lunedì 30 aprile 2018

Estratto: "La ragazza dei lupi" di Katherine Rundell

Salve avventori!
Oggi ho pensato di proporvi un passo tratto da "La ragazza di lupi" di Katherine Rundell, un libro davvero particolare che, come avrete intuito dalla recensione, vi consiglio di leggere.
In questa scena l'autrice ci parla del gelido inverno della Russia, e di quanto a volte sia difficile resistere ad un clima così rigido.
Il tutto si conclude con un prezioso consiglio che Marina, la madre della protagonista, offre alla bimba e, di rimando, a tutti noi.
Mettetevi comodi, sorseggiate un po' di cioccolata, e buona lettura!

Nel corso della sua vita, Feo aveva incontrato cinque tipi di freddo. 
C'era il freddo del vento, che passava inosservato; era molesto, rumoroso, e arrossava le guance come uno schiaffo, ma non riusciva ad uccidere nessuno, nemmeno quando ci provava. 
C'era il freddo della neve, che pizzicava le braccia e screpolava le labbra, ma portava con sé una vera ricompensa; era il tempo preferito da Feo: la neve era morbida, perfetta per costruire lupi di neve. 
C'era il freddo del ghiaccio, che poteva strappare la pelle dai palmi delle mani, ma solo a chi glielo permetteva: era improbabile che lo facesse, se stavi attento. Il freddo del ghiaccio aveva un odore vivido e penetrante; spesso lo accompagnava un cielo blu, ed era perfetto per pattinare. Feo aveva grande rispetto per il freddo del ghiaccio. 
Ma c'era anche il freddo duro, quello che arrivava quando il freddo del ghiaccio diventava tanto rigido che, dopo un mese, cominciavi a dubitare che l'estate fosse mai esistita. Il freddo duro poteva essere crudele. Gli uccelli morivano in volo. Era un freddo nel quale bisognava farsi strada a calci e pedate. 
Infine c'era il freddo cieco. Il freddo cieco sapeva di metallo e granito. Si portava via tutti i sensi e soffiava la neve negli occhi finché le palpebre non restavano incollate; per aprirle di nuovo, dovevi strofinarle con la saliva. Il freddo cieco era quaranta gradi sotto zero. Era un freddo nel quale, per evitare di farsi trovare morti stecchiti a maggio o giugno dell'anno successivo, non si poteva stare fermi a pensare. 
Feo aveva sperimentato il freddo cieco solo una volta, una notte di febbraio dell'anno prima, quando le pareti di casa avevano cominciato a scricchiolare. La sua mamma l'aveva avvolta in sei coperte, cinque attorno al corpo e una per la testa e il collo, ed erano rimaste fuori al freddo fino a quando Feo non aveva cominciato a contorcersi, annaspando in cerca d'aria. A quel punto Marina l'aveva sollevata tra le braccia e l'aveva riportata in casa. 
«L'hai sentito il freddo?» aveva detto Marina. 
«Certo, mamma.» Ignorare il freddo cieco era come ignorare un orso a cavallo di un leone. «Perché l'hai fatto? Fa male.» 
«Perché voglio che tu sia coraggiosa, tesoro mio, ma non stupida. Quando lo senti arrivare, corri in cerca di un rifugio. Hai capito? Corri anche se le gambe sono così fredde che non riesci a capire se sono ancora attaccate al corpo. Sarebbe stupido non avere paura del freddo cieco.» 
«Ma la paura è da codardi» aveva detto Feo. 
«No, Feo! La codardia è da codardi. La paura appartiene a persone che hanno cervello, occhi e terminazioni nervose funzionanti.» 
«Mi hai sempre detto che devo essere coraggiosa!» 
«Sì, non devi fare tutto quello che ti suggerisce la paura; devi prestarle solo un orecchio, lapushka. Non disprezzare la paura. Il mondo è più complicato di così.»


venerdì 27 aprile 2018

Recensione: "Il tempo dei maghi" di Cressida Cowell

Titolo: Il tempo dei maghi
Titolo originale: The wizards of once
Autore: Cressida Cowell
Illustratore: Cressida Cowell
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 20 marzo 2018
Pagine: 387
Prezzo: 17,50 € 


Trama:
Xar è un giovane Mago senza Magia, e farebbe di tutto per ottenerla. 
Desideria è una ragazza Guerriera che possiede un oggetto magico, e farebbe di tutto per nasconderlo. 
Appartengono a tribù nemiche, ma devono per forza unirsi se vogliono entrare nelle segrete della regina Sychorax. Dove qualcuno che ha dormito centinaia di anni comincia a svegliarsi...

