lunedì 29 gennaio 2018

Recensione: "Paddington 2 - Il romanzo del film" di Autori Vari

Titolo: Paddington 2 - Il romanzo del film
Autore: AA. VV.
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 7 novembre 2017
Pagine: 208
Prezzo: 14,00 €


Trama:
La vita per Paddington scorre felice insieme alla sua nuova famiglia, al 32 di Windsor Gardens, tra le tenere stramberie dei Brown, le marmellate della signora Bird e l'affetto dei vicini. Ora che si avvicina il centesimo compleanno di zia Lucy, l'orsetto trova il regalo perfetto nel negozio di antiquariato del signor Gruber: un prezioso libro animato che raffigura tutte le meraviglie di Londra. Paddington trova un lavoro per raccogliere i soldi necessari a comprare il regalo, ma quando è a un passo dall'obiettivo succede l'impensabile: un misterioso ladro ruba il libro, facendo ricadere la colpa proprio su Paddington. E così, mentre i Brown cercheranno in tutti i modi di trovare il vero colpevole e di svelare il segreto del libro animato, la gentilezza di Paddington verrà messa a dura prova da uno dei luoghi meno gentili al mondo...

Recensione:
Non so voi, ma per me la dicitura "il romanzo del film" equivale a "segnale d'allarme".
Potrete quindi capirmi se vi dico che ho iniziato questa lettura in stato d'allerta e con ben poche aspettative, credendo di trovarmi di fronte ad una sceneggiatura riportata su carta (un po' come "Harry Potter e la maledizione dell'erede", per intenderci).
E invece niente di più lontano dalla verità. Fortunatamente il libro di Paddington riprende solo la trama del secondo capitolo cinematografico, ma per il resto è un normalissimo libro (tra l'altro ben scritto), se escludiamo il fatto che è delizioso, tenero e divertente.
Perché in effetti la storia dell'orsetto pasticcione è una di quelle che scalda il cuore, una carezza gentile, un pasticcino appena sfornato. 
Questo soprattutto grazie al suo adorabile protagonista: un animaletto buffo, simpatico e dolce, proprio come i panini con la marmellata che adora tanto mangiare.
C'è da dire poi che quella di Paddington è anche un'appassionante avventura, fatta di incomprensioni, tranelli, incidenti di percorso, piani di fuga e bizzarrie varie.
Ovviamente c'è il cattivo che trama alle spalle, ma anche una serie di alleati, alcuni persino insospettabili, che si faranno in quattro per portare a galla la verità.
Non mancheranno inoltre i fuori programma, gli aneddoti comici e le situazioni surreali.
Ciò rende la lettura davvero piacevole e scorrevole, nonché adatta a tutte le età.
Ma Paddington non è solo un libro spensierato, capace di far sorridere. Ha anche dei momenti emotivi, incentrati più che altro sullo stato d'animo dell'orsetto che crede di essere stato abbandonato. Inoltre, cosa ben più importante, è anche un meraviglioso racconto di formazione che insegna che l'onestà e la bontà d'animo pagano sempre, e che la gentilezza non è mai fuori moda.

Considerazioni:
Solitamente non disdegno i libri impegnati e impegnativi, ma tra l'uno e l'altro talvolta mi piace alternare letture più leggere. Molti prediligono i romanzi rosa fatti di cavalieri aitanti chiamati a portare in salvo la damigella in pericolo, o più che altro la donna della porta accanto ma, mi duole dirlo, quel genere di libro non fa per me.
Per cui, quando voglio prendere una boccata d'aria fresca tra un dramma e l'altro, mi rifugio volentieri nei libri per ragazzi. Spesso, devo dire la verità, ho trovato situazioni dolorose e difficili anche lì, ma solitamente rappresentano una fuga dalla realtà, per mezzo di voli di fantasia e buoni sentimenti.
Ed è proprio quello che ho trovato in "Paddington", una storia semplice ma capace di intrattenere, divertire ed emozionare.
Ho adorato l'orsetto sventurato, l'ho compatito, ho tifato per lui. Ho amato il suo essere  esageratamente ingenuo e la capacità di vedere sempre il buono nelle persone. 
Ma se il paffuto protagonista è la chiave vincente della storia, non è di certo l'unico punto a favore.
Anche gli altri personaggi, chi più chi meno, sono ben caratterizzati, e riescono a suscitare una certa simpatia. Inoltre, ciò che mi ha stupito è la cura prestata alla scrittura, con uno stile sobrio ma non privo di sfumature, che riesce a dipingere egregiamente situazioni, profumi e sensazioni.
Se dovessi paragonare questo libro a qualcosa, direi una "torta di mele" perché è dolce, ma non particolarmente elaborato, ha pochi ingredienti eppure ti conquista ad ogni morso, ma anche perché una fetta, o per meglio dire un capitolo, tira l'altra.
Infatti una volta iniziato, pur ipotizzando il lieto fine, non si vede l'ora di conoscere i nuovi sviluppi ed arrivare all'agognato finale. Almeno per me è stato così.
In generale non posso che consigliare questo libro, in particolare ai bambini, che di sicuro lo adorerebbero, ma in generale un po' a tutti perché, per una buona torta di mele, non si è mai troppo grandi.

Ringrazio la casa editrice Mondadori per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

sabato 27 gennaio 2018

Estratto: "La mia amica ebrea" di Rebecca Domino

Salve avventori, come sapete, oggi è la Giornata della Memoria, la ricorrenza internazionale nata per commemorare le vittime della Shoah.
La data non è casuale, in quanto coincide con la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, ad opera delle truppe sovietiche.
Dal 2005 ad oggi, in questa data, si organizzano in tutto il mondo commemorazioni, come riconoscimento pubblico e collettivo.
Anche noi del Café Littéraire, nel nostro piccolo, non potevamo non partecipare. Abbiamo scelto di far parlare anche stavolta i libri a nome nostro. In particolare, ho scelto di riportare qui un passo tratto da "La mia amica ebrea" di Rebecca Domino, un libro davvero toccante, che racconta l'amicizia tra due ragazzine, una ariana e l'altra ebrea.
Nell'estratto selezionato vediamo Rina Binner, costretta a nascondersi con la sua famiglia nella soffitta di casa di Josepha Faber. Dopo settimane passate nel buio, e in attesa, la quindicenne ebrea sembra non riuscire più a sopportare tutti i soprusi perpetratati ai danni suoi, dei suoi cari e della sua gente.

La mia amica si alza dal materasso e si volta verso la finestra chiusa.  
- Voglio andare via – sussurra, con voce rotta. 
- Rina… - comincia Uriel; 
- Voglio andare via – ripete lei, senza voltarsi verso di noi: stavolta c'è così tanta forza nella sua voce che penso che possa uscire dalla soffitta e mettersi a correre per strada, incurante della Gestapo, di Hitler, di tutti i tedeschi che la seguirebbero e la porterebbero di peso in uno dei campi. 
Invece, ovviamente, non lo fa: rimane lì, il suo corpo magro dentro la mia vecchia camicia da notte, quei capelli così scuri in contrasto con la stoffa bianca, le braccia rigide lungo i fianchi, le mani rabbiosamente chiuse a pugno. 
Lo spilungone ed io ci scambiamo un’occhiata, poi lui mi rivolge un impercettibile cenno del capo e si siede dove sino a poco fa si trovava la sorella, accanto alla loro madre. 
- Rina… - sussurro, alzando un braccio per toccarle la spalla, ma non lo faccio; 
- Sono stanca, Josepha – sussurra lei, chinando leggermente la testa – non è giusto, capisci? Non è giusto –. 
Rina si volta di scatto verso di me e il dolore, la paura nei suoi occhi mi fanno tremare. Mi rendo conto che, sino ad ora, ho solo immaginato cosa deve aver vissuto e provato. Ripenso alle parole di mio padre, a quanto la vita sia più difficile per gli ebrei. 
- Perché mia madre deve patire così tanto? Perché non posso più camminare liberamente per strada? 
Perché non ricordo più come si fa a scrivere correttamente? 
Perché Uriel ed io non possiamo crescere? – 
“Crescere non è poi questa gran cosa” vorrei risponderle, ma non lo dico, perché improvvisamente mi rendo conto che lo è: forse non sono pronta adesso, ma lo sarò. 
E non parlo di ragazzi, no, parlo dello sbocciare: ora sono un bruco nel suo bozzolo ma un giorno, bombe permettendo, sarò una bellissima farfalla. 
Rina rischia di rimanere un bruco per sempre. 

martedì 23 gennaio 2018

Recensione: "Il meraviglioso incubo di Natale" di Mauro Santomauro

Titolo: Il meraviglioso incubo di Natale
Autore: Mauro Santomauro
Editore: Ferrari Editore
Data di pubblicazione: 22 novembre 2017
Pagine: 114
Prezzo: 12,00 €


Trama:
Natale è al capezzale della moglie Alice, affetta da una grave malattia degenerativa. Sta per mettere fine alle sue sofferenze una volta per tutte, come promesso alla donna amata tempo prima.
Al momento dell'azione, la sua mente vola all'inizio del loro amore, alla passione giovanile che li aveva travolti e ai problemi che, anni dopo, li avevano resi più distanti. Alla serenità dettata dalla maturità sino ad arrivare alla doccia fredda della malattia.
Una parabola discendente che, se non può condurre ad un lieto fine, regala comunque un nostalgico finale.

Recensione:
Apparentemente questo potrebbe sembrare uno di quei libri intrisi di atmosfera natalizia, che ti fanno assaporare la magia delle feste ed il calore della famiglia. Apparentemente, perché in realtà l'unica attinenza con il Natale riguarda la scena conclusiva della storia, e soprattutto il nome del protagonista.
Natale è infatti l'attore principale della vicenda raccontata, ma anche il narratore. Nella sequenza iniziale ci rivela di aver compiuto il gesto più difficile della sua vita, e nel resto del libro ci spiega perché.
Ha quindi inizio, tramite un lungo flashback, la storia d'amore tra Natale e Alice. Tramite le parole dell'uomo ripercorriamo tutte le tappe del loro rapporto: dalla passione iniziale, alle prime incomprensioni, al tradimento, il perdono, sino ad arrivare alla malattia.
La cosa che più colpisce è la verità che emana questo racconto. I due protagonisti sono ritratti senza tabù, con i loro pregi e soprattutto i loro difetti. In particolare Alice: lei, a differenza del pavido ed eccessivamente buono marito, è una donna indipendente, difficile da tenere in riga.
È forte e decisa, ma vittima delle sue stesse debolezze. Cade in fallo più di una volta, rovina tutto, distrugge se stessa. Vive nel senso di colpa, e nel timore che Natale, una volta saputa la verità, la abbandoni.
È un personaggio impossibile da amare, ma anche difficilmente giudicabile. Non ci si affeziona ad Alice, ma la si comprende. 
Per Natale invece è tutt'altra storia. Lui è il tipico personaggio che emana bontà. È fedele fino all'inverosimile, perdona l'imperdonabile, ama con tutto se stesso. 
Al contrario dell'adorata moglie, ci si affeziona a lui, ma non si comprende il suo comportamento.
E poi arriviamo alla malattia. Alice, così piena di vita, lentamente sfiorisce, diventando l'ombra di quello che era un tempo. Chiede al marito di porre fine alla sua sofferenza, di liberarla dall'agonia, riportandoci al punto di partenza, alla scena che aveva aperto il libro.
Com'è ovvio, le tematiche delle malattie degenerative e dell'eutanasia non sono semplici da trattare. Entrano in ballo diversi fattori, che rendono dolorosa ogni scelta.
Molti libri, soprattutto in tempi recenti, hanno affrontato questo argomento, ma devo ammettere che "Il meraviglioso incubo di Natale" presenta qualcosa di diverso.
Ritengo che questa particolarità sia il suo maggior pregio ma anche il maggior difetto.
La morte di Alice è il naturale epilogo del rapporto complicato tra lei e Natale. Mi duole dirlo ma, nel corso delle pagine abbiamo visto fin troppe mancanze della donna e poco sentimento. 
Il suo personaggio non ispira fiducia né affetto per cui, non se ne sente la mancanza a fine lettura. Il lettore non è portato a soffrire per la sua dipartita o a provare empatia.
Ed ecco il motivo per cui definisco questo fattore "il maggior difetto", perché manca del tutto l'impatto emotivo. Tuttavia, ed arriviamo al pregio, questo distacco rende la storia più originale.
Sarebbe stato facile, ma anche scontato, dipingere Natale e Alice come la coppia perfetta, da fare invidia al mondo, come anche fare della donna lo stereotipo della moglie devota, dolce e premurosa.
Sicuramente la storia ne avrebbe guadagnato, diventando più commovente e toccante.
Ma cosa avrebbe avuto di più di tante altre trame del genere? Niente, direi.
Mentre il lavoro di Santomauro, con la sua "freddezza", pare chiamato più a smuovere le coscienze che a provocare emozioni, fa riflettere e non emozionare.
Inoltre è ben scritto, e nonostante faccia spesso appello a curiosità e aneddoti, che talvolta paiono più che altro interessanti divagazioni, risulta scorrevole e piacevole da leggere.
Non è un libro che ti rimane nel cuore, che traccia ricordi indelebili, questo indubbiamente, ma non è neppure una storia che lascia indifferenti. È il giusto mezzo che non fa felici tutti, ma non lascia nemmeno scontento nessuno.

Ringrazio la Ferrari Editore per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

giovedì 18 gennaio 2018

Recensione "Lettere di Babbo Natale" di J. R .R. Tolkien

Titolo: Lettere di Babbo Natale
Autore: J. R. R. Tolkien
Illustrazioni: J. R. R. Tolkien
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: ottobre 2004
Pagine: 111
Prezzo: 18,00 €

Trama:
Il 25 dicembre 1920 J.R.R. Tolkien cominciò ad inviare ai propri figli lettere firmate Babbo Natale. 
Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni, affrancate con francobolli delle Poste Polari, e contenenti narrazioni illustrate e poesie, esse continuarono ad arrivare a casa Tolkien per oltre vent'anni, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori. 
Una scelta di questi messaggi annuali formano questa fiaba a puntate intitolata "Lettere di Babbo Natale", scritta da un Tolkien non solo in vena di paterna e didattica allegria, ma anche animato da una forte e sfrenata fantasia.
Esse raccontano, con humour e creatività, le storie di Babbo Natale, ma anche del pasticcione Orso Bianco del Nord, dell'elfo Ilbereth e tanto altro ancora...

Recensione:
Quando si nomina Tolkien, non si può non pensare immediatamente al fantastico e variegato mondo de "Il Signore degli Anelli".
Hobbit, elfi, nani, mirabolanti avventure e pericoli mortali sono gli ingredienti principali che associamo immediatamente al nome dello scrittore inglese.
Potete quindi capire il mio stupore nel venire a conoscenza di "Lettere di Babbo Natale", un'opera così diversa, ma allo stesso modo creativa, che vede il famoso autore nelle inedite vesti di padre affettuoso, intenzionato ad alimentare nel cuore dei suoi figlioli la magia delle feste.
Leggendo le missive da lui inviate, sotto mentite e paffute spoglie, non si può che rimanere affascinati dal magnifico mondo che ha creato.
Pagina dopo pagina e lettera dopo lettera, si viene letteralmente rapiti dalla storia, e catapultati al Polo Nord. Lì possiamo conoscere la routine quotidiana di Babbo Natale e dei suoi aiutanti, come trascorrono le giornate a seconda del periodo dell'anno e degli impegni.
Man mano che si avvicinano le feste, tutto diventa più complicato. Si moltiplicano le cose da fare con urgenza ma anche le disavventure. Perché si sa, più si ha fretta e più sorgono imprevisti. 
Ed ecco quindi le difficoltà nell'impacchettare tutti i regali in tempo, gli innumerevoli disastri provocati, ingenuamente e a fin di bene, dal grande Orso Bianco del Nord (ed in seguito anche dai suoi nipoti, i cuccioli polari Paksu e Valkotucca), le ruberie dei perfidi Goblin, e la battaglia tra quest'ultimi e gli Elfi Rossi. 
Andando avanti con la lettura, le epistole si arricchiscono di nuovi particolari, tali da non rendere la narrazione monotona e ripetitiva.
Basti pensare al buffo e turbolento rapporto fra il vecchio rubicondo e il suo orso pasticcione, fatto di scherzi, battute e rimproveri non proprio severi, che viene approfondito sempre di più. 
Leggere di loro, del modo in cui si punzecchiano l'un l'altro, è stato un vero piacere. Mi ha divertito e mi ha fatto affezionare ad entrambi (come anche agli altri personaggi che man mano si avvicenderanno nel racconto).

Secondo me, poi, l'Orso Bianco ha completamente rovinato la mia illustrazione - non riesce certo a disegnare con quelle grosse e grasse zampe - 

Villano! Io so scrivere senza tremare... e scrivo senza tremare. 

volendoci inserire qualcosa di suo e raffigurando me che corro dietro alle renne mentre lui ride. Del resto, ha riso per davvero. E così ho fatto poi io, quando l'ho visto che cercava di disegnare le renne imbrattandosi di inchiostro tutta la sua bella zampa bianca.

Ho adorato questo libro, perfetto per le feste, e non solo. Ideale per i bambini che vivono di sogni e dolci illusioni, ma anche per gli adulti che non hanno perso il gusto per le cose semplici, per le storie tenere ed ingenue.
Ho adorato soprattutto l'idea di un uomo che, nonostante la fama e nonostante gli impegni, ha trovato comunque il tempo di rispondere, per più di vent'anni, alle letterine dei propri figli, inventandosi storie sempre più dettagliate e divertenti, corredandole da disegni bellissimi e originali.

Considerazioni:
Ho avvistato quest'opera sul web non molto tempo fa. Ero rimasta colpita dall'idea alla base del libro, ma anche dalle carinissime illustrazioni.
Avevo deciso di acquistarlo prima o poi, e quale momento migliore se non regalarselo per le feste?
Infatti questo è uno dei libri che mi ha fatto compagnia durante le vacanze di Natale sia dello scorso anno che di quello appena trascorso (grazie al gruppo di lettura), e devo ammettere che leggere del magico mondo del Polo Nord ha reso tutto più festoso.
Perché la raccolta di lettere è essenzialmente allegra e divertente, fatta di aneddoti di tutti i giorni ma anche di avventure al limite del credibile. Protagonista di quasi tutte è, come dicevo prima, la coppia vincente Babbo Natale-Orso Bianco, che con i loro battibecchi da vecchia coppia sposata, mi hanno strappato parecchi sorrisi.

Sono corso sul pianerottolo e ho visto che Orso Bianco era caduto giù in fondo alle scale; era atterrato sul naso e aveva lasciato dietro di sé, lungo tutto il percorso, una scia di palline, di fagotti, di pacchetti e di altre cose ancora... Era pure finito sopra alcuni oggetti e li aveva rotti. Spero che per sbaglio non vi capitino proprio alcuni di quelli. Vi ho disegnato l'intera scena. Orso Bianco si è stizzito molto per questo. 

Certo, ovviamente. 

Dice che le mie illustrazioni natalizie lo prendono sempre in giro e che un anno ve ne manderà una disegnata da lui in cui faccio la figura dello sciocco (cosa che però, naturalmente, io non faccio mai; e per di più lui non sa disegnare sufficientemente bene per farlo). 

Sì che so disegnare bene. Ho fatto la bandiera che sta qui sotto. 

Orso Bianco ha urtato il mio braccio e ha rovinato il disegnino - lo trovate giù in basso - della Luna che ride e di lui che le agita contro i pugni...

Ma se il mood principale è quello vivace e spiritoso, non mancano sfumature malinconiche.
Come saprete, le missive dell'anziano benefattore sono risposte a quelle inviate effettivamente dai figli di Tolkien (lettere queste, per quanto ci è dato di capire, fatte non solo di richieste di doni, ma nate come vere e proprie confidenze). Questa corrispondenza va avanti per molti anni, progressivamente con i quattro figli. 
Tuttavia, man mano che crescono, da ciò che si intuisce dalle parole di Babbo Natale, i ragazzi smettono di scrivergli, forse perché troppo impegnati o semplicemente perché non hanno più piacere della sua compagnia. Eppure Babbo Natale non li dimentica, continua a chiedere ai figli minori notizie di quelli più grandi, continua a sperare, ad augurarsi il loro bene.
Fino ad arrivare all'ultima lettera, in cui Babbo Natale non può che rendersi conto che anche la piccina di casa, Priscilla, non è più così piccola, e che anche lei ha cessato di credere in lui.
Chiudere il libro è stato molto triste, in primo luogo perché mi sono immedesimata nel protagonista costretto ad affezionarsi a nuovi bambini, pur sapendo di essere destinato a perdere prima o poi il loro amore, e a conservare solo dei ricordi nel cuore.
Ma anche perché io stessa mi sono fatta rapire da quest'illusione, dalle lettere inviate anno dopo anno, dagli amici strampalati che abitano lontano. 
Avrei voluto che le lettere raccolte e pubblicate fossero più numerose (e avrei preferito che nell'edizione fossero state allegate anche quelle dei bambini), e soprattutto avrei voluto che anche i miei genitori avessero pensato tempo fa ad uno stratagemma del genere.
In realtà mi pare un'idea così tenera che invito le mamme e i papà in ascolto ad armarsi di carta e penna (e di colori, se anche voi siete abili con il disegno, come l'autore britannico) e di fare felici i loro bimbi.
Avete ancora un bel po' di tempo per esercitarvi e diventare dei perfetti Papà e Mamma Natale.
Perché non provare?

il mio voto per questo libro

lunedì 8 gennaio 2018

Un anno di libri #2017



Salve avventori!
Un altro anno è passato ed eccoci di nuovo qui, alle prese con il nostro bilancio annuale, pronte a tirare le somme.
Di seguito potete sbirciare nel nostro #UnAnnoDiLibri. Cosa ci è piaciuto? Quale libro ci ha deluso? Quali pagine ci hanno fatto emozionare fino alle lacrime?
Siete curiosi? Be’ ecco le risposte:

Il 2017 di Muriomu


Primo libro letto nel 2017: 
♥ “Panna nel grande giardino” di Carlotta De Melas 


Ultimo libro letto nel 2017: 
♥ “Il fantasma dell’abate” di Louisa May Alcott


I libri più belli che ho letto quest'anno: 
Di libri belli quest’anno ne ho letti molti, ma quelli che mi sento di citare tra “i più belli”, sono quelli che mi hanno regalato le emozioni più forti e autentiche... 
♥ “Il segreto di Black Rabbit Hall” di Eve Chase
♥ “Il prodigio” di Emma Donoghue
♥ “Aspettando Bojangles” di Olivier Bourdeaut 
♥ “La casa senza specchi” di Marten Sanden


I libri che ho bocciato: 
Fortunatamente ho avuto un anno buono, sono davvero pochi i libri a cui non ho trovato nulla di buono da dire a riguardo, ma uno di questi è senza dubbio...
♥ “La rivalsa” di Annamaria Alboreo. Senza stare ad elencare le varie critiche che ho mosso al romanzo riassumo il tutto dicendo che questa lettura mi ha lasciato la desolante sensazione che l’autrice abbia preso come pretesto il tema del paranormale (che avrebbe dovuto essere il fulcro della storia) per scrivere dell'ennesima, improbabile e sciocca storia d'amore.
♥ Decisamente meno peggio, ma ugualmente tra i bocciati, “Passenger” di Alexandra Bracken.
Il succo della storia non è malvagio, ma ecco, per arrivare a quel agognato succo l’autrice si è persa in un labirinto di parole e situazioni inutili, giusto per allungare un brodo che non necessitava aggiunte ma, semmai, di essere ristretto.


I libri più belli da ammirare: 
Noi del Café Littéraire abbiamo un debole per i libri illustrati, e quest’anno, ne abbiamo ricevuto e letti di bellissimi. Questi sono sicuramente quelli che reputo i più belli dal punto di vista artistico
♥ “L’ombra del Golem” di Éliette Abécassis e Benjamin Lacombe 
♥ “Hortense and the Shadow” di Lauren e Natalia O’Hara
♥ “Lea e l’elefante” di Kim Sena
♥“Hamelin e la città del silenzio” di Alice Barberini
♥ “Lettere di Babbo Natale” di J.R.R. Tolkien 
♥ E infine “Il Natale di Teo” di Katherine Rundell. Quest’ultimo non è sicuramente il più bello tra i libri illustrati (lo stile e la tecnica delle illustrazioni non è tra quelli che fa restare a bocca aperta), però è sicuramente un libro che mette allegria e che esprime benissimo l’atmosfera natalizia.


La storia più originale: 
♥ “Una ragazza senza ricordi”. Ebbene sì, per il secondo anno di fila Frances Hardinge si aggiudica il titolo per storia più originale. Ho letto altri libri dalle trame particolari quest’anno, ma in quanto a stravaganza nessuno regge il confronto.


I libri che mi hanno stupito positivamente o che avevo sottovalutato: 
♥ “La casa senza specchi” di Marten Sandén
♥ “Il giardino dei musi eterni” di Bruno Tognolini 
In entrambi i casi avevo fatto un errore di valutazione, facendomi probabilmente  influenzare dalla copertina e dalle poche righe lette nella trama. Pensavo di leggere storie carine e nulla più, invece entrambe si sono rivelate molto più profonde e intense di quanto potessi immaginare.
♥ “La casa senza specchi”, in particolare modo, mi ha emozionato tanto. 
♥"Tartarughe all'infinito" di John Green. Non che mi abbia fatto impazzire ma sicuramente il suo libro migliore che ho letto sin ora. Con questo romanzo l'autore ha dimostrato di saper scrivere anche storie autentiche e non solo sdolcinatezze strappa consensi.


I libri che mi hanno deluso o dai quali mi aspettavo qualcosa di più: 
Sempre, quando iniziamo un libro, lo facciamo sperando che non si riveli solo una lettura “carina”, ma qualcosa di più.
♥ “L’albergo sulla baia di Mulberry” di Melissa Hill, non è stata una brutta lettura, ma neanche memorabile. Una di quelle storie che leggi e dimentichi in fretta.
♥ “Passenger”. Per questo libro il discorso è diverso. Dopo tanto clamore e attesa, leggerlo si è rivelato abbastanza deludente. Una storia noiosa, una scrittura prolissa, abitata da personaggi dai comportamenti poco credibili.


I libri più noiosi o che ho fatto fatica a portare a termine: 
♥“Passenger”. Se quanto ho detto sopra non vi basta, sappiate che ancora non ho nessuna voglia di leggere il seguito XD E per una saga, non essere curiosi di sapere come la storia va a finire, non è un ottimo presupposto!


I libri che mi hanno fatto piangere T-T (per l’emozione):
Probabilmente qualche lacrimuccia l’avrò versata anche con altri titoli (sono una piagnona" lo so), ma quelli che sicuramente mi hanno commossa maggiormente sono stati:
♥ “La casa senza specchi” 
♥“Il segreto di Black Rabbit Hall”
♥"Il prodigio"
♥ “Il giardino dei musi eterni”


La saga più bella e le saghe che ho iniziato: 
Due sono stati i ritorni tanto attesi, almeno per quanto mi riguarda.
♥ “Le clessidre di Tabula”, il secondo capitolo della saga ambientata nel fantastico mondo di Tabula, immaginato dalla fantasia di Chiara Andreazza e Valentina Furnò.
♥ “Il sangue di Viridiana”  di Lene Kaaberboøl, il secondo capitolo della saga Wildwitch, dedicata al mondo delle streghe selvatiche
♥ Alla lista aggiungo anche gradito il ritorno di Olga di Carta di Elisabetta Gnone con la sua seconda avventura "Jum fatto di buio". Non so sé questa serie può essere definita una saga, e non di sé avrà un seguito, però so che tornare a Balicò è sempre un piacere!


I personaggi che più ho detestato:
Ogni storia ha i suoi “eroi” e i suoi “cattivi”, ma spesso sono proprio i personaggi più odiosi ad avere il merito di dare vita ai libri che leggiamo. 
♥ E sicuramente “Il prodigio” di Emma Donoghue non sarebbe stato lo stesso senza il generale clima di ignoranza e omertà che alberga nelle sue pagine e nell’animo di più o meno tutti i suoi protagonisti.
Ma l’oscar per l’odiosità nel romanzo della Donoghue se lo aggiudicano, senza ombra di dubbio, la mamma della piccola Anna, ovvero la signora Rosaleen O'Donnell e il dottore McBrearty. Due personaggi che, ve lo assicuro, vi faranno ribrezzo.
♥ Il caporale McBurney de “L’inganno” di Thomas Cullinan. In realtà per questo personaggio ho provato sentimenti discordanti. Inizialmente provavo per lui un misto di odio e stima. Mi faceva paura, ma allo stesso tempo ammiravo la sua intelligenza. In seguito, però, il personaggio si è evoluto e con esso i miei sentimenti per lui. Da protagonista malefico e machiavellico si è tramutato in uomo patetico dagli atteggiamenti demenziali. Ho continuato a detestarlo, certo, provando però un misto di pena e imbarazzo per lui.
♥ La Nonnina Saltafossi de “Il giardino dei musi eterni”. Non sto a spiegarvi cosa combini di tanto deplorevole per essersi meritata di finire qui, eppure nonostante Tognolini non faccia passare la nonnina come un personaggio cattivo, per me lo è stata! E anche parecchio! Di una crudeltà ancora più orrenda perché non giustificata da nessuna ragione.
♥ “Kimera”, la strega cattiva di “Wildwitch”. Un personaggio senza cuore e sentimenti che non si fa fermare da niente e da nessuno pur di perseguire i suoi scopi.


I personaggi che ho più amato: 
♥ Nientediniente, la piccola chimera fallata di “Wildwitch”. Come si può non affezionarsi a quella dolce creaturina, bisognosa d'amore? Non vedo l'ora di rileggere di lei nei prossimi libri *-*
♥ Alex Petrosky di “Arrivederci tra le stelle” di Jack Cheng. Un ragazzino educato, gentile, curioso e dolcissimo, che mi ha conquistato dalla prima pagina.
♥ Marie Deveraux de “L’inganno”. Simpatica, irriverente e provocatoria. È la più piccola tra le allieve del collegio di Miss Martha Farnsworth e, senza dubbio, la più furba e la meno suscettibile alle false lusinghe del caporale McBurney. Ho adorato il suo sarcasmo, le battute pungenti e il suo aver la risposta sempre pronta. 
♥ Anna O’Donnell de “Il prodigio”, una ragazzina da scoprire pagina dopo pagina, e che man mano conquista con la sua docile ingenuità.


Un personaggio secondario di cui avrei voluto conoscere molto di più: 
♥ Nancy Alton de “Il segreto di Black Rabbit Hall”. 
La signora Alton è una presenza che evoca gioia e candore. Uno spirito vivace e moderno. Avventurosa, caparbia, testarda, piena di gioia di vivere. Un personaggio di cui ci si innamora, una donna felice e gioiosa che regala e infonde allegria. È lei il perno della famiglia Alton, la luce della casa e anche del libro stesso.
La sua presenza nel romanzo non dura che poche pagine, eppure è lei fulcro attorno al quale ruota tutto.


Le coppie più belle:
♥ Babbo Natale e Orso Bianco di “Lettere di Babbo Natale”. Una coppia comica alla “Sandra e Raimondo”. È stato divertentissimo leggere i battibecchi, le scaramucce e le continue prese in giro fra i due. Quando il libro termina si sente subito la loro mancanza.
Lib e Anna de “Il prodigio”. Un rapporto graduale, che parte da un’iniziale diffidenza e muta in qualcosa di completamente diverso. L’infermiera Lib chiamata a sorvegliare la piccola Anna, imparerà a conoscerla e si legherà a lei, dando vita ad un rapporto affettuoso come può essere quello tra una madre e la sua bambina.
♥ Marito e moglie di “Aspettando Bojangles”.
Ciò che li lega è un sentimento forte e inspiegabile nato all’improvviso, quasi per gioco. Si rivelerà invece un amore incondizionato ed eterno che, dati i protagonisti, non poteva che essere estremo, esagerato e folle. 
♥ Mr e Mrs Alton di Black Rabbit Hall de “Il segreto di Black Rabbit Hall”.  I due si amano moltissimo, e nonostante gli anni passati insieme, continuano a guardarsi con amore, passione e profonda devozione.
Ho adorato il modo in cui Mr Alton contempla sua moglie seguendola sempre con lo sguardo, cercandola continuamente quasi senta continuamente il bisogno di averla sempre nel suo campo visivo. Un amore con la A maiuscola che, come tutte le cose troppo belle, ha vita troppo breve.
♥ Trista e Pen di “Una ragazza senza ricordi”. Un rapporto tra “sorelle” decisamente atipico. Dal loro inizio non avrei mai pensato che avrei finito con metterle qui, nella categoria “coppia più bella”. Tutt’altro XD
Eppure, se le due iniziano detestandosi (è Pen in realtà quella che detesta abbastanza per entrambe XD) finiscono con il diventare inspiegabilmente protettive l’una con l’altra, fino a scoprire di volersi davvero bene.
♥ Olga Papel e Valdo, il suo fedele amico a quattro zampe. Un rapporto duraturo, simbiotico e dolcissimo. 


Concludo con i buoni propositi per questo 2018:
♥ Leggere tanti libri
♥ Leggere quei libri che mi ripropongo di leggere da tempo (tra cui alcuni classici), ma che continuo a rimandare.
♥ Continuare ad aggiornare regolarmente il blog
♥ Scrivere le recensioni dei libri letti prima di passare a leggerne altri tre o quattro XD


Come sempre mi sono dilungata troppo! Spero di non avervi annoiati.
Ecco un nuovo proposito: essere più sintetica XD
Ora lascio la parola a Little Pigo, ma non senza augurarvi un felice 2018 ricco di soddisfazioni e tante belle letture!!!



Il 2017 di Little Pigo

Primo libro letto nel 2017: 
♥ Il primo libro di quest'anno è stato "Lettere di Babbo Natale" di Tolkien, un piccolo gioiellino che mi sono regalata per Natale e che ho divorato i primi giorni di gennaio. Un'opera straordinaria, fantasiosa, divertente e ricca di bellissime illustrazioni, che non posso che consigliare a grandi e piccini. Un modo speciale per assaporare la magia delle feste.


Ultimo libro letto nel 2017: 
In realtà sono due, entrambi terminati la mattina del 24 dicembre. In una giornata insolitamente calda e soleggiata (chi l'avrebbe detto che avremmo avuto una Vigilia così?), ho approfittato per leggere i capitoli finali di "Paddington 2 - Il romanzo del film" e l'ultima missiva di "Lettere di Babbo Natale".
Ebbene sì amici miei, ho iniziato e terminato l'anno con lo stesso tomo, che ho avuto il piacere di rileggere con voi, in occasione del gruppo di lettura - calendario dell'avvento.
E pur conoscendo bene o male i fatti raccontati, non ho trovato affatto noiosa questa rilettura, anzi è riuscita a preparare già dagli inizi di dicembre il perfetto clima natalizio.
Per quanto riguarda la storia di Paddington per me è stata una piacevole lettura, leggera ma non troppo, ottima per terminare l'anno in bellezza (e in dolcezza).


I libri più belli che ho letto quest'anno: 
♥ "Lettere di Babbo Natale" di Tolkien 
♥ "La casa senza specchi" di Marten Sandén
♥ "La galleria degli enigmi" di Laura Marx Fitzgerald 
♥ "La fonte magica" di Natalie Babbitt 
♥ "Il prodigio" di Emma Donoghue

In realtà ce ne sono altri che ho premiato, qui sul blog, con il massimo dei biscotti, per un motivo o per un altro, come "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood, "The hate U give" di Angie Thomas o "Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey" di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows, ma i titoli che ho selezionato ora sono quelli che mi hanno segnato di più e che, a distanza di tempo, ricordo con più emozione.


I libri che ho bocciato: 
♥ Ne boccerei solo uno, ovvero "Le stanze dei ricordi" di Jenny Eclair. Mi aspettavo una storia incentrata sugli affetti e sui momenti preziosi da portare nel cuore, invece ho trovato il ritratto di una famiglia disfunzionale con a capo una protagonista egoista, per nulla empatica e sempre pronta a giudicare. Leggere di lei e degli altri personaggi, non poi così diversi dalla matriarca, non è stato di certo una passeggiata. Anche perché sembrava non finire mai.


I libri più belli da ammirare: 
Sicuramente i libri illustrati, ed in particolare
♥ "Hortense and the Shadow" di Lauren e Natalia O'Hara
♥ "Lea e l'elefante" di Kim Sena, "Hamelin
♥ "La città del silenzio" di Alice Barberini 
♥ "La nave cervo" di Dashka Slater, Terry ed Eric Fan
Tutti albi contraddistinti da stili diversi, ognuno meraviglioso a suo modo.
♥ Non sono albi illustrati, ma sono dei gioiellini ricchi di bellissime illustrazioni anche "Lettere di Babbo Natale" di Tolkien e "Il gran consiglio del real coniglio" dei coniugi Montefiore.
♥ Inoltre ho apprezzato molto, almeno dal punto di vista estetico, anche il libro "Leggi e sogna con Belle", che vanta dei carinissimi disegni Disney. Avrei voluto fosse stata prestata maggiore attenzione anche al testo, e alla cover che lascia abbastanza a desiderare.
♥ Per finire non posso non citare il libro pop-up "Le quattro stagioni" di Inkyeong & Sunkyung Kim, molto curato e davvero grazioso.


La storia più originale: 
♥ Sono molto indecisa su questo punto, ma direi "Il prodigio", in quanto pur ispirandosi ai reali casi delle digiunanti, che tra l'altro non conoscevo, riesce a regalare scenari inaspettati.
♥ Oltre a questo romanzo vorrei citare anche "La tagliateste" di Kenneth Grahame 
♥ "La casa senza specchi" di Marten Sandén. 
Entrambi i titoli li definirei originali, non a livello di trama, ma per il modo in cui essa è stata sviluppata. Il primo infatti ha un taglio estremamente ironico e cinico, che lo rende particolare, mentre il secondo, partendo da premesse fantasy al limite dell'horror, giunge a delle derive emotive e psicologiche impreviste.


I libri che mi hanno stupito positivamente o che avevo sottovalutato: 
♥ "La casa senza specchi"
♥ "La galleria degli enigmi"
♥ "The hate U give"
♥ "La tagliateste"
♥ "Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey"
♥ "Paddington 2 - Il romanzo del film"
Per i primi tre titoli la motivazione è la stessa, mi aspettavo delle storie indirizzate ad un pubblico giovanile, e quindi meno impegnative a livello emotivo. 
Per quanto riguarda "La tagliateste", come ho detto prima, mi ha stupito per l'originalità ed il taglio narrativo ironico e irriverente. 
Il libro del duo Shaffer-Barrows invece, come ho scritto nella recensione, è uno di quelli che guardavo con sospetto, essendo interamente composto da lettere. Credevo che alla lunga mi avrebbe annoiato, niente di più lontano dalla verità: più mi avvicinavo alla fine, più avrei voluto continuasse.
Mentre, come immagino tanti di voi, alla dicitura "il romanzo del film" che segue il nome Paddington, ho storto un po' il naso. Pensavo di trovarmi di fronte all'ennesima sceneggiatura, invece il romanzo è assolutamente un libro normalissimo che riprende solo la trama della pellicola cinematografica. È inoltre ben scritto e anche piacevole da leggere. Una vera sorpresa.
Un racconto tenero e divertente, ricco di buoni sentimenti, pasticci, avventure e golosità culinarie.


I libri che mi hanno deluso o dai quali mi aspettavo qualcosa di più: 
♥ Oltre a "Le stanze dei ricordi", di cui vi ho detto sopra, mi aspettavo di più anche da
♥ "Cati. Una favola di potere" di Rossana Campo, libro fin troppo sconclusionato
♥ "Assalto a Villa del Lieto Tramonto" di Minna Lindgren
♥ "Violet e la perla d'Oriente" di Harriet Whitehorn
♥ "Io prima di te" di Jojo Moyes
Per quanto riguarda il capitolo finale della trilogia della Lindgren, non ho trovato lo spirito originario del primo libro: niente più indagini e poca ironia, troppa denuncia sociale e poca allegria. 
A proposito di "Violet e la perla d'Oriente" invece, non posso dire di essere delusa dal libro in sé, che in effetti non è malaccio, ma mi aspettavo qualcosa di molto diverso. Pensavo di leggere un libro young, più simile a "La galleria degli enigmi", invece mi sono ritrovata tra le mani un libro per bambini/ragazzini. Carino per quel genere di pubblico, ma non appropriato alla mia età.
Per "Io prima di te" il discorso è differente, perché è un romanzo che in linea di massima mi è piaciuto. Ma leggendo e ascoltando i pareri di tanti altri che lo avevano sperimentato prima di me, immaginavo una storia strappalacrime e psicologicamente devastante. Per me non lo è stata, si è rivelata invece una lettura che spinge alla riflessione su un tema importante quale quello dell'eutanasia. In ogni caso assolutamente apprezzabile.


I libri più noiosi o che ho fatto fatica a portare a termine: 
♥ Qui non mi dilungo: "Le stanze dei ricordi".

I libri che mi hanno fatto piangere T-T (dall'emozione):
Chi mi conosce sa che non piango facilmente, sia in generale, che di fronte a libri o film.
In qualche caso però mi è capitato di trovarmi con gli occhi lucidi a fine lettura.
In merito a quest'anno mi sembra sia successo con
♥ "La galleria degli enigmi"
♥ "La casa senza specchi"
♥ "Il prodigio"
♥ "The hate U give"
Il libro di Laura Marx Fitzgerald ha un finale nostalgico e melanconico che mi ha spiazzata, mentre "La casa senza specchi" è tutto giocato sulle emozioni, in particolare sul rimpianto e il dolore della perdita.
Per "The hate U give" credo di essere rimasta molto colpita dalla causa. Leggendo di Starr, di Khalil e degli altri personaggi, non potevo non pensare a tutti quelli che vivono realmente in quel contesto devastante. A tutti gli afroamericani che non vengono creduti, e che sono solo pedine in mano alle gang e alla polizia corrotta.
Per "Il prodigio" invece sono state lacrime (leggi "occhi lucidi") di gioia. Dopo tanto orrore, anche una flebile speranza ti riempie il cuore.
Un caso particolare è rappresentato da "Il club del libro e la torta di bucce di patate di Guernsey" (ragion per cui non l'ho citato prima): lì l'artefice della mia commozione non è stata la storia, che ha comunque dei momenti toccanti, ma la postfazione a cura della Barrows, scritta in memoria della scrittrice Mary Ann Shaffer, passata a miglior vita prima della conclusione dell'opera.


La saga più bella e le saghe che ho iniziato: 
Ho concluso quest'anno la trilogia de Lieto Tramonto che però non mi ha entusiasmato. Devo ancora terminare quella di Ransom Riggs sui bambini speciali, e quella de "Il Giardino degli Aranci", e spero di farlo nei prossimi mesi.
Ho invece iniziato, a mia insaputa, la serie di Violet, ad opera di Harriet Whitehorn, che non sapevo fosse composta da più libri, e quella di Wildwitch, scritta da Lene Kaaberbol, di cui ho letto il primo tomo, "La prova del fuoco", un libro appassionante ed avvincente, incentrato sul legame tra magia e natura.
Ho letto anche il secondo libro della trilogia di Robert Beatty, con protagonista Serafina e gli abitanti del castello di Biltmore, e aspetto con ansia l'uscita del terzo volume.


I personaggi che ho più amato: 
♥ Lib Wright de "Il prodigio"
♥ Juliet e Elizabeth de "Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey"
♥ Martha de "La galleria degli enigmi"
♥ Serafina di "Serafina e il bastone stregato"
♥ Paddington di "Paddington 2 - Il romanzo del film"
♥ Babbo Natale e Orso Bianco del Nord di "Lettere di Babbo Natale"
♥ Big Mav e Khalil di "The hate U give" 
♥ Jeanne de "La tagliateste"


I personaggi che ho più detestato:
♥ Rosaleen O'Donnell e il dottor McBrearty de "Il prodigio"


Un personaggio secondario di cui avrei voluto conoscere molto di più: 
♥ Khalil di 'The hate U give"
♥ Diglen e Moira de "Il racconto dell'ancella"
♥ Elizabeth e Isola de "Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey"
♥ Rose de "La galleria degli enigmi"
♥ Hortense di "Hortense and the Shadow"


Le coppie più belle:
♥ Babbo Natale e Orso Bianco del Nord di "Lettere di Babbo Natale"
♥ Lib Wright e Anna O'Donnell de "Il prodigio"
♥ Starr e Khalil di "The hate U give"


Concludo con i buoni propositi per questo 2018:
♥ Leggere più libri 
♥ Scrivere le recensioni più in fretta 
♥ Finire le saghe iniziate negli scorsi anni
♥ Implementare la mia collezione di libri di Fannie Flagg (ebbene sì, un vecchio obiettivo non ancora completato)
♥ Leggere tutti i libri di Harry Potter (so che è strano, ma non l'ho ancora fatto)
♥ Aggiornare regolarmente il profilo Goodreads 


E con questo è tutto, buon anno libroso a tutti!

martedì 2 gennaio 2018

Recensione “Il libro di Natale” di Selma Lagerlöf


Titolo: Il libro di Natale
Autore: Selma Lagerlöf
Editore: Iperborea
Data di pubblicazione: novembre 2017
Pagine: 128
Prezzo: 15,00 €

Trama:
Il Natale con le sue leggende, il buio dell’inverno svedese, il calore delle storie accanto al fuoco, la nostalgia di antichi ricordi, l’immensità della natura, ma anche la piccola dose di crudeltà tipica della tradizione delle fiabe popolari sono le atmosfere che si respirano negli otto magistrali racconti della narratrice svedese Selma Lagerlöf, Premio Nobel 1909, “la più grande scrittrice dell’Ottocento”, secondo Marguerite Yourcenar.
L’incipit da c’era una volta risveglia l’incanto delle storie dell’infanzia, ma basta un incontro inatteso, un gesto, una parola perché ci sia un piccolo scatto, una deviazione: dal mondo delle fiabe si passa a quello degli uomini, resi più umani da quel lampo d’illuminazione. Un regalo sbagliato che apre le porte a una nuova conoscenza, un’intuizione metafisica evocata da una modesta trappola per topi, un segno divino custodito nel foro di un proiettile in un teschio: c’è sempre una fede che fa da leva all'immaginazione, e questa, spesso, a una redenzione. Il tono è solo apparentemente ingenuo, è un trucco del mestiere di un’artista che sa trasformare il folklore delle tradizioni nordiche in storie senza tempo di grande e semplice profondità. Perché è la complessità che si nasconde dietro la normalità a interessarle, la ricca varietà della vita, e la buona novella che c’è sempre un destino diverso che aspetta chi lo vuole cercare. Anche in un libro regalato a Natale.  

Recensione:
“Il libro di Natale” è una raccolta contenente una selezione di otto racconti, scritti dalla penna dell’autrice Premio Nobel svedese Selma Lagerlöf.
Una raccolta eterogenea che comprende titoli pubblicati nell’arco di quasi trent’anni, molti dei quali ambientati nel periodo natalizio, in cui convergono i temi e i luoghi tanto cari alla scrittrice, le ambientazioni e i paesaggi che l’hanno vista crescere, tra cui la casa d’infanzia, la tenuta di Mårbacka, dove ha trascorso i suoi Natali.
I luoghi che descrive sono quelli che ha vissuto personalmente, e che sceglie di farci conoscere attraverso le sue storie.
In esse convergono tradizione, devozione religiosa e misticismo.
A fare da apripista la storia che presta il nome all'intera raccolta: “Il libro di Nataleche è, tra le otto, quella che meglio manifesta, rendendola palpabile, la magia e la trepidante attesa della festività. 
In essa l’autrice ci apre il cuore ai ricordi, un Natale lontano nel tempo, quando tutta la famiglia era riunita a Mårbacka per le feste.
In poche righe sono racchiuse e raccontate preziose memorie d’infanzia: i profumi, i colori e le emozioni che caratterizzavano la cena di Natale. La  famiglia riunita in attesa della mezzanotte e della conseguente apertura dei doni... in specie di quelli tanto attesi.
Il racconto successivo “La leggenda della festa di Santa Lucia”, invece, pur ambientato nel Värmland, racconta una storia ancora più lontana nel tempo, sospesa tra realtà e sogno, tra fatti concreti e avvenimenti mistici.
La protagonista, Lucia, una donna tanto devota alla Santa siciliana di cui porta il nome, verrà salvata da una triste sorte grazie alla miracolosa intercessione della stessa.
Ancora di prodigi si parla nel racconto “A Nazareth”, dove, in tempo ancora più distante, un Gesù ragazzino dà, senza averne l’intenzione, una grande lezione di vita al suo compagno di giochi.
E ancora ricorre la figura di Gesù ne “Il pettirosso”, dove ci viene raccontata la prodigiosa origine di quella piccola macchia scarlatta che adorna il corpicino del piccolo pennuto.
In “La Trappola per topi”, e ne “Il teschio” torniamo ad una dimensione più realistica e contemporanea. Due contesti sociali diversi, e due diversi modi di vivere il Natale, portano, in entrambi i racconti, alla redenzione dei suoi protagonisti: il primo, attraverso un percorso che lo vedrà ricevere del bene e quindi desiderare di essere un uomo meritevole del bene ricevuto; il secondo, attraverso una storia decisamente più macabra e inquietante, dalla quale, però, saprà ricavare la sua lezione. 
Ritorna il calore dell’atmosfera familiare ne “La principessa di Babilonia”, dove un devoto papà, per allietare la sua adorata bambina, le racconta la storia di una principessa molto speciale, vissuta ai tempi della biblica impresa della costruzione della torre di Babele.
Il racconto, a quanto ho scoperto, riprende i personaggi del romanzo “L’imperatore di Portugallia”, in una sorta di breve antefatto, in cui l’autrice si è cimentata ricamando nuovi battibecchi per i suoi protagonisti.
A chiudere la raccolta “Il capodanno degli animali”, una storia in cui la realtà contadina torna a incontrarsi e scontrarsi con miti, credenze e superstizioni di un popolo ancora attaccato alla magia e agli auspici. 
Una selezione variegata, che dà risalto a storie originali e ben scritte, in un volumetto impreziosito da piccole illustrazioni a tema natalizio, che però non riesce a trasmettere la stessa atmosfera di gioia e festa tramite le sue storie. 
Quella gioia e quella festa visibili nella bellissima illustrazione di copertina “La Vigilia di Natale a a Sundborn” di Carl Larsson, sono riscontrabili, nero su bianco, solo nel racconto “Il libro di Natale”.
Qui ho trovato le sensazioni che avrei voluto che ogni storia narrata in questo testo racchiudesse. Purtroppo così non è stato. Tra racconti più o meno in tema, o più o meno appassionati, solo quello che dà titolo al libro, può definirsi “natalizio”, ed è effettivamente il solo che cattura e risveglia qualcosa nel cuore.

Ringrazio la casa editrice Iperborea per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro