martedì 29 giugno 2021

Recensione: “La banda dei cinque - Sull'isola del tesoro“ di Enid Blyton

Titolo: La banda dei cinque - 1. Sull'isola del tesoro
Autore: Enid Blyton
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: dicembre 2017
Pagine: 216
Prezzo: 15,20 €


Trama:
Julian, Dick e Anne trascorreranno le vacanze estive a Kirrin Bay con la simpatica zia Fanny, lo scontroso zio Quentin e la cugina Georgina che non hanno ancora mai conosciuto.
Sperano di divertirsi e di vivere un’estate ricca di avventure, sarà così?

Recensione:
Julian, Dick e Anne sono tre fratelli perlopiù coetanei, Julian, il più grande, ha 12 anni, Dick 11 e la più piccola Anne 10. Sono tre ragazzi molto uniti, che amano giocare insieme e divertirsi all'aria aperta, sempre alla ricerca di grandi avventure.
Ed ecco che una sera sono riuniti dai genitori per decidere quale sarà la meta delle loro prossime vacanze estive, le prime che trascorreranno senza di loro.
Dopo poco la decisione è presa, andranno a stare dagli zii a Kirrin Bay, lì potranno divertirsi liberamente, nuotare e giocare all'aria aperta quanto vogliono, in più potranno anche godere della compagnia di Georgina, la cugina undicenne che non hanno ancora mai avuto modo di conoscere.
Arrivati a Kirrin Cottage, i ragazzi si ritroveranno a convivere con una zia simpatica e dolce, uno zio scorbutico e taciturno, e una cugina solitaria e imbronciata che preferisce essere chiamata George, anziché Georgina.
George, inizialmente diffidente, si lascerà presto conquistare dalla travolgente simpatia e affabilità dei cugini, con i quali deciderà presto di condividere due dei suoi più preziosi tesori: Kirrin Island, la piccola isola di famiglia che erediterà da grande, e il suo fedele amico, il cane Timothy.
Ecco che la banda dei cinque è formata. Quattro ragazzini e un cane, cinque amici uniti per la pelle, sempre pronti ad andare in esplorazione.
Ed è mentre sono in visita sull'isola, tutti intenti a guardarsi intorno e godere del fascino dell’isolotto e del suo castello diroccato, che li coglie una furiosa tempesta, al termine della quale avrà inizio la loro prima straordinaria avventura.
I ragazzi scopriranno, infatti, che la tempesta ha riportato a galla un antico relitto che trasportava la mappa di un tesoro...
Come lasciarsi scappare l’opportunità di imbarcarsi in questa eccitante impresa?
Ma ogni avventura ha i suoi pericoli e un relitto spuntato dal nulla non passa certo inosservato, presto i ragazzi si renderanno conto di non essere gli unici sulle tracce del misterioso tesoro...

Queste sono le premesse della prima delle svariate imprese in cui la banda dei cinque si imbatterà. 
Enid Blyton ha messo insieme i giusti elementi per dare vita a delle appassionanti avventure per ragazzi. Un gruppo di amici, giornate spensierate, sole, spiaggia, mare, isole deserte da esplorare, misteri da scoprire e tantissimo tempo libero...
Be’ immaginate di essere ragazzini e di venire trasportati in questo libro... non sarebbe meraviglioso? Non sembra anche a voi di percepire la stessa inebriante sensazione di libertà e spensieratezza?
È così che avrei pensato di sentirmi leggendo queste pagine. Justin, Dick, Anne e Georgina hanno la fortuna di vivere ciò che qualsiasi ragazzino della loro età vorrebbe vivere, eppure, l’incanto che speravo scoccasse, non è scoccato.
Per un momento ho creduto di aver perduto quello spirito fanciullesco che mi ha sempre accompagnato e di cui vado fiera, ma no, non è così.
Solo poco fa ho riletto “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett, e ho anche letto per la prima volta “Anne di Tetti Verdi” di Lucy Maud Montgomery, anche questi due famosi romanzi per ragazzi con protagonisti dei ragazzi, e quelli sì, con le loro incantevoli descrizioni, con le atmosfere e le emozioni che riescono ad evocare, hanno saputo trasportarmi nelle loro pagine e farmi desiderare di essere lì, a Misselthwaite Manor e/o ad Avonlea.
Con la banda dei cinque non è successo lo stesso, probabilmente sarebbe stato diverso se l’avessi letto da bambina, chissà, ma oggi, evidentemente, mi occorre qualcosa di più per immedesimarmi, che personaggi dai caratteri abbozzati e incoerenti, e avvenimenti poco credibili e fin troppo prevedibili.
Tuttavia, credo che questa si possa considerare una piacevole lettura per ragazzi, una storia carina che mette in risalto il valore dell’amicizia e come condividere le cose belle con gli amici, sia più appagante che tenersele per sé.
Georgina, con l’arrivo dei cugini, cambia prospettiva e da bambina indisponente e scontrosa, diventa una persona con la quale è piacevole stare assieme.
E poi c’è la fantasia, la partenza verso un’impresa inimmaginabile, la bellezza della scoperta, con tutti gli imprevisti e le soddisfazioni del caso... un modo carino per sognare ed evadere dalla realtà... e io stessa, nonostante mi aspettassi qualcosa di più dalla lettura, sono curiosa di scoprire in quali circostanze avverranno le prossime vacanze e dove esse ci condurranno.

