martedì 29 settembre 2020

Blogtour: Cinque motivi per... leggere “Enola Holmes. Il caso del marchese scomparso” di Nancy Springer


Buongiorno avventori!
Oggi è il mio turno di parlarvi del primo romanzo che inaugura la serie di sei libri gialli per ragazzi che Nancy Springer ha scritto, dando vita ad un personaggio mai esistito prima, una sorella Holmes!
Vi parlerò più nel dettaglio prossimamente, con la recensione, ma intanto vi voglio indicare 5 motivi per cui, secondo me, dovreste assolutamente leggere “Enola Holmes. Il caso del marchese scomparso”.

Enola è una quattordicenne come tante, se escludiamo il fatto che è la sorella minore di due tra gli inglesi più famosi al mondo: Mycroft e Sherlock Holmes, i quali, pur conoscendola poco, la guardano dall'alto in basso e la credono una ragazzina ignorante e incapace. 
Quando però la loro madre scompare nel nulla, le cose per Enola precipitano, e i fratelli decidono di spedirla in collegio, convinti che quel posto farà di lei una docile signorina. Ma Enola, abituata da sempre ad essere libera ed indipendente, non ci sta a rinunciare a tutta la sua vita per obbedire a degli stupidi ordini. E se quei due sono troppo ottusi per aiutarla nella ricerca della madre, ci penserà lei a indagare. 
Così, in sella alla sua bicicletta, fugge di casa e si mette in viaggio verso Londra. E se sulla strada dovesse imbattersi nello strano rapimento di un giovane marchese, be'... sarebbe l'occasione perfetta per dimostrare quanto risolvere casi sia elementare, per una Holmes! Tra intrighi, indagini e inseguimenti mozzafiato, con questo romanzo iniziano le avventure di un'eroina intelligente e caparbia, capace di farla sotto il naso dello stesso Sherlock Holmes!

leggere “Enola Holmes. Il caso del marchese scomparso” 



Enola Holmes. La caparbia, piccola di casa Holmes, un personaggio tutto da scoprire

La fantasia di Sir Arthur Conan Doyle non ha creato nessuna sorellina minore per i grandi, cinici ed eccentrici Mycroft e Sherlock, la sua esistenza è tutta opera di Nancy Springer, e diciamocelo, ci voleva!
Enola, che al contrario si legge Alone “sola”, è stata marchiata sin dalla nascita con quello che sarebbe stato il suo destino.
Nata quando i genitori avevano ormai un’età avanzata per i tempi, è stata sempre vista come la pietra dello scandalo, qualcosa da non mettere troppo in mostra.
Enola è cresciuta pressoché nella solitudine, con una madre che l’ha sempre lasciata a briglie sciolte, senza prestare troppa attenzione ai conformismi previsti dall'etichetta e dalle buone maniere, e senza preoccuparsi di darle una buona istruzione ed educazione.
Enola quindi è venuta su così, spontanea e incolta, come l’erba che cresce tra i massi, badando e bastando a se stessa, senza troppe pretese verso nulla e nessuno.
Ma la sparizione improvvisa di sua madre sveglierà in lei qualcosa di sopito, non solo il desiderio di essere amata e considerata, ma, soprattutto, la voglia di affermarsi ed emanciparsi, di non essere più considerata l’ultima degli Holmes, ma la prima perditoriana donna della storia!
Enola si riscopre, curiosa, decisa e forte, tosta e caparbia. Capisce cosa vuole dalla vita, e soprattutto capisce a cosa non vuole assolutamente sottostare. Fa armi e bagagli e, come sua madre, fugge via da ogni luogo comune e costrizione.
Se questa fosse una favola, la potremmo benissimo definire Enola, la principessa che si salva da sola.


Un’avventura senza esclusione di colpi di scena

Il percorso di Enola come detective ha inizio con la speranza di ritrovare le tracce di sua madre, e scoprire dove sia finita, ma, nel mentre, la notizia della misteriosa sparizione del giovane marchese Tewksbury, il visconte di Basilwether, le farà cambiare momentaneamente meta.
Nella sua mente un turbinio di pensieri: se fosse lei a ritrovare il giovane rampollo, e non uno dei suoi magnifici fratelli, conquisterebbe finalmente il loro rispetto, forse anche la loro stima, e non verrebbe più considerata solo una piccola ragazzina emotiva e selvaggia dalla scarsa capacità cranica.
Così, da Ferndell Hall, Enola viaggerà alla volta di Londra, dove l’attenderanno pericoli che non avrebbe potuto neanche immaginare, che la faranno dubitare delle scelte prese, ma anche scoprire un coraggio e una forza di volontà inaspettate.


L’ambientazione tra le gloriose campagne inglesi e la fumosa e pericolosa Londra

L’ambientazione è uno dei punti forti della storia perché con essa è sottolineato il contrasto, non solo tra campagna e città, ma anche tra la vita del prima e la vita del dopo.
Enola vive nella sua piccola ma spaziosa tenuta, si arrampica sugli alberi, esplora i giardini, si sposta in bici da un posto all'altro, passeggia nei prati e nei boschi sotto il sole e sotto la pioggia, si rifugia nel tronco cavo di un albero che è diventato il suo rifugio segreto.
La ragazza qui è libera, vivace e selvatica come i giardini di Ferndell Hall che crescono spontanei e incolti.
Ma venuti a conoscenza della scomparsa di sua madre, i fratelli Holmes, Mycroft in primis, tentano di imprigionarla nei dettami della società moderna: in corsetti troppo stretti, vestiti troppo ingombranti e in un collegio che farebbe di lei una perfetta signorina per bene.
Così, da libera, Enola diventa prigioniera, ed è costretta ad abbandonare la sua casa e la campagna per ritrovare la libertà.
Ma, ovviamente, la conquista non sarà immediata.
Perché arrivata nella grigia, soffocante e sporca Londra, Enola scoprirà un lato del mondo che non aveva immaginato di trovare. La sporcizia, la miseria, la delinquenza, gli inganni, i pericoli e la sofferenza a ogni angolo, sotto ogni lampione.
Un mondo oscuro e inospitale, dove ogni cosa, anche la più piccola, va conquistata con sudore e fatica.


Holmes VS Holmes. Una famiglia decisamente atipica

Il libro mette in luce il contrasto enorme tra le donne e gli uomini di casa Holmes.
La sete di emancipazione contro il ligio rispetto delle regole che la società impone.
E sebbene gli Holmes si possano dividere in questi due sottogruppi, ognuno di loro presenta una personalità ben distinta e diversa, che li porta a seguire strade completamente differenti, che, come le rette parallele, sono destinate a non incontrarsi mai.
Enola dunque non è l’unica ad essere destinata a restare sola...
Ma analizziamoli uno ad uno:
Mycroft Holmes è la regola e la razionalità fatta persona. Desidera che tutto vada secondo i suoi piani e se non è così, fa di tutto purché ciò accada.
Presuntuoso, severo e apparentemente privo di alcuna forma di sensibilità.
Sherlock Holmes è genio e sregolatezza, anche lui si mostra apparentemente insensibile, o almeno preferisce che gli altri lo pensino così. Cinico, sarcastico, ma dotato di ironia pungente. Pare che infastidire il fratello maggiore sia il suo hobby preferito.
Eudoria Holmes artista di splendidi acquerelli, suffragetta e amante dei fiori e degli enigmi. Sembra aver resistito alla supponenza dei suoi egocentrici figli fino a quando suo marito è rimasto in vita... dopodiché ha iniziato a meditare un piano per poter sfuggire al loro implacabile controllo.
Enola Holmes, a differenza dei fratelli maggiori, è cresciuta portando sule spalle il peso di sentirsi non desiderata e non voluta, il che l’ha resa profondamente insicura e desiderosa di approvazione, ma da sua madre ha ereditato la voglia di evasione, e l’insofferenza alle regole che i fratelli sembrano volerle imporre.

Enola e Eudoria Holmes. 
Un rapporto madre/figlia fuori dal comune

Enola, come dicevamo, ha trascorso la sua esistenza pensando di essere destinata a restare sola, e credendo di essere essa stessa la causa della sua condanna.
Una figlia nata creando scandalo doveva essere nascosta, probabilmente i fratelli non la consideravano proprio per questo. E ora anche sua madre l’ha abbandonata, e proprio nel giorno del suo quattordicesimo compleanno! Come nulla fosse... senza neanche un biglietto d’addio.
Conta davvero così poco per la sua famiglia?
Ma la verità è un po’ diversa, e ovviamente non voglio anticiparvela, ma vi dico solo che, al posto di Enola, in molti si sarebbero offesi, avrebbero messo da parte per sempre l’immagine di una madre così egoista e crudele, e sarebbero passati oltre.
Ma non Enola!
È commovente leggere quanto il suo desiderio di arrivare al cuore della donna che l’ha messa al mondo, e di renderla orgogliosa, sia più forte di ogni altra cosa, anche più forte dell’orgoglio ferito e di un cuore calpestato e fatto a pezzi.
Dal canto suo Eudoria è una madre molto stravagante, che preferisce mettere alla prova la sua bambina a suon di rebus e indovinelli.
Un modo strampalato, ma sicuramente originale, per far capire alla stessa Enola di essere molto più in gamba, astuta e determinata di quanto creda.

Cosa ne dite?
Vi ho invogliato a leggere questa prima avventura di Enola Holmes?
Se siete ancora indecisi, vi aspetto dopodomani con la recensione del libro, ma intanto domani da Romance e altri rimedi, vi aspetta la recensione dell’omonimo film in cui Millie Bobby Brown veste i panni della piccola di casa Holmes.




sabato 26 settembre 2020

Blogtour - "Una mummia in libertà" di Francesca Ruggiu Traversi: Prima tappa


Salve avventori,
come annunciato ieri, ha oggi inizio il blogtour dedicato all'uscita dell'ultimo lavoro di Francesca Ruggiu Traversi, intitolato "Una mummia in libertà", un avvincente libro horror per ragazzi che mescola i misteri dell'antico Egitto e la simpatica ironia dei suoi coraggiosi protagonisti.
Ma prima di lasciare la parola all'autrice, che ha gentilmente accettato di rivelarci alcuni retroscena sul romanzo in questione, soffermiamoci un attimo sull'importanza della letteratura horror, e sui suoi effetti sul pubblico più giovane!

Letteratura horror per bambini e ragazzi: perché andrebbe letta

Le storie per bambini sono sempre state macabre e spaventose, basti pensare alle vecchie fiabe popolari, costellate di streghe crudeli, incantesimi e maledizioni, terrificanti goblin e lupi famelici. Si tratta di aneddoti intrisi di sangue, pericoli, torture e vendette, che ai tempi in cui venivano narrati, avevano il duplice compito di intrattenere un pubblico di adulti, e moralizzare e irretire i più piccini.
Negli ultimi anni, tuttavia, molti di quei racconti sono stati, giustamente, edulcorati per proteggere i bambini e rendere meno traumatiche le loro prime esperienze di lettura.
Il mondo è già abbastanza oscuro e ostile, dicono in molti, quindi perché non regalare ai bambini storie tranquille, che li facciano fare sogni d'oro e li rendano felici e sereni? 
Eppure, a dispetto di quanto si pensi, i bambini e i ragazzi, al giorno d'oggi, hanno bisogno di storie spaventose.
Vi spiego perché... 


♥ Esplorare le paure in un contesto sicuro

La paura è una delle nostre emozioni primarie: è instillata in noi, proprio come lo è in tutte le specie animali. È lei che ci ha tenuti in vita nel corso dei millenni, incoraggiandoci a stare lontani dai pericoli, a diffidare del fuoco, delle fiere feroci, degli inspiegabili fenomeni naturali e delle insidie nascoste nel buio.
Ma esistono paure molto più terrificanti di queste, che non si possono schivare, e che ci inseguono sia nelle pagine dei libri che nella vita vera: la paura della morte, ad esempio, e la perdita di coloro che amiamo.
Che lo si voglia oppure no, i bambini, come tutti noi, saranno prima o poi esposti a quella che è la più spaventosa, ma anche la più inevitabile, delle esperienze umane.
Che si tratti della scomparsa prematura di un familiare, di un animale domestico, o semplicemente della visione di un telegiornale, arriverà anche per loro il momento di fare i conti con il dolore. 
È quindi preferibile insistere sul fatto che non accadrà mai nulla di "brutto" o è più utile esplorare concetti spaventosi attraverso i confini sicuri di una storia? 
Sì perché, quando leggono un libro horror, i bambini e i ragazzi sanno che ciò che accade in quelle pagine non è reale, ma allo stesso tempo la lettura permette loro di identificarsi, li coinvolge emotivamente, e li spinge a chiedersi come potrebbero sentirsi o come potrebbero comportarsi, in una situazione simile.
I racconti che prevedono mostri e pericoli ci danno un posto dove mettere le nostre paure, ci aiutano a riversare lì i timori che affollano la nostra testa e che premono sul cuore.
Le storie che ci spaventano o ci turbano - sia quelle dell'orrore, ma anche quelle che ci mettono a disagio o ci toccano nel profondo - ci danno i mezzi per esplorare la nostra interiorità, ma solo nei limiti della nostra fantasia. Ci tengono al sicuro, lasciandoci immaginare di essere in pericolo.
Possiamo aprire la porta alla paura e guardare l'oscurità, per poi richiuderla quando ne abbiamo abbastanza. Mettiamo via il libro e con esso il terrore immaginario, e veniamo via più consapevoli, sapendo che i mostri possono essere sconfitti, che anche la foresta fitta e buia ha prima o poi una sua fine, e che non è poi così difficile respingere le tenebre, basta ricordarsi di accendere la luce. 


♥ Sviluppare l'empatia e la resilienza

La neuroscienza afferma che i racconti aiutano i bambini a sviluppare l'empatia, in quanto, i piccoli lettori, per mezzo della finzione, riescono a capire come le altre persone si sentono e cosa pensano. Questo avviene perché la narrativa inganna il nostro cervello, facendogli credere che siamo parte della storia, e spingendoci a parteggiare per l'eroe di turno. L'empatia che proviamo per i personaggi, inoltre, secondo i ricercatori della Emory University, si riversa anche verso le persone reali, implementando in questo modo la sensibilità verso il prossimo. 
Per di più ci sono studi che suggeriscono che leggere storie sul "superamento del mostro" aiuta i bambini a costruire la resilienza, immunizzano in un certo senso i più piccoli dai dolori e dalle forti delusioni, li aiutano ad accettare anche il fallimento e la sconfitta. 
C'è da dire poi, che al contrario dei libri horror per adulti, quelli rivolti ad un pubblico giovane, terminano il più delle volte con un senso di speranza, persino quando esplorano i temi della perdita e della morte. 
Dando un'occhiata al lato oscuro dell'umanità e della natura, i bambini e gli adolescenti imparano di più di loro stessi, prendono coscienza dei loro punti di forza e delle loro debolezze, come anche dell'importanza di saper chiedere aiuto quando si è in difficoltà.


♥ Avvicinare i bambini alla lettura 

Chi non ricorda il brivido di stringersi assieme sotto le coperte, per raccontare storie di fantasmi alla luce di una torcia? Mentre fuori infuria il temporale, la pioggia batte sui vetri, il vento spira trascinando i rami degli alberi, i lampi e i tuoni squarciano il cielo, cosa c'è di meglio di uno spaventoso racconto dell'orrore? 
Che si tratti di una storia di spettri che fa battere il cuore, di vampiri, streghe, maledizioni e antiche leggende che fanno gelare il sangue, o anche di un thriller oscuro e avvincente, i libri che ci fanno temere per il personaggio principale, sono sempre i più eccitanti.
Le storie spaventose, in particolare, possono creare un forte legame, ci commuovono e suscitano in noi una risposta emotiva, ci cambiano e ci insegnano qualcosa su noi stessi, ma non solo: i libri spaventosi possono essere uno dei modi migliori per favorire l'amore per la lettura. 
È innegabile, la sensazione di spingersi oltre, di esplorare nuovi territori e vagare in terre sconosciute, di superare i confini rasentando l'oscurità, è da sempre una calamita verso i libri di genere horror. Con la loro compagnia, i ragazzini saranno sicuri di emozionarsi e divertirsi, beh, oltre a tremare di paura, è chiaro!


♥ Mettere in guardia dai pericoli 

Abbiamo detto che la letteratura horror ci aiuta ad ampliare la conoscenza di noi stessi, ma anche quella del mondo. Inoltre se ci spinge a sfidare e combattere le nostre paure più inconfessabili, d'altra parte ci invita a nutrirle, seppur in modo saggio e responsabile. 
Perché come in ogni altro libro, anche nelle storie spaventose ci sono lezioni di vita da imparare. 
Non invitare un vampiro a casa tua, ad esempio. 
Non uscire di casa di notte. 
Non disobbedire ai tuoi genitori. 
Non partire mai solo. 
Non prendere una scorciatoia attraverso il cimitero. 
Non inoltrarti nel bosco. 
Non seguire gli estranei, nemmeno se ti offrono le caramelle.
Non toccare l'antico sigillo del sarcofago del faraone!


In definitiva, per quanto possiamo amare i nostri bambini e desiderare di proteggerli da ogni male del mondo, è bene abituarli gradualmente alle insidie della vita, per mezzo dei libri. Attenzione però a scegliere sempre le storie in base all'età e alla sensibilità dei vostri piccoli lettori.
C'è una bella differenza tra l'essere affascinati ed elettrizzati o il non riuscire più a dormire ed avere incubi per settimane! 


E ora veniamo al dunque... al retroscena inedito su "Una mummia in libertà"!
Francesca Ruggiu Traversi ci spiega come e quando è nato il racconto ispirato all'affascinante antico Egitto.


L'idea per questo racconto è arrivata circa un anno fa. Avevo già pubblicato diversi libri con protagonisti fantasmi, vampiri, streghe e lupi mannari, ma a questo elenco mancava all'appello una mummia. 
Avendo un forte interesse per l'antico Egitto (anni fa lessi parecchi libri sull'argomento, il più interessante dei quali fu quello dove si racconta la scoperta della tomba del faraone Tutankhamon), ho pensato di scrivere una storia dove la protagonista fosse la mummia di un faraone che si risveglia dal suo sonno durato millenni. 
Fin qui, niente di originale. Sono tanti i libri dove mummie inferocite se ne vanno in giro dopo essersi risvegliate, scappando dal loro sarcofago. E ci sono anche cartoni animati sull'argomento e film in gran quantità. 
In questa storia, però, c'è un personaggio alquanto bizzarro, l'unico essere vivente sulla faccia della terra che possa risolvere l'incresciosa situazione. Solo lui può rimettere le cose a posto. 
Chi sarà mai? 
Ovviamente non posso svelarlo, per scoprirlo si deve leggere il libro.

venerdì 25 settembre 2020

Presentazione Blogtour: "Una mummia in libertà" di Francesca Ruggiu Traversi

Buongiorno avventori! 
Con questo post voglio presentarvi il Blogtour dedicato al nuovo libro di Francesca Ruggiu Traversi"Una mummia in libertà", edito Segreti in Giallo Edizioni.

Per quest'occasione abbiamo pensato a qualcosa di molto speciale.
In ogni tappa troverete, oltre ai nostri approfondimenti sul libro e sull'importanza della letteratura horror per bambini e ragazzi, anche gli interventi - una sorta di mini intervista - dell''autrice del libro e di Francesca Gallina, l'illustratrice che, con le sue tavole, ha dato volto e movimento ai personaggi di questa storia. 


Da domani si parte, intanto vi lascio anche qui il calendario dell'evento, noi ci ritroviamo qui domani con la prima tappa!

- Letteratura horror per bambini e ragazzi: perché andrebbe letta 
- “Una mummia in libertà”. Francesca Ruggiu ci spiega come e quando è nato il racconto ispirato all'affascinante antico Egitto

- Biografia dell'autrice 
- Francesca Ruggiu ci racconta perché ha scelto di dedicarsi al genere horror per ragazzi, e quali messaggi desidera trasmettere ai suoi lettori, con i suoi giovani protagonisti

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- Il ruolo del piccolo eroe nei romanzi per ragazzi 
- Francesca Ruggiu presenta i principali personaggi de "Una mummia in libertà”

- Biografia dell'illustratrice 
- Racconto e immagini. La parola all'illustratrice Francesca Gallina

- L’importanza delle illustrazioni nei libri per bambini e ragazzi 
- Francesca Ruggiu e Francesca Gallina ci raccontano come è stato lavorare a "quattro mani"?

- 5 libri per ragazzi (o 5 horror per ragazzi) da leggere 
- 5 motivi per leggere “Una mummia in libertà” 

- Antico Egitto tra simbolismi, maledizioni e leggende 
- Le leggende e le maledizioni raccontate in questo libro 

Intanto, se volete saperne di più sul libro, trovate QUI la mia recensione.
Non mi resta che darvi appuntamento a domani, ma prima di farlo, ne approfitto per ringraziare tutte le  ragazze che hanno preso parte all'evento, nonché la casa editrice per avermi permesso di organizzare questo Blogtour e di leggere il romanzo in anteprima. 

giovedì 24 settembre 2020

Review Party - Recensione: "Enola Holmes e il caso del marchese scomparso. Le indagini a fumetti" di Serena Blasco

Salve avventori,
con grande piacere, partecipo al review party dedicato alla graphic novel "Enola Holmes e il caso del marchese scomparso", realizzata da Serena Blasco, a partire dall'omonimo romanzo di Nancy Springer. 
Entrambi i volumi sono editi De Agostini, e sono stati pubblicati lo scorso 15 settembre.

Titolo: Enola Holmes e il caso del marchese scomparso
Autore: Serena Blasco
Illustratore: Serena Blasco
Editore: De Agostini
Data di pubblicazione: 15 settembre 2020
Pagine: 64
Prezzo: 12,90 € 

Trama:
La mattina del suo quattordicesimo compleanno, Enola, sorella minore del grandissimo detective Sherlock Holmes, scopre che sua madre è sparita. E se inizialmente tutti pensano a un rapimento, le prove suggeriscono che la donna deve essere fuggita di sua volontà. 
Ma perché mai lo avrebbe fatto? 
La ragazzina decide di seguire le orme materne, parte per Londra e comincia le sue personalissime indagini. Ha fiuto - del resto, buon sangue non mente! - e ben presto si imbatte anche nella scomparsa del giovane marchese di Tewksbury. 
Tra enigmi insoluti, messaggi in codice e geniali intuizioni, la piccola di casa Holmes avrà modo di risolvere il caso, dimostrare di essere una vera detective, e soprattutto di ricevere le risposte tanto desiderate. 

Recensione:
Nancy Springer, con la sua penna, ha dato vita ad una serie di libri gialli per ragazzi di enorme successo, con protagonista la brillante e caparbia Enola, immaginaria sorella minore dei due famosi fratelli Holmes, Mycroft e Sherlock.
Con questa graphic novel, Serena Blasco, ripercorre i punti salienti della prima delle sue avventure - contenuta nel romanzo omonimo - incentrata su una doppia scomparsa: quella della madre dell'astuta aspirante investigatrice, e quella di un ragazzino vissuto tra gli agi e gli sfarzi della nobiltà e le eccessive premure di una mamma chioccia.  
Enola, abituata a trascorrere le sue giornate in solitudine e ad essere tenuta in poca considerazione dai membri della sua famiglia, dopo la fuga dell'eccentrica genitrice, decide di prendere in mano la sua vita e dimostrare a tutti di non essere l'incapace che credono.
Armata degli indizi che la signora Eudoria Vernet Holmes ha lasciato per lei, del suo nuovissimo manuale di crittografia, del taccuino sul significato dei fiori, e di un bel po' di altre cose tra cui denaro, provviste e travestimenti, la giovane parte alla volta di Londra, per seguire le tracce della donna più importante della sua vita o per riuscire, perlomeno, a comunicare con lei. 

Ma come sappiamo, il destino sa sempre come scombinare le carte, e ben presto la coraggiosa detective si troverà imbrigliata in una storia più grande di lei, che parla sì di sparizioni, ma anche di rapimenti, riscatti, raggiri, e chi più ne ha, più ne metta.
Grazie al suo ingegno e alla capacità di non perdersi d'animo, Enola ne verrà fuori, sfidando i pericoli che i nemici, nascosti nell'ombra, hanno seminato per lei, e portando a galla la verità. 
Una trama fitta e avvincente che mescola avventura, misteri ed intrighi ma che più di tutto mette in luce la personalità forte ma altrettanto fragile di una protagonista femminile tutta da scoprire.
Se infatti, inizialmente, Enola pare quasi un uccellino spaurito, sminuita da tutti e perciò inconsapevole delle sue vere capacità e dei suoi inaspettati talenti, con il tempo riuscirà a spiegare le ali e a volare in alto, anche senza uno stormo ad accompagnarla.
Ed è questo uno dei più grandi pregi della storia - sia del libro di cui vi parleremo a breve, sia della graphic novel che la riassume per mezzo delle splendide tavole e di poche ma significative battute - ovvero la grande attenzione prestata all'emotività dei personaggi principali, e ai loro stati d'animo: il cuore ferito, il senso di abbandono, la rabbia, la confusione e lo sconforto, tutti aspetti che rendono le vicende narrate più verosimili e soprattutto più umane. 

Inoltre, come accennavo, i disegni risultano davvero accattivanti, grazie anche alle tinte accese, oltre che ai tratti semplici ma decisi e nitidi. L'unica pecca è che, talvolta, non so bene per quale motivo, nel fumetto sono state apportate delle piccole modifiche rispetto al testo originale. Niente di rilevante in ogni caso, ma è bene precisarlo.
In generale "Enola Holmes e il caso del marchese scomparso" è una storia che, grazie anche alla sottile ironia, riuscirebbe a conquistare ogni genere di pubblico. 
Per apprezzare appieno la trama, a mio avviso, sarebbe preferibile iniziare dal romanzo, tuttavia devo ammettere che la graphic novel, pur saltando per ragioni di sintesi alcuni passaggi, riesce comunque ad esprimere in modo degno il messaggio di forza e determinazione tutta al femminile, che la piccola Holmes incarna splendidamente.

Ringrazio la casa editrice De Agostini per avermi fornito una copia del volume 

il mio voto per questo libro


Prima di lasciarvi, vi lascio il calendario, dove potete trovare tutte le tappe del review party.


venerdì 18 settembre 2020

Review Party - Recensione: "Una mummia in libertà" di Francesca Ruggiu Traversi


Buongiorno avventori! 
E' con grande piacere che oggi partecipo al Review Party dell'ultimo libro di Francesca Ruggiu Traversi, "Una mummia in libertà".
Francesca, oltre ad essere una cara amica, è un'affermata autrice di libri per ragazzi, probabilmente la conoscerete per la sua serie di romanzi horror per ragazzi con protagonista Tommy Scuro, o per la serie con protagonisti i piccoli Vlad e Leo. 
Little Pigo, invece, su questo blog ha già recensito il suo romanzo d'esordio "Il mistero del gatto d'oro" .
Eccoci, invece, qui per parlarvi della sua ultima avventura, una storia da brivido che, questa volta, ha come protagonista Emma, una ragazzina appassionata di gialli e... una mummia!

Titolo: Una mummia in libertà
Autore: Francesca Ruggiu Traversi
Illustratore: Francesca Gallina
Editore: Segreti in Gialo
Data di pubblicazione: 11 settembre 2020
Pagine: 78
Prezzo: 15,00 € (cartaceo) 1,99 € (ebook)

Trama:
Al paese di Castel Gambarotta arriva il famoso archeologo Malaugurio, per allestire una mostra sull'antico Egitto. Emma e Mattia, amici per la pelle, si recano a visitarla con la scuola, ma un terribile evento li attende: il sarcofago del "Faraone senza nome" si apre dopo 4000 anni. C'è una mummia furiosa in libertà!
Come fare per fermarla?
Guidati da Septimus, il vecchio custode del cimitero, Emma e Mattia si mettono all'opera prima che sia troppo tardi...

Recensione:
Francesca Ruggiu Traversi, in questo suo ultimo libro, ha scritto un simpatico e appassionante horror per bambini e ragazzi, in cui umorismo e brivido si alternano, creando un connubio perfetto.
La storia inizia con la descrizione di una tipica ambientazione da romanzo horror, una notte buia e nuvolosa, montagne scure, e un antico e misterioso castello, dal quale svetta una vecchia torre.
Castel Gambarotta, che prende il suo nome dalla città in cui è situato, è la casa di Emma, la piccola protagonista di questa storia, e della sua famiglia, composta da mamma Sofia e papà Augusto.

Ma il Castello è anche un accogliente e caratteristico Bed and Breakfast, caratteristico perché, sia Sofia che Augusto, hanno la passione per il genere horror e, se papà ha adibito una stanza a cinema con tanto di maxi schermo e una selezione imperdibile di film da brivido, mamma si diverte ad arredare il castello con decorazioni spettrali.
Emma, invece, ha una passione per i romanzi gialli e vorrebbe diventare una scrittrice, ma un’avventura ben più grande di quella che potrebbe trovare nelle pagine dei libri l’attende... e avrà inizio proprio in una biblioteca!
Eh già, perché è in biblioteca che il noto dottor Malaugurio, archeologo di fama mondiale, ha deciso di allestire la mostra a tema egizio, e dove, quindi, verranno esposti i manufatti e i cimeli recuperati dalla tomba del misterioso "Faraone senza nome”... sarcofago compreso!
Ovviamente, lo capirete dal titolo, qualcosa andrà storto, così storto che la mummia al suo interno sarà risvegliata dal suo lungo sonno di 4000 anni... e, ve lo anticipo, non ne sarà affatto contenta.
Come riportare la calma e la quiete a Castel Gambarotta? 
E come convincere la mummia a tornare al suo dolce sonno eterno?
Emma e il suo inseparabile amico Mattia non riusciranno a pensare ad altro, e fortunatamente qualcuno verrà in loro aiuto... ma non voglio dirvi di più, lascerò a voi il compito di scoprire il resto della storia.
Per quanto mi riguarda questa è stata una lettura davvero piacevole che ha saputo regalarmi una giornata di spensieratezza e divertimento, nonostante io abbia superato l’età di lettura consigliata già da un po’.
Ma soprattutto questo libro ha avuto lo straordinario potere di riportarmi indietro nel tempo, a quando andavo alle medie e adoravo per le storie raccontate nella serie “Piccoli Brividi”. Ecco “Una mummia in libertà” mi ha ricordato quei racconti e quei tempi, e credo che i piccoli lettori impazziranno sia per la trama che per i suoi protagonisti.
Emma e Mattia sono due personaggi in cui i lettori potremmo benissimo riconoscersi e immedesimarsi, non si comportano da super eroi, non hanno capacità sensazionali, sono semplicemente dei ragazzini determinati e con una grande sete di giustizia, che faranno il loro meglio per rendersi utili in una situazione di eccezionale emergenza.
E sono sicura che i giovani lettori verranno conquistati dalla simpatica leggenda di Gambarotta, dalla esilarante maledizione del gatto egizio e dalla misteriosa figura del vecchio e saggio Septimus, custode del cimitero cittadino.
Avrei voluto sapere molto più sul suo passato, e non nego che mi piacerebbe leggere un libro con lui come protagonista, sono sicura che potrebbe raccontarci tantissimi altri misteri e avventure appassionanti.

Ringrazio Segreto in giallo edizioni per avermi fornito una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

martedì 15 settembre 2020

Recensione: “Anne di Tetti Verdi” di Lucy Maud Montgomery

Titolo: Anne di Tetti Verdi
Autore: Lucy Maud Montgomery
Editore: Lettere Animate
Data di pubblicazione: 10 marzo 2018
Pagine: 340
Prezzo: 14,90 € (cartaceo) 3,99 € (ebook)

Trama:
Anne di Tetti Verdi (Anne of Green Gables), la cui protagonista è stata definita da Mark Twain «la più cara e adorabile ragazzina nella letteratura dall'immortale Alice», non solo riscosse un successo planetario poco dopo la sua pubblicazione nel 1908, ma continua ancora oggi ad appassionare schiere di lettori e a ispirare trasposizioni televisive e cinematografiche (da questo romanzo sono tratti l’anime Anna dai capelli rossi e la serie tv Chiamatemi Anna). La presente edizione del romanzo, curata da Enrico De Luca, propone una traduzione integrale e annotata dell’inaugurale romanzo della saga di Anne – composta da altri otto titoli che coprono quasi l’intera vita della protagonista – che tributò un’immediata quanto duratura fama alla sua creatrice, la canadese Lucy Maud Montgomery.

Recensione:
È un luminoso giorno di primavera quello in cui Anne Shirley entra nelle vite ingrigite e appassite dei fratelli Cuthbert, portando con sé la primavera stessa.
Ma Matthew e Marilla non desideravano una bambina, avevano deciso di adottare un ragazzino che aiutasse, l’ormai stanco Matthew, con i lavori alla fattoria e con il raccolto.
Ed ecco che, di punto in bianco, si ritrovano tra capo e collo a dover gestire una situazione incresciosa e una bambina chiacchierona dai capelli rossi, con una grande parlantina e il cuore colmo di sogni e speranze.

Anne ha undici anni ed è rimasta orfana di entrambi i genitori quando ancora era piccolina. Non sa molto di loro, se non i loro nomi e il fatto che si amassero molto e amassero molto lei. Ma l’amore spesso può poco contro le avversità della vita.
Anne si ritrova così sballottolata tra famiglie che la prendono con sé solo per occuparsi di casa e bambini, e l’orfanotrofio troppo freddo e spoglio per una bambina sensibile e sognatrice come lei.
Ed è in orfanotrofio che si trova quando finalmente arriva la lettera che cambierà la sua vita. La lettera che la fa sentire, per la prima volta nella sua breve esistenza, voluta e desiderata.

“Oh, sembra così meraviglioso il fatto che stia venendo a vivere con voi e che sarò una della vostra famiglia. Non sono mai appartenuta a nessuno… non veramente.”

Nonostante il suo trascorso sofferto e ricco di tribolazioni, Anne non ha perso la speranza, anzi forse proprio per questo, ha coltivato una grande immaginazione che la caratterizza più di qualsiasi altra cosa, e la rende la ragazzina particolare e speciale che, con il romanzo, impareremo a conoscere e amare.
L’immaginazione è per Anne l’antidoto alle brutture della vita, il modo attraverso il quale riesce a rendere più piacevole la realtà o a sfuggirle.

Il suo viaggio verso Tetti Verdi è emblematico ed esilarante.
Assistiamo al primo meraviglioso incontro tra la chiacchierona irrefrenabile Anne e il taciturno e timido Matthew Cuthbert. La differenza tra i due caratteri non potrebbe essere maggiore, eppure la sintonia tra i due animi è immediata.
Matthew si rende subito conto quanto, inaspettatamente, abbia bisogno della giovane vitalità di quella buffa ragazzina lentigginosa, quanta gioia e quanta allegria possa, un esserino così gracile ed esile, portare nella vita di due persone sole e stanche.

Marilla però non è dello stesso avviso.
Per lei accettare la ragazza è una vera e propria sfida, soprattutto con se stessa.
Prendere un ragazzo sarebbe stato diverso, come dare affitto ad un lavoratore, ma con quella ragazzina, dagli occhi grandi traboccanti di speranze e sogni, il lavoro da fare sarebbe differente. Si tratterebbe di crescerla come una figlia e la donna non sa se si sente pronta ad un simile ruolo.
Il suo iniziale rifiuto non è dato tanto dalla severità, non si tratta di cattiveria, ma dal timore di non essere all'altezza.
Il percorso di crescita che Anne e Marilla affronteranno insieme è senza dubbio il più emozionante e toccante da seguire.
Sicuramente quello tra di loro è uno degli incontri più belli che ho letto in questo 2020.
Anne (almeno in questo libro) non inserisce mai Marilla tra quelli che ama definire “suoi spiriti affini”. Le due sono fin troppo diverse... o almeno lo sono apparentemente.
Eppure, in un certo senso, Marilla le è affine, più di chiunque altro.
Anne, sotto la sua guida, impara con il tempo a mettere a freno la lingua, controllare gli impulsi, frenare gli eccessi emotivi in cui è solita eccedere.
Anne gioisce troppo per le cose più futili e soffre con altrettanta intensità anche per le più strambe fantasie.

“Cosa è mai successo adesso, Anne?» chiese.
 «È per Diana» singhiozzò voluttuosamente Anne. «Le voglio tanto bene, Marilla. Non posso neanche vivere senza di lei. Ma so benissimo che quando cresceremo Diana si sposerà e andrà via e mi lascerà. E oh, che farò io? Odio suo marito... lo odio proprio a morte. 
Stavo immaginando tutto... il matrimonio e tutto quanto... Diana vestita di indumenti bianchi come la neve, con il velo, e sembrava bella e regale come una regina; e io come damigella, anch'io con un bel vestito, con le maniche a sbuffo, ma con il cuore infranto celato dietro un viso sorridente. E poi dire a Diana a-addio-o.» Qui Anne scoppiò a piangere ininterrottamente con crescente amarezza.
Marilla si girò rapidamente dall'altra parte per nascondere il viso contratto; però fu inutile; cadde sulla sedia più vicina ed esplose in uno scoppio di risate talmente vigoroso e insolito che Matthew, che stava attraversando il cortile, si fermò esterrefatto. Quando mai aveva sentito Marilla ridere così prima d’ora? «Beh, Anne Shirley» disse Marilla non appena riuscì a parlare, «se proprio devi darti pena per qualcosa, per amor del cielo fallo per qualcosa più a portata di mano. Credo proprio che tu abbia troppa fantasia, poco ma sicuro.”

Marilla dal canto suo, con Anne impara, a poco a poco, a manifestare i suoi sentimenti, ad abbandonare la sua rigidità, la sua intransigenza e a far spazio a momenti di straordinaria tenerezza, che assumono un’importanza ancora più rilevante perché scaturiti proprio da lei... una personalità che ha sempre cercato di non esibire troppo le emozioni. Eppure la donna si stupisce all'improvviso nel rendersi conto di amare Anne più di ogni altra cosa e di non riuscire più ad immaginare la vita senza di lei.

“Marilla era fuori nel frutteto a raccogliere un paniere di mele estive quando vide il signor Barry arrivare dal ponte di tronchi e lungo il pendio, con la signora Barry al suo fianco e un’intera processione di ragazzine in scia dietro di lui. Tra le sue braccia portava Anne, la cui testa giaceva senza forza sulla sua spalla.
In quel momento Marilla ebbe come una rivelazione. Nell'improvvisa fitta di paura che le lacerò il cuore, comprese cosa Anne era arrivata a significare per lei. Avrebbe ammesso che Anne le piaceva... anzi, che si era molto affezionata ad Anne. Ma ora comprese, mentre correva selvaggiamente lungo il pendio, che Anne le era cara più di qualsiasi altra cosa al mondo.”

Ed è davvero difficile, infatti, per i due Cuthbert riuscire a immaginare di tornare alla monotonia della vita senza Anne, senza gli impensabili pasticci, gli assurdi imprevisti, e i buffi fraintendimenti, che la sbadataggine della testolina della ragazzina costantemente impegnata nelle sue fantasie, darà vita.
Siparietti davvero esilaranti che vi strapperanno più di un sorriso.

Come dicevo poc'anzi Anne è capace di provare emozioni impetuose e amplificate, sia nel bene che nel male.
Si affeziona immediatamente a quelli che considera i suoi “spiriti affini” e nel romanzo ne trova diversi, da Matthew a Diana Barry (colei che diventerà nel giro di due battute la sua amica del cuore, a cui giurare fedeltà eterna), alla signorina Stacy, alla moglie del reverendo, la signora Allan.
E allo stesso modo proverà antipatie estreme senza possibilità di appello, ne sa qualcosa il povero Gilbert Blythe, che pagherà caro, e per anni, l’errore di averla presa in giro per il colore dei suoi capelli.

E come il cuore di Anne è un’officina di emozioni galoppanti, lo è anche il romanzo per il lettore, un vero viaggio nei sentimenti in cui con lei, e attraverso lei e il suo interminabile chiacchiericcio, tramite i pensieri della apparentemente ruvida Marilla, grazie ai silenzi e agli occhi dolci e pregni di gratitudine del buon vecchio Matthew, ci scopriamo a crescere e mutare a nostra volta, a sognare di viaggiare verso Avonlea, attraversare il Bianco Sentiero della Delizia, percorrere il Sentiero degli Innamorati, guadare il Lago delle Acque Scintillanti e perderci nel luccichio meravigliosamente azzurro delle sue acque cristalline. Godere dei colori dorati dei boschi in autunno dell’Isola del Principe Edoardo, dei fiori sboccati in primavera, delle estati passate all'aperto ascoltando le storie partorire dalla fervida immaginazione nostra fantasiosa beniamina.

“La mattina di Natale sorse su un bellissimo mondo bianco. Era stato un dicembre molto mite e la gente si era attesa un Natale verde; però nella notte cadde soffice neve appena sufficiente a trasfigurare Avonlea. Anne sbirciò dalla finestra ghiacciata della mansarda con occhi deliziati. Gli abeti nel Bosco Infestato erano tutti delicati e meravigliosi; le betulle e i ciliegi selvatici avevano contorni perlacei; i campi arati erano cosparsi di piccole fosse innevate; e c’era un frizzante aroma nell’aria che era splendido. Anne corse al piano di sotto cantando finché la sua voce non risuonò per Tetti Verdi.”

Le descrizioni sono incantevoli, probabilmente il fiore all'occhiello di queste pagine, in ogni passo rivolto alla natura e al paesaggio si legge stupore, incanto e meraviglia, e non si può che desiderare di essere lì e vedere ciò che è mirabilmente descritto, con i propri occhi.

In definitiva “Anne di Tetti Verdi” è un romanzo in cui tuffarsi senza remore perché, nonostante i piccoli difetti, vi troverete ad amarlo senza freni, perché Anne, Matthew e Marilla vi entreranno nel cuore senza uscirvi più.

Considerazioni:
“Anne di Tetti Verdi”, è solo il primo di una serie di romanzi dedicati alla vita di Anne Shirley. 
Questo primo volume percorre cinque anni della sua vita (cinque primavere). Anne arriva ad Avonlea che ha solo undici anni e il libro termina che ne ha compiuti sedici e mezzo.
Una crescita troppo veloce per quanto mi riguarda, avrei voluto sapere molto di più dell’infanzia della ragazzina, soprattutto del suo primo anno di vita ad Avonlea, che avrebbe dovuto essere il più ricco di piccole grandi emozioni.
Mi ha deluso enormemente, ad esempio, che non ci sia stato mai raccontato a dovere il primo Natale o il primo compleanno di Anne a Tetti Verdi, insomma, immaginate che emozione dev'essere stata per un’ex orfanella vivere questi momenti a casa sua, in famiglia.
Un vero peccato che l’autrice non ce li abbia raccontati, e un vero peccato che abbiamo dovuto dire addio, già in questo primo volume a Matthew, un personaggio che avrebbe meritato di essere approfondito maggiormente, lavoro che, a mio parere, è stato svolto egregiamente nella serie Netflix che vi consiglio caldamente di guardare, se non l’avete fatto.
Tuttavia, sebbene nel romanzo gli sia riservato uno spazio davvero esiguo e marginale - probabilmente una scelta voluta per sottolineare la natura del suo carattere schivo - ciò è bastato per farmelo amare e farmi versare fiumi di lacrime nel momento in cui, abbandonando ogni timidezza, dichiara ad Anne di essere orgoglioso di lei... “della sua ragazza”.

“Avete lavorato troppo faticosamente oggi, Matthew» disse con tono di rimprovero. «Perché non ve la prendete con più calma?»
 «Beh ecco, non mi sembra» disse Matthew, mentre apriva il cancello del cortile per far passare le mucche. «È solo che sto diventando vecchio, Anne, e continuo a dimenticarmelo. Beh, beh, ho sempre lavorato abbastanza duramente e preferisco andarmene lavorando.»
«Se io fossi stata il ragazzo che avevate chiesto» disse Anne tristemente, «avrei potuto aiutarvi molto ora e risparmiavi in cento modi. Sento nel profondo del mio cuore che vorrei esserlo stata, solo per questo.»
«Beh ecco, preferisco avere te che una dozzina di ragazzi, Anne» disse Matthew dandole una pacca sulla mano. «Ricordatelo... più che una dozzina di ragazzi. Beh ecco, scommetto che non è stato un ragazzo che ha preso la borsa di studio Avery, o no? È stata una ragazza... la mia ragazza... la mia ragazza di cui sono orgoglioso.”

E se Matthew è timido e silenzioso, Anne è l’esatto opposto.
È esagerata, troppo estrema ed eccessiva nelle emozioni per sembrare reale.
Se la sua estrema gioia all'arrivo a Tetti Verdi è perfettamente comprensibile - così come lo è la sua delusione nello scoprire che la sua adozione non era stata desiderata, ma il solo frutto di un errore - molte delle reazioni successive sono improbabili e poco realistiche, anche se indubbiamente divertenti.

Perché sì, Anne conquista sicuramente con il suo carattere così atipico e effervescente, ma allo stesso tempo, e in più di un’occasione, non posso negare di averla trovata esagerata ed esasperante.
Da un’orfanella che raggiunge il sogno di una vita (quello di avere finalmente una famiglia e vivere in un posto incantevole, che non poteva immaginare neanche nei suoi sogni più rosei), è inaspettato e anche poco credibile, vederla poi disperarsi per sciocchezze futili come un gelato, o un vestito privo delle tanto desiderate maniche a sbuffo.
Non che una bambina non debba avere più desideri e sogni solo per il fatto di essere stata adottata, sia chiaro! Anne è pur sempre una bambina e come tale è ovvio che abbia desideri e dispiaceri, ma da una ragazzina che ha provato così tanta sofferenza e superato ben altre avversità, pare strano vederla soccombere in vera e propria disperazione alla minima futilità.
Altre volte, invece, mi sono stupita del suo insensato egoismo.
Come quando, pur sapendo di fare una cosa molto pericolosa, mette a rischio la propria vita, accettando una sfida della compagna di classe Josie Pye, non pensando minimamente alla sofferenza che avrebbe potuto causare a Matthew e Marilla nel caso le fosse successo qualcosa di grave.
Anche qui, è poco realistico pensare che una bambina che ha finalmente ottenuto ciò che ha sempre desiderato (una casa e una famiglia), metta tutto a rischio, compresa la sua vita, per la una stupida sfida lanciatale da una ragazzine per cui non prova la minima stima.
Non è assolutamente un comportamento da Anne!
O ancora mi ha deluso ogni qual volta ha dimostrato con i fatti o con le parole di essere più affezionata a chiunque altro piuttosto che a Marilla, eppure da una bambina così sensibile mi sarei aspettata più perspicacia nel cogliere le difficoltà di un carattere chiuso come quello della donna.
Ma non posso pretendere troppo, dopotutto Anne è solo una bambina, non possiamo aspettarci troppo da lei, e forse è così speciale anche per le sue incoerenze.

Ma il personaggio che più ha rubato il mio cuore è stato quello di Marilla.
Sebbene sia molto diversa da me (mi ritengo per certi versi una versione tanto, tanto, tanto, moderata di Anne) l’ho compresa pienamente.
Leggere di lei, del suo progressivo e costante cambiamento, vedere il suo cuore aprirsi e sciogliersi, cogliere l’amore in lei, nei piccoli gesti e nelle piccole cose, mi ha profondamente commossa.
Leggere tutte le volte che cambiava argomento, o prorompeva in un brusco rimprovero per evitare di commuoversi o manifestare i suoi sentimenti, mi ha intenerito e l’ho amata ad ogni riga di più.
La sua crescita e il suo sviluppo crescono di pari passo a quelli di Anne, le due percorrono lo stesso cammino, mano nella mano, una figlia che cresce e mette le proprie radici nel terreno e una madre che impara a fare la madre e al contempo a separarsi dal suo adorato frutto.
E per quanto doloroso sia l’abbandono, non lo fa mai pesare alla sua bambina perché la sua felicità vale più di ogni altra cosa.
Ci può essere qualcosa di più commovente?

Concludo la mia analisi terminando con due parole sull'edizione, curata da Enrico De Luca, in cui si percepisce tutto l’amore per la storia, i suoi protagonisti e per l’autrice che le ha dato vita.
Ho apprezzato tantissimo le varie note, che mi hanno permesso di cogliere modi di dire, aspetti e sfumature a cui forse non avrei prestato attenzione.

Ringrazio Enrico De Luca per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro


mercoledì 9 settembre 2020

Review Party - Recensione "Gli Inadottabili" di Hana Tooke


Salve avventori!
Oggi, in occasione del review party dedicato ad una delle ultime uscite targate Rizzoli, a cui ho il piacere di partecipare, vi lascio la recensione dell'attesissimo libro per ragazzi "Gli Inadottabili" di Hana Tooke.

Titolo: Gli Inadottabili
Autore: Hana Tooke
Illustratore: Ayesha L. Rubio
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 1 settembre 2020
Pagine: 416
Prezzo: 17,00 € 

Trama:
Amsterdam, 1880. All’orfanotrofio del Piccolo Tulipano arrivano cinque neonati abbandonati nelle maniere più diverse, chi in una cesta a forma di bara, chi dentro un secchio per il carbone. Tutti modi comunque inaccettabili per la direttrice, l’arcigna e puntigliosa signora Gassbeek. 
Milou, Dita, Oval, Finny e Sem diventano presto gli “inadottabili”, casi disperati di cui la direttrice non riesce a liberarsi. Loro, però, sono uniti come fratelli e hanno trovato nell’amicizia la forza di resistere. 
Una speranza sembra profilarsi quando i ragazzi compiono dodici anni e un commerciante di zucchero, un certo signor Rotman, propone di prenderli con sé. Indossa abiti eleganti, ma ha baffi che fremono e un sorriso sbagliato. 
Per i cinque amici è l’inizio di un’avventura che richiederà tanto ingegno quanto coraggio. 

Recensione:
Il libro di Hana Tooke racconta la storia di cinque ragazzini molto diversi l'uno dall'altro, ma accomunati da un unico desiderio: diventare un giorno parte di una famiglia.
Sì perché i nostri protagonisti sono arrivati all'orfanotrofio del Piccolo Tulipano nei modi più disparati, ben dodici anni prima, eppure nessuno di loro ha ancora trovato una casa. Sarà per i lineamenti tipicamente orientali di Oval; per le incredibili mani a dodici dita di, appunto, Dita; per lo strano mutismo della dolce e rossiccia Finny, per la goffaggine di Sem o per l'aspetto gotico di Milou, fatto sta che per loro la grande occasione, o meglio la grande svolta, sembra essere destinata a non arrivare mai.
Almeno fino all'ingresso nell'elegante salone del misterioso signor Rotman, che stranamente decide di prendere con sé non uno, ma bensì tutta quella banda d'amici, ribattezzata nel tempo, dalla crudele direttrice Gassbeek, "Gli Inadottabili"
Per i magnifici cinque è un giorno di festa, finalmente lasceranno quel posto freddo ed inospitale, che ha donato loro solo lunghe ore di lavoro e fatica, tanto dolore e troppe delusioni. Un giorno di festa certo, per tutti tranne che per una, la fantasiosa Milou che, nonostante tutto, continua a sperare che la sua famiglia torni a prenderla prima o poi. Un cesto a forma di bara, una copertina di velluto nero con il suo nome, ed un gattino di pezza con su scritto Bram Poppenmaker: queste sono le uniche tracce del suo passato, questi i soli indizi alla base del suo Libro delle Teorie, come anche il più prezioso dei suoi tesori. 
Milou, forse animata più dalla voglia di non perdere l'unica possibilità di riabbracciare i veri genitori che da un reale sospetto, vuole vederci chiaro sull'enigmatico Rotman e sarà proprio la sua diffidenza ad aprire nuovi scenari sul futuro di tutti loro.
Da questo momento in poi avrà inizio l'avventura, dapprima la fuga da quel luogo degli orrori, poi la costruzione, seppur difficile, di una vita lontano da lì. 
La Amsterdam dei canali ghiacciati e delle strade innevate viene ben presto sostituita da quella dei campi ricchi di tulipani e possibilità. Un vecchio mulino sconquassato, intriso di storia e di misteri, diventa un rifugio per quelle anime perse, in cerca di un futuro e di un posto da chiamare casa.
Ognuno di loro troverà qualcosa che riteneva irrimediabilmente perduto: un indizio sulle proprie origini, delle risposte a lungo attese, una voce dimenticata, un nuovo amico ed un'aspettata alleata.
Non mancherà il rischio, la suspense ed i colpi di scena, così come anche il coinvolgimento emotivo. Impossibile non simpatizzare per quei poveri ragazzi rifiutati dal mondo che non chiedono nulla se non la possibilità di amare ed essere amati.
Riusciranno "Gli Inadottabili" a raggiungere ciò che hanno sempre desiderato, o la loro impresa è destinata al fallimento? 
Scopriranno nuove strade e nuovi affetti o si renderanno conto che ciò di cui hanno più bisogno non è altro se non ciò che hanno sempre avuto?
Indipendentemente dal finale, ciò che conta è il messaggio che la lettura intende trasmettere, un concetto di famiglia che non si fonda sul legame di sangue, ma sui fili intrecciati che solo il tempo, le sofferenze e le gioie condivise sanno forgiare.
Perché come dice un celebre film di animazione, famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato. 

Considerazioni:
Quando ho iniziato questo libro, ho subito colto una certa corrispondenza con "Sophie sui tetti di Parigi" di Katherine Rundell. Tuttavia, se il tipo di scrittura e la scelta dell'ambientazione richiamano parecchio le storie dell'autrice britannica, non si può dire lo stesso per la protagonista. Mentre infatti le eroine della Rundell sono impavide, selvagge e soprattutto ricche di sfumature, la Milou ritratta da Hana Tooke ha ben poca personalità. 
Se infatti dovessi trovare un difetto a questo libro, sarebbe sicuramente il ridotto spessore conferito ai personaggi: Sem, Dita, Oval, Finny e Milou sono definiti da minimi tratti, una certa caratteristica fisica o una determinata abilità, ma nel corso della storia non si va molto oltre quelle nozioni di base che avevamo all'inizio.
Inoltre, un'altra delle cose che non mi ha molto convinto è stata la forte attenzione prestata a Milou e al suo passato. Il libro, in teoria, avrebbe dovuto essere incentrato sui cinque inadottabili (così sembrerebbe dal titolo), eppure la maggior parte delle pagine ruota attorno a lei e alla misteriosa famiglia Poppenmaker. 
Ciononostante devo ammettere che tutta la parte ambientata nel mulino appartenuto al vecchio Bram, la ricerca di indizi ed il ritrovamento del racconto di Liesel - l'ipotetica sorella maggiore di Milou - mi hanno appassionato. Purtroppo invece ho trovato estremamente tediose le scene con protagonista il signor Rotman e la sua nave. 
In generale tutta la storia ha dei momenti di forte impatto ma anche dei punti deboli che, soprattutto in un pubblico non più giovanissimo, tendono a far calare l'interesse.
La parte finale però mi ha stupito positivamente, non solo perché ha un paio di colpi di scena niente male, ma anche perché regala un epilogo agrodolce e non zuccheroso, come ci si poteva aspettare. 
Inoltre, come accennavo prima, il romanzo diffonde un bel messaggio, un'immagine di affetto e fratellanza che riesce a superare le barriere, un'idea di famiglia che non si basa sui certificati di nascita o la corrispondenza somatica, ma che è fatta di ricordi, amore, sostegno, solidarietà e coesione. Perché una vera famiglia è quella che, anche se sbagli, non ti lascia mai solo, e che ti viene a cercare, se resti indietro.

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea del romanzo

il mio voto per questo libro