giovedì 30 giugno 2016

Presentazione: "Cosi-Sancta, Il Sogno di Platone, Avventura indiana" di Voltaire

Salve avventori!
Con questo post, oltre a presentarvi una novità letteraria, come facciamo solitamente, vi diamo anche una notizia che ci ha reso molto fiere e orgogliose.
Il nostro blog, infatti, ha avuto l'onore di essere scelto come ambasciatore ufficiale de "La bottega dei traduttori", perché, a detta di chi ci ha scelto, Annarita Tranfici, che approfittiamo a ringraziare, si è distinto per l'accuratezza e l'attenzione che mettiamo nei nostri articoli e recensioni.
Questo non può che renderci immensamente felici ^__^
Mio dovere è dunque quello di parlarvi un po' del progetto e invitarvi ad abbracciarlo e condividerlo, perché la trovo davvero un'iniziativa valida e lodevole.
La bottega dei traduttori nasce per dare risalto ai classici della letteratura straniera mai tradotti in lingua italiana (o le cui precedenti traduzioni sono ormai introvabili perché fuori commercio) di autori noti e meno noti del panorama letterario mondiale, con particolare attenzione alla forma del racconto breve, genere oggigiorno da rivalutare e diffondere il più possibile.
Café Littéraire è, quindi, lieto di annunciarvi il primo titolo della collana "Classici da (ri)scoprire". 
Si tratta di una breve raccolta di tre racconti di Voltaire, tradotti da Sergio Piscopo.
La raccolta comprende i seguenti racconti:
- Così-Sancta
- Il sogno di Platone
- Avventura indiana

Titolo: Cosi-Sancta, Il Sogno di Platone, Avventura indiana
Autore: Voltaire
Collana: Classici da (ri)scoprire
Editore:  La bottega dei traduttori
Traduttore: Sergio Piscopo
Data di pubblicazione: 20 Giugno 2016
Pagine: 23
Prezzo: 0,99 € (ebook)


Trama:

Nel boccaccesco racconto Cosi-Sancta (1746), testo fintamente mutuato da La Città di Dio di Sant'Agostino, la protagonista si troverà, suo malgrado, a tradire suo marito per ben tre volte, nonostante le sue intenzioni siano sempre state virtuose. Cosi-Sancta dovrà svelare un arcano, rispondendo a un quesito alquanto singolare: può da un piccolo male derivare un grande bene?

Ne Il Sogno di Platone (1756), Voltaire immagina che il filosofo ateniese abbia avuto un sogno, nel quale fantastica di una ipotetica diatriba scaturita tra i geni che hanno creato i vari pianeti. Uno di questi deride con malizia Demogorgone, il creatore della Terra, rinfacciandogli di aver plasmato un pianeta imperfetto. La sentenza del grande Demiurgo, nondimeno, risulta essere una lezione piuttosto pungente, accompagnata da una scarsa dose di modestia. Nella 

Avventura indiana (1766), il filosofo parigino ci racconta di un Pitagora sventurato il quale, trovandosi in India, assiste al supplizio di due giovani indiani condannati al rogo per aver dubitato della sostanza di due divinità indù. Tuttavia, egli riuscirà a salvarli anche se, per uno scherzo del fato, non riuscirà a salvare se stesso. Non a caso, la lapi

A breve il libro sarà disponibile anche in formato cartaceo, al momento potete acquistarlo su Amazon al prezzo di 0,99 €

Waiting for #13

Salve avventori!
Rieccoci con la rubrica "Waiting for", con la quale vi segnaliamo le prossime uscite, o quei titoli che non vediamo l'ora di avere nella nostra libreria!


Attesissime novità dalla Librosfera!!!
La casa editrice Rizzoli, negli scorsi giorni, ha annunciato che, a inizio autunno, arriverà nelle nostre librerie il capitolo conclusivo della saga di Ransom Riggs che ha come protagonisti Miss Peregrine e i suoi bambini speciali.
La versione originale si intitola Library of Souls‬, e ha come cover quella che potete vedere qui sotto, che io trovo molto carina, come quelle dei capitoli che l'hanno preceduta.



Inoltre, udite udite, tra pochi giorni in libreria potremo finalmente trovare la ristampa (con copertina rigida!) del primo capitolo!!! Era ormai introvabile *-*
Io sono davvero entusiasta da tutte queste belle novità... E voi?

Qui trovate le nostre recensioni dei capitoli precedenti:
- "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" 
- "Hollow City. Il ritorno dei bambini speciali di Miss Peregrine"

Aggiornamento!!!

Le nuove edizioni dei primi due capitoli sono uscite esattamente oggi! Come annunciato dalla pagina Instagram della casa editrice Rizzoli



Allora, hanno cambiato il titolo, così il nostro "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" è diventato "Miss Peregrine La casa dei ragazzi speciali" :/
Stento a comprendere il motivo di tale modifica, personalmente ero affezionata al vecchio titolo.
Forse il film si chiamerà così? 
Poi, hanno aggiunto una, loro la chiamano fascetta ma immagino sia una sovraccoperta, con su l'immagine del film... non so voi, io ne avrei potuto fare anche a meno, non mi fanno impazzire le locandine dei film sulle cover dei libri, soprattutto quando, come in questo caso, le cover sono così particolari e affascinanti.
Per quanto riguarda il prezzo delle nuove edizioni è sicuramente altino: 18€ a capitolo. 

Ora non ci resta che aspettare la fine dell'estate per vedere finalmente il terzo libro... spereremo che la bella stagione passi in fretta per questo? 
Ma anche no :D

mercoledì 29 giugno 2016

Chi ben comincia... #30

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti


Salve avventori!
In questo nuovo appuntamento della rubrica "Chi ben comincia" vi propongo il bellissimo incipit tratto dal famoso romanzo di Natalie Babbitt, "La fonte magica", lettura che mi ha tenuto piacevolmente compagnia in questi giorni.
Leggendolo, potrete percepire la poesia che si respira in ogni singola pagina di questo racconto.
Una favola ricca di bellezza, magia, ma anche di emozioni e riflessioni forti e intense.
Fatemi sapere cosa ne pensate, conoscevate già la storia di Winnie Foster e dei Tuck?

"La fonte magica" di Natalie Babbitt

La prima settimana di agosto è sospesa proprio in cima all'estate, in cima al lungo anno, come il sedile più alto di una ruota panoramica quando smette di girare. Le settimane precedenti sono solo una scalata a partire dalla primavera odorosa, e le successive una discesa verso il fresco dell'autunno, ma la prima settimana di agosto è immobile, e bollente. E' stranamente silenziosa, anche, con bianche albe vuote e mezzogiorni opprimenti, e tramonti macchiati di troppo colore. Spesso la notte ci sono i lampi, ma saettano e basta. Non ci sono tuoni, non c'è il sollievo della pioggia. Questi sono giorni strani e mozzafiato, i giorni della canicola, quando la gente è indotta a fare cose che è sicura di rimpiangere in seguito. 
Un giorno di quell'epoca, non molto tempo fa dopotutto, accaddero tre cose e sulle prime non sembrò che vi fosse alcun legame tra di loro. 
All'alba, Mae Tuck partì in groppa al suo cavallo, diretta verso il bosco appena fuori dal villaggio di Treegap. Ci andava, come faceva una volta ogni dieci anni, per vedere i suoi due figli, Miles e Jesse. A mezzogiorno, Winnie Foster, la cui famiglia era proprietaria del bosco di Treegap, finalmente perse la pazienza e decise di pensare sul serio a scappare di casa. 
E al tramonto uno straniero apparve al cancello dei Foster. Cercava qualcuno, ma non disse chi. Nessun legame, ne converrete. 
Ma le cose possono intrecciarsi in strani modi. Il bosco era al centro, era il mozzo della ruota. Tutte le ruote devono avere un mozzo. La ruota panoramica ce l'ha, così come il sole è il mozzo del calendario. Sono punti fermi, ed è meglio lasciarli stare, perché senza di loro non funziona nulla. Ma a volte la gente lo scopre troppo tardi.

lunedì 27 giugno 2016

Estratto: "Aspettando Bojangles" di Olivier Bourdeaut

Salve avventori!
Il passo che ho selezionato oggi per voi è tratto da un libro che ho terminato un paio di giorni fa e che ho letteralmente adorato.
"Aspettando Bojangles" ritrae una famiglia sui generis, che non segue le regole e le convenzioni, e che vive il presente, senza preoccuparsi del giudizio altrui.
Nelle poche righe che ho riportato qui, l'attenzione è puntata sulla madre, colei che più di tutti fa della follia il suo biglietto da visita.
Ama farsi chiamare ogni giorno con un nome diverso, rifugge i problemi, per regalarsi una favola e poter essere felice per sempre.

Era tornata a casa irritata, e quando era in quello stato di regola andava da mio padre a raccontargli tutto per filo e per segno, e solo dopo, alla fine dell'intera esposizione dell'accaduto, tornava ad essere allegra e vivace. Si innervosiva spesso, però mai a lungo, e la voce di mio padre funzionava per lei come un buon calmante. 
Per il resto del tempo si entusiasmava e si estasiava per ogni cosa, trovava incredibilmente divertente l'andare avanti del mondo, e lo accompagnava saltellando allegramente. Non mi trattava né da adulto né da bambino, ma piuttosto come un personaggio da romanzo. Un romanzo che lei amava molto e teneramente, nel quale si immergeva in ogni istante. Non voleva sentir parlare né di grattacapi né di tristezza. 
"Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene. Sarebbe un peccato se non lo faceste". 
Allora io le raccontavo la mia giornata immaginaria, e lei batteva freneticamente le mani ridacchiando:
"Che fantastica giornata, bambino mio, sono felice per voi, vi sarete divertito un mondo!" 
Poi mi copriva di baci, mi piluccava, diceva, e a me piaceva molto farmi piluccare da lei. Ogni mattina, dopo aver ricevuto il suo nome quotidiano, mi affidava uno dei suoi guanti di velluto profumati di fresco affinché la sua mano potesse guidarmi per tutta la giornata. 

mercoledì 22 giugno 2016

Recensione: "Incubo" di Wulf Dorn

Titolo: Incubo
Autore: Wulf Dorn
Editore: Corbaccio
Data di pubblicazione: 26 maggio 2016
Pagine: 368
Prezzo: 16,90 € (cartaceo) 9,99 € (ebook)


Trama:
Simon è un ragazzo difficile, rinchiuso da sempre nel suo mondo. La sua vita precipita in un incubo dopo la morte dei genitori avvenuta in seguito ad un terribile incidente d’auto, dal quale Simon esce miracolosamente illeso, ma da allora, soffre di fobie, allucinazioni, sogni che lo tormentano ogni notte. 
Costretto a trasferirsi dalla zia Tilia, dopo un periodo di riabilitazione in ospedale, passa le sue giornate esplorando la campagna sulla bicicletta del fratello Michael. Insieme a Caro, una ragazza solitaria che ha conosciuto per caso, Simon affronta le proprie paure più nascoste e va a caccia del lupo che miete le sue vittime nel bosco di Fahlenberg. Ma niente è come sembra...

Recensione:
Incubo è un viaggio verso l'ignoto, tra le paure più profonde che si annidano nel nostro subconscio o, come lo stesso Dorn ama definire la sua ultima fatica letteraria: "il viaggio di un esploratore che scende i gradini scricchiolanti di una cantina, armato di torcia, e scruta negli angoli bui alla ricerca di cose nascoste. Questa cantina è il nostro subconscio, che ha tantissimi angoli bui. In ciascuno si annida una nostra paura”.
E le paure che il romanzo affronta sono terribili poiché ineluttabili, al di fuori del nostro controllo, ovvero la morte e la transitorietà.
La morte è quella che conosciamo tutti sin troppo presto nella vita, la leggiamo nei libri, ci viene raccontata nelle favole - come succede anche ai due bambini protagonisti dell'incipit di questo libro - ed è spesso resa meno tremenda dalla speranza di qualcosa che vada al di là di essa. 
Così, pure se con tristezza e delusione, impariamo ad accettare la morte come parte integrante della vita e conclusione della stessa.
Quello che però nessuno ci insegna o a cui nessuno ci prepara è la transitorietà delle cose. 
Siamo tutti pronti a credere che, finché non verrà la morte, avremo quello che abbiamo. Null'altro interferirà con le nostre vite, nulla cambierà le nostre perfette e amate abitudini. Ma sbagliamo, nessuno ci prepara a questo, fatto sta che ce ne rendiamo conto solo quando siamo messi di fronte al fatto compiuto. 
Eppure il cambiamento fa parte del processo stesso della vita, si nasce, si cresce si cambiano i gusti, le abitudini, le amicizie, gli amori.
Cambiano le stagioni, cambiano le mode, cambiano i posti che ci circondano, le città in cui viviamo, le persone con cui viviamo.
E Simon, il protagonista di questa storia, è costretto a vivere sulla sua pelle entrambe le paure.
I genitori muoiono in un incidente stradale e lui, un ragazzino affetto da lieve autismo e perciò, a maggior ragione, particolarmente attaccato alle sua routine e alle persone che ne fanno parte, vede tutto il suo piccolo mondo andare in frantumi.
Costretto a perdere gli affetti, a cambiare vita, Simon si ritrova presto solo a lottare contro i propri mostri, quegli orribili incubi che lo tormentano ogni notte e a cui non riesce a dare una spiegazione.
Unico faro nel buio è Caro, una ragazza che si imbatterà per caso sulla sua strada e che lo aiuterà a vincere, poco per volta, quelle paure che da sempre lo hanno vinto e a riscoprire un lato spensierato della vita che sembrava aver dimenticato.
Ovviamente non è tutto qui, però credetemi non posso dirvi di più perché libri come questo sono da scoprire pagina per pagina, mistero dopo mistero.
E questa si è rivelata davvero una lettura appassionante e avvincente, una di quelle che tengono il lettore incollato alle sue pagine con il desiderio di scoprire la verità o capire se, con le sue supposizioni, ci ha visto giusto.
E io, non mi vanto nel dirlo, ci ho visto giusto in tutto, e questo potrebbe far pensare che la storia, in fin dei conti, non sia poi così sorprendente o originale (oppure sono semplicemente io troppo intuitiva), eppure anche se il finale non mi ha sconvolto come avrebbe dovuto - o come immagino Dorn si sarebbe auspicato - ne ho apprezzato moltissimo il senso, come ho apprezzato l'opera in generale.
Lo consiglio vivamente sia agli amani del genere - il thriller psicologico che sconfina un po' nelle atmosfere horror - sia a chiunque voglia interfacciarsi per la prima volta con questo tipo di lettura.

Considerazioni:
Incubo è stato per me il primo approccio con questo scrittore di cui avevo ovviamente sentito già parlare molto e molto bene.
Prima di affrontare la lettura, ho letto la breve biografia riportata all'interno del testo, dove ho scoperto la sua precedente occupazione come logopedista in una clinica psichiatrica. Da qui ho avuto la certezza che la sfilza di successi letterari per i quali è noto, titoli come “La psichiatra", "Follia profonda", "Phobia”, e lo stesso "Incubo" siano non solo il frutto di una fervida immaginazione, ma probabilmente anche i rimasugli di esperienze conosciute realmente.
Ovviamente, come potrete ben immaginare, questo ha acceso in me una maggiore curiosità riguardo alla storia che mi accingevo a leggere.
In questo romanzo non ho trovato solo una lettura appassionante, ma anche tanti spunti di riflessione scaturiti dai comportamenti, spesso inconcepibili, dei protagonisti e dalle considerazioni finali dello stesso autore.
Per quanto concerne i personaggi è davvero interessante analizzare e giudicare (personalmente li ho giudicati e criticati tantissimo) i loro atteggiamenti.
Simon è un ragazzino a cui è stato diagnosticato un lieve autismo, e per questo sente il mondo troppo estraneo a lui, e probabilmente è lui stesso a sentirsi un estraneo in quel mondo così disordinato, caotico e confuso.
Simon e le sue piccole fobie per cui viene spesso bullizzato anche a scuola, quel suo copro troppo gracile e sottile che, pur mangiando, non riesce a cambiare, quella sua paura per il più minimo cambiamento e per tutto ciò che si discosta dalla normale routine quotidiana dove anche del cibo diverso, mescolato insieme in un piatto, diventa un problema.
È un protagonista per cui non si può non provare affetto e compartecipazione emotiva, ed è naturale che questo avvenga, considerato tutto ciò che ha subito e sofferto già da prima dell'incidente che ha visto coinvolti lui e i suoi genitori.
Già è naturale, lo è per tutti tranne che per la sua famiglia: zia Tilia, il fratello Michael e la fidanzata Melina che non si calano affatto nei suoi panni, ma lo trattano, anzi, come se dovesse semplicemente riprendersi da un comunissimo raffreddore.
Ho trovato questi i personaggi decisamente antipatici e poco empatici. 
Michael in primis che, essendo suo fratello, è egli stesso rimasto orfano, ma si comporta come se fossero venuti a mancare due perfetti estranei.
E ci sarebbe davvero tanto da dire sui loro comportamenti insensibili e contraddittori, ma preferisco non dilungarmi e lasciare a voi la possibilità di farvi una vostra opinione a riguardo.
Per quanto riguarda invece i risvolti della vicenda, come ho scritto nella recensione, non è stato scoperto nulla che non mi fossi aspettata. Anche quelle che avrebbero dovuto essere le rivelazioni shock del libro, i colpi di scena finale, per me si sono tutte rivelate conferme alle mie intuizioni. 
Ora non so se l'autore sia stato troppo ingenuo nel disseminare indizi e nel puntualizzare particolari qua e là, o se sono stata io che, non essendo nuova del genere, ho saputo coglierli all'istante. Penso un po' entrambe le cose.
Tuttavia, seppur prevedibile, non l'ho trovato affatto deludente, certo sarebbe piaciuto anche a me essere sbalordita sul finale (molti di voi lo saranno sicuramente), ma la realtà con cui si conclude la storia, quella si, è stata inaspettata anche per me e mi ha stupito molto positivamente.
Anche quella situazione non mi è nuova, mi ha infatti ricordato l'epilogo del film Repo Men, ma ammetto che qui non me la sarei aspettata.
Un epilogo forte che fa pensare.
Fa pensare alla vita, alla sua natura effimera e fragile.
A tutto ciò che siamo stati, a quelli che abbiamo conosciuto e amato, a quello che abbiamo fatto, alle cose che abbiamo visto e che, ormai, non possono più essere rivissute se non nel ricordo.
Albus Silente in questa occasione direbbe che non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere, ma Simon, anche i grandi saggi possono sbagliare.

"La vita è come un giardino.
Esistono i momenti perfetti,
ma non possono durare per sempre,
tranne che nel ricordo.»”

Ringrazio la casa editrice Corbaccio per avermi fornito una copia di questo libro 

il mio voto per questo libro 

lunedì 20 giugno 2016

Recensione: "Fuga da Villa del Lieto Tramonto" di Minna Lindgren

Titolo: Fuga da Villa del Lieto Tramonto
Autore: Minna Lindgren
Editore: Sonzogno
Data di pubblicazione: 14 aprile 2016
Pagine: 320
Prezzo: 17,50 € (cartaceo) 9,99 € (ebook)
Trama:
Pareti abbattute, tubature divelte e trapani che spaccano i timpani. Villa del Lieto Tramonto, la tranquilla residenza per anziani nella periferia di Helsinki, è sottosopra per massicci lavori di ristrutturazione, e alle inseparabili Siiri e Irma non resta che cercare un modo per fuggire. E alla svelta: loschi individui – sono davvero muratori? – si aggirano nell’edificio, e il portagioie della loro compagna Anna-Liisa è scomparso. Tutto sotto gli occhi della direzione della struttura. 
Perché allora non affittare un appartamento in centro, lontano da disagi, furti e calcinacci? Meglio però allargare l’invito agli amici della canasta: la puntigliosa, cara Anna-Liisa e l’ambasciatore, il suo distinto consorte, oltre all’infelice Margit alle prese con la grave malattia del marito. La convivenza nello stravagante alloggio – raso rosso alle pareti, un letto rotondo e un improbabile palo da lap-dance in soggiorno – in uno dei palazzi più antichi della capitale finlandese, è per il gruppo di anziani un avventuroso nuovo inizio: la spesa al pittoresco mercato coperto, il bucato, i pasti da cucinare, amicizie inaspettate e giri in tram tra vecchi ricordi e scoperte entusiasmanti. Eppure, qualcosa non quadra. Per il fiuto investigativo di Siiri e Irma, la ristrutturazione nasconde ben altre, criminose attività, e quando il mistero comincerà a dipanarsi tra comici passi falsi, inattesi colpi di scena e irriverenti quanto umane opinioni sulla morte, le ostinate vecchiette toccheranno con mano quanto sia facile lasciarsi ingannare dalle apparenze. Anche alla loro non più tenera età. 

Recensione:
Chi di voi ricorda Irma, Siiri e Anna-Liisa, le tre simpatiche vecchiette della Villa del Lieto Tramonto?
Le avevamo lasciate finalmente libere dai drammi e dagli intrighi, e le ritroviamo di nuovo nei guai fino al collo.
Ebbene sì, perché, per quanto le nostre care amiche non desiderino altro che godersi gli ultimi anni della loro vita nel completo riposo, pare che il destino abbia scelto ben altro per loro.
È passato solo un anno dalla risoluzione dell'ultimo caso (su cui verteva "Mistero a Villa del Lieto Tramonto"), e la costosa residenza per anziani, già teatro di giri di malaffare, è ora alle prese con una ristrutturazione alquanto anomala.
Tipi loschi travestiti da muratori, oggetti che scompaiono senza spiegazioni, frastuono a qualsiasi ora, e lavori che sembrano non avere mai fine.
Per quanto i residenti tentino di farsi forza e di cercare di venire a capo della situazione, non possono non constatare che, almeno per il momento, non vi è altra soluzione ai loro problemi, se non la fuga.
E sarà proprio la tranquilla Siiri, abituata a starsene nell'ombra, ad avere una brillante idea, durante uno dei suoi tanto amati giri in tram: affittare un appartamento e mettere su una comune con le sue amiche di sempre.
Un posto per ricominciare, lontano dalla confusione e dai cattivi pensieri. Un nuovo inizio per tutti loro.
Ovviamente la convivenza non sarà poi così ordinaria, e ciò offrirà a noi lettori scene esilaranti e fuori dagli schemi.
Basti pensare a Margit, la quarta inquilina del bizzarro appartamento (quinta se consideriamo anche Onni, il marito di Anna-Liisa) che non fa che aggirarsi nuda per casa, alla nostra Irma allegramente impegnata a trangugiare vino rosso già di prima mattina, o all'unico uomo di casa, servito e riverito dalle "sue donne", proprio come in un harem.
E se si è soliti dire "casa nuova, vita nuova", in questo caso il cambio di residenza darà modo a Siiri di allargare anche la sua cerchia di amicizie.
Ancora delusa dalla partenza, e se vogliamo dall'abbandono, del suo confidente Mika, l'anziana signora troverà un nuovo porto sicuro nei due aitanti giovani nigeriani conosciuti al mercato coperto, Metukka e Muhis.
Il loro ingresso porterà nuova linfa vitale anche nella quotidianità degli altri residenti. La stessa Siiri, grazie ai loro consigli, e al nuovo ruolo di cuoca di casa, riscoprirà dei lati del suo carattere che credeva di aver perduto, la capacità di farsi valere e di non sottostare ai desideri degli altri.
Questo atteggiamento combattivo sarà poi alternato alla cura con cui si prodiga per i suoi amici, elaborando ogni giorno deliziosi manicaretti, ripescati dal passato e rivisitati in chiave etnica.
Devo ammetterlo, le pagine dedicate a questa bizzarra amicizia, e ai consigli di cucina, sono quelle che ho più apprezzato, in quanto donano alla lettura un po' di brio e di spontaneità.
In generale, mi spiace dirlo, la lettura manca dell'humor e dell'allegria che contraddistingueva invece il primo libro.
Ha una partenza lenta e fatica ad ingranare. La prima parte è abbastanza ripetitiva, fino ad arrivare al fatidico trasferimento con cui la narrazione sembra recuperare in vivacità.
Tuttavia in questo secondo capitolo sono del tutto assenti i colpi di scena, o le grandi rivelazioni.
Sembra quasi che il ruolo di questo romanzo non sia altro se non quello di fungere da collegamento con l'epilogo finale. 
Difatti le domande rimangono puntualmente senza risposta, e le nostre tre investigatrici improvvisate rinunciano a scoprire cosa succede davvero tra le mura della loro casa.
Quello che vogliono è fuggire da tutto, dai martelli e dai trapani, e da ciò che non riescono a comprendere. 
Ed è un peccato, perché proprio ciò che rendeva la storia originale e divertente, non trova abbastanza spazio nel prosieguo.
Rimane invece immutata l'importanza della denuncia sociale, che investe più campi d'interesse: dalla solitudine dei vecchi lasciati allo sbando, al sistema sanitario con le sue falle, fino all'eutanasia, al lavoro in nero e ai difficili rapporti genitori-figli.
Nulla sfugge all'occhio clinico della Lindgren che, senza rendere la scrittura pesante e prolissa, riesce a suscitare più spunti di riflessione. 
Se solo l'autrice avesse salvaguardato lo spirito originario, riuscendo ad unire lo stile giornalistico a quello tipico dei romanzi gialli, il risultato finale sarebbe stato sicuramente migliore, e la lettura più appassionante e coinvolgente.

Considerazioni:
Non posso dire che questa lettura mi abbia delusa o annoiata, tuttavia, come avrete intuito, si è rivelata decisamente inferiore alle mie aspettative.
Credevo di imbattermi in una vicenda per lo più divertente e stravagante, invece lo stato d'animo predominante di tutta la narrazione è stato quello nostalgico e deprimente.
Ok, è vero, anche in "Mistero a Villa del Lieto Tramonto", le scene forti non sono mancate, tuttavia erano alternate ad altre più leggere, capaci di stemperare l'atmosfera.
Qui invece la storia risulta monotona e poco avvincente. Sicuramente ben scritta, e dotata di descrizioni particolareggiate, ma meno incisiva rispetto alla precedente.
Il taglio narrativo, come accennavo prima, sembra risollevarsi nella parte incentrata sulla convivenza, in cui il contrasto tra la modernità (tv, ipad, idromassaggio e un'inspiegabile palo da lapdance) e la veneranda età degli inquilini crea siparietti simpatici e bislacchi.
Altra nota positiva sono sicuramente le personalità ben definite dei personaggi, che mi avevano già conquistato nello scorso romanzo, come anche la capacità dell'autrice di affrontare tematiche sociali importanti con leggerezza.
In generale più fattori mi spingono ad apprezzare "Fuga da Villa del Lieto Tramonto", ma altrettante riserve mi impediscono di amarlo.
Mi auguro che la trama sottotono elaborata stavolta dalla Lindgren sia dovuta solo alla necessità di rendere questo libro una mera anticipazione degli enigmi che troveranno degna risoluzione nel capitolo finale, e che quest'ultimo possa incontrare di nuovo i miei gusti.
Non mi resta che sperare, e aspettare.

Ringrazio la casa editrice Sonzogno per avermi fornito una copia di questo romanzo

il mio voto per questo libro

martedì 14 giugno 2016

Recensione: "Il circo dell'invisibile" di Camilla Morgan Davis

Titolo: Il circo dell'invisibile
Autore:  Camilla Morgan Davis
Editore: Dunwich Edizioni
Data di pubblicazione: 26 Febbraio 2016
Pagine: 230
Prezzo: 9,00 € (cartaceo) 2,99 € (ebook)



Trama:
Clio è una ragazza di quindici anni, da un anno è scappata dalla sua famiglia e vive a Edimburgo in un vecchio spaccio del pesce, ormai abbandonato.
Trova nel misterioso Circo dell’Invisibile la possibilità per cambiare nuovamente la sua vita, trasformandosi nella Ballerina Sirena.
Clio crede di vivere in un sogno che oscilla fra duri allenamenti, emozionanti spettacoli, e strane amicizie, ma il sogno nasconde una faccia oscura.
Quali misteri si celano sotto i tendoni dorati e turchesi che ha imparato a considerare la sua casa?

Recensione:
"Il circo dell'invisibile" è una storia fatta d'incanto, magia e mistero.
Mescola al suo interno realtà e fantasia, verità e menzogne, sogno e incubo, luci e ombre. Dualismi in eterno conflitto tra loro che, in una storia che ha dell'illusionismo il suo caposaldo, trovano il loro perfetto equilibrio.
Ed è nella più assoluta normalità che comincia questa storia, che è la storia di Clio, una ragazzina che nella sua vita ha visto fin poco incanto e magia.
La sua è una realtà drammatica, una senza tetto allo sbando, tanto giovane quanto sola, tanto sognatrice quanto disillusa. 
Scappata da una famiglia che la considerava apertamente solo un peso e un inutile fastidio, Clio si trova sola a viaggiare per il mondo.
In una delle sue fughe incontra Lilli, un'anima solitaria e diffidente che, come lei, ha trovato sulla strada solo dolori e delusioni.
Tra le due, pian piano, nasce un rapporto di fiducia e diventano il sostegno l'una dell'altra.
Quando però, ad Edimburgo, arriva la voce del ritorno del circo in città, Lilli cambia atteggiamento, si fa scontrosa e timorosa e decide di fuggire via, il più lontano possibile da quei carrozzoni colorati che promettono magie e illusioni.
Clio però è di tutt'altro avviso. Il circo la affascina e probabilmente le offrirà quello che cerca: sogni, avventure, una nuova vita e, chissà, forse anche una parvenza di famiglia. 
Il circo dell'invisibile per un breve periodo le offrirà davvero tutto questo, e sembrerà essere la tanto attesa risposta a tutte le speranze della ragazza: spettacoli affascinanti, trucchi sorprendenti, il clamore del pubblico in visibilio, nuovi strambi amici, ciascuno con la propria arte e i propri segreti.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. La luce tanto più è abbagliante più genera ombre oscure e in questo caso saranno ombre decisamente pericolose...
Camilla Morgan Davis con un linguaggio affascinante e delicata poesia descrive molto bene le atmosfere incantate in cui immerge il suo magico mondo. Un microcosmo fatto di magie, illusioni, intrighi, segreti e misteri.
La storia è carina e la trama è valida, purtroppo però il racconto tende a dare troppa importanza e rilievo ai fastidiosi patemi adolescenziali e a non sfruttare, invece, quello che avrebbe dovuto essere il suo punto di forza: lo spettacolo e i suoi protagonisti.
La parte conclusiva, ovvero quella che avrebbe dovuto svelare il mistero e chiarire i fatti, è fatta di incoerenze o di situazioni date abbastanza per scontato.
Nel complesso "Il circo dell'invisibile" è una storia piacevole, che regala belle immagini e fa venir voglia di essere presenti per assistere allo spettacolo che racconta. 
Questa è la piccola magia in cui l'autrice riesce (che non è certo cosa da poco), tuttavia lo spettacolo non è all'altezza delle aspettative. Peccato perché con questi attori, questa scenografia e questo palco e con uno sforzo in più la Davis avrebbe potuto mettere su qualcosa di davvero incantevole... 

Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Nelle recensioni mi costringo sempre ad essere un po' criptica nelle esternazioni per non dire troppo sulla storia, e lasciare al lettore il piacere di scoprire da sé pregi e difetti di un'opera. In questa fase invece mi lascio finalmente andare, esternando più approfonditamente le mie impressioni riguardo ai personaggi e alle situazioni.
Innanzitutto comincio col dire che ho apprezzato davvero tanto il modo di scrivere dell'autrice, che con belle metafore ed estrema delicatezza riesce a suggerire ambientazioni, emozioni e sensazioni. Un tipo di scrittura molto poetico e affascinante che ben si sposa con il tipo di racconto, e con le emozioni, che esso mira ad evocare.
Altra cosa che ho molto apprezzato è stato il preludio della storia, estremamente reale e drammatico e come questo, riesca poi, a ribaltarsi e a trasformarsi nel mondo sospeso tra illusione e inganno del circo.
Mi è spiaciuto però non avere, alla fine, un nuovo riscontro con la realtà. Avrei voluto sapere di Lilli, quella compagna di avventure, disgrazie, timori e sorrisi che Clio si è lasciata alle spalle.
Mi è parso strano e anche un po' ingiusto come Clio, una volta entrata a far parte del suo sogno, non abbia quasi mai più pensato a lei...
I personaggi che incontriamo all'interno del circo dell'invisibile sono vari e particolari. Pochi adulti, la maggior parte dei quali ispira poca fiducia, attorniati da uno stuolo di ragazzini, tutte anime perse raccattate da qualche sobborgo, emarginati, disadattati o abbandonati, che hanno trovato nel circo una casa e quella famiglia che nessuno ha voluto dare loro.
La realtà descritta in queste pagine mi ha un po' ricordato quella narrata nel romanzo "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" di Ransom Riggs.
Come racconti sono abbastanza differenti, ma accomunati da parecchie similitudini, Riggs ci parla di bambini con poteri e caratteristiche peculiari che come quelli della Davis sono stati abbandonati, come è il caso di Paulina, la ragazza barbuta, proprio a causa della loro particolarità.
La casa di Riggs, come il circo della Davis, divengono famiglie che accolgono piccoli reietti, lasciati a se stessi. 
Però, mentre Riggs ci dà il tempo e il modo di conoscere ogni personalità, la Devis preferisce concentrarsi su Clio e sulla sua infatuazione per Maicol, il giovane domatore di orsi.
Avrei sinceramente voluto conoscere qualcosa di più dei ragazzi del circo, mentre con tutta sincerità ho trovato banale e fuori luogo la scelta di inserire, in questo contesto, una storiella rosa.
Penso che l'autrice abbia preferito fare questa scelta "acchiappa consensi", pensando di rivolgersi soprattutto ad un pubblico adolescenziale che si sa, va matto per le storie d'amore tra i bulli di turno e sciocche ragazze svenevoli.
Io no, però! Non vado affatto matta per queste cose, anzi le aborro! Soprattutto quando, come in questo caso, sono del tutto superflue ai fini della narrazione.
Ed è questo che proprio non mi è andato giù di questo racconto, dove, a mio parere, l'autrice non si è calata abbastanza nei panni della sua protagonista.
È poco credibile, e anche poco lusinghiero leggere di una ragazza con un trascorso duro e sofferto, come quello di Clio, rimbambire per un paio di occhi chiari e una faccia da sbruffone.
Nella realtà Clio non lo avrebbe nemmeno preso in considerazione, non lo avrebbe degnato di uno sguardo.
Avrebbe dato più importanza alla scoperta di se stessa, ai nuovi affetti, alla confortante sensazione di avere finalmente trovato un posto nel mondo, dove sentirsi finalmente a casa. 
Invece no, Clio, quella ragazza che è scappata di casa per fuggire da una famiglia che non la desiderava, finisce per perdere completamente la testa per un tipo che, quando non la ignora, le risponde come se le stesse facendo un favore.
Basta un semplice scambio di battute - assolutamente nulla di dolce o romantico che possa giustificare il tutto - a farla capitolare.
Ed è assurdo come, in situazioni sconvolgenti - sia per la stranezza di quanto le accade attorno, che per il pericolo incombente che minaccia la sua incolumità - lei non possa fare altro che pensare, ogni due per tre, allo sconosciuto di cui si è infatuata o alla mano che lui le tiene poggiata sulla spalla.
Tutto normale si... stai per affrontare qualcosa di spaventoso e misterioso, forse anche per morire, ma giusto, cosa vuoi che sia quest'emozione se paragonata alla mano di un ragazzino sulla spalla?
 ╯°□°)╯︵ ┻━┻
“Più lo guardo e più lo trovo bellissimo, e non voglio vederlo così. Vorrei che, oltre a essere antipatico, scorbutico e fidanzato con Jezabel, fosse ricoperto di pustole, calvo, con tre occhi e magari persino puzzolente. Invece è dannatamente bello.”

So che posso sembrare ripetitiva ma  ╯°□°)╯︵ ┻━┻

Dai, cosa importa se questo Maicol è un cafoncello maleducato e pieno di sé! È "dannatamente bello" cos'altro serve nella vita?

La parte conclusiva, quella che sarebbe dovuta servire a svelare l'arcano dietro alle misteriose incongruenze del circo è fatta di incoerenze e di situazioni che sembrano create a mo' di toppa. Soluzioni veloci e mal riuscite in cui sono ben visibili i rammendi fatti in fretta e furia e alla bell'é meglio, per uscire fuori da situazioni scomode.
E mi riferisco al modo in cui Clio capisce di poter ingannare l'uomo dalle tre ombre, riuscendo così a venire meno all'assolvimento del patto che legava da secoli il Circo dell'invisibile: un'anima per la salvezza di tutti.
Clio arriva a capire che, semplicemente credendo di non dover assolvere ad alcun accordo può permettersi di non rispettarlo, e tutto si conclude così... mah!
Ho trovato, in virtù di questa assurda soluzione a cui nessuno sarebbe potuto arrivare (e il fatto che Clio abbia creduto che bastasse solo questo mi sembra ancora più incredibile), esagerato tutto l'accanimento del gruppo nei confronti della povera Paulina
La ragazza barbuta, alla fine dei conti, non è che un'ulteriore vittima dell'uomo nero, la cui unica colpa è quella di non essere arrivata prima alla geniale conclusione a cui invece è arrivata Clio .
Ma siamo seri, chi ci sarebbe arrivato? 
Era chiaramente una toppa, messa lì perché chiaramente la stessa autrice non sapeva più come uscirne.
A Paulina viene puntato il dito per aver sacrificato, negli anni, le anime dei suoi amici e colleghi per non perdere il Circo - la sua casa - e tutti quelli che ne facevano parte.
E siamo davvero sicuri che il suo torto sia così grande? Sarebbe stato davvero così mostruoso, da parte sua, salvarli tutti al costo di uno?
Non sarebbe stato più mostruoso, invece, sacrificarli tutti per la codardia di non saper prendere una decisione? 
La stessa Clio, al solo pensiero di perdere il circo, non riesce a pensare ad altri che al suo Maicol. ... degli altri le importa meno che niente.
A questo punto ho preferito e ho trovato più vero, più appassionato e disperato il comportamento di Paulina rispetto all'ipocrisia mascherata da buonismo della protagonista.
Una volta scampato il pericolo, poi, alla direttrice del circo, Sanako Marlen, nonostante fosse l'unica a ricavare qualcosa dall'accordo (l'eterna giovinezza), nessuno rimprovera niente.
Lei stessa, anzi, esordisce scaricando tutte le colpe sulla ragazza barbuta dicendo qualcosa tipo "Paulina, fare questo? E chi se lo sarebbe aspettato?" Ma lo faceva per lei no! O sbaglio?
Ho trovato per queste, e per altre ragioni, il racconto poco credibile e, per certi versi, incoerente.
Sicuramente molto carina l'idea e l'autrice è stata anche capace di renderla bene grazie alla sua scrittura enigmatica e affascinante. Purtroppo, almeno per quanto mi riguarda, è inciampata nell'errore di voler dare a tutti i costi vita ad un intrigo amoroso che in questo caso era del tutto superfluo.

Ringrazio la Dunwich Edizioni per avermi fornito una copia di questo libro 

il mio voto per questo libro

lunedì 13 giugno 2016

Chi ben comincia... #29

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti


Salve avventori!
Quello che vi presento oggi è l'incipit del libro che mi sta tenendo sveglia queste ultime notti, parlo di "Incubo" di Wulf Dorn, un'appassionante thriller psicologico che sconfina nell'horror.
Ho trovato l'incipit particolarmente drammatico, struggente e vero.
Cosa succede ai bambini quando smettono di credere nelle favole?
Come si sentono quando, improvvisamente, vengono a scontrarsi con la dura realtà che li porta a scoprire che, quei racconti sognanti e ricchi di magia, erano soltanto menzogne?
Nella scena che Dorn ci presenta, due bambini si trovano di fronte all'impatto con una realtà molto più spietata di quella che è stata loro narrata con le favole...
Un indifeso uccellino viene divorato da un gatto e... muore
Nessun cacciatore arriva in suo soccorso, nessuno lo recupera tutto intero e incolume dal ventre del suo aguzzino.
Quest'immagine, la scoperta della realtà, apre lo spunto ad una riflessione, che molto spesso è stata argomento di dibattito in questo blog.
Le favole che in alcuni casi spaventano narrando di cose orribili che non esistono, e in altri casi illudono presentando una visione ovattata e sicura di un mondo che così sicuro non è.
Nel secondo caso forse si rischia di creare false aspettative, ma nel primo si corre forse un rischio anche peggiore.
Perché alimentare speranze o paure per cose che non esistono?
Certo, noi siamo cresciuti e sappiamo che, dietro quelle figure mostruose e vendicative, si nascondono delle metafore, che il lupo non è davvero un lupo, ma come possiamo pretendere che un bambino giunga, autonomamente, alla medesima conclusione? 
Quanti sono i genitori che spiegano davvero la metafora? E quanti invece quelli che si servono della storia del lupo come minaccia, perché sanno quanto questa possa incutere timore?


«Ma allora il lupo non è un vero lupo» disse alla fine. 
« Forse significa un’altra cosa? »  

"Incubo" di Wulf Dorn

C’ERA UNA VOLTA... 

 ... una bella giornata di giugno. Due bambini di cinque anni, un maschio e una femmina, osservavano dalla staccionata del giardino il gatto dei vicini che aveva catturato un uccellino. L’aveva bloccato sul prato, ci aveva giocato per un po’, poi gli aveva spaccato la testa con un morso. 
 La bambina distolse lo sguardo, disgustata, e strinse la mano del bambino. 
« Sai una cosa? » disse. « Ci hanno detto una bugia. » 
Il bambino la guardò senza capire. « Chi ci ha detto una bugia? » 
« I grandi. Ci raccontano le favole, ma non sono mica vere. » 
Indicò il gatto che aveva divorato la preda in due bocconi e stava trotterellando via soddisfatto. Dell’uccellino rimanevano soltanto un’ala strappata e un mucchietto di piume insanguinate. 
«Se adesso apriamo la pancia del gatto, l’uccellino non volerà via. Non è possibile, è morto. »
Il bambino pensò alla favola che sua madre aveva letto loro la sera prima. « È vero. È quello che sarebbe successo anche a Cappuccetto Rosso e alla nonna, ma solo se il lupo se le fosse mangiate per davvero. » 
«Proprio così.» La bambina annuì. «Il lupo ha denti molto più affilati di un gatto. Quindi la favola è una bugia e la tua mamma non ci ha detto la verità. » 
« Forse voleva dire un’altra cosa » rifletté il bambino. « Le favole si raccontano per insegnare qualcosa. » 
« Secondo te è così? »
 
« È quello che dice il mio papà. » 
La bambina ci pensò su qualche istante, senza distogliere lo sguardo dal triste mucchietto di piume.
 
«Ma allora il lupo non è un vero lupo» disse alla fine. 
« Forse significa un’altra cosa? »  

Il bambino si strinse nelle spalle. « Può darsi. Ma che cosa? »



giovedì 9 giugno 2016

Recensione: "Briciole" di Lorenzo Naia

Titolo: Briciole
Autore:  Lorenzo Naia
Illustrazioni: Roberta Rossetti
Editore:  VerbaVolant
Pagine: 64
Prezzo: 15,00 €

Trama:
Ogni giorno nella Parigi dei primi del Novecento tante briciole di dolci si sentono scartate e rifiutate e vagano sconsolate per la città senza capire il perché della loro triste sorte. 
Brisé, una briciola di tartellette alla frutta, avanza verso l’Arc de Triomphe senza sapere che di lì a poco incontrerà tante altre briciole come lei...

Recensione:
Ci si può sentire insicuri e soli quando si è molto piccoli e apparentemente trascurabili.
Ci si sente inutili e invisibili agli occhi di un mondo, tanto grande e affollato, che dà poca importanza a tutto, figurarsi a delle maiuscole briciole.
Brisé è una piccola briciola di una tartellette alla frutta, che, come accade ogni giorno a mille briciole nel mondo, è sbadatamente scivolata via dal suo dolce. Persa.
Non per scelta di qualcuno, certo, solo per uno sfortunato caso, ma lei non lo sa e per questo inizia a pensare di essere stata scartata, di non essere all'altezza delle sue compagne d'impasto.
Ora, voi tutti potrete immaginare quanto questa triste sorte sia comune a molte briciole dei più svariati manicaretti. Voi stessi, non potete negarlo, ne avrete scartata più di una senza mai soffermarvi a pensare a come quelle piccoline potessero sentirsi.
Lorenzo Naia ce lo spiega in poche e deliziose pagine abilmente illustrate da Roberta Rossetti. Attraverso descrizioni semplici, ed eleganti, metafore che hanno sempre a che fare con il mondo dei dolci, l'autore racconta una storia molto carina che ha come scopo quello di invitare i giovani lettori a credere sempre in se stessi.

"Con invidiabile tenacia, avvolto nella bruma del mattino, quando rue de Bièvre era ancora illuminata dai lampioni, ogni giorno Bibì apriva i battenti della sua pasticceria, pieno di propositi. 
Ma col passare delle ore, il suo umore faceva la medesima fine del caramello dimentico sul fuoco: diventava scuro, duro e amaro. In tantissimi passavano davanti alla vetrina, ma nemmeno uno si accorgeva della sua presenza. Era come lo zucchero a velo sopra le madeleine: inconsistente."

Brisé nel suo cammino per le vie di Parigi, alla ricerca di uno scopo nella vita, incontrerà molte colleghe appartenenti ai più svariati e deliziosi dolci di gran pasticceria francese, a cui è capitata la medesima infausta sorte.
Tarte Tatin, Croquenbouche, Savarin, Eclair ... tutte erroneamente pensano di non essere all'altezza ma, attraverso questa dolce storia, scopriranno una realtà ben diversa.
Anche Bibì, lo sconsolato pasticcere che nonostante la buona volontà non riesce a raccogliere i frutti del suo duro lavoro, ritroverà la fiducia in se stesso.
Briciole parla proprio di questo, di credere nelle proprie qualità, per quanto ci si possa sentire invisibili, piccoli e inutili, nel mondo tutti abbiamo uno scopo.

Considerazioni:
Ho conosciuto questo dolce libro illustrato grazie al BlogTour, organizzato da Simo la Biblionauta, a cui Café Littéraire ha entusiasticamente preso parte. 
Il viaggio, organizzato a tappe, ci ha guidati, man mano, attraverso l'esplorazione del goloso mondo dei dolci raccontati all'interno di queste pagine.
Piccole curiosità e leggende che hanno sortito l'effetto sperato, facendo nascere in me il desiderio, sempre più forte, di avere tra le mai questo bel libro.
Sono stata molto contenta, quindi, quando la casa editrice Verbavolant Edizioni mi ha gentilmente omaggiato di una copia.
Briciole mantiene tutte le promesse, racconta una storia dolce, delicata e deliziosamente illustrata.
Il racconto è semplice, forse un po' troppo breve però, anche con poche parole, riesce a suggerire bellissime immagini e rendere molto bene le atmosfere e i caratteri dei protagonisti.
Le pagine dedicate ai dolci sono interessanti e istruttive, ma avrei preferito che anche alla storia delle bricioline e a Bibì fosse dedicata qualche attenzione in più.
Avrei voluto sapere di più sui trascorsi di ogni singola briciola (o almeno di qualcuna di loro), e, conoscere qualche dettaglio in più anche sul passato del triste e sfortunato pasticcere, avrebbe consentito di formare un'immagine più definita del personaggio.
Sconsigliato se siete a dieta, perché anche solo sfogliarlo vi farà venire fame... il libro parla di dolci, le illustrazioni hanno, ovviamente, paste e pasticcini come indiscussi protagonisti... quindi immaginate un po' voi XD
A smorzare la golosità e l'acquolina in bocca c'è però l'odore forte e fastidioso delle pagine.
Il volume, già bellissimo di suo, sarebbe stato assolutamente irresistibile se (e qui mi permetto di dare un suggerimento alla casa editrice) le pagine avessero avuto una profumazione golosa... come diversi libri per bambini hanno. Sarebbe stato un connubio geniale e allora, altro che diete, non ci sarebbe stato scampo per nessuno.

Ringrazio la casa editrice Verbavolant per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro