mercoledì 21 aprile 2021

Recensione: “Un Angelo nel taschino” di David Almond

Titolo: Un Angelo nel taschino
Titolo originale: The Tale of Angelino Brown
Autore: David Almond
Illustrazioni: Alex T. Smith
Editore: Salani
Data di pubblicazione: agosto 2020
Pagine: 276
Prezzo: 14,90 €

Trama:
Che fareste se un bel giorno, nel taschino della vostra giacca comparisse un angioletto?
Bert è un conducente di autobus burbero e scontroso. Una mattina, apparentemente come tutte le altre, sente nel petto uno strano frullio. Sono le ali di un angelo piccino piccino, arrivato chissà come nella tasca della sua giacca.
L’esserino è così irresistibile che Bert decide di portarlo a casa da sua moglie Betty.
I due decidono di adottarlo e ribattezzarlo Angelino. Il mattino seguente Betty porta l’angelo nella scuola in cui lavora. Anche i bambini se ne innamorano, perché Angelino non fa altro che sorridere e… fare puzzette!
Ma un esserino così speciale fa gola a molti, e il perfido K e il suo Capo tramano nell'ombra per rapirlo e venderlo al miglior offerente...

Recensione:

Anche chi dorme in un angolo pulcioso
coperto dai giornali, le mani a cuscino
ha avuto un letto bianco da scalare e un filo
di luce accesa dalla stanza accanto,
due piedi svelti e ballerini a dare calci al mare
nell'ultima estate da bambino,
piccole giostre con tanta luce e poca gente
e un giro soltanto...

Così ha inizio una delle più belle e commoventi canzoni che ho ascoltato nella mia vita. Ve la scriverei tutta, ma sono qui per parlarvi di un libro, non di una canzone.
Perché ho scelto di introdurre questa recensione con il testo di “Uomini persi” di Claudio Baglioni?
Perché questa canzone esprime meglio di come potrei mai fare io, il senso più profondo del libro di David Almond e, difatti, mentre lo leggevo continuava a tornarmi in mente.
Da lì l’idea di cominciare questa recensione proprio con il suo incipit.
Cosa stanno a significare queste poche frasi?
Baglioni con la sua canzone, e Almond con questo carinissimo libro, che ha come protagonista un tenero e minuscolo angioletto biondo, vogliono dirci che ogni persona prima di diventare sicura o insicura, simpatica o scontrosa, burbera o gioviale, buona o cattiva, è stata un bambino. Un bimbo da plasmare, educare, guidare, esortare e incoraggiare.
Un bambino che, come creta nelle mani del suo creatore, ha preso forma in base a ciò che gli è stato insegnato e spiegato, in base a ciò che ha visto o udito, o alle situazioni e all'ambiente in cui si è trovato a crescere e vivere.
Ogni persona prima di tutto è stato un bambino con potenzialità e insicurezze, paure e passioni, bisogno di sicurezza e amore. Nessuno nasce buono e nessuno nasce cattivo, ma tutti hanno in sé le potenzialità per diventare l’una o l’altra cosa.
Tutti hanno in sé luci e ombre.

Ma la vita può cambiarci anche da adulti, le circostanze, i problemi, le perdite, la sofferenza possono mutare un animo gentile e gioviale in uno triste e malinconico.
Ed è questo che è accaduto a Bert, un uomo ingrigito e immusonito da un passato che gli ha riservato una grande sofferenza.
Lui e sua moglie, la dolce e premurosa Betty vivono soli da quando, molti anni prima, a causa di una malattia, hanno dovuto dire addio al loro figlioletto Paul. Da allora le loro vite non sono più state stesse.
Betty con il suo gran cuore ha contrastato il dolore dando amore e affetto a chiunque le capitasse a tiro, ma suo marito Bert ha reagito nel modo opposto, chiudendosi nel suo mondo e in se stesso.
Ogni cosa, ha smesso di dargli felicità.
Non gliela dà più guidare il suo autobus in giro per la città - quella che era sempre stata la sua grande passione - non gliela danno più le risate dei bambini, o prestare aiuto a qualcuno, compiere una buona azione.
Niente riesce a renderlo felice, o a strappargli anche solo un sorriso.