Recensione:
Due regni in perenne lotta tra loro, uno in cui vige la magia, e uno che cerca di annullarla in tutti i modi.
Nel primo, che ha a capo il grande incantatore Incanzo, vivono non solo gli uomini dotati di poteri ma ogni sorta di creatura fantastica: spiritelli, giganti, oggetti animati e chi più ne ha, più ne metta. Nel secondo, governato dalla severa regina Sychorax, tutti gli abitanti sono chiamati a scovare ogni segno di magia e distruggerlo.
In questi mondi così distanti per vedute e credenze, ma non geograficamente, si muovono i due protagonisti della nostra storia, Xar e Desideria, eredi rispettivamente del Regno dei Maghi e del Regno dei Guerrieri.
Entrambi hanno qualcosa da dimostrare ai loro genitori, da sempre pronti a giudicarli e a farli sentire in difetto. Il ragazzo per esempio ha già raggiunto l'età in cui i poteri magici cominciano a manifestarsi, eppure in lui non sembra esservi nessun segno di cambiamento, mentre Desideria pare fin troppo stramba ed ingenua per poter rappresentare la fierezza e l'intraprendenza della sua classe d'appartenenza.
Le loro strade sembrano destinate ad incrociarsi, e magari questo incontro cambierà la loro visione del mondo per sempre.
Forse i Guerrieri non sono poi così malvagi come si dice.
Forse Desideria è più coraggiosa di quanto si immagini.
Forse Xar non è solo un ragazzino irresponsabile capace solo a combinare guai.
Forse il vero nemico si nasconde nell'ombra ed è più pericoloso di tutti loro.
Chi lo sa, ciò che è certo è che per raggiungere i loro obiettivi, i due protagonisti avranno bisogno di tutto l'aiuto possibile e si troveranno costretti ad appianare le loro divergenze, e fare lavoro di squadra.
E che squadra! Un tredicenne spavaldo, una ragazzina magrolina con il suo pavido aiutante, dei buffi spiritelli ed un fidato cucchiaio.
Come immaginerete, le avventure non mancheranno in questa storia, come anche i pericoli da fronteggiare. Il tutto è poi condito da un tono saggio ed ironico - fittiziamente attribuito ad un narratore sconosciuto ed onnisciente - che, come da copione, rivela gli scenari poco a poco.
La storia narrata è piacevole, anche se decisamente più congeniale ad un pubblico di giovanissimi che ad un parterre di adulti.
Gli intrecci sono abbastanza prevedibili, per chi ha una certa dimestichezza con questo genere letterario, anche se, soprattutto nella parte finale, non mancano i colpi di scena. Anche i personaggi sarebbero risultati più affascinanti, se provvisti di maggiori sfaccettature.
In generale il libro ha una partenza lenta, per poi riprendersi in seconda battuta e risultare da un certo punto in poi più coinvolgente ed interessante. Tuttavia, soprattutto per il target a cui è rivolto, direi che non c'è male.
In particolare per due motivi. 
Il primo i disegni, che impreziosiscono il volume e aiutano a capire volta per volta ciò che sta per avvenire. Pur conservando nella maggior parte dei casi la natura di schizzi improvvisati, risultano graziosi, in particolare quelli raccolti nella sezione "Libro degli incantesimi", contenenti raffigurazioni di pozioni, bacchette, riti magici ecc.
Secondo motivo, ancora più importante, è l'intento pedagogico.
Credo infatti che il principale obiettivo della letteratura per ragazzi sia non solo quello di appassionare con mirabolanti imprese, ma anche di offrire una lezione di vita, o perlomeno un messaggio formativo.
La morale ne "Il tempo dei maghi" è ben presente, e rende partecipe non solo i ragazzini, ma anche gli adulti. Il racconto parla del conflitto maghi-guerrieri, questo è certo, ma non si limita a questa diatriba.
Al centro di tutto c'è anche il rapporto genitori e figli: le aspettative deluse, la necessità di rendere orgogliosi la mamma ed il papà, l'importanza di riconoscere i limiti dei propri bambini e non pretendere da loro più di quanto possano dare in realtà.
Ritengo che la parola "accettazione", sia la chiave di questo libro: Xar e Desideria devono capire che essere diversi non è poi una gran tragedia e che forse, proprio quelle stravaganti qualità ma anche i difetti e le paure, fanno di loro degli esseri speciali. 
Allo stesso modo Incanzo e Sychorax si renderanno conto, a tempo debito e a loro spese, che i figli vanno capiti ed aiutati, non in previsione del cammino già predisposto per loro, ma per quello che, in tutta autonomia vorranno intraprendere.

Considerazioni:
Avevo adocchiato questo libro già prima dell'uscita ufficiale, e non vedevo l'ora di poterlo leggere e osservarne dal vivo le illustrazioni.
Devo ammettere che ad inizio lettura ero rimasta un po' delusa. Mi aspettavo più una storia alla Harry Potter, che fosse realmente appassionante sia per i grandi che per i più piccoli, nonché ricca di fantasia ed emozioni.
Mentre, al contrario del capolavoro della Rowling, "Il tempo dei maghi", soprattutto nei primi capitoli, non sembrava contenere grandissime descrizioni o intrecci rivoluzionari. Per di più i personaggi mi sono subito apparsi stereotipati e poco interessanti.
Con il prosieguo delle pagine ho riscontrato dei miglioramenti su tutti i fronti, inoltre ho cominciato a rivalutare il romanzo alla luce del pubblico a cui era effettivamente rivolto, e non esclusivamente in base alle mie aspettative.
In effetti, ripensando il tutto nell'ottica di un ragazzino, posso dire che la storia, pur non brillando per originalità, non annoia di certo. Anzi, chiudendo il libro, persino io che ho superato da anni l'adolescenza, ho desiderato conoscere il prosieguo della vicenda. 
Per di più nella seconda parte ho cominciato ad affezionarmi ai personaggi, alle loro tribolazioni, e ai loro difettucci. 
E che dire dei simpaticissimi disegni? Già solo per quelli il libro meriterebbe di essere acquistato.
In conclusione, se avete un figlio o una figlia appassionata di fantasy e romanzi d'avventura, questo libro potrebbe fare per loro.
Se invece siete belli che maggiorenni, non avete grandi pretese e non volete rinunciare alla magia, leggetelo e fatemi sapere il vostro parere.
Tanto male non può farvi, sempre che non vi imbattiate in una perfida strega. 

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

lunedì 23 aprile 2018

Recensione: "Un bacio e addio" di Jimmy Liao

Titolo: Un bacio e addio
Autore: Jimmy Liao 
Illustratore: Jimmy Liao
Editore: Camelozampa
Data di pubblicazione: 3 novembre 2017
Pagine: 108 
Prezzo: 22,00 €

Trama:
Un bambino rimasto solo, con il suo cane, affronta il lungo viaggio in treno che lo porterà a vivere con il nonno. Non sarà un semplice viaggio nello spazio, ma anche e soprattutto, un viaggio introspettivo, di crescita e cambiamento. Mentre affiorano i ricordi e, dentro e fuori dal treno, scorre un paesaggio sospeso tra realtà e fantasia, diventa possibile dare quel bacio di addio per schiudere una nuova vita.

Recensione:
L'albo illustrato narra la storia di Woody, un bambino intento ad affrontare un lungo viaggio in treno.
Inizialmente non sappiamo dove sia diretto, né perché sia tutto solo, se escludiamo la confortante compagnia del cane Pudding.
Man mano che sfogliamo le pagine ha inizio il flusso di pensieri con cui il protagonista racconta a noi le sue paure, il suo dolore, il timore di dimenticare, la consapevolezza di non riuscire a farlo abbastanza.
Il tragitto non è altro che una metafora. Il bimbo nella valigia ha messo il suo passato, i ricordi felici trascorsi con i genitori, passati a miglior vita, tutto ciò che lo lega ancora a loro.
Dai fiori che piacevano tanto alla mamma, al mare che aveva fatto spesso da sfondo alle avventure con il papà.
Il piccolo di casa riflette sul futuro, su come potrà essere d'ora in avanti, senza nessuno che gli guardi le spalle o lo tenga per mano. Ripensa con nostalgia a quello che ha perso e non può tornare, medita su ciò che lo aspetta, sull'ignoto che accompagnerà le sue giornate.

Nessuno mi terrà più la mano quando attraverserò la strada. 
Presto dovrò imparare a prendermi cura di me.

Sogna. Quando si addormenta è finalmente libero, può volare, vedere posti meravigliosi e cieli stellati, ma soprattutto può tornare dalla sua famiglia, dire ai genitori quanto li ha amati, e salutarli un'ultima volta. Mentre dorme può dire addio a ciò che è stato ed affrontare la vita dopo la morte e dopo la sofferenza.
Una storia amara e malinconica che tratta una delle tematiche più ostiche, in generale ed in particolar modo per i bambini: la perdita delle persone care. E lo fa in un modo poetico che, pur con immagini colorate, evocative e visionarie, pensieri sparsi e percezioni, riesce a far sentire l'assenza, ma anche la necessità di farsi forza ed andare avanti.
Un libro che coinvolge ed emoziona, che dice più di quanto sembri, ma che soprattutto aiuta a capire. Che, come una galleria, regala sprazzi di luce e buio, e promette paesaggi meravigliosi all'arrivo, diversi da quelli lasciati alle spalle, ma proprio per questo tutti da scoprire.

Ringrazio la casa editrice Camelozampa per avermi fornito una copia cartacea di questo albo

il mio voto per questo libro

venerdì 20 aprile 2018

Recensione: "Heidi" di Johanna Spyri

Titolo: Heidi
Autore: Johanna Spyri
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: 30 ottobre 2014
Pagine: 286
Prezzo: 4,49 € (cartaceo) 1,99 € (ebook)



Trama:
Heidi è rimasta orfana e la zia Date si è presa cura di lei fino all'età di cinque anni, quando è costretta ad affidarla all'unico altro parente ancora in vita, il nonno, un vecchio che vive in una baita isolata, conosciuto come "lo Zio dell'Alpe".
Heidi si abitua molto presto alla vita nella natura incontaminata, fa amicizia col giovane pastore Peter e impara a occuparsi dei lavori domestici.
Un giorno però la zia Date trova per Heidi una sistemazione a Francoforte, presso la famiglia di Klara, una ragazzina costretta sulla sedia a rotelle.
Heidi e Klara diventano grandi amiche ma, nonostante questo, in città non si sentirà mai a casa e il richiamo delle montagne diventerà sempre più forte e la lontananza insopportabile...

Recensione:
Quello di Heidi è un personaggio che ci è da sempre familiare, in molti siamo cresciuti seguendo lei e le sue dolci e allegre giornate sulle alpi svizzere. La piccola bimba, dalle guance rosse e piene come mele, che sorride ai monti, amica delle caprette, ci ha conquistati tutti con la sua allegria e semplicità.
Quando zia Date, egoisticamente e senza troppi rimorsi, abbandona la piccola dallo zio dell'Alpe - che è sì il nonno, ma anche un estraneo a tutti gli effetti per la piccola - in realtà non fa che farle un favore.
Heidi sull'Alpe si sentirà immediatamente a casa, perché quelle montagne le somigliano, con la loro genuinità e purezza, con il loro essere esattamente come appaiono, senza troppi fronzoli e sovrastrutture. Qui, la bimba, si sentirà a casa come non si era mai sentita prima di allora.
Una piccola casetta, un letto di fieno e una meravigliosa vista tutta attorno, sono più di quanto la bimba potesse desiderare. Tutto la entusiasma, tutto lì emana gioia e libertà.
Il nonno, a sua volta influenzato dalla sua allegra presenza, ritroverà il sorriso, e tornerà ad assaporare la piacevole sensazione che dà il sentirsi benvoluto da qualcuno, e prendersene cura.
La bimba trascorre così un paio d'anni, ormai la conoscono tutti e tutti le vogliono bene, da Peter il pastore, alla nonna del ragazzo, la povera inferma che non riesce più a fare a meno di lei.
Ma, di punto in bianco, come un fulmine a ciel sereno, zia Date torna all'Alpe e non va via senza essersi portata la piccola Heidi con sé.
Convince la bimba con false promesse, negandole la verità, ovvero che il suo ruolo da quel giorno in poi sarà quello di fare da dama di compagina a Klara, una ragazzina malata che vive a Francoforte.
Iniziano qui le sofferenze della piccola Heidi, lontana dalle sue amate Alpi, prigioniera  in una casa dove le finestre affacciano su altrettanti palazzi grigi e tristi, intrappolata in regole di cui non capisce il senso.
E qui la piccola pian piano si spegne, neanche la compagnia, seppur gradita, di Klara riesce a guarirla dalla malinconia.
Ogni giorno la mancanza di ciò che si è lasciata alle spalle cresce, assieme alla sensazione di essere terribilmente fuori luogo in un posto dove le si dice in continuazione cosa fare e come farlo.
La severa signorina Rottenmeier, non le dà tregua, la vede come una selvaggia e da tale la tratta, pensandola stupida e sciocca.
Ma seppur durate fin troppo a lungo, le sofferenze della bimba avranno finalmente fine e, non solo riuscirà a ritornare alle due amate Alpi e a tutti coloro che vi aveva lasciato, ma vi ci porterà anche la debole e inferma amica.
Qui il bellissimo paesaggio montano, l'aria pulita, il buon cibo, compieranno un miracolo dolce e inaspettato.
Un romanzo dove i legami e gli affetti vincono su tutto, dove la presenza e la descrizione della natura magnifica e incontaminata hanno un'incredibile forza attrattiva che spinge a desiderare di essere lì con loro, con Heidi e con suo nonno. Immergersi in quei colori, annusare gli odori del fieno e dei boschi, assaporare i formaggi e il latte appena munto, giocare con la neve soffice e addormentarsi guardando le stelle.
Cosa desiderare di più? Come non comprendere Heidi e il suo desiderio di tornare a casa?
Un romanzo genuino, che presenta tuttavia i suoi difetti, nella costruzione di alcuni personaggi o nell'eccessiva, e ad un certo punto snervante, impronta religiosa, assai comprensibile nei libri di un tempo.  
Heidi resta un classico da leggere, ricco di positività e allegria, ma anche di sofferenza e di una serie di piccole ingiustizie che non possono lasciare indifferenti.

Considerazioni:
Heidi è un romanzo per ragazzi prezioso, poiché stimola la fantasia e l'immaginazione, porta il lettore ad immedesimarsi e a desiderare di vedere i paesaggi meravigliosi descritti nelle sue pagine.
Le descrizioni della natura sono poetiche e incantevoli, riescono a trasportarti lì, assieme ai personaggi, vivere di quella vita spensierata e genuina in cui loro si beano.

"La bimba faceva un passo, poi si fermava e si guardava intorno, perché mentre si arrampicava aveva alle spalle le grandi montagne. Una luce rosata carezzava l'erba ai suoi piedi. Si girò, aveva dimenticato quello splendore, non l'aveva mai visto in sogno così magnifico, i picchi rocciosi di Nido di Falco si innalzavano come fiamme su nel cielo, il vasto campo di neve era tutta una luce, e nuvole rosa vi aleggiavano sopra. 
L'erba era d'oro; le cime erano abbaglianti di vividi colori, la valle sottostante svaniva dietro un pulviscolo d'oro."

Questa prima parte del libro è deliziosa.
Assistiamo al rapporto tra Heidi e il nonno che piano piano si consolida.
All'ingenua spontaneità di quella bimba che, giorno per giorno, riporta il sorriso su un volto che, per troppi anni, era sembrato a tutti (e lo era effettivamente stato) burbero e infelice.
E all'attaccamento alla vecchia nonna cieca di Peter che, da un certo punto in poi, diventa il chiodo fisso della bimba tanto che (e questa cosa mi ha un po' fatto storcere il naso), la piccola sembra voler trascorrere (ed effettivamente lo fa). maggior tempo con lei che con suo nonno.

Poi tutto cambia. Heidi viene portata a Francoforte e qui ha inizio la sua, e anche la nostra, prigionia.
Come Heidi mi sono ritrovata a desiderare che tutto finisse subito e di tornare presto a casa, dalle "mie" amate montagne, dalle caprette, dal cibo gustoso e saporito e dal povero nonno (anche se, i pensieri di Heidi erano, ancora una volta, rivolti quasi esclusivamente alla nonna di Peter, cosa che mi ha fatto ri-storcere il naso).

A Francoforte tutto è abbastanza pesante e noioso, persino Klara non è questa simpatia. Non che sia cattiva, ma sembra vedere Heidi come il suo cagnolino da compagnia e non come una persona con dei desideri e dei bisogni.
Quando la vede stare male, e voler tornare a casa, manifesta un comportamento da vera egoista, cosa che non ci si aspetterebbe da una persona che dice di volerti bene.
In questo panorama grigio, l'unica nota di positività arriva dalla nonna di Klara, giunta in visita per un breve periodo.
Lei è l'unica che tratta la piccola come una persona, l'unica che la comprende e che la consola, seppure lo faccia in un modo che, neanche a dirlo, mi ha portato nuovamente a storcere il naso. No, che dico il naso, probabilmente storcevo tutta la faccia.
La nonna, assieme alla comprensione, porta con sé una sfilza di massime religiose che mi hanno dato l'orticaria.
Giustifico il tutto perché quelli erano altri tempi ma, nonostante questo, non sono proprio riuscita ad apprezzare (e a sopportare), di leggere di una signora che consola una piccola bambina visibilmente provata con frasi tipo "il tuo dolore servirà a qualcosa", "probabilmente Dio ha altri piani per te", "Dio sa sempre cosa è meglio per noi, quindi questo dolore ha uno scopo" ecc.
Tutto questo quando, quella poverina, voleva solo essere riportata a casa!
Prendetela e riportatela da suo Nonno, dico io! Altro che piani e non piani U_U

L'adozione della cucciolata di gattini (con tanto di urla e strepiti da parte della signorina Rottenmeier) e i panini bianchi e morbidi, sono state le uniche note di colore nel grigiore cittadno.
E poi finalmente l'atteso ritorno a casa *-*
L'arrivo di Klara, e i comportamenti sconsiderati di Peter che avrebbe voluto quasi farla fuori (non ci sei piaciuto Peter! Mi sarei aspettata un comportamento da galantuomo da te) e, infine, il miracolo che si compie. 
Il libro che si chiude e io che resto così, a sognare ad occhi aperti quella vita così semplice, allegra e viva.

il mio voto per questo libro

lunedì 16 aprile 2018

Recensione: "La nave cervo" di Dashka Slater e dei Fratelli Fan

Titolo: La nave cervo
Autore: Dashka Slater 
Illustratore: Fratelli Fan
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: 5 ottobre 2017
Pagine: 48
Prezzo: 15,00 €

Trama:
La nave ornata di corna entra nella baia e scatena la fantasia di tutti gli animali. Una volpe curiosa, uno stormo di impavidi piccioni e un branco di cervi affamati si imbarcano alla volta di avventure e pascoli saporiti. Comincia così la loro ricerca di risposte alle domande più profonde della vita... 

Recensione:
Chi non ha mai sognato, almeno per un giorno, di salire su una nave alla volta di una meta sconosciuta?
Non sarebbe affascinante viaggiare ed immaginare ciò che si potrebbe trovare una volta arrivati? E non sarebbe meraviglioso poter dare in questo modo una svolta alla propria vita?
La volpe Marcus sembra pensarla proprio così. Da sempre non fa che sentirsi uno straniero in casa propria, così diverso dagli altri, così pieno di domande senza risposta. E mentre i suoi simili vivono tranquillamente, e senza pensieri, lui non fa che cercare il proprio posto nel mondo. 
Il tempo passa ed intanto le volpi continuano a non fugare, di proposito o no, non ci è dato saperlo, i dubbi di Marcus.
E lui si sente solo, solo in mezzo agli altri: nessuno lo capisce, nessuno è come lui.
Fino a quando, al porto, approda una nave maestosa e con grandi corna di cervo.
Marcus non sa bene il perché, ma capisce istantaneamente che è lì che deve andare.
E non è il solo ad interessarsi del nuovo arrivo, assieme a lui uno stormo di piccioni curiosi, capeggiati da Victor.
Ma chi ci sarà a bordo? In realtà non una ciurma vera e propria, ma solo tre cervi, tra cui il capitano Lydia.
Stanno cercando un equipaggio per imbarcarsi in una nuova avventura!
E poteva il nostro Marcus farsi sfuggire l'occasione?
Ovviamente no, e così anche lo stormo di volatili.
Tutti partono alla ricerca di un'isola misteriosa, e naturalmente in questo mirabolante viaggio non mancheranno i pericoli ed i momenti di sconforto.
Ma se è vero che l'unione fa la forza, il gruppo ben assortito di marinai dimostrerà di riuscire a superare ogni avversità. Le emozioni provate navigando per mare e le esperienze condivise, non faranno che cementare la loro amicizia.
Un libro davvero grazioso, dal forte valore pedagogico, capace di impartire una lezione di vita e allo stesso tempo di ammaliare con la fantasia.
Un albo impreziosito dalle meravigliose illustrazioni dei Fratelli Fan (che avevamo già conosciuto con "Il giardiniere notturno") i quali, con il loro stile inconfondibile, elegante e delicato, non possono che rendere il racconto di Dashka Slater un capolavoro tutto da sfogliare. 

Ringrazio la casa editrice Gallucci per avermi fornito una copia cartacea di quest'albo illustrato

il mio voto per questo libro

giovedì 12 aprile 2018

Recensione: "Cyrano" di Taï-Marc Le Than e Rebecca Dautremer

Titolo: Cyrano
Autore: Taï-Marc Le Than
Illustratore: Rebecca Dautremer
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 6 febbraio 2018 
Pagine: 40
Prezzo: 16,00 €

Trama:
Cyrano viveva in un'epoca in cui ci si spostava a cavallo e si combatteva con la spada. Le ragazze erano carine, ma non si lavavano quasi mai. I ragazzi non sorridevano, perché a vent'anni avevano già perso quasi tutti i denti. 
Era un'epoca tremenda, soprattutto per chi aveva un naso grande. 
Cyrano aveva un naso grande. Cyrano era innamorato di sua cugina Rossana. Ma non osava dirglielo (per via del suo naso grande). Per fortuna, Cyrano era un poeta...
Recensione:
Ultimamente molti libri classici sono tornati sugli scaffali delle nostre librerie in inedite ed invitanti vesti, corredate da meravigliose illustrazioni.
Quello di cui vi parlo oggi non è proprio la riedizione di un classico, ma la rivisitazione della celebre opera teatrale Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.
La storia è sostanzialmente la stessa, quella che bene o male tutti conosciamo, già solo per sentito dire. Ovvero lo sventurato amore di Cyrano per l'attraente cugina Rossana, quello della donna per lo sciocco Cristiano, ed il timore di quest'ultimo di non essere all'altezza di cotanta bellezza.
Ciò che cambia è, non solo il numero delle pagine, più contenuto rispetto all'opera originale, ma anche il modo con cui tale narrazione è stata riproposta al pubblico.
Gli avvenimenti che vedono l'uomo dal grosso naso come protagonista, sono infatti raccontati con uno stile particolare, ironico e sarcastico.
L'autore gioca con i lettori, aggiungendo addirittura all'albo illustrato alcune note esplicative che invece di allontanare i dubbi, si mostrano volutamente ambigue e scherzose.
Avere il grosso naso non è diverso dall'avere le orecchie grosse, o i piedi grossi, o le guance grosse, se non per un particolare: con il naso grosso si viene presi in giro da tutti. 
Per questo Cyrano dovette imparare in fretta a difendersi dai rompiscatole*. 
Divenne così molto furbo, ma anche molto forte (nelle risse). 

*Un rompiscatole è una persona estremamente snervante, al punto che si finisce sempre per rompere con lui. Un rompiscatole è molto più snervante di un rompicapo.

Può sembrare strano, ed è effettivamente lo è, considerato il tenore tragico della storia di Cyrano e soprattutto dell'epilogo, eppure questa scelta stilistica non appare affatto fuori luogo, anzi rappresenta un escamotage per smorzare l'atmosfera pesante e rendere la lettura alla portata di tutti.
Ma se la trama è intensa ed affascinante, e la narrazione brillante, decisamente eleganti e delicate sono invece le illustrazioni, firmate dalla talentuosa Rebecca Dautremer.
Per quanto il libro di Taï-Marc Le Than sia bello di per sé, i disegni rendono quest'opera un vero e proprio capolavoro. Nulla è lasciato al caso ed ogni singolo dettaglio è reso in maniera impeccabile.
Impossibile non restare incantati nell'osservare le scene ritratte!
In generale questo albo rappresenta il connubio perfetto tra storia e grafica, in quanto pur essendo la parte illustrativa predominante, come sempre accade in questo genere, fortunatamente non pregiudica il valore della vicenda narrata che rimane del tutto intatto. 
Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea di quest'albo illustrato
il mio voto per questo libro

lunedì 9 aprile 2018

Recensione: "Giuro di dire la verità dalla A alla Zia Mary" di Valerio Scanu

Titolo: Giuro di dire la verità dalla A alla Zia Mary
Autore: Valerio Scanu
Editore: Ultra Edizioni
Data di pubblicazione: 22 marzo 2018 
Pagine: 141
Prezzo: 19,50 €

Trama:
Più maturo e consapevole. Pronto a raccontarsi in modo diretto, immediato, senza filtri e senza remore. Valerio Scanu si espone, tra pubblico e privato, come non ha mai fatto prima. 
Scava nei suoi affetti più intimi, confessa aneddoti curiosi, passa in rassegna le diverse esperienze provate nel corso della sua carriera, senza trascurare le delusioni. E facendolo punta anche l'indice contro il sistema dello spettacolo, rivelando le logiche disumane di un mondo che gli appare ormai quasi totalmente regolato da scambi di favori e vincolanti pregiudizi. Ma non solo: in questo libro Valerio descrive il rapporto quasi simbiotico con i suoi fan, raccoglie i pensieri di chi lo ha incontrato, e gioca con la propria personalità fino a svelarsi in modo decisamente inedito. 

Recensione:
Le biografie, le leggo sempre con una certa diffidenza, e anche questa di Valerio Scanu non ha fatto di certo eccezione.
Difatti, pur essendo l'ex allievo di Amici indubbiamente un cantante di successo, mi sono chiesta "ma cosa avrà mai da raccontare un ragazzo che non ha neppure trent'anni?".
Beh, devo ammettere che, contrariamente alle mie aspettative, Valerio di cose da dire ne ha avute eccome, di ogni genere, e non sempre positive (almeno non per i soggetti chiamati in causa).
Prima di inoltrarmi nel discorso, vorrei accennare alla struttura del libro, costituita da capitoli tematici, o come dice lo stesso autore da "capitolettera", che non sono altro che ripartizioni di pagine organizzate in ordine alfabetico.
Potrà sembrare una cosa di poco conto, eppure questa scelta permette al lettore di muoversi liberamente tra diversi argomenti (e non necessariamente in modo cronologico), e all'autore di spaziare dal contesto lavorativo a quello più personale.
E devo dire che, nonostante inizialmente la mia curiosità fosse orientata, come per molti di voi immagino, principalmente sui capitoli dedicati ad Amici e a Maria De Filippi (come riportato nel titolo del resto), non sono stati quelli a colpirmi di più, come vedremo.
Ma parlando in generale, ciò che ho apprezzato sin da subito è il tono familiare, e talvolta anche ironico, utilizzato per tutta la narrazione. Quella di Valerio è una vera e propria confessione, senza filtri, senza censure.
Scanu ci parla della sua carriera, dei successi, ma anche dei fallimenti e dalle difficoltà. Dello spirito imprenditoriale che lo ha spinto a dar vita ad una propria etichetta discografica (ed in seguito anche a due negozi), dell'ostracismo praticato nei suoi confronti dalle emittenti radiofoniche o dai programmi televisivi (e in special modo quelli targati Fascino), dei momenti no che gli hanno fatto credere di non valere abbastanza.
Ci racconta le sue cadute e le risalite, ma anche ciò che l'ha sempre motivato ad andare avanti, come il suo pubblico e la famiglia. Ed è proprio quest'ultima ad avere un posto di riguardo nel libro, in quanto più di un capitolo è incentrato sugli affetti e le persone care. In particolare quelli intitolati "Nonno Bastiano" e "X nonna Paola" rivelano una grande emotività e sensibilità.

Passare attraverso tanti dolori e riuscir a conservare ancora intatta la voglia di dare e ricevere amore non è cosa da poco, e non è da tutti. 
Custodire dentro di sé ricordi così tragici, così forti, spezza il fiato, inaridisce i cuori e li rende di pietra. 
Non volevo che accadesse. Lo avevo giurato. 
E tu nonna, di nuovo stupisti tutti. 
Per amore di noi nipoti e dei tuoi figli, ma soprattutto grazie alla forza e alla tempra che ti contraddistingue e ti rende unica, sei riuscita a tornare a sorridere. 
Grazie... 
Grazie per essere così speciale.

In queste pagine non troviamo il cantante o il personaggio di spettacolo, ma semplicemente il nipote e la sua estrema riconoscenza per chi lo allevato con cura ed attenzione.
A dir la verità, pur essendo l'amore per la musica il filo conduttore di tutto il discorso, non si ha mai la sensazione di avere di fronte un'artista con manie di protagonismo, anzi. Oggettivamente molti avrebbero provato più imbarazzo nel mettersi così a nudo, raccontando ad esempio il rapporto di odio-amore con il proprio corpo, quello conflittuale con la madre Sonia o ancora, quello affettuoso/morboso con i suoi cagnolini, i cosiddetti "bimbi".
Non mancano poi le considerazioni generali - sul mondo della discografia e della tv, sui social, sull'amore ed i pregiudizi di genere - come anche gli aneddoti personali, primi fra tutti l'esperienza di Sanremo o la querela a Fabri Fibra, e dulcis in fundo persino un mini ricettario.

Vi ricordate quanto era bello ascoltare una canzone sulla tua emittente preferita? 
E come questo piacere aumentasse quando quello stesso brano era stato richiesto da te o da persone che non vedevano l'ora di ricaricare le batterie proprio con quel pezzo? 
Adesso, salvo rarissime eccezioni, devi richiedere la moda, o molto più semplicemente, ciò che è presente in un'ipotetica golden list. 
Signori, questo è assurdo! 
Quando entrate in gelateria vi impongono per caso i gusti del vostro cono?

In conclusione, consiglio questo libro prima di tutto ai fans del cantante sardo, in quanto contiene interessanti retroscena, lati inediti o poco noti, che non potranno che essere apprezzati, e poi anche a quanti, pur non avendo alcun amore per le canzoni o il personaggio di Scanu, sono curiosi di conoscere la persona che si cela dietro la maschera.

Considerazioni:
Il maggior pregio di questo libro è che mantiene la parola data.
Promette verità ed effettivamente questa sembra la protagonista.
Sia per quanto riguarda il mondo della musica e dello spettacolo che la vita personale, il racconto di Scanu è così ricco di dettagli e di particolari oggettivamente veri (e facilmente verificabili) che non si fa fatica a credere che ciò che viene raccontato sia realmente accaduto.
Basti pensare al capitolo "Zia Mary": è ormai evidente a tutti la predilezione della De Filippi per alcuni figli di Amici, non a caso ospiti costantemente in tutti i suoi programmi televisivi, a discapito di tanti altri, non meno meritevoli. L'atteggiamento parziale della conduttrice è un fatto acclarato, che non ha bisogno di ulteriori prove (che Scanu comunque ci fornisce).
Come è insindacabile anche il decadimento del programma "Amici" che, come afferma Valerio, ai suoi tempi conservava ancora il ruolo di scuola, sebbene sui generis, mentre adesso pare più una pantomima con protagonisti coach con la smania di esibirsi e professori sempre intenti a creare futili polemiche.
Lo stesso vale per tante altre questioni, non solo lavorative. Mentre si legge si ha l'impressione che l'autore ci abbia davvero permesso di avere accesso ai suoi pensieri più intimi, al dritto e al rovescio della medaglia.
Inoltre Valerio parla senza remore di sé e delle sue passioni, anche quelle apparentemente futili (ad esempio quelle per i film Disney e le decorazioni natalizie) che aiutano così a creare un'atmosfera familiare, e a fare del cantante, una persona semplice come tante altre.

Quando nell'aria si respira il profumo del Natale, quello è senza dubbio il periodo dell'anno che preferisco. 
Ecco, io vorrei che il termine natalizio entrasse a far parte degli aggettivi emotivi. Quasi a indicare il perfetto stato d'animo di chi aspetta con ansia e trepidazione il 25 dicembre, o semplicemente di chi ha voglia di riempire la propria casa di luci, decorazioni e pandori, anche se fosse giugno. 
Della serie: «Come ti senti oggi?» 
«Natalizio, e tu?»... Io stravedo per questa festa!

Personalmente ho trovato la lettura davvero scorrevole, una di quelle che si legge in un'oretta o due. Questo sia per il numero ridotto di pagine, che per i contenuti opportunamente variegati e suddivisi tra tematiche e toni diversi.
Proprio il carattere breve, se da una parte rende il libro facile da leggere e poco impegnativo, dall'altro rappresenta un difetto. Prima di tutto perché alcuni capitoli avrebbero trovato giovamento con l'aggiunta di maggiori dettagli e aneddoti (in particolare quelli dedicati alla famiglia), ma anche in considerazione del prezzo non proprio irrisorio della pubblicazione (che ad onor del vero contiene molte immagini a colori).
Questa mancanza si avverte ancora di più nel capitolo "Gli incontri" in cui la palla, se così si può dire, passa ad alcune persone vicine al cantante, che scrivono di proprio pugno del primo tête-à-tête con l'autore del libro.
Mi è piaciuta l'idea di includere altri punti di vista, ma avrei voluto l'inserimento di più persone, magari non solo dello spettacolo, ma anche amici di vecchia data non necessariamente noti.
Per di più, seguendo questa linea, sarebbe stato bello dare la parola anche ai genitori, al fratello Alessandro, alla nonna, alle zie e via dicendo: a coloro che in generale, avrebbero potuto raccontare il Valerio di tutti giorni e non quello sul palco.
Tutto sommato però questo libro, nonostante qualche difettuccio, ha superato le mie aspettative. Ovviamente non si tratta dell'autobiografia di una qualche eminenza, né di un capolavoro della letteratura, ma del resto non credo nasca con queste pretese.
Ritengo anzi che l'esigenza principale fosse molto più semplice, ovvero quella di smorzare l'immagine di ragazzo arrogante e presuntuoso che spesso viene affibbiata a Scanu, a favore di una molto più comune, ma non per questo meno interessante.

Ringrazio la casa editrice Ultra per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto su questo libro