogo d'incontro dove si parla di letteratura, si scambiano idee, si possono ascoltare brani dei libri letti da attori,  assistere a spettacoli, il tutto sorseggiando un caffè o una cioccolata... come io preferisco.
L'idea della rubrica è nata dalla fantasia mia e della mia sorellina minore Piccopì... ogni tanto ci ritroviamo a fantasticare di quello che sarebbe bello avere nella nostra città, posti di ritrovo ecc.. ed insieme ad un bel parco grande e verde, dove stenderci a leggere e pensare, quello che saltava sempre fuori (soprattutto per trascorrervi i pomeriggi e le serate fredde e invernali) era appunto il caffè letterario dove poter leggere e sorseggiare una buona cioccolata calda *___*
Sognavamo di aprirne uno tutto nostro XD quindi visto che realizzarlo materialmente resterà solo un sogno, perché non realizzarne uno virtuale?
Allora venite a trovarci!! I libri sono belli, la cioccolata è buona e i prezzi non sono alti XD... un saluto all'entrata, e un commentino, e saremo felici di ospitarvi per ore ed ore ^___^