Considerazioni:
Quando ero bambina adoravo la serie TV della banda dei cinque.
Mi è capitato di vederla forse solo per un’estate, ma mi ha subito conquistata, tanto da aver lasciato in me il suo ricordo. Volevo vivere con i ragazzi mille fantastiche avventure, ero sempre in attesa di sapere quali imprese ci avrebbero atteso nell'episodio successivo, e desideravo di viverne anch'io in prima persona, in compagnia delle mie sorelle.
Ero felice di poter rivivere quelle emozioni attraverso i libri ma, come già detto, le aspettative sono state disattese.
La prima avventura del quintetto non mi ha trasportato come avrei voluto, e in particolare non ho trovato sufficiente simpatia per i personaggi e per come ci vengono descritti.
Uno zio estremamente antipatico e limitato, egoista e in qualche circostanza insensibile, e non avrei avuto nulla da ridire se lui fosse stato rappresentato così, come ha dimostrato di essere, fino alla fine.
Perché di genitori e zii antipatici né è pieno il mondo, non tutti possono essere brave persone.
Ma il cambio di registro improvviso, sul finale, la svolta sentimentale data dall'inaspettato mutare delle condizioni economiche della famiglia, non mi è piaciuto affatto.
Se un genitore è un buon genitore lo è, sia che sia povero, sia che sia ricco.
La frustrazione non deve giustificare il fatto che una persona sia violenta con un figlio o un animale, solo perché “stressata”.
Questo messaggio non mi è piaciuto per niente, come non ho apprezzato, in alcune circostanze, Georgina e alcune sue esternazioni, e quindi come la scrittrice abbia descritto le ragazze in generale.
Questa differenza che viene costantemente evidenziata tra ragazzi e ragazze, tra quello che può fare uno e quello che non può fare l’altra, e il fatto che (guarda caso), ogni idiozia venga compiuta dalla piccola Anne, mi ha contrariata moltissimo.
Non ho nulla in contrario al fatto che Georgina preferisca identificarsi con un ragazzo piuttosto che con una ragazza, se è questo ciò che sente di essere, è giusto così.
Ciò che non ho approvato sono i motivi per cui desidera essere considerata un maschio. Non perché ci si senta a livello di identità, ma perché, a suo dire, le ragazze non sanno fare ciò che lei sa fare, non possono arrampicarsi bene sugli alberi, non sanno nuotare bene, ma sanno solo ridere e starnazzare.
Non avrei criticato questa scelta se la morale della favola fosse stata che, attraverso la compagnia di Anne, si fosse resa conto che anche le ragazze possono fare bene, se non meglio, le stesse cose che fanno i maschi.
Ma così non è stato.
Anne viene difatti descritta come la stupidina del gruppo, e a George non resta che rimanere giustamente ferma nelle sue convinzioni.
Non so se il suo punto di vista muterà con gli altri capitoli della serie, ma sono curiosa di scoprirlo.
Nonostante queste cose che non mi abbiano fatta impazzire, nonostante, in generale, mi aspettassi che l’avventura mi entusiasmasse maggiormente, trovo comunque carina e apprezzabile l’idea di una saga di avventura a misura di ragazzi, anche se le avventure che vedono coinvolto il gruppetto non sono affatto ordinarie.
Quello che è sicuro è che, anche a ragione di come si è conclusa questa avventura, sono molto curiosa di scoprire, non solo quali saranno le altre sfide dei fantastici cinque, ma anche come evolveranno le loro vite, che sicuramente, dopo questa prima peripezia, non potranno più essere le stesse.

il mio voto per questo libro


lunedì 21 giugno 2021

Recensione: "La casa delle meraviglie" di Anna Vivarelli

Titolo: La casa delle meraviglie
Autore: Anna Vivarelli
Illustrazioni: Giulia Dragone
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 4 marzo 2021
Pagine: 128
Prezzo: 9,50 €