Angelino capita così, per caso, come un miracolo, o una benedizione, nel taschino dell’uomo, in quella che sembrava una giornata grigia come ogni altra, e subito, con la sua aria dolce e buffa, i suoi sorrisini, la sua golosità e le sue innocenti scorreggine, riporta il sorriso - prima timidamente e poi sempre più smagliante - a splendere sul volto di Bert, e nuova gioia e speranza nella vita della dolce Betty.

Ma il piccolo Angelino non farà solo questo, anche altre cose e altre vite cambieranno grazie alla sua presenza.
E non tutto sarà facile per lui, anzi! Per levarsi dagli impicci, anche un piccolo angioletto come lui sarà costretto a mettere via l’aureola e sfoderare il suo bel caratterino.
E con questo, ancora una volta, lo scrittore ci ricorda che tutti possiamo essere luce o buio, tutto dipende dalle mani in cui ci veniamo a trovare.
E per fortuna Angelino, dopo la sua breve disavventura, tornerà in una casa dove sarà amato, da persone per bene che lo faranno sempre sentire apprezzato e in grado di fare qualsiasi cosa.
E questa è una grande fortuna, che non tutti hanno, purtroppo.

Tra scenette dolci e divertenti, tra peripezie avventurose e momenti esilaranti, tra gelatine alla frutta, torte al cioccolato e piccole scorreggine, David Almond dà vita ad una favola profonda e concreta, con un piccolo protagonista super carino che entra dritto dritto nel cuore.
Una storia tenera e diverte che vi strapperà più di un sorriso e di una risata, e che riuscirete ad immaginare anche grazie alle carinissime illustrazioni di Alex T. Smith, che vi farà letteralmente innamorare di Angelino, e desiderare di trovarlo anche nel vostro taschino.

Ringrazio Salani per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro libro

venerdì 16 aprile 2021

Recensione: "Stranger" di Keren David

Titolo: Stranger
Autore: Keren David
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 13 gennaio 2021
Pagine: 368
Prezzo: 14,00 €

Trama:
Le storie parallele di due ragazze vissute in epoche diverse. Emily, quindici anni nel 1904, e Megan, diciassette anni nel 1994. 
Il filo rosso che le lega è un ragazzo misterioso. 
Emily di ritorno da scuola si imbatte in un giovane nudo, incapace di esprimersi. Lo salva e lo cura, innamorandosene. 
Megan torna in Canada dalla sua famiglia dopo che il suo fidanzato l'ha lasciata in seguito a un aborto. 
Qui, quando un cadavere ormai mummificato affiora da un terreno ai margini del bosco, decide, assieme ad un nuovo amico, di fare delle ricerche e scopre la storia di un ragazzo selvaggio, comparso all'inizio del secolo nella cittadina e che sembra in qualche modo connesso con la sua bisnonna.

Recensione:
Una storia familiare che si snoda tra diverse generazioni, a distanza di quasi un secolo.
Due voci femminili, due adolescenti inesperte alla scoperta del mondo e delle sue malvagità.
Ed un mistero da riportare a galla, il passato di un giovane straniero senza memoria.
È il povero Tom infatti, inaspettatamente, a legare Emmy e Megan, rispettivamente bisnonna e nipote.
La prima, anziana, si è dedicata anima e corpo alla famiglia, mettendo da parte le sue ambizioni.
La giovane invece, dopo aver vissuto a Londra, ha scelto di tornare ad Astor, la piccola cittadina canadese che le ha dato i natali.
È lì per riprendersi, per rimettere assieme i cocci della sua esistenza, dopo il divorzio dei suoi, la fine della relazione con il giapponese Ryo, e soprattutto dopo la sofferta decisione che l'ha portata a rinunciare alla piccola vita che stava crescendo dentro di lei.
Megan si sente persa, e senza uno scopo, fino a quando un corpo mummificato, ritrovato per caso ai margini della foresta, arriva a donarle la linfa vitale che sembrava averla abbandonata negli ultimi tempi.
Con l'aiuto del fotografo Sam, spulcerà negli archivi del giornale locale per tentare di scoprire l'identità del corpo della donna appena rinvenuta.
Non sa però che, il mistero del cadavere, è più vicino a lei di quanto creda. 
Non sa che la saggia Emmy, da tutti amata e venerata, nasconde un inconfessabile segreto.
Keren David ha costruito un romanzo coinvolgente e appassionante che prende vita mediante capitoli alternati, divisi tra presente e passato, e quindi tra il punto di vista di Megan e quello di Emmy.
Le parti dedicate a quest'ultima sono nettamente più interessanti, per più di una ragione.
In primo luogo per la personalità dei personaggi in scena, dalla madre della ragazza, la caparbia Elizabeth Murray, una delle prime donne medico, sino al premuroso signor Mitchell - l'uomo a capo dell'Astor Press - fino ad arrivare ai veri protagonisti, la dolce e coraggiosa Emmy e lo sfortunato Tom.
Nel corso delle pagine ambientate nel 1904 verremo a conoscenza, seppur gradualmente, del passato dello straniero, ed inoltre potremo vedere l'impatto che un nuovo arrivo può causare in una piccola cittadina.
I capitoli dedicati a Megan invece risultano poco convincenti. La protagonista non suscita una grande simpatia, e neanche una grande empatia, se escludiamo i momenti in cui parla dell'aborto. 
Del resto anche i personaggi che l'affiancano non spiccano per personalità, quasi non fossero altre che figure sfocate, mosse solo dall'intento di svelare il mistero di Tom, Emmy e della donna sepolta nel bosco.
In generale il libro funziona, perché mentre si legge, si ha voglia di scoprire il passato del ragazzo. Tuttavia la verità, quando giunge a galla, non è poi così sconvolgente, anzi direi al limite del prevedibile.
Nessun grande colpo di scena, niente pathos, nessun effetto wow.
Il romanzo della David aveva, a mio parere, delle grandi potenzialità (il confronto tra generazioni distanti, la riscoperta di un passato autentico, il dissenso della comunità di fronte ad un estraneo, il valore dell'accoglienza), tuttavia sfruttate solo in parte a favore di derive romance, che a mio parere si sarebbero potute evitare.
Ed è forse questo il vero difetto della trama, il voler inserire a tutti i costi delle storie d'amore per far sognare i lettori, quando un intreccio meglio costruito, un enigma indecifrabile, un finale ad effetto avrebbero fatto sognare molto di più.

Considerazioni:
Non voglio dilungarmi troppo. Come avrete capito, questo libro per me ha luci ed ombre. La parte iniziale era molto coinvolgente, poi però, più andavo avanti, più mi sembrava tutto scontato, poco originale, visto e rivisto.
Ho continuato ad apprezzare i capitoli con protagonista Emmy, nonostante la storia d'amore abbastanza prevedibile, mentre ero poco presa nel leggere le vicende di Megan.
Il suo personaggio non ha suscitato alcun interesse in me, la tipica persona sempre pronta a giudicare il prossimo, ma che nel contempo cammina vestendosi di umiltà.
Come se non bastasse, non fa che lamentarsi del divorzio dei genitori, della madre che ha un nuovo compagno, del fidanzato che l'ha lasciata, del ragazzo ricco che le fa la corte, di quello carino che non la corteggia abbastanza, insomma, avete capito.
Sembra voglia a tutti i costi calarsi nel ruolo della vittima, quando in realtà, agli occhi del lettore, la sua non sembra nulla di più di una normale vita da adolescente (ad eccezione dell'aborto, ovviamente), con le sue difficoltà certo, ma niente che la renda un agnello sacrificale.
Anche gli altri personaggi del 1994 non sono messi molto a fuoco, una sequela di stereotipi: il brav'uomo che farebbe di tutto per la sua famiglia, quello arrogante e pieno di sé, quello egoista ed insensibile, ed infine quello dolce e affettuoso che, a causa di un trauma, ha finito per perdere se stesso.
Pare che le varie personalità in azione non siano state ben sviluppate in quanto, il loro scopo, non era altro che fungere da diversivo, uno stacco obbligato dalla storia di Emmy e dall'apertura del vaso di Pandora.
Infatti, alla fin fine, il percorso di Megan, seppur camuffato, si riduce al sempreverde cliché della donna dal cuore spezzato che finisce per dimenticare il vecchio amore tra le braccia di uno nuovo di zecca.
Ne avevamo bisogno? Francamente credo di no.
L'idea del confronto tra generazioni ed il legame rinsaldato da vecchi racconti del passato era senza dubbio buona, anche perché, come visto in altre occasioni, se ben bilanciata, dà i suoi frutti.
Ma in questo caso lo spazio temporale del presente non aggiunge nulla o quasi al libro.
Dà solo l'impressione di un contorno, qualcosa messo lì ad allungare il brodo.
Per di più anche il modo tramite il quale Megan arriva alla verità è troppo semplicistico e poco credibile. Basta sfogliare per caso un vecchio giornale, vedere una foto, cercare in casa e, voilà il gioco è fatto, indagine conclusa.
In conclusione un romanzo che intriga ma non conquista, che ti coinvolge a tratti ma che ti annoia in altri, come una torta a strati buona, ma troppo dolce.

Ringrazio la casa editrice per avermi fornito una copia cartacea del romanzo

il mio voto per questo libro

mercoledì 14 aprile 2021

Recensione: "Invisibile" di Tom Percival

Titolo: Invisibile
Titolo originale: The Invisible
Autore: Tom Percival
Editore: Nomos Edizioni
Data di pubblicazione: 20 gennaio 2021
Pagine: 32
Prezzo: 16,90 €


Trama:
"Invisibile" è la storia di una ragazzina di nome Isabel e della sua famiglia: non hanno molto, ma si vogliono molto bene e hanno quello che serve per tirare avanti. Finché un giorno non hanno abbastanza soldi per pagare l'affitto e le bollette e devono lasciare la loro casa piena di ricordi felici e trasferirsi dall'altra parte della città. È la storia di una ragazza che decide di fare una delle cose più difficili che si possano fare... la differenza. Ed è la storia di tutti coloro che sono trascurati nella nostra società - portati a sentirsi invisibili - mentre ognuno di noi ha diritto a un posto qui.

Recensione:
Certe volte basta un niente per perdere tutto, e certe volte si nasce già non avendo niente.
In un mondo dove si viene giudicati e considerati in base a ciò che si possiede, basta davvero poco per diventare invisibili.
È questo che accade alla piccola Isabel e alla sua famiglia: il poco che hanno lo perdono improvvisamente e, quando i soldi non sono più abbastanza neanche per pagare l’affitto, sono costretti ad abbandonare la loro casa, le loro abitudini, la loro vecchia vita per provare a costruirne una nuova, dall’altra parte della città, dove tutto sembra freddo e triste.
Ed è proprio così che si sente Isabel: fredda, triste e sola, ignorata da un mondo che sembra non vederla, non curarsi di lei, come se non esistesse.
E a poco a poco Isabel sparisce davvero, diventa invisibile e in quel momento si rende conto che la città è piena di persone come lei: reiette, tristi, abbandonate e sole.
Ma lei può fare qualcosa, tutti possono fare qualcosa se a farla si è insieme. Perché nessuno deve restare indietro, nessuno deve sentirsi emarginato, solo e trasparente.
Tutti hanno diritto a ritagliarsi il proprio posto nel mondo, nessuno escluso. 

La storia di Isabel è la storia di tutti coloro che la società emargina, perché non abbastanza ricchi da essere considerati qualcuno, o perché abbastanza poveri per essere considerati niente.
Mi ha emozionato questo albo illustrato, che con poche pagine, poche parole, e bellissime e delicate illustrazioni ha saputo raccontare una storia così vera, e far passare un messaggio così importante.
Ho amato Isabel e la sua tenacia che non l’ha abbandonata nonostante le avversità, la paura e la tristezza, e mi sono innamorata del suo fedele cagnolino, una tenerissima e minuscola pallina di pelo che non l’ha mai fatta sentire sola.

Mi ha emozionato moltissimo leggere il messaggio con cui l’autore si congeda, regalandoci la sua storia. Anche lui come Isabel era un invisibile: aveva amore, aveva tanti libri, una campagna sconfinata ricca di bellezza, ma era povero.
Crescendo si è reso conto che da un certo punto di vista lui era fortunato, perché ci sono milioni di persone che hanno ancora meno di quello che aveva lui.
Perché di solito si fa così, si tende sempre a guardare ciò che non abbiamo rispetto a ciò che abbiamo, ciò che gli altri hanno più di noi, rispetto a chi ha meno... e questo è umano, non è sbagliato o cattivo, però così facendo ignoriamo una parte della realtà. Chiudiamo gli occhi e contribuiamo a rendere quei problemi, quelle sofferenze, quelle persone, invisibili.
Come ricorda Tom Percival, chiudendo la sua riflessione “la povertà non è l’unico motivo per cui le persone sono trascurate dalla società; il mondo riesce a dire in molti modi diversi che «questo non è il tuo posto»”.
Ma questo è il tuo posto, è il posto di tutti. 

Ringrazio Nomos Edizioni per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

sabato 10 aprile 2021

Recensione: “I Brownstone. Marcy e l’enigma della sfinge” di Joe Todd-Stanton

Titolo: I Brownstone. Marcy e l’enigma della sfinge
Autore: Joe Todd-Stanton
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 24 febbraio 2021
Pagine: 56
Prezzo: 12,90 € 

Trama:
Il padre di Marcy, Arthur, è il più grande avventuriero di tutti i tempi, ma lei non ha ereditato il suo entusiasmo per l’esplorazione.
Determinato a farle scoprire il fascino dell’avventura, Arthur parte alla ricerca del leggendario Libro di Thot, ma non fa più ritorno.
Marcy si ritroverà presto tra le dune dell’Egitto, faccia a faccia con i grandi dèi del passato.
Riuscirà a risolvere l’antico enigma della Sfinge e a superare le sue paure?

Recensione:
I Brownstone sono un'antica famiglia di avventurieri, coraggiosi e intrepidi viaggiatori, che hanno attraversato il mondo in lungo e largo alla ricerca di tesori nascosti e leggendari, e alla scoperta di creature mitologiche e straordinarie.
La loro è una vita all'insegna dell'avventura, ma non tutti i Brownstone sono nati sotto la stessa stella...
A raccontarci della piccola e timorosa Marcy Brownstone è un suo discendente.
È lui a fare gli onori di casa, accoglierci nell'osservatorio astronomico di famiglia e a chiederci di ascoltare la storia della sua antenata, una bimba terrorizzata dall'oscurità, e del modo in cui ella riuscì a sconfiggere la sua più grande paura.

Cosa è in grado di farci affrontare i nostri limiti, se non il desiderio di andare in soccorso dei nostri cari in pericolo?
E sarà per andare in soccorso del suo adorato papà che Marcy scoprirà un coraggio e una forza di volontà che non avrebbe mai creduto di possedere.

Ma andiamo con ordine, perché ogni storia ha un principio, e il principio di questa, parte dal grande esploratore Arthur Brownstone.
Arthur passò alla storia quando, ancora bambino, sconfisse una terribile belva. Da allora non smise mai di viaggiare per il mondo alla scoperta di antichi misteri, e fu proprio in uno di quei viaggi che incontrò un'avventuriera che divenne poi sua moglie e la madre di Marcy, la loro bambina.


Arthur tentò sempre, negli anni, di trasmettere a sua figlia l'amore per le avventure, raccontandole le sue, ma il risultato sortito non fu mai quello sperato.
I racconti delle creature incredibili che popolavano i racconti del padre, di notte si trasformavano in terribili ombre e incubi che le impedivano di chiudere gli occhi.
Ma il desiderio di Arthur di coinvolgere nel suo mondo la sua bambina è così grande da portarlo ad intraprendere un pericoloso viaggio irto di insidie, dalle gelide distese dell’Islanda, verso l'antico Egitto...
Dopo una settimana di attesa, e preoccupata dal mancato ritorno di suo padre, sarà la piccola Marcy a decidere di farsi coraggio e andare in suo soccorso.
Riuscirà la piccola Brownstone a salvare il suo papà e a sconfiggere le sue paure?

Le coloratissime, deliziose e divertenti tavole di Joe Tood-Stanton (le illustrazioni sono davvero carine, ne ho adorato sia lo stile che l'espressività dei personaggi), ci guidano in questo viaggio verso l'antico Egitto, tra divinità più o meno affabili, pericoli, ed enigmi, alla ricerca di un affetto perduto e di una ritrovata identità.
Marcy si è sempre chiesta se fosse davvero stata degna di essere una Brownstone, e la risposta è sì, lo è sempre stata, aveva solo bisogno di trovare l'incentivo giusto per fare il grande salto, una ragione per cui ne valesse davvero la pena.

“Marcy aveva capito che non importava quanto pauroso fosse il buio, anche se nascondeva mostri, lei era abbastanza coraggiosa da affrontarli.”

Un libro davvero carino che mi ha strappato più di un sorriso e che apre le porte ad un mondo, anzi ad una famiglia intera, che avrei davvero voglia di scoprire, componente per componente.

Ringrazio Giunti Editore per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro 

giovedì 8 aprile 2021

Recensione: “Agenzia MostroCasa. SOS per la signora Dal Verme” di Marta Palazzesi

Titolo: Agenzia MostroCasa. SOS per la signora Dal Verme
Autore: Marta Palazzesi
Illustrazioni: Maria Luisa Petrarca
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: 23 giugno 2020
Pagine: 128
Prezzo: 11,50 €

Trama:
Nina Rubini, dodici anni e capelli rosso fuoco, gestisce con la nonna l’agenzia immobiliare MostroCasa. La loro specialità è trovare sistemazioni per mostri di ogni genere, come castelli graditi ai vampiri, paludi per gli orchi o quel tugurio con un certo non-so-che per streghe esigenti. 
La missione non è per niente facile né priva di pericoli. Può accadere, per esempio, che una casa decida di papparsi una zombie dalla testa ai piedi, vermi putrefatti inclusi. 
Riuscirà l’agenzia a salvarla? Tirar fuori dai guai la signora Dal Verme non sarà affatto semplice, ma per fortuna Nina può contare sull'aiuto dell’amico vampiro Fosco, del labrador Salsa e del terrificante, crudele e sanguinario barone Bucagole…

Recensione:
Una storia di mostri, zombie e vampiri ambientata a Milano.
Sì, avete capito bene, perché è proprio nel pieno centro di Milano che si trova l'accogliente ed efficientissima Agenzia MostroCasa, l'agenzia immobiliare gestita da nonna Rosa e sua nipote Nina Rubini.
Le due si occupano di trovare degna dimora a tutti i mostri della città e anche a quelli trasferitisi da luoghi lontani.
Aiutate dall'assistente Fosco, vampiro centenario dall'aspetto (e anche dal carattere) adolescenziale, e dall’orco Ogul - addetto ai traslochi - nonna e nipote cercheranno di rispondere ad ogni esigenza: una villa antica per un vampiro, una zona paludosa per uno zombie, un luogo silenzioso per una vecchia strega... a ogni necessità, una soluzione.
Nina è in ufficio da sola, quando ha inizio una giornata più impegnativa del solito - quella che darà inizio alla prima delle sue avventure scritte da Marta Palazzesi - infatti nonna Rosa è andata in crociera al Polo Nord e ha così lasciato tutto nelle sue mani, successi e problemi.
E sono proprio i problemi che sembrano non finire mai in quel lungo pomeriggio di lavoro.
Nina vorrebbe chiudere presto e andare a casa a finire i compiti di storia - sì, perché, non ve l'ho detto, ma lei è solo una ragazzina - quando si spalanca la porta rivelando l'ennesimo cliente alla ricerca di soluzioni per chissà quali assurde richieste.
Ma quello che Nina e Fosco si apprestano a sentire da un preoccupatissimo signor Dal Verme - un innocuo zombie, dalla cui orbita vuota sbuca un simpatico lombrico - è un caso decisamente raro e problematico da risolvere. Un “P.I.P.P.O.”, ovvero “Un caso di abitazione Priva di Isolamento per Pavimenti Palustri Oscuri”.
La povera signora Dal Verme, a quanto pare, è stata inghiottita tutta intera dal pavimento della cantina delle sua nuova dimora.
Compito di Nina, e quindi anche di un non troppo entusiasta Fosco, sarà quello di salvare la povera signora zombie, e avranno solo ventiquattr'ore di tempo prima che, la malcapitata, sia inglobata per sempre nelle fondamenta della dimora.
Ma l’operazione è ben più complicata del previsto, perché un problema di questa gravità può essere risolto solo se si è muniti di un M.I.O.P.E., ovvero un “Martello in Ottone Pneumatico per Estrazioni” e per averne uno non c’è altro rimedio che rivolgersi al temibilissimo Barone Bucagole, il vampiro millenario più irascibile di Milano.
Riusciranno i nostri eroi a salvare la vita della signora Dal Verme?
E, soprattutto, riusciranno a farsi aiutare dal perfido Bucagole?
Una storia molto carina e divertente, che dà un ottimo avvio a questa serie per ragazzi, la cui originalità sta nell'ambientazione e nella normalità che essa scaturisce.
Una Milano, con i suoi parchi, le sue strade, i luoghi noti a tutti, in cui mostri e umani convivono più o meno amabilmente.
Molto carina l’idea dell’agenzia immobiliare, un bell'espediente per inserire questo mondo fantastico, abitato da mostri di ogni specie, all'interno di quello reale, senza scalpore, ma anzi, con assoluta normalità.
Simpatica e super paziente Nina, la giovane protagonista che, a soli dodici anni, deve confrontarsi con clienti sempre più pretenziosi, dalle richieste via via più assurde.
Iconica la figura del Barone Bucagole, un cattivo (neanche poi così tanto in realtà), vanitoso e anche molto comico.
Riuscitissima anche la caratterizzazione degli altri personaggi, tutti coloro che aiutano Nina nelle sue mansioni, dalla cagnolona, la Labrador color miele, Salsa; al permaloso vampiro dall'aspetto di una rock star Fosco; a suo zio, il simpaticissimo vampiro cinquecentenario Felice (di nome e di fatto), al pasticcione orco Ogul, appassionato di guida veloce.
Una simpatica ed eterogenea banda a cui il lettore non fa fatica ad affezionarsi, e che sono curiosa di seguire nelle prossime avventure.

Ringrazio Gallucci per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro


martedì 6 aprile 2021

Recensione: "Barnabus" dei Fratelli Fan

Titolo: Barnabus
Autore: Fratelli Fan
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: 10 novembre 2020
Pagine: 72
Prezzo: 17,50 € 

Trama:
Ti presento Barnabus. È metà topo e metà elefante. Vive in un laboratorio dove si creano animaletti perfetti. Lui, però, tanto perfetto non è. Per questo l’hanno scartato e lo tengono nascosto. 
Finché un giorno il desiderio di libertà porta lui e i suoi amici “difettosi” a fuggire e conquistare la propria vita!

Recensione:
Barnabus ed i suoi amici sono da sempre rinchiusi in un laboratorio, posto al di sotto di un negozio di animali, in quanto il loro aspetto non è in linea con gli standard dell'azienda produttrice. 
Un difetto di fabbrica è sufficiente per non piazzarli sugli scaffali, per non renderli adatti alla vendita, per definirli come scarti.
Ma i nostri coraggiosi protagonisti non ci stanno: se quel posto non li reputa all'altezza, allora ne troveranno un altro, d'altronde il mondo è vasto, ci sarà qualcuno capace di amare anche loro!
Ha così inizio la loro fuga per la libertà, il viaggio per la tanto agognata felicità.
Per riuscire nell'impresa dovranno contare fortemente sulle proprie capacità e su quelle del gruppo. Volersi bene e crederci sempre, queste saranno le chiavi per dare una svolta alla loro esistenza.
Una storia tenera che punta tutto sui sentimenti, sul bisogno di sentirsi accettati, sull'importanza dell'amicizia. 
Un albo illustrato che spicca grazie alla maestria dei Fratelli Fan e ai loro coloratissimi disegni, ma che risalta maggiormente grazie al bellissimo messaggio di cui si fa portavoce: si è perfetti solo quando si è liberi, quando si è fieri di ciò che si è. 

Considerazioni:
I Fan Brothers sono da sempre garanzia di qualità. Ogni loro lavoro si distingue, per lo straordinario livello dei disegni, per le atmosfere oniriche e per la naturalezza dei paesaggi.
Ragion per cui, quando, per la prima volta, mi è capitato di sfogliare "Barnabus", sono rimasta spiazzata. È vero, il personaggio del topoelefante pareva dolcissimo, eppure il tutto mi sembrava troppo moderno, troppo lontano dal loro stile.
Tuttavia quando ho iniziato a leggerlo, ho capito perché, pur differenziandosi dai vecchi lavori per le ambientazioni, il nuovo albo illustrato non si discostava minimamente dai loro insegnamenti, da quelle piccole lezioni di vita tanto care e preziose, che i fratelli sono soliti elargire.
La storia di Barnabus è dolce e malinconica, eppure ha una nota di speranza, uno spiraglio di felicità. 
Il suo protagonista è un animaletto "difettoso", in cui è facilissimo identificarsi.
D'altronde, chi non si è mai sentito sbagliato? Chi non ha mai incontrato qualcuno che ci ha fatto credere di non essere all'altezza?
Non è forse in questa direzione che ci spinge la società? 
Non siamo mai abbastanza magri, abbastanza belli, abbastanza fisicati.
Non abbiamo abbastanza titoli, conoscenze, esperienze.
Non siamo abbastanza coraggiosi, ambiziosi, intraprendenti.
Dico io, quando finirà tutto questo?
Quando potremo essere semplicemente quello che siamo, senza doverci per forza confrontare con il collega o l'amico di turno, in un duello in cui uno deve uscirne irrimediabilmente sconfitto?
Quanto sarebbe bello invece poter ridere dei propri difetti e dei propri limiti, accettarli ed andare avanti.
Perché è bene migliorarsi, ma è anche giusto bastarsi, essere felici di ciò che si è e di ciò che si ha.
Ed è questo il messaggio più importante che troviamo in questa storia, l'amore per se stessi, assieme ad un altro non meno fondamentale, il lavoro di squadra e la solidarietà. 
I disegni, è inutile dirlo, sono stupendi, degni dei già noti Terry ed Eric, a cui si aggiunge il terzo fratello alla sua prima prova d'autore, Devin Fan. Pare che alla base della trama di Barnabus ci sia proprio una sua idea. 
Insomma un albo che coniuga il fascino delle impeccabili illustrazioni ed un racconto tenero e profondo, che non potrà non scaldarvi il cuore. 

Ringrazio la casa editrice Gallucci per avermi fornito una copia cartacea di questo albo 

il mio voto per questo libro