mercoledì 31 marzo 2021

Recensione: "Diventiamo amiche?" di Marit Larsen e Jenny Løvlie

Titolo: Diventiamo amiche?
Autore: Marit Larsen
Illustrazioni: Jenny Løvlie
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 12 gennaio 2021
Pagine: 48
Prezzo: 16,00 €

Trama:
Agnese è la sola bambina in una casa piena di adulti: sa tutto dei suoi vicini, delle altalene, degli uccelli e persino delle pozzanghere. Ma poi arriva lei, Anna, e tutto cambia. Non ci sono più segreti. Perché li condividono l'una con l'altra. Ed è meraviglioso.

Recensione:
Quanto è dura la solitudine?
E quanto lo è ancora di più quando si è bambini!
In questo periodo storico, più che mai, l'hanno vissuta, sofferta e ne sono stati messi alla prova.
Vedere il mondo da una finestra, scoprire qualcosa di nuovo, un gioco, un segreto e non poter condividere quella gioia con nessuno.
È questo che succede alla piccola e curiosa Agnese, una bimba assai vivace che difficilmente riesce a star ferma. Difatti conosce ogni segreto del suo palazzo e vicinato.
Sa chi ha il pollice verde, chi ama dilettarsi in cucina, chi non esce mai di casa, e chi fa un po' troppo rumore.
Conosce ogni pozzanghera, ogni sasso, ogni finestra e balcone e chi vive oltre di essi.
Agnese aiuta i suoi vicini, tutte le mattine, porta alla anziana Emilia il suo giornale, dà da mangiare agli uccellini e poi, per tutto il pomeriggio libero, gioca nel cortile.
Ma purtroppo, nel suo palazzo, lei è l'unica bambina, e sa perfettamente cosa significa essere l’unica bambina in un condominio pieno di adulti che vanno di fretta...
Tutto resta così, Agnese passa il suo tempo inventandosi passatempi e giochi da svolgere da sola, fin quando non arriva una nuova famiglia, e con loro la piccola Anna.
E da quando vede la nuova bambina tutto ciò che Agnese ha sempre visto e fatto improvvisamente assume una sfumatura diversa.
Tutto ora riguarda la nuova bambina.
Chissà se anche lei vede le stesse cose e nota gli stessi rumori.
Agnese più di ogni altra cosa desidera conoscerla, piacerle e giocare con lei.
Farle poi conoscere ogni segreto del condominio, che lei ormai conosce a menadito... eppure passano i giorni ma questo incontro tarda ad arrivare, ad un certo punto la piccola Agnese arriva a sospettare che la nuova vicina la stia evitando di proposito, e che le stia piano piano portando via quei suoi piccoli rituali all'interno del suo piccolo regno.
Anna porta il giornale alla vicina al suo posto, sfama gli uccellini, gioca nei suoi stessi posti, sembra che l'unica persona che non ci tenga ad incontrare sia proprio lei.
Poi un giorno, per caso, l'incontro avviene e, come succede spesso ai bambini, basta uno sguardo per diventare amiche.
Ed è proprio in quello sguardo che sta la tacita domanda "Diventiamo amiche?" che dà il titolo a questo coloratissimo albo illustrato, domanda che non viene mai pronunciata ad alta voce, perché tra bambini spesso parlare non serve.
Ed è così che da uno sguardo, e dalla condivisione di un gioco, due bambine abituate a divertirsi da sole, ora lo fanno insieme ♥
Un albo illustrato dalle tavole coloratissime e allegre, ricche di dettagli e particolari che si scoprono man mano che si sposta lo sguardo da una sezione all’altra.
Il testo è fatto di poche e semplici frasi, che riescono tuttavia a trasmettere (aiutate anche dalle immagini), tutte le emozioni della piccola protagonista.
Dalla spensieratezza, alla solitudine, dalla speranza alla delusione, dalla tristezza alla gioia.
Davvero molto carino.

Ringrazio la casa editrice per avermi fornito una copia di questo albo

il mio voto per questo libro

giovedì 11 marzo 2021

Recensione: “Capitan Grisam e l’amore” di Elisabetta Gnone

Titolo: Capitan Grisam e l’amore
Autore: Elisabetta Gnone
Illustrazioni: Alessia Martusciello, Claudio Prati, Roberta Tedeschi
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 2017
Pagine: 255
Prezzo: 14,90 €

Trama:
In una grotta segreta, nascosta fra le cascate ghiacciate dall'inverno, cinque giovani amici aprono un antico baule e liberano una storia che per molti anni era stata chiusa e dimenticata, volutamente dimenticata!
Un mistero avvolge il passato di colui che diceva d'essere un comandante valoroso, e toccherà a Vaniglia e Pervinca, al giovane mago Grisam, alla buffa Flox, e all'intera Banda del Capitano scoprire la verità su William Talbooth.
Pochi indizi, inattese scoperte e laconici ricordi aiuteranno i ragazzi a ricomporre i pezzi di un passato sepolto.

Recensione:
È sempre bello tornare a Fairy Oak!
Lo è stato leggendo “La storia perduta” - ultimo libro della serie, uscito a 15 anni di distanza dal primo titolo e ambientato diversi anni dopo - e lo è stato di nuovo con questo libro, in cui ci viene rivelato il primo dei quattro misteri del villaggio.

Elisabetta Gnone ha scritto i misteri di Fairy Oak qualche tempo dopo aver terminato la trilogia, e lo ha fatto per rispondere alle tantissime richieste e domande che i fan della saga le ponevano in continuazione.
Qual era la vera storia del Capitano?
Cosa c’era dentro il baule che Capitan Talbooth ha lasciato in dono a Grisam?
Quando è tornato Jim Burium? Come si sono innamorati lui e Vaniglia?
Ed ecco che l’espediente per rispondere a questi e ad altri mille interrogativi è servito!
Felì, tornata al Regno delle Rugiade d’argento da poco più di una settimana, è chiamata, a grande richiesta, a rispondere alle curiosità delle sue amiche Fate che, come gli amanti della saga, si sono affezionate a Fairy Oak e ai suoi abitanti e non si stancherebbero mai di sentirne parlare.
In questo libro ci viene svelato il primo dei misteri di Fairy Oak, e poi, Felì ce lo anticipa, dopo averli svelati tutti e quattro, non parlerà più del villaggio.

Sono passati cinque anni dalla battaglia finale con il Terribile 21 e le gemelle, ormai quindicenni, non hanno più bisogno di una fata tata, così Felì ha fatto armi e bagagli e ha detto addio al villaggio che per tutto quel tempo è stato la sua casa e la sua famiglia.
E poi eccoci immersi nei suoi ricordi e tornare a quei giorni divertenti e spensierati.
Il suo racconto riprende da dove l’avevamo lasciato, con le gemelle, Flox, Grisam e Shirley che si apprestano ad aprire il baule donato da Capitan Talbooth e scoprirne il contenuto.
Il conseguente ritrovamento di una vecchia lettera getterà delle ombre sulla figura del loro Capitano. Possibile che lui gli abbia mentito? Possibile che Talbooth non fosse chi diceva di essere?
Da qui inizierà una piccola avventura per la banda del Capitano, assolutamente decisa a scoprire la verità sul suo passato, in prima fila Scricciolo, il più piccolo del gruppo, che proprio non ci sta a credere che il suo eroe possa aver taciuto la sua vera identità.

Ho davvero amato questo primo mistero, e i segreti nascosti dietro quella lettera misteriosa.
La storia del Capitano è tragica, emozionante e dolce al tempo stesso, una storia fatta di tradimenti, bugie, pentimenti e amore. Scoprire il suo passato e la sua vita ormai lontana, perduta in un tempo ormai sepolto, me lo hanno fatto amare ancora di più.
Mi ritengo anch'io una componente della banda del Capitano e, come il piccolo Robin, non ho mai dubitato di lui, nemmeno per un istante.

Ma il passato del Capitano non è l’unico su cui si concentra l’impaziente curiosità delle fatine.
È l’amore, in tutte le sue sfumature, il vero protagonista delle loro domande.
Scopriremo insieme a loro gli albori delle coppie più amate della saga: Cicero e Dalia, Duff e Tomelilla, Vaniglia e Jim.

Insomma, questo volume ci ha tolto davvero tante curiosità, ma tante ancora sono lì che attendono risposta, e io non vedo l’ora di tuffarmi nel prossimo mistero che Felì avrà da raccontarci e ritrovare l’emozione che questi protagonisti sanno sempre regalarmi. 
Perché tornare a Fairy Oak è sempre un po’ come tornare a casa.

Considerazioni:
Anche questa volta è stato emozionante tornare a Fairy Oak, ed è stato incantevole ritornare ai vecchi tempi, ritrovare i nostri protagonisti bambini, felici e spensierati, in una delle loro coraggiose avventure.
Posso dire di aver preferito sia “La storia perduta”, che questo primo mistero, alla trilogia principale.
L’assenza di un nemico da combattere, e il concentrarsi sulla quotidianità, sulle amicizie, e sui piccoli misteri a cui la banda del Capitano cerca di venire a capo, trovo sia stata una scelta vincente. Non solo soddisfa maggiormente il mio gusto personale, ma credo che oggettivamente dia vita ad un racconto più emozionante e toccante.

E l’emozione inizia già dalla prima pagine, quando Felì ci rivela di aver detto addio a Fairy Oak. Questo fa calare immediatamente un velo di tristezza e nostalgia su tutto ciò che leggeremo da quel momento in poi... (la stessa che - chi lo ha letto, lo sa - ci ha accompagnato per tutta la lettura de “La storia perduta”).
Questa sensazione però, ci tengo a specificarlo, non dovete intenderla come un difetto, ma una semplice constatazione del mio animo rispetto alla lettura, che nonostante questo - o forse anche per questo - mi è piaciuta moltissimo.

Ho adorato tutto, quest’aria nostalgica, il passato del Capitano che lentamente si ricompone sotto ai nostri occhi, con le emozioni tristi e felici che riporta a galla.
I segreti, i malintesi, gli inganni, l’aura di mistero che avvolge il tutto, e l’amore perduto, anzi una vita perduta, con un terribile naufragio.

Ma la storia del Capitano non è l’unica ad emergere dal velo di nebbia del passato.
Ed è stato bellissimo scoprire gli inizi delle coppie di Fairy Oak, soprattutto di Dalia e Cicero e di Duff e Tomelilla.
Questi ultimi, forse, non possono proprio definirsi una coppia nel vero senso della parola, anche se ci sarebbe molto da dire a riguardo, ed è proprio il grande riserbo che c’è sempre stato, sulla loro amicizia speciale, che mi ha sempre fatto desiderare (e sono sicura anche a voi) di saperne di più.
Il loro era sicuramente lo scoop più succoso! 
Ma io non sono soddisfatta! Secondo me quei due non la raccontano giusta! Avranno sicuramente molto altro da dirci.
Per quanto riguarda Dalia e Cicero, mi sono davvero divertita nel leggere del loro primo comico appuntamento, anche se, lo ammetto, qualcosa in quel racconto mi ha fatto storcere il naso.
Non ho apprezzato la scelta di Dalia di rinunciare alla magia solo per compiacere il suo sposo.
È una decisione molto antiquata e triste quella di rinunciare alla propria natura per andare incontro ai desideri del proprio uomo.
Una scelta che non comprendo e non approvo.
Se Cicero amava Dalia avrebbe dovuto amare e prendere l’intero pacchetto, e non accettare la sua rinuncia, ma opporvisi.

Ma passiamo ad argomenti più lieti: la banda del Capitano!
I bambini di Fairy Oak, ancora una volta, sono i veri eroi della storia.
Ho adorato Scricciolo, la sua fedeltà, il suo amore per William Talbooth, e la ritrosia a credere a niente altro che a ciò che l’uomo aveva loro raccontato.
Il piccolo Robin per questo, per la sua sete di giustizia, la sua sfuriata a Grisam (finalmente qualcuno ha il coraggio di farlo scendere dal piedistallo, e quanto è bello che sia stato proprio lui! Il più piccino di tutti), è senza dubbio il mio personaggio preferito ❤️

Mi è spiaciuto tantissimo invece vedere che Shirley sia stata snobbata anche questa volta. Ma perché? Sembra quasi che la Gnone la odi T-T 
Avrebbe anche potuto inserirla di tanto in tanto nel corso del racconto :/
Spero che almeno nel prossimo mistero compaia di più! Sarebbe davvero il colmo altrimenti, dato che si intitola “Gli incantevoli giorni di Shirley”! 😅

E se in questo libro mi sono ritrovata ad amare sempre di più Scricciolo, di contro mi è servito anche a provare sempre più insofferenza per Grisam!
Non so voi, ma io non lo sopporto proprio!
Mi dà del tipico ragazzino presuntuoso e pieno di sé, idolatrato immotivatamente dal gruppo e che, approfittandosi di tale benevolenza, se ne mette a capo.
E perché intitolare il libro “Capitan Grisam e l’amore”, quando di Grisam e del suo amore (per fortuna) non si parla affatto?
Il titolo giusto sarebbe dovuto essere “Capitan Talbooth e l’amore”.

Infine concludo il mio piccolo papiro, dicendo che mi hanno un po’ infastidito alcune incongruenze con i tempi e le date.
Non sto a citarle tutte per non annoiarvi ulteriormente, ma mi preme evidenziare la più importante.
Il compleanno di Scricciolo!
Qui dovrebbe cadere nei primi giorni di febbraio, dato che il racconto ha inizio il 28 di gennaio e dovrebbe concludersi in neanche una settimana, mentre nel diario del villaggio la data del suo compleanno è fissata al 3 Luglio!!!
Ora, e questa è una questione di vitale importanza, io quando lo dovrei festeggiare il compleanno del piccolo Robin?

Ringrazio Salani per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro.

il mio voto per questo libro

giovedì 4 marzo 2021

Recensione: “Le Streghe” di Roald Dahl

Titolo: Le Streghe
Titolo originale: The Witches
Autore: Roald Dahl
Illustrazioni: Quentin Blake
Editore: Salani
Data di pubblicazione: gennaio 2021
Pagine: 224
Prezzo: 12,90 €


Trama:
Chi sono le vere streghe? Non quelle delle fiabe, sempre scarmigliate e a cavallo di una scopa, ma signore elegantissime, magari vostre conoscenti. Portano guanti bianchi, si grattano spesso la testa, si tolgono le scarpe a punta sotto il tavolo e hanno denti azzurrini... tutto per nascondere gli artigli, le teste calve, i piedi quadrati e la saliva blu mirtillo: i segnali distintivi delle vere streghe. Ora che lo sapete potrete evitare di essere trasformati in topi, ma solo se terrete gli occhi bene aperti. La realtà non è sempre quella che sembra...

Recensione:
Finalmente anch'io ho avuto modo di recuperare questo rinomato classico per ragazzi.
Probabilmente quasi tutti lo avrete già letto e conoscerete la storia a memoria, io invece, finché non ne ho iniziato la lettura non sapevo assolutamente nulla della trama a delle vicende che mi accingevo a leggere, se non che questo fosse fra i libri più lodati dell'autore norvegese.
Protagoniste assolute del libro sono ovviamente le Streghe, figure che Dahl reinterpreta a suo modo, dando loro un aspetto molto diverso da quello che siamo abituati ad immaginare quando sentiamo, o leggiamo, la parola "Strega".
Dimenticate le scope e i volti arcigni e bitorzoluti, le Streghe di questo romanzo sono gentildonne perfettamente eleganti e a modo. O almeno lo sono apparentemente...
Quindi come distinguere una strega da una donna comune?
Non preoccupatevi, perché la coraggiosa nonna del bambino protagonista di questa storia - il cui nome non ci verrà mai rivelato - ce lo spiegherà molto volentieri, mettendoci in guardia da guanti indossati in piena estate, capelli eccessivamente vaporosi, pruriti sospetti, camminate traballanti, narici fuori misura e denti stranamente tendenti al blu.
Insomma riconoscerle tra la folla, lo scopriamo ben presto, non è poi così complicato XD

E riuscite ad indovinare quale sia il passatempo preferito di una Strega?
Be' ovviamente eliminare nei modi più crudeli, truci, spietati e fantasiosi qualsiasi bambino dalla faccia della terra.
Perché li odiano così tanto?
Perché per loro i bambini puzzano in modo terribile e nauseante.
Non importa che abbiano appena fatto il bagno, anzi, tanto peggio, perché più un bambino è pulito e più la sua puzza è ripugnante.
Come quella di una cacca di cane fumante.
Perciò è comprensibile che vogliano eliminarli tutti! Vi immaginate che supplizio, per un nasino così delicato, vivere in un mondo pieno zeppo di bambini?

Il nostro piccolo protagonista ha sette anni, ed è dunque un bambino molto puzzolente, quando perde i genitori in un tragico incidente e viene, perciò, affidato alle cure della nonna.
La nonna, una donna forte, decisa e risoluta, ma anche tanto dolce e affettuosa - che sono sicura vi farà molta simpatia - fortunatamente ha il buon senso di informare il nipotino dell'esistenza delle Streghe e di metterlo in guardia, insegnandogli tutto ciò che sa su di loro, e che ha appreso negli anni.

Ed è durante una vacanza al mare, mentre nonna e nipote alloggiano all'Hotel Magnificent, che il ragazzino avrà a che fare non con una, ma con l'intero consiglio delle Streghe di Inghilterra e, nientepopodimeno che, con la loro Strega Suprema!

Involontariamente, e malauguratamente, il ragazzino si troverà ad assistere ad una riunione, assolutamente riservata, del consiglio, scopo della quale è mettere a punto un piano per eliminare tutti i bambini di Inghilterra.
Ed è così che ha inizio un’avventura decisamente particolare, con il nostro piccolo protagonista che, assieme a sua nonna, dovrà, non solo sgominare la minaccia imminente, ma farlo in una veste decisamente nuova e inaspettata, che darà luogo a una serie di siparietti divertenti e concitati.

Una storia che è un tripudio di originalità, fantasia e della consueta alternanza di momenti buffi, grotteschi e dolci, a cui le storie di Dahl ci hanno abituato.
Le Streghe mi hanno fatto pensare alla spietata direttrice Spezzindue o ai terribili giganti cattivi de il GGG, che non si fanno nessuno scrupolo a prendersela con i bambini che, anzi, sono il loro bersaglio preferito.
I genitori di Bruno Jenkins - l’antipatico bambino in cui si imbatterà il nostro protagonista - mi hanno ricordato in parte gli anaffettivi genitori di Matilde, e in parte la cocciutaggine dei genitori dei ragazzini invitati ad entrare ne “La fabbrica di cioccolato”.
E Bruno ricorda proprio uno di quei bambini viziati e golosi, che non pensano ad altro che ad ottenere ciò che desiderano.
E il nostro piccolo protagonista senza nome è Matilde, è Sofia, è Charlie.
Un bambino coraggioso e buono, che non si arrende alle avversità, ma affronta tutte le sue paure e reagisce con positività anche di fronte agli imprevisti.
Lui e sua nonna sono una coppia inossidabile, il loro amore è dolce, forte e commovente.
Una storia carina e simpatica che annienta l’orrore con il sorriso.

In più in questa nuova edizione vi è l’aggiunta di due capitoli inediti.
Sono pagine tradotte da un manoscritto inedito di Dahl, che hanno come protagonista Bruno Jenkins e la sua storia.
Cosa è successo dopo che Bruno ha lasciato l’Hotel Magnificent?
Queste pagine aggiunte vi toglieranno questa curiosità, anche se il loro racconto non rappresenta a tutti gli effetti il seguito del libro, perché i fatti a cui si ricollega sono leggermente (tanto) modificati.

Come gli altri romanzi di Dahl, anche questo è illustrato da Quentin Blake.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Questa lettura è stata sorprendente per diversi aspetti.
Primo fra tutti non mi sarei mai aspettata una storia di questo tipo, certo, mi aspettavo che le streghe non fossero degli angioletti, ma le conseguenze, a lungo termine, che questa avventura avrebbe portato al protagonista le ho trovate davvero inaspettate!
Il bambino viene trasformato in un topolino e tale rimane fino alla fine del romanzo, non vi è nessuna pozione miracolosa o incantesimo prodigioso che gli restituisca le sue fattezze.
Il bambino però accetta di buon grado il suo destino, essere un topino gli piace: è veloce, silenzioso, può fare mille cose che prima non poteva fare e, soprattutto, non dovrà più andare a scuola e fare i compiti.
Anche quando viene a sapere che da topo la sua vita durerà molto meno di quella di un essere umano ne è felice, perché non ha nessuna intenzione di sopravvivere a sua nonna.
Ho trovato questa cosa tremendamente triste e, al tempo stesso molto dolce.
Questo risvolto, che non prevede un convenzionale lieto fine, mi ha spiazzato ma è stata anche una delle cose che ho apprezzato di questa storia, che nel complesso non posso dire mi abbia entusiasmato più di tanto.

Probabilmente immaginavo una storia un po’ diversa, probabilmente tutti i pareri super positivi che ho sempre sentito a riguardo mi hanno condizionata e la realtà, forse per questo, si è rivelata più deludente del previsto.
Ho cercato di immaginare come avrei reagito a questa storia se fossi stata una bambina: mi sarebbe piaciuta di più?
In realtà non so dirlo.
Se fossi stata troppo piccola forse mi avrebbe inquietata.
Se fossi stata un po’ più grande, l’avrei trovata troppo infantile.
Da adulta riesco ad apprezzarne l’ironia e l’originalità, la fantasia e anche la giocosa “brutalità”, ma proprio non riesco a considerarlo un capolavoro.

I capitoli inediti li ho trovati un’aggiunta curiosa, ma non necessaria.
Avrei preferito leggere della vita di nonna e nipote post sconfitta della Strega Suprema, e le loro avventure in giro per il mondo, ma leggere le avventure da spia segreta di un topolino Bruno, che non rispecchia affatto il topolino Bruno che conoscevamo, l’ho trovato un pochino superfluo.

Tuttavia, mentre leggevo il libro - mi riferisco qui alla storia principale - pensavo che avrebbe reso veramente bene in pellicola, per questo sono davvero curiosa di vederlo e scoprire se nella trasposizione cinematografica avranno cambiato qualcosa della storia, o se le avranno dato un diverso finale.
Appena sarà possibile lo vedrò e vi farò sapere!

Ringrazio Salani Editore per avermi omaggiato di  una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro


martedì 2 marzo 2021

Recensione: "La ragazza degli orsi" di Sophie Anderson

Titolo: La ragazza degli orsi
Titolo originale: The Girl Who Speaks Bear
Autore: Sophie Anderson
Illustrazioni: Kathrin Honesta 
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 27 ottobre 2020
Pagine: 370
Prezzo: 17,00 €

Trama:
Yanka vive con la madre adottiva, Mamochka, da quando aveva all'incirca due anni, precisamente dal giorno in cui la donna, che girovagava per la foresta in cerca di erbe e bacche per i suoi infusi, non trovò la bimba nuda sulla neve, appena fuori da una grotta abitata da un'orsa. 
La ragazzina, da allora, si interroga sulle proprie origini: è sicura che il mistero che avvolge la sua nascita abbia a che fare con l’irrequietezza che le agita il cuore. Per quanto ami il villaggio in cui è cresciuta, sente di appartenere a un altro mondo. 
La natura sembra parlarle; la foresta che circonda la sua casa le sussurra richiami sempre più insistenti. È lì, lei lo sente, che si nascondono le risposte che cerca. 
Ed è sempre lì, tra fiumi gelati e vulcani infuocati, che vive il ricordo di una storia scintillante come il più limpido cielo notturno. La sua storia: quella di Yanka l’orsa. 

Recensione:
Il libro di Sophie Anderson racchiude il fascino delle antiche leggende slave, l'incanto dell'intricata foresta, la magia dell'atmosfera invernale, e l'importanza del conoscere se stessi.
Protagonista è Yanka, una ragazzina alta e forte che da sempre vive in un villaggio al limite della foresta.
Beh, non proprio da sempre, considerando che la bimba è stata ritrovata una decina d'anni prima nei pressi della Grotta dell'Orsa.
E se l'infanzia è stata particolare, anche la giovinezza non è da meno: la povera Yanka infatti, a causa della sua corporatura massiccia, non passa certo inosservata. E per quanto lei ami la sua vita e i suoi amici, non riesce a non sentirsi fuori posto, diversa dagli altri, forse da tutti.

È da tutta la vita che mi sento irrequieta nel villaggio, che non riesco a integrarmi. Ma non ho mai pensato che, forse, era perché non sono fatta per stare con la gente, con gli umani. Forse sono fatta per stare da sola nella foresta. Come un’orsa.

Ma poi un giorno, nel corso della festa per il disgelo, un imprevisto cambia ogni cosa.
Yanka cade da un fortino di ghiaccio, perde i sensi e al risveglio si ritrova... le gambe da orsa!
Come è potuto succedere? E come potranno gli altri accettarla, ora che la sua diversità è così lampante?
La ragazza non ci sta, deve assolutamente trovare uno stratagemma per far sparire quelle zampe pelose, e l'unico modo è ripartire dall'inizio, ritornare alla foresta che è stata la sua prima culla e dall'Orsa Zarina, che è stata la sua prima madre.
Ha inizio così un viaggio impervio e avventuroso che, se inizialmente vedrà come unico alleato la donnola Trappola, nel corso del tempo darà vita ad un'intera squadra d'azione.
Yanka che da sempre è in cerca di risposte, oltre che del suo posto nel mondo, nel fitto degli alberi imbiancati di neve, troverà molto più di quanto si aspettasse.
Tante storie, molto simili alle leggende che il vecchio amico di famiglia, il misterioso Anatoly, era solito raccontarle di ritorno dalle sue esplorazioni, quando era solo una bambina, ma soprattutto la sua storia, quella dei suoi veri genitori, della sua vera famiglia.

Un giorno mi piacerebbe scoprire la storia del mio passato, e spero che sia un racconto pieno di meraviglia, che spieghi chi sono e perché sono diversa, perché sento gli alberi che sussurrano segreti, e perché avverto sempre la presenza della foresta, che mi chiama a sé.

Una trama avvincente, ricca di emozioni, che se da una parte regala l'ebbrezza dell'avventura e del senso del pericolo, dall'altra trasmette un importante messaggio: la libertà di essere solo se stessi.
Perché, per quanto ci siano aspetti della vita facili da capire e da accettare, per tanti altri c'è bisogno di tempo e di nuove esperienze. 
Ed è quello che succede alla protagonista de "La ragazza degli orsi", così impegnata a cercare di nascondere ciò che la rende speciale, da non rendersi conto che non c'è nulla di sbagliato in lei, che è perfetta proprio così com'è.
 
Mi sono dovuta addentrare nella foresta per capire cosa mi stavo lasciando alle spalle. Ho dovuto perdere quello che avevo per rendermi conto di quanto lo amassi. E ho dovuto guardare nel mio passato per capire che cosa voglio nel mio futuro: una famiglia che mi ama.

Yanka è forte come una quercia e coraggiosa come un'orsa, è figlia del villaggio ma anche parte della foresta, ma soprattutto non è sola.
Ha una rete di persone pronte a tutto per lei, ha l'amore di una famiglia decisamente surreale, che è pur sempre la sua famiglia.
Dalla tenera Orsa Zarina, al silenzioso Anatoly, alla curiosa strega Elena, passando per i fedeli Sasha, Yuri, Trappola, il burbero Ivan e la materna Mamochka.
Un romanzo davvero originale che convince e si distingue per più fronti, dall'atmosfera fatta di gelo ed incanto, alla forte presenza del folklore russo, sino ad arrivare al messaggio profondo e pienamente condivisibile.
Una storia perfetta per l'inverno che, tra un sorso di cioccolata calda e un dolce pasticcino, vi farà compagnia sotto le coperte o accanto al fuoco, vi farà sentire libere ed impavide, capaci di fare di tutto e di essere qualsiasi cosa vogliate. 

Considerazioni:
Questo libro è la prova di quanto i romanzi per ragazzi, se ben scritti, riescano a coinvolgere il pubblico in maniera trasversale, indipendentemente dall'età di riferimento.
Se infatti un ragazzo può facilmente venire conquistato dall'azione e dal ritmo incalzante, un adulto troverà invece estremamente appassionanti e stimolanti le leggende russe che intervallano i vari capitoli. 
In realtà il libro di Sophie Anderson mi ha ricordato molto sia "La ragazza dei lupi" della mia amata Katherine Rundell, con cui ha ben più di un'affinità a livello di trama, che il romanzo "Oltre il bosco" di Melissa Albert, in particolare per i racconti neri di Althea Proserpine.
Tuttavia, a differenza di quest'ultimo, le leggende sono molto più preponderanti ma anche meglio inserite. Hanno un loro senso all'interno del libro, hanno una loro funzione nel processo di crescita della protagonista e nella ricerca delle radici.
Se infatti ci fanno viaggiare nel mondo folcloristico antico-russo, tra case Yaga (già protagoniste nell'opera prima dell'autrice, ovvero "La casa che mi porta via"), giganti senza cuore, navi volanti, maledizioni e draghi sputafuoco, ci aiutano anche a capire chi è davvero Yanka.
Altra tematica importante, oltre all'accettazione dei punti di forza e di quelli deboli, è l'amicizia ed il lavoro di squadra.
La ragazza fugge sola nella foresta per ritrovare se stessa, ma lì incontra il suo passato ed il suo futuro, vecchi legami che non ricordava, e nuovi alleati da portare con sé.
Perché per quanto sia saggio affrontare le proprie sfide da soli, lo è ancora di più chiedere aiuto quando si è in difficoltà. 
Del resto, non è forse questo il senso della frase "l'unione fa la forza"? 

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea del romanzo

il mio voto per questo libro