Trama:
Case, case, case: da quando sua mamma è andata via, Emma non ha fatto che cambiarne. Il padre possiede un catalogo sconfinato di abitazioni che propone in vendita ai clienti, così, ogni volta che l’appartamento in cui vivono viene venduto, lei e il suo papà possono sceglierne uno nuovo. La casa perfetta deve avere qualche imperfezione, altrimenti verrebbe subito comprata! 
L’attico senza ascensore, la casa spaziosa che affaccia sulla ferrovia, la villetta difficile da raggiungere. 
Dopo la ventunesima casa, però, i due arrivano al Bosco delle Fate, una radura alle porte della città con alcune casette mobili parcheggiate. È la casa più piccola che abbiano abitato, tanto che Emma immagina di averla presa in prestito da una fata. Anche le persone che conoscono in quel posto hanno qualcosa di speciale: la misteriosa Giulietta delle stelle con il suo telescopio, il fattore Giacomino e la sua banda di piccoli Giacomini, il ciclista De Filippis con un aneddoto dei tempi andati sempre in tasca… e quando viene l’ora di partire la bambina non ha dubbi: quello è il posto che non vuole smettere di chiamare casa.   

Recensione:
Perché leggiamo?
Ci sarebbero molte risposte per questa domanda. Perché i libri ci permettono di viaggiare senza bisogno di bagagli, perché ci fanno volare con la fantasia, immaginare nuovi posti e scenari, vivere vite diverse dalla nostra.
A volte ci donano quella fuga dalla realtà che tanto aneliamo, quell'ora di spensieratezza, di distacco dai problemi e tutto il resto.
Bene, "La casa delle meraviglie", come suggerisce il titolo, fa tutto questo.
È una storia che parla di avventura e libertà. Di un padre e di una figlia che prendono la vita così come viene, senza pensare troppo al futuro, senza preoccuparsi di ciò che sarebbe più opportuno fare.
L'uomo, dopo essere stato abbandonato dalla moglie, partita per i Paesi Bassi con il suo ex (o come ripetono sempre nel libro "con la sua Hertogenbosch"), non si butta giù e trova il modo per rendere la vita della figlia indimenticabile, un sogno in cui tutto è possibile e non ci sono limiti all'immaginazione.
I due bastano l'uno all'altra, si divertono scegliendo di volta in volta nuove case in cui abitare, andando in giro in bici la domenica con il signor De Filippis, facendo barbecue o rilassanti soste in trattoria.
Fino a che non decidono di fermarsi davvero, una volta per tutte, al Bosco delle Fate, un villaggio turistico di abitazioni su ruote. Finalmente Emma può avere una casa, che per quanto piccola e bizzarra, è completamente sua.
Gli scoiattoli saltano da un albero all'altro, gli uccellini cinguettano, lei può guardare le stelle la sera e fare colazione la mattina sul suo amatissimo dehors.
È vero, deve fare un po' di strada ogni giorno per arrivare a scuola, ma cos'è un piccolo sacrificio paragonato ad ore ed ore di pace e armonia?
Ma purtroppo anche al Bosco delle Fate i guai non tardano ad arrivare: i nostri due amici dovranno di nuovo fare i bagagli alla ricerca dell'ennesima casa? 
Potrei dire tante cose su questo libro, ma la più importante è che rappresenta una ventata di aria fresca, proprio ciò che ci vuole in questi tempi così turbolenti.
Leggere di Emma, e della sua vita all'aria aperta, senza regole e priva di monotonia, un'esistenza a zaino in spalla alla ricerca di nuove emozioni, mi ha fatto sognare, una vita diversa, un nuovo posto in cui stare, una quotidianità senza abitudini e routine.
Questo libro sa di spensieratezza, sa di vita vera, fatta di cose essenziali, ore all'aria aperta, gite alla scoperta di diversi scenari e perché no, anche merende e spuntini, che non guastano mai.
Altra cosa che ho apprezzato molto è il rapporto tra Emma e suo padre, all'insegna della sincerità e della comunicazione. I due parlano di tutto, della nuova vita della mamma, dell'infanzia del papà, delle sue vecchie cotte, dei soprusi che ha dovuto subire da bambino, della timidezza che gli ha sempre fatto da freno.
E poi anche gli altri personaggi, tutti così amichevoli e particolari, uno fra tutti il venditore ambulante di formaggette Giacomino e la sua bellissima e numerosa famiglia, pecore comprese. Impossibile non amarli!
Insomma, un libro che consiglierei a tutti, che mi ha fatto innamorare della sua magica atmosfera, e che presenta un unico difetto: finisce troppo presto.

Ringrazio la casa editrice Feltrinelli per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

lunedì 14 giugno 2021

Recensione: “La casa ai confini della magia” di Amy Sparkes

Titolo: La casa ai confini della magia
Autore: Amy Sparkes
Editore: Terre di Mezzo Editore
Data di pubblicazione: 25 marzo 2021
Pagine: 232
Prezzo: 14,00 €

Trama:
La piccola Nove farebbe di tutto per fuggire dal fatiscente sottoscala dove quella vecchia serpe di Taschino “alleva” una banda di orfanelli costringendoli a rubare per lui.
Un giorno sfila una casa in miniatura dalla borsa di una misteriosa donna dall'abito scarlatto, bussa alla porticina e all'improvviso si trova all'interno, dove una potente strega ha intrappolato un troll armato di spolverino, un giovane mago in pigiama e un cucchiaio parlante. Solo Nove può salvarli: in cambio riceverà un gioiello di inestimabile valore in grado di cambiarle la vita per sempre. Ma prima dovrà affrontare una serie di prove, una più folle e pericolosa dell’altra.

Recensione:
A volte la vita ci riserva anche le fragole 🍓
A volte si è a un soffio dalla magia senza nemmeno saperlo.
Ed è proprio quello che è successo a Nove.
Nella vita di Nove - una ragazzina costretta a rubare per tenersi stretta un tetto sulla testa - c’è ben poca magia e ben poco per cui essere felici.
Nessuno spazio per la gentilezza, l’affetto, e i sogni. E Taschino, il terribile uomo che la ospita in cambio di “doni” non fa che ricordarglielo “Oggi niente fragole”, continua a ripeterle, come a dire che la vita non regalerà gioie a loro, perché la vita con i poveri, e i derelitti non è mai dolce.
Questa è una lezione che Nove sa a memoria, e il suo carattere e il suo animo si sono temprati di conseguenza, costruendole attorno una corazza spessa e dura che le ha ingabbiato il cuore. Niente può turbarla, nulla può ferirla.
Ogni giorno esce in strada con lo scopo di trovare qualcosa di prezioso da rubare per donarlo al suo “padrone”, in modo da meritarsi la permanenza al Nido.
Tutto qui. Nessun sogno, nessuna aspirazione, nessun piano per riappropriarsi della sua vita e della libertà.
Ma una giornata di furti come un’altra cambierà la sua esistenza... in pochi attimi, giusto il tempo di un “toc toc” ad una minuscola porta.
Ed ecco che, in un attimo, Nove si trova al cospetto della più assurda e ridicola casa che abbia mai visto.
Una costruzione storta e sbilenca, un insieme scomposto di guglie, torri, finestre e comignoli.
E, oltre quella porta, conoscerà il più bislacco gruppo di inquilini che si potrebbe immaginare: un giovane mago strambo sempre in pigiama, un buffo troll con il suo inseparabile spolverino, e un cucchiaio in kilt scozzese!
Una casa assurda quanto i suoi ospiti, da cui la ragazzina vorrebbe immediatamente scappare, ma se fosse proprio quella la sua unica occasione per cambiare vita?
Una maledizione da sciogliere, un incantesimo da spezzare, una serie di prove da superare, e qualcuno su cui contare.
Nove affronterà gli incanti racchiusi nella casa ai confini della magia nella speranza di perseguire il suo scopo, afferrare la sua ricompensa e fuggire via, verso la sua libertà, e invece, nel mentre, capirà tante cose, sugli altri e su se stessa.
Che nella vita ci si può anche fidare di qualcuno, che non necessariamente si deve stare da soli, che la magia non è poi così male, e che le fragole ci sono, e sono riservate anche a lei.
Un libro molto carino e divertente, che fa sognare e viaggiare con la fantasia, fa ridere grazie a quello strampalato gruppo di inquilini uno più eccentrico dell’altro... come non adorare Eric. il dolcissimo troll pasticcione, che pensa di poter scacciare via ogni dolore offendo caramelle?
Un libro che fa sperare nell'amicizia, nella forza della gentilezza e nelle seconde opportunità.
Avrei voluto che la storia continuasse ancora, vedere Nove sciogliersi in un gesto affettuoso e gentile, avere il tempo di viaggiare con tutti loro, verso mondi sconosciuti, a bordo di quella straordinaria casa dalle mille stanze e magie.

Ringrazio Terre di mezzo editore per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro


giovedì 10 giugno 2021

Recensione: "Un incantevole aprile" di Elizabeth von Arnim

Titolo: Un incantevole aprile
Autore: Elizabeth von Arnim
Editore: Fazi Editore
Data di pubblicazione: 30 marzo 2017
Pagine: 287
Prezzo: 15,00 €

Trama:
In un club della Londra anni Venti due signore inglesi scoprono di essere accomunate da una vita amorosa insoddisfacente, molto diversa da quella che avevano sognato il giorno del matrimonio. 
Mrs Wilkins, timida e repressa, è sposata con un avvocato ambizioso che «loda la parsimonia, tranne quando si tratta del cibo che finisce nel suo piatto», mentre Mrs Arbuthnot, estremamente religiosa, ha come marito uno scrittore di biografie sulle amanti dei re: per una donna come lei, una cosa davvero sconveniente. 
Insieme decidono di rispondere a un annuncio per l’affitto di un castello a San Salvatore, piccola cittadina della Liguria, per tutto il mese di aprile. 
A loro si uniscono l'anziana e rigida Mrs Fisher e Lady Caroline, giovane e bellissima ereditiera stanca della vita mondana e dei numerosi spasimanti. 
Le quattro donne, che si conoscono a malapena, si lasciano così alle spalle la grigia e piovosa Inghilterra per godersi un mese di vacanza in Italia. 
Immergendosi nel calore della primavera italiana e nella bellezza placida del luogo, le signore imparano ad apprezzarsi e ritrovano la speranza.

Recensione:
Immaginate di trovarvi a Londra e vedere la pioggia cadere e cadere e cadere ancora, senza sosta. Il vento non vi dà pace e, per quanto ne sapete, difficilmente una giornata luminosa porterà uno spiraglio di speranza nella vostra vita.
Poi improvvisamente un curioso annuncio su un giornale cattura la vostra attenzione:

"Per gli estimatori dei glicini e del sole. 
Piccolo castello medievale italiano sul Mediterraneo affittasi ammobiliato per il mese di aprile. Servitù essenziale inclusa"

Come reagireste?
Beh, suppongo più o meno come Lotty Wilkins e Rose Arbuthnot, che da quel momento in poi non riescono a smettere di fantasticare di mollare tutto e partire per quella meta così desiderabile.
Le due non si conoscono, se non di vista, eppure la voglia di dare una svolta alla loro esistenza è così forte dal portarle ad incontrarsi.
Dispongono entrambe di una piccola somma, ma affittare un castello, in Italia per giunta, e per un intero mese, sembra essere piuttosto dispendioso.
Che fare quindi: rinunciare al loro sogno o trovare il modo per realizzarlo?
Inutile dire che le donne londinesi cercheranno di trovare la soluzione al loro problema, e tale soluzione prende il nome di Mrs Fisher, anziana signora cresciuta a stretto contatto con le personalità più eminenti di quei tempi lontani, e lei, la bellissima Lady Caroline Dester, da tutti ammirata ed elogiata, ansiosa di rifugiarsi in un luogo dove nessuno la conosce o la corteggia.
Dopo qualche preparativo, un paio di bugie bianche, e più di un contrattempo, eccole finalmente in viaggio alla volta del piccolo paesino ligure affacciato sul mare.
Le quattro donne sono molto diverse tra loro, esteticamente ma anche caratterialmente, ma su una cosa concordano: il castello di San Salvatore vale ogni centesimo speso.
La vista con affaccio sul mare, la spiaggia antistante, l'esuberanza floreale, la sovrabbondanza di profumi e la riservatezza del posto, offrono alle affittuarie proprio l'oasi di pace di cui avevano tanto bisogno.
 
Lo splendore dell’aprile italiano si raccoglieva ai suoi piedi; il sole la inondava di luce, il mare dormiva, muovendosi appena. 
Oltre la baia, le montagne, incantevoli con le loro squisite sfumature, erano anch’esse addormentate nella luce, e sotto la finestra, in fondo al giardino in pendenza costellato di fiori, si ergevano le mura del castello, e un alto cipresso sembrava una gigantesca spada nera che tagliava in due i blu e i viola delicati, le sfumature di rosa delle montagne e il mare. 
Rimase a bocca aperta. 
Quanta bellezza... e lei lì ad ammirarla. 
Quanta bellezza, e lei che ne godeva. Lei, con il viso immerso nella luce, con i profumi che entravano dalla finestra e la accarezzavano, con una brezza delicata che le muoveva appena i capelli. 
Al largo, nella baia, un gruppo di barche di pescatori stava sospeso sul mare calmo come uno stormo di uccelli candidi. 
Quanta bellezza, quanta. Essere ancora viva per vederla, essere riuscita a vederla, respirarla, sentirla... era incantata.

E se in un primo momento tutte, ad esclusione dell'esuberante e lungimirante Lotty, rifiutano il contatto con le altre, convinte di poter ritrovare se stesse solo nel silenzio della solitudine, con il tempo scopriranno l'importanza del sostegno reciproco, dell'amicizia e, perché no, anche dell'amore.
Un libro affascinante, ricco di descrizioni sognanti, che trasporta il lettore in un posto paradisiaco, in cui ci si vorrebbe perdere per non fare più ritorno.
Ma non solo, anche una storia permeata di ironia, e caratterizzata da personaggi ricchi di sfumature. 
Prima di tutto Lotty Wilkins, una donna eccentrica ed esuberante, un misto tra Holly Golightly di "Colazione da Tiffany" e la su di giri Harley Quinn di "Suicide Squad".
Dopo essersi sentita in trappola per anni, accanto un marito che la voleva dimessa e virtuosa, ritrova se stessa in Italia, la voglia di vivere, di dar voce ai suoi pensieri e alle sue emozioni, il bisogno di amare e sentirsi amata.
E poi l'amica Rose Arbuthnot, sempre dedita ai meno fortunati, ma mai a se stessa, che non fa che ripensare con nostalgia ai primi anni di matrimonio, pieni di leggerezza, intimità e passione. Rose, proprio come dice il suo nome, fiorisce in quel paesino ligure, ritrova il bene per se stessa e la voglia di riabbracciare con il consorte la felicità perduta.
Se questi due figure sono quelle predominanti, ciò non toglie che anche Mrs Fisher e Miss Dester subiscono un processo di cambiamento, un percorso che le porta a fare un viaggio dentro se stesse per uscirne più mature e consapevoli.
 
Mrs Fisher fissava il fuoco con le mani in grembo, immobile. Aveva accanto a sé la lampada da lettura, ma non stava leggendo. Quella non le sembrava una sera adatta per dedicarsi alla lettura dei suoi amici defunti. 
Ormai aveva l’impressione che dicessero sempre le stesse cose, si ripetessero senza sosta e non si riuscisse più a cavarne nulla di nuovo. Indubbiamente erano più grandi di qualsiasi contemporaneo, ma avevano l’immenso svantaggio di essere morti. 
Da loro non c’era da aspettarsi più nulla mentre dai vivi c’era da aspettarsi di tutto. Adesso desiderava ardentemente il contatto con i vivi, con il cambiamento; tutto ciò che era cristallizzato e compiuto la annoiava.

In generale, soprattutto grazie alla caparbietà di Lotty, le quattro affittuarie riscoprono il dono della compagnia reciproca, e dei legami che solo un viaggio così straordinario può cementare.
Elizabeth von Arnim ha costruito uno splendido romanzo femminile, perfetto per ritrovare la speranza nei tempi bui, ma anche per riflettere e sognare.
Tuttavia ho trovato il finale un po' troppo lieto e forzato: come se i pezzi del puzzle fossero stati manomessi giusto per farli combaciare alla perfezione.
Quindi anche i siparietti equivoci, i malintesi e le divergenze di anni vengono risolti in un nonnulla, alla tarallucci e vino, per intenderci.
Inoltre, cosa ben peggiore, tramite il personaggio dell'affascinante Lady Caroline viene fatto passare il messaggio che la bellezza viene sempre al primo posto, ragion per cui qualsiasi uomo, anche il più assennato, non può resistere di fronte alla più splendida delle donne.
Mah, avrei preferito qualcosa di diverso, una maggiore attenzione verso la personalità e la bontà d'animo piuttosto che rivolta all'apparenza, tuttavia la scrittrice, pur di salvaguardare i matrimoni esistenti, e guidata dalla voglia di dare un risvolto rosa ad ogni personaggio, finisce per cospargere di zucchero una trama che, a mio parere era già perfetta così, senza bisogno dell'inserimento di cavalieri senza macchia e rinnovate promesse d'amore.

il mio voto per questo libro

martedì 8 giugno 2021

Recensione: “Qui nel mondo reale” di Sara Pennypacker

Titolo: Qui nel mondo reale
Titolo originale: Here in the Real World
Autore: Sara Pennypacker
Illustrazioni: Jon Klassen
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 27 ottobre 2020
Pagine: 304
Prezzo: 17,00 €

Trama:
Ware non vede l’ora di trascorrere l’estate perso nel suo mondo, a sognare di cavalieri medievali e, in generale, per i fatti suoi. Ma i genitori lo iscrivono all'odiato centro estivo, dove dovrà sopportare “interazioni sociali significative” e tutte le attività previste per i cosiddetti “ragazzi normali”.
Quando scopre una chiesa in rovina poco distante, l’estate prende una piega decisamente più avvincente. In mezzo alle macerie incontra una ragazzina che coltiva papaye. Si chiama Jolene e non lo accoglie di certo a braccia aperte; prima cerca di cacciarlo, poi non smette di prenderlo in giro e dirgli che lui non vive nel mondo reale. Per quanto siano diversi, i due hanno però una cosa in comune: per loro quel posto diventa un rifugio. Un rifugio minacciato, purtroppo, che Ware è deciso a salvare seguendo le regole del codice cavalleresco.
Ma com'è un eroe nella vita vera? E cosa possono fare due ragazzini da soli?

Recensione:
“Qui nel mondo reale” è un libro scritto per i sognatori, per tutti coloro che amano le storie, le avventure e hanno un grande senso di giustizia e che in quella giustizia ci credono fortemente.
Ware, il piccolo protagonista di questo libro, è un ragazzino particolare, diverso dalla norma e dai tipici ragazzini della sua età.
Se i suoi coetanei amano giocare insieme a calcio, fare sport, e stare in gruppo, Ware preferisce di gran lunga starne fuori.
Lui adora leggere libri, viaggiare con la fantasia, perdersi nei sogni ad occhi aperti, costruire fortini e castelli, e stare da solo.
La solitudine non lo spaventa, non lo fa sentire isolato o triste, no, lui è perfettamente a suo agio con se stesso, ed è di quella solitudine che ogni tanto ha bisogno per riprendersi dal caos e dal trambusto del mondo circostante.
È diverso, ma non per questo sbagliato.
Purtroppo, le particolarità delle persone, ciò che le rendono diverse dalla massa, e quindi uniche e speciali, sono spesso mal viste dagli altri.
Ma è terribile quando chi non ti comprende, chi cerca di cambiarti e volerti diverso è proprio la tua famiglia, tua madre e tuo padre, le persone che dovrebbero capirti di più al mondo.
E a Ware succede proprio questo. 
I suoi non lo fanno con cattiveria, eppure c’è tanta ignoranza, e chiusura nei loro pensieri. Poca sensibilità ed empatia nei loro discorsi.
Sua madre non riesce a pensare ad una felicità diversa dalla sua, lei che da ragazzina era così popolare, che aveva tanti amici, come può concepire che suo figlio sia soddisfatto e contento nella sua solitudine?
Non lo ascolta, non per davvero. Non tiene conto dei suoi desideri, ma pensa solo a ciò che, secondo il suo modo di vedere le cose, è giusto per lui.

«Sdraiato sul pavimento? Perché non mi hai sentita? Sai quanto mi sono preoccupata? Cosa stavi facendo?»
«Stavo... pensando agli otto.»
«Cosa?» 
«Guardando» si era corretto «Guardando come gli otto in realtà sono cerchi su altri cerchi.» Sperava di aver dato la risposta giusta , quella che avrebbe scacciato l’ansia della mamma. 
Non era stato così. 
«Guardare non è fare, Ware. Cosa stavi facendo?» 
«lo stavo facendo nella mente.» Aveva indicato il soffitto, aveva cercato di mostrarle come i vortici di intonaco creavano un’infinità di simboli dell’infinito verticali. «Vedi?» 
«Oh, Ware» aveva detto lei sprofondando nel letto con la testa tra le mani. «Io voglio solo che tu sia felice.» 
Questo lo aveva solo confuso ulteriormente. Sdraiato sul pavimento, aveva avvertito la presenza fisica della felicità. Si era sentito come se avesse inghiottito un seme che brillava. Ma il viso della mamma era triste... 
«Ci proverò mamma» aveva promesso, credendoci «Ci proverò di più.»

Così, per far sì che il loro unico figlio diventi più “normale”, più ordinario, decidono - nonostante le numerose rimostranze del ragazzo - di iscriverlo ad un centro estivo. Un luogo pieno di coetanei e di attività da fare insieme.
E se alcuni ragazzini sarebbero entusiasti all'idea di spendere il loro tempo e la loro estate in questo modo, Ware non lo è affatto! Per lui è una tortura.
Ma da bambino sensibile qual è, e per non provocare inutili dispiaceri e preoccupazioni ai suoi, accetta il suo destino.

Ma l’estate si rivelerà ricca di sorprese e deliziosi imprevisti, e non perché muterà il suo modo di essere, o rivaluterà l’importanza della socializzazione, o ancora, capirà di essere “sbagliato”, cambiando rotta. No!
Questo sarebbe stato davvero un messaggio sbagliato, e per fortuna la storia andrà in maniera molto diversa.

Ware ci prova a frequentare quel campo estivo, ma più ci prova più capisce che quello non è il luogo per lui, che quella non è la sua idea di divertimento e che lui così non sarà mai felice.
Ma la felicità può essere proprio dietro l’angolo e Ware la troverà nei resti di una vecchia chiesa abbandonata, sul retro del campo estivo.
Qui conoscerà Jolene, una ragazzina apparentemente scorbutica, che coltiva papaye nel parcheggio della chiesa.
Una ragazzina con un sogno da realizzare e tanto bisogno di aiuto per farlo. Aiuto che non chiederà mai espressamente, perché troppo orgogliosa per farlo.
E Ware sarà lì per lei, ad aiutarla a coltivare, non solo le papaye, ma anche il suo sogno, a ricordarle di credere in ciò che fa e in se stessa, e prometterle che non perderanno il loro terreno e - da bravo cavaliere - a lottare sempre per ciò che è giusto.

Dal suo canto Jolene che, ha sì un sogno da realizzare, ma vive con i piedi ben piantati a terra, ripeterà spesso e volentieri al nostro piccolo protagonista che “non siamo nel Magico Paese della Giustizia, ma qui nel mondo reale” e nel mondo reale i sogni, i desideri e la giustizia, non hanno mai la priorità.

Ma Ware, nonostante la sua giovane età, nonostante le avversità e la promessa quasi impossibile da mantenere, riuscirà in tantissime cose in quella estate che aveva tutte le premesse per essere bollata come disastrosa.
Si farà dei buoni amici e farà di tutto per aiutarli, troverà la sua strada e capirà più a fondo se stesso, e riuscirà ad esprimere i suoi sentimenti ai genitori e farsi accettare per ciò che è: un bambino particolare, ma felice.

“E Ware sorprese se stesso. Disse tutto allo zio. Che si sentiva diverso dagli altri ragazzi, che ruzzolavano nella vita in branchi, che saltavano in mezzo a quello che accadeva, qualunque cosa fosse. Che a lui piaceva osservare le cose dai margini per un po’, fare una ricognizione dalla torre di guardia. E che poteva passare ore da solo, a fare cose o solo a pensare, senza annoiarsi. E poi disse allo zio la cosa peggiore. «Lei vorrebbe avere un figlio normale.»”

Mi sono riconosciuta molto in Ware, il piccolo protagonista di questo libro.
Per la sua sete di giustizia, il suo essere sognatore e per il suo sentirsi un po’ diverso dai coetanei.
Per volere cose diverse da quelle che ci si aspetterebbe da lui, e sentirsi giudicato per questo.
Sara Pennypacker ha dato vita ad un libro meraviglioso, perfettamente in bilico tra favola e realtà.
Tra il mondo di Ware che vive con la testa per aria, in un pianeta dove tutto dovrebbe essere giusto e felice, e quello di Jolene dove mai nulla lo è stato.
I due mondi si mischiano perfettamente tra loro, si influenzano e si mescolano, in un’ambientazione reale - il parcheggio di una chiesa - che i due trasformano in un vecchio castello che pare uscito da un libro di cavalieri e principesse.

Gli adulti compiono un ruolo marginale, ma fondamentale, per i due ragazzini, perché sono loro che li hanno plasmati, dando vita alle loro forze e debolezze.
Facendo credere a Jolene che non cambierà mai niente nella sua vita, spingendola quindi a non credere in se stessa; facendo credere a Ware che se non cambierà se stesso non gli succederà mai niente di buono.
Ed è stato triste e straziante leggere la disperazione con cui, quel dolce e sensibile bambino ha, quasi fino alla fine, sperato in una miracolo che lo facesse diventare come gli altri, solo per rendere felice sua madre, non pensando mai a rendere felice se stesso.
Perché lui era già felice così, ed è questo ciò che conta, non seguire gli ideali di vita altrui.
E sarebbe bastato così poco, anche solo ascoltare ciò che aveva da dire, per comprenderlo.

Durante la lettura ho davvero sentito di volergli bene, di volerlo abbracciare, stringere forte e dirgli che non necessariamente bisogna essere tutti uguali.
Che non avrebbe mai dovuto desiderare di cambiare per essere un po’ più adatto al mondo, ma è il mondo, semmai, che dovrebbe essere un po’ più adatto a lui.

Ringrazio Rizzoli per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro