mercoledì 30 ottobre 2019

Recensione: "A volte ritornano. Storie di fantasmi" di Autori Vari

Titolo: A volte ritornano. Storie di fantasmi
Autore: Autori Vari
Curatore: Serenella Quarello
Illustrazioni: Maurizio A.C. Quarello
Editore: Orecchio Acerbo
Data di pubblicazione: 26 settembre 2019
Pagine: 72
Prezzo: 17,00 € 

Trama:
Otto racconti di fantasmi scritti da autori celebri, provenienti da diverse aree geografiche - dall'irlandese Oscar Wilde al francese Guy De Maupassant, passando per l'inglese Jerome K. Jerome, per arrivare all'americano Edgar Allan Poe e al cinese Tcheng-Ki-Tong - interamente scritti tra la metà dell'Ottocento e gli anni Trenta del Novecento. 
I toni drammatici e inquietanti sono accompagnati, nella maggior parte dei racconti, a ironia e comicità, perché ridere è uno dei modi migliori per allontanare la paura, e perché ogni situazione drammatica o inquietante ha in sé i germi del grottesco. 

La raccolta comprende i seguenti titoli:

"La morta" di Guy de Maupassant
"Il fantasma e il conciaossa" di Joseph Sheridan Le Fanu
"Il fantasma della camera azzurra" di Jerome K. Jerome
"Il monte delle anime" di Gustavo Adolfo Bécquer
"La palude" di Robert E. Howard 
"Il fantasma di Canterville" di Oscar Wilde
"L'astuccio misterioso" di Tcheng-Ki-Tong
"Re Peste" di Edgar Allan Poe

Recensione:
Cosa c'è di meglio, nelle fredde serate autunnali, che intrattenersi con una serie di racconti di fantasmi? 
Sentire la pioggia che batte sui vetri, il vento che soffia forte, magari anche qualche tuono in lontananza, e raggomitolarsi sotto le coperte in compagnia di qualche lettura da brivido?
Beh, niente direi. E se la pensate come me, sappiate che Serenella Quarello, ha curato per noi, e per la casa editrice Orecchio Acerbo, un'antologia che fa delle presenze incorporee e dell'atmosfera carica di mistero il suo marchio di fabbrica.
Otto racconti di autori prestigiosi e meno noti che, nonostante la tematica comune - i fantasmi per l'appunto - si rivelano molto diversi, per ambientazioni, stile di scrittura, toni e finalità.
Se da una parte abbiamo una storia nostalgica e dai risvolti psicologici come "La morta" di Maupassant, che parla di dipartita ma anche di segreti e tradimenti, dall'altra troviamo intenti più umoristici come nel caso de "Il fantasma e il conciaossa" di Sheridan Le Fanu, o ancora il celeberrimo "Il fantasma di Canterville" di Wilde, fino ad arrivare ai risvolti macabri e raccapriccianti de "Re Peste" di Poe, che ci trasporta in una taverna che di normale ha ben poco.
La raccolta, da questo punto di vista, si dimostra molto variegata in quanto ci fa vedere le figure che si aggirano nell'aldilà in modo sempre differente, non solo come anime tormentate e vendicative, come siamo abituati ad immaginarle, ma anche come esseri attanagliati dal rimorso e dalla nostalgia, o addirittura come bersagli di scherno.
Ho apprezzato molto questa scelta, che dà un taglio originale al tutto, come anche la decisione di accostare autori rinomati e maestri del genere, ad altri solitamente associati a narrazioni di altro tipo (per esempio Jerome K. Jerome, famoso per l'umoristico "Tre uomini in barca").
Tuttavia, devo dire la verità, per quanto nel suo insieme l'opera risulti interessante e ricca di fascino, mi è mancata un po' l'inquietudine e lo spavento che solo il racconto horror sa dare. Qui ce ne sono un paio caratterizzati da tinte noir e gotiche, "Il monte delle anime" di Bécquer e "La palude" di Howard, che non a caso sono anche quelli che ho preferito, ma non sono, purtroppo, abbastanza da rendere il terrore e la paura il mood imperante dell'intero tomo, come mi sarei aspettata.
Parlando però di questi ultimi due, posso affermare che, almeno loro, hanno tutte le carte per tenere il lettore con il fiato sospeso: atmosfere tenebrose, presenze minacciose e crudeli, protagonisti coraggiosi ed eroici, vecchie leggende da rispolverare e finali ad effetto.

Kane lo guardò. Un viandante, pensò. Ebbe la sensazione di una mano di ghiaccio sulla schiena, si voltò cercando il mostro, ma non vide nulla. Ma sentiva su di sé occhi terribili, non di questa terra. Estrasse la pistola. Il chiaro di luna si diffuse come un lago pallido, le ombre si fusero e Kane vide!
Subito pensò che si trattasse di un'ombra nebbiosa, poi due occhi fiammeggianti, folli e spaventosi.
Kane sentiva il sangue pulsargli nelle tempie, ma si mantenne freddo. Come poteva un demone così irreale fargli del male?
                                                                              "La palude" di Robert E. Howard 

Inoltre, cosa fondamentale, l'antologia, oltre alle otto storie, racchiude al suo interno dei veri e propri capolavori, ovvero le meravigliose illustrazioni ad opera di Maurizio Quarello che, oltre ad essere raffinate, delicate e definite nei minimi dettagli, ripercorrono per filo e per segno ciò che viene descritto.
Un fiore all'occhiello per un volume che, già solo per il carattere prezioso delle penne coinvolte, varrebbe la pena di leggere, ma che, grazie al valore evocativo, incisivo ed elegante dei disegni, meriterebbe di essere sfogliato all'infinito.      

il mio voto per questo libro

lunedì 28 ottobre 2019

Chi ben comincia... #42

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti

"The body" di Stephen King

Salve avventori!
Oggi vi propongo l'incipit del romanzo "The body" di Stephen King, meglio conosciuto come "Stand by me".
Già in queste prime righe Gordon, il protagonista, ci fa entrare nella sua vita e ci guida in quella che sarà l'estate che cambierà per sempre la sua vita.
Un inizio nostalgico, riflessivo e con un tocco di mistero, che non guasta mai.
Buona lettura!

Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole le immiseriscono — le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. 
Ma è più che questo, vero? 
Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portar via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare. 
Avevo dodici anni — quasi tredici — la prima volta che vidi un essere umano morto. Successe nel 1960, tanto tempo fa... anche se a volte non mi pare così lontano. Soprattutto la notte quando mi sveglio da quei sogni in cui la grandine cade nei suoi occhi aperti...

venerdì 25 ottobre 2019

Recensione: "I testamenti" di Margaret Atwood

Titolo: I testamenti
Autore: Margaret Atwood
Editore: Ponte alle Grazie
Data di pubblicazione: 10 settembre 2019
Pagine: 502
Prezzo: 18,00 € 

Trama:
"Il racconto dell’Ancella" si era chiuso con la porta di un furgone che, al suo interno, celava il destino di Offred. Cosa ne sarà stato di lei? Avrà trovato una via d'uscita, un biglietto di sola andata per la prigione o sarà andata incontro a morte certa? 
A quindici anni di distanza da questi eventi, la Repubblica di Gilead mantiene ancora la presa sul potere, ma ci sono segni che fanno presagire una rottura imminente. 
In questo momento cruciale, convergono le vite di tre donne radicalmente diverse, le cui azioni sovversive potrebbero arrecare seri danni al regime teocratico, con risultati potenzialmente esplosivi.

Recensione:
Con questo secondo capitolo, Margaret Atwood ci guida nello spietato mondo di Gilead, fatto di potere, rivalità, segreti, lotte intestine, e compromessi. Un ecosistema in bilico che, nonostante la facciata di imperturbabile magnificenza, rischia di cadere da un momento all'altro a causa delle ribellioni, delle fughe, e dell'azione sibillina di chi trama nell'ombra.
E per farlo la nostra autrice si serve di tre punti di vista d'eccezione, estremamente diversi, seppur complementari.
Due ragazze più o meno coetanee: l'una che ha trascorso quasi tutta la sua infanzia sotto il regime (allevata da una madre adottiva e da un Comandante), e l'altra che, di contro, ha sempre vissuto al di là del confine, in Canada, dove la libertà è ancora consentita e le adolescenti possono vivere tranquillamente la spensieratezza dei loro giovani anni, senza restrizioni.
E poi c'è zia Lydia, che avevamo già incontrato ne "Il racconto dell'ancella"
Lei, assieme alle altre responsabili del Centro Rosso, si occupava di "riabilitare" le donne nubili sino a farle diventare ancelle (tra queste la nostra Offred/Difred).
Ora però l'anziana signora gode di una posizione di prestigio. Avendo dimostrato di essere un valido esponente delle Zie Fondatrici, ed essendo diventata persino la consigliera di fiducia di uno dei capi - il Comandante Judd - zia Lydia è ammirata e stimata da tutti, perlomeno ufficialmente, tanto da essere riuscita a guadagnarsi in vita una statua in suo onore.
Ma non è tutto oro ciò che luccica, e lo sa bene la donna che, da anni, e in gran segreto, raccoglie prove che potrebbero far saltare in aria il regime. 
Basterebbe una sua mossa e tutto finirebbe in pezzi. Quell'impero, faticosamente costruito negli anni sui sacrifici e sulla pelle di migliaia di giovani, potrebbe trovare la sua fine proprio per mano di una di quelli che, seppur contro la sua volontà, ha contribuito a crearlo.

Per un certo tempo quasi credetti in ciò in cui sapevo di dover credere. Mi annoveravo tra i fedeli, per la stessa ragione di tanti altri a Gilead: era meno rischioso. 
Che senso ha buttarsi sotto un rullo compressore per ragioni etiche, farsi schiacciare come un calzino privato del suo piede? 
Meglio dileguarsi nella folla, nell'untuosa folla dei trafficanti d'odio, dei devoti adulatori. 
Meglio scagliar pietre che farsele scagliare addosso. 
Meglio, quanto meno, per le tue probabilità di sopravvivenza. 
Lo sapevano benissimo, gli architetti di Gilead. Gente di quella risma l'ha sempre saputo.

Come nel precedente capitolo, anche questa volta l'autrice ha dato vita ad universo brutale e dalle mille sfaccettature. 
Secondo i dogmi di Gilead, ognuno deve dare un contributo alla società e fare la sua parte, sottostando a regole ferree e crudeli, in nome di un fanatismo religioso che rende le donne delle merci di scambio, di cui ci si può servire come meglio si crede.
Grazie alle nostre tre informatrici, e soprattutto a zia Lydia, con questo libro veniamo a conoscenza di molti retroscena che, con lo sfogo di Offred, avevamo solo potuto immaginare. 
Per quanto infatti "Il racconto dell'ancella" ci abbia mostrato le torture psicologiche cui erano soggette le ragazze nubili, al fine di renderle dei meri strumenti di riproduzione, senza diritti, desideri, o idee proprie, con "I testamenti" la Atwood ricalca la mano, mettendoci al corrente di aberrazioni indicibili, a cui erano sottoposte le ancelle, e non solo loro.
Grandi protagoniste questa volta sono le mogli e soprattutto le zie, che nel primo libro avevano ricoperto un ruolo secondario. Le prime, come avveniva secoli fa, si vedono costrette, ancora bambine, a trasferirsi dalla casa patriarcale a quella coniugale, per dare prestigio alla casa d'origine, e un erede a quella di destinazione. A tal proposito il più delle volte ragazzine inesperte finiscono spose di vecchi bavosi, interessati a collezionare matrimoni come fossero figurine, con le inevitabili conseguenze psicologiche che tutti noi possiamo facilmente presagire.
Le seconde, le zie appunto, dispongono sicuramente di una posizione privilegiata, essendo le uniche a poter leggere e scrivere, oltre che detentrici di informazioni segrete e scottanti. Qualsiasi matassa da dipanare, qualsiasi arma da sotterrare, passa dallo studio delle Fondatrici che, come i Comandanti, sanno come mettere a tacere ciò che non deve essere rivelato.
Tuttavia, grazie alla confessione di zia Lydia, noi lettori potremo renderci conto di come anche loro, pur di ambire a quel grande potere, o anche semplicemente pur di salvarsi la pelle, hanno dovuto pagare uno scotto molto alto, sopportando, o addirittura compiendo in prima persona, azioni crudeli e malsane. 
Donne ambiziose che, dopo aver ricoperto nel mondo occidentale ruoli di prestigio, sono forzate, nella nuova Repubblica, a subire l'ingerenza di uomini senza scrupoli, oltre che maltrattamenti fisici e psicologici. 
Perché, sotto il governo teocratico, le figure femminili, indipendentemente dalla loro posizione sociale, vengono sottoposte ad un processo di manipolazione e spersonalizzazione ideologica, finalizzata a renderle convintamente succubi di un qualcosa che, in piena libertà, non avrebbero mai scelto. 
Per quanto infatti molte si ribellino, o sopportino stancamente, altre, a forza di essere indottrinate, finiscono nel credere davvero in un bene superiore, a cui tutti devono anelare, secondo le proprie possibilità.

Perché, nonostante tutto, avevo creduto che nulla fosse cambiato? Perché di quelle cose sentivamo parlare da un pezzo, suppongo. 
Non ti convinci che il cielo sta crollando, finché non te ne cade un pezzo addosso.

In generale questo libro ci mostra ancora di più la brutalità dei regimi totalitari, entrando nello specifico dei mezzi cui si può ricorrere per raggiungere il risultato prescelto. Proprio per questo motivo, il romanzo risulta avere un impatto maggiore rispetto al precedente, sia a livello psicologico che a livello narrativo.
La trama, grazie anche alle tre storie interconnesse, è più dinamica e coinvolgente, presenta maggiori scene d'azione, coercizioni fisiche e morali, cambi di programma, colpi di scena, pur salvaguardando l'introspezione psicologica che era stata la carta vincente de "Il racconto dell'ancella".
Ovviamente la lettura presenta anche delle noti dolenti. Difatti, per quanto il ritmo e l'interesse rimanga sempre alto, da circa metà libro in poi la storia sembra svilupparsi in modo piuttosto prevedibile. Inoltre, essendo i capitoli divisi in base alla voce delle protagoniste, per ovvie ragioni, alcuni risultano più interessanti di altri.
D'altronde anche i personaggi, per quanto siano il più delle volte ben caratterizzati, non sempre si rivelano riuscitissimi. Se da una parte troviamo zia Lydia che, con le sue contraddizioni, il suo coraggio e la sua astuzia, catalizza l'attenzione e la partecipazione attiva di chi legge, dall'altra c'è la figura di Daisy che, al contrario, con il suo comportamento stereotipato e poco credibile (la tipica ragazzina ribelle e sboccata), non suscita alcuna simpatia oltre che il minimo interesse.
Indipendentemente da tutto però, la forza di questa storia sta nell'essere un libro di donne, scritto da una donna, per le donne. Si respira femminismo in ogni pagina, essendo la narrazione, oltre che una condanna ad ogni forma di repressione, un'esaltazione della forza d'animo, dello spirito di sacrificio, della scaltrezza, delle fragilità, dell'empatia e dell'eroismo del genere femminile.
Spesso si parla di romanzi per ragazze, alludendo alla letteratura rosa, a timbro sentimentale (gli harmony e via dicendo). Eppure io penso che siano proprio questi i libri che dovrebbero fortificare l'animo delle più giovani, per renderle consapevoli che, per quanto il mondo possa diventare crudele e remare loro contro, troveranno sempre delle sorelle pronte a combattere al loro fianco. Perché essere donna può significare battersi per raggiungere la parità di diritti, ma anche vincere le battaglie con onore e dignità, proprio come chi, a Gilead, ha sconfitto il nemico.

Considerazioni:
"Il racconto dell'ancella" mi aveva convinto pienamente per più motivi. In primo luogo per il suo carattere di estrema attualità: un distopico che prende il via da una situazione di libertà ed emancipazione, simile a quella dei giorni nostri, per poi trasformarsi, per contrapposizione, in una dittatura totalitaria e dominata da fanatismo. 
In secondo luogo per la fantasia profusa dall'autrice, capace di immaginare tantissime figure - professionali e non - differenti, maschili e femminili, con relativi modi di pensare, obblighi e usanze.
In "I testamenti" ho ritrovato questi stessi pregi che, a dirla tutta, sono stati persino amplificati, mettendo in luce molti aspetti su cui, nel romanzo precedente, si era sorvolato.
In questo libro, ad esempio, si fa luce sulle origini del regime e dello sconcertante impianto che ha visto le donne sempre a servizio degli uomini, seppur in mille forme diverse. In più si riabilita uno dei ruoli più osteggiati, ovvero le zie, le signore che agivano severamente contro il loro stesso genere, pur di seguire gli ordini impartiti.
Ho apprezzato molto la scelta di individuare loro come punto di vista privilegiato. Prima di adesso non avrei mai pensato di poter simpatizzare con una di esse eppure, dopo essere venuta a conoscenza di tutti i retroscena, non posso che apprezzare il pugno di ferro, la scaltrezza e la pazienza di zia Lydia.
Inoltre, grazie alla figura di Agnes, possiamo conoscere anche la vita all'interno di una famiglia gilediana, ciò che un'aspirante moglie deve sopportare, in nome dell'amore della patria e di Dio. 
E devo dirvi che, se ho stimato la determinazione e lo sprezzo del pericolo di Lydia, ho provato grande empatia per la povera ragazzina costretta a contrarre matrimonio con un uomo con il quadruplo dei suoi anni, solo perché così avrebbe adempiuto il suo dovere e dato onore alla sua casata.
Grazie alle figure delle spose bambine si accentua maggiormente la crudeltà ed il maschilismo dell'indottrinamento, ancor più di quanto si era evinto dalle vicende delle ancelle.
E che dire poi di Becka, la compagna di banco e di sfortuna, di Agnes? La sua è un'altra vicenda traumatica, in quanto inerente alla violenza sessuale e alla pedofilia, eppure il suo personaggio è uno di quelli che spicca per forza d'animo e coraggio, uno dei più positivi che si possano incontrare in tutta la storia. 
L'amicizia che lega le due ragazzine, difatti, rappresenta un raggio di sole in un oscurità penetrante, una di quelle unioni che regala ai lettori pagine di vero sentimento, contrapposte alle conversazioni futili, alle alleanze di convenienza e ai giochi di potere, che caratterizzano gli altri.
Al contrario, tutte le parti che vedono come protagonista Daisy non brillano affatto per fantasia né per verosimiglianza. Sembra quasi che la Atwood si sia vista costretta ad inserire questo personaggio (per creare un filo diretto con le vicende di Offred), ma che lei stessa non ne fosse pienamente convinta.
La sedicenne è poco più di uno stereotipo, una macchietta atta ad incarnare la ragazza ribelle e libera del mondo occidentale, la tipa moderna tutta parolacce e collera.
C'è da dire che, in prima battuta, Daisy era stata descritta come una comune adolescente che viveva tranquillamente in una normale famiglia, in pieno rispetto dell'autorità genitoriale, delle regole e della routine quotidiana.
Con il passaggio da Daisy a Jade, il suo comportamento cambia. Quasi fosse un automa, la giovane non sembra soffrire per la scomparsa di quelli che lei, fino ad un attimo prima, credeva fossero i genitori, si mostra insensibile e anaffettiva (al contrario di ciò che era accaduto con Agnes e la dolcissima madre Tabitha *-*), tutta impegnata solo nell'addestramento, per una causa, che non era nemmeno la sua.
Per non parlare poi di Ada e Garth, coloro che avrebbero dovuto prepararla per l'ardua impresa... quale persona con un po' di cervello manderebbe una mocciosa in una missione suicida, facendola approdare in una dittatura in cui le donne sono trattate come macchine sfornabambini?
Insomma, senza dilungarmi nei particolari, tutti i capitoli dedicati alla versione di Daisy/Jade, compresa la grande rivelazione che una rivelazione non è mai stata, sono da dimenticare, un po' per il fare spocchioso e saccente della protagonista, e un po' per la poca credibilità di tutti quanti.
Per il resto, come dicevo prima, non posso che promuovere a pieni voti questo romanzo che, pur trattando tematiche non proprio leggerissime (terrorismo, fanatismo,  sessismo, violenza, omicidio, stupro e pedofilia, per citarne alcuni), riesce a coinvolgere pienamente i lettori e a trascinarli in una spirale di dolore e vendetta.
Una storia attualissima che, sebbene affondi le radici nella fantasia, ha molti punti in contatto con la nostra realtà di tutti i giorni, e che proprio per questo fa così male. 
Ma soprattutto un libro che deve far riflettere, in quanto ogni scenario spietato e funesto lascia alle spalle delle tracce, delle spie d'allarme che è sempre bene non ignorare. Perché dalla propaganda sovranista, fatta di slogan minacciosi, richieste di pieni poteri e rosari sventolati al vento, alla dittatura teocratica di Gilead, il passo è breve. Meditate gente, e meditate donne, prima che sia troppo tardi.

Ringrazio la casa editrice Ponte alle Grazie per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

giovedì 24 ottobre 2019

Salviamo le parole!

Ogni giorno nuove parole si aggiungono al nostro dizionario, tra neologismi importati dall'estero, slang ed espressioni gergali. Purtroppo tante altre parole, non più utilizzate o poco note, finiscono per cadere nel dimenticatoio. 
A lanciare l'allarme è Zanichelli che, con il progetto #paroledasalvare, tenta di arginare il pericolo e sensibilizzare il pubblico su questa tematica.
Tremila termini (3126 per l'esattezza) nella nuova edizione del vocabolario Zingarelli saranno contrassegnate dal simboloa simboleggiare lo status di parole "in via d'estinzione".
Cosa fare quindi?
In primo luogo potete partecipare al Tour dedicato che sta facendo tappa in alcune città italiane (i prossimi appuntamenti saranno Bari, attualmente in corso, e Palermo, come indicato nel sito).
Una volta lì e raggiunta l'AreaZ, una grande installazione-vocabolario ospiterà, sulla quarta di copertina, un monitor touchscreen che proporrà a rotazione 5 dei 3126 lemmi da salvare. 
Scelta la parola da adottare, i visitatori potranno postarla, con il suo significato, sui propri canali Facebook e Instagram direttamente dallo schermo del vocabolario.
In alternativa, se non amate i social, Zanichelli ha pensato a cartoline vere e proprie: ognuna conterrà una parola da salvare con il suo significato, da affrancare e spedire.
 In secondo luogo, cosa ben più importante, potete utilizzare nella vita di tutti i giorni vocaboli desueti o meno consueti, a discapito di quelli più popolari ma, talvolta, meno calzanti o poveri di sfumature. So che a volte viene naturale tralasciare alcuni termini, soprattutto nel parlato ma, almeno quando scriviamo, tentiamo di dare nuova luce a ciò che appare dimenticato, non solo per amore della nostra lingua italiana, ma anche per noi.
Ricordate che ampliare il proprio lessico o padroneggiarlo in maniera forbita non significa pavoneggiarsi, ma arricchire gli strumenti a nostra disposizione per comunicare con gli altri ed esprimere la nostra personalità. Quindi un piccolo sforzo per un grande risultato ^-^
Inoltre, se avete dei bambini, potrebbe essere carino sfogliare periodicamente il dizionario e scegliere una parola da imparare assieme, la cosiddetta "parola del giorno". In questo modo i più piccini potrebbero apprendere qualcosa di nuovo, e noi grandi rispolverare qualcosa di vecchio.
Che ne dite?
Prima di salutarvi, vi lascio qui la lista delle mie parole preferite (alcune contrassegnate, ahimè, dal fiorellino ) :

♥ vetturino
♥ sollazzo
♥ rabbuffo
♥ pusillanime
♥ gozzovigliare
♥ alterco
♥ chiacchiericcio
♥ sibillino
 ondivago
♥ obnubilato
♥ facondo
♥ rimbrotto
♥ mordace
♥ briccone
 malmostoso
♥ recalcitrante
♥ rabbonito
 satollo
♥ capolino
♥ vetusto
♥ cicaleccio
♥ sornione
♥ rimbalzello
♥ cocchiere
♥ marachella
♥ roboante
♥ brulichio

Inoltre vi ricordo che potete seguire il viaggio nel lessico dimenticato tramite il profilo instagram Zanichelli.
E ora ditemi, quale parola adottereste?

lunedì 21 ottobre 2019

Sulle tracce di Anna dei Tetti Verdi...

Cari avventori,
lo scorso anno, in prossimità delle ferie estive, vi parlammo dei viaggi letterari, ossia gli itinerari che ripercorrono le ambientazioni di determinati romanzi.
Si parte dal libro, il vero perno della vacanza, e si procede con varie tappe che dovrebbero seguire grossomodo le orme dei nostri cari personaggi letterari.
Oggi, per approfondire questo discorso, voglio concentrarmi su una meta in particolare, l'Isola del Principe Edoardo, nel Golfo di San Lorenzo, in Canada, ovvero la patria della scrittrice Lucy Maud Montgomery, e della sua più famosa creatura, Anna dei Tetti Verdi (o dai capelli rossi, se preferite).
Quest'isoletta è collegata al Canada da un ponte, il Confederation Bridge, e ha conservato negli anni il suo aspetto, quasi che il tempo vi si fosse fermato. Questo è quello che dicono i migliaia di turisti che la visitano ogni anno.
La Green Gables House - non so se sapete che la casa dei fratelli Cuthbert esiste davvero, sebbene tra i proprietari non si annoverino i due anziani signori - è collocata a Cavendish, ed è stata per molto tempo la tenuta dei MacNeill, famiglia materna dell'autrice.
Per raggiungerla occorre imboccare la Blue Heron Drive (una delle tre strade dell’isola) che attraversa il meraviglioso Prince Edward Island National Park of Canada. 

Oltre alla Green Gables House, contrassegnata come area storica nazionale a partire dal 1985, numerosi musei e siti sono aperti ai visitatori per favorire la conoscenza di Anne e della sua autrice. 
Tra i vari intrattenimenti ogni estate è tenuto un musical che ne narra le vicende al Festival di Charlottetown.

Un fitto programma d'intrattenimento è offerto ai visitatori da luglio fino al Labour day. 
Tra i percorsi che è possibile visitare si annoverano le splendide passeggiate per i sentieri di Haunted Woods e Balsam Hollow o lungo il Lovers Lane, che i lettori di tutto il mondo hanno imparato ad amare nella saga dedicata alla nostra cara bambina dai capelli rossi.

Immaginate la meraviglia di essere nella cucina di Marilla, attraversare gli incantevoli viali, vedere gli stessi poetici paesaggi che hanno ispirato la scrittrice!
Fare un giro nella carrozza di Matthew attorno alla proprietà di Silver Bush, oltre il lago delle acque splendenti, raccogliere lamponi e mangiare gelato... del resto lo ha detto la stessa Anna una volta: "non c'è niente di più delizioso del gelato!" 

Vi alletta l'idea?
Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare il sito






venerdì 18 ottobre 2019

Recensione: “Hotel Bonbien” di Enne Koens

Titolo: Hotel Bonbien
Autore: Enne Koens
Illustrazioni: Katrien Holland
Editore: Camelozampa
Data di pubblicazione: maggio 2019
Pagine: 264
Prezzo: 13,90 € 

Trama:
Siri abita all’Hotel Bonbien, un piccolo albergo per viaggiatori di passaggio, per lei il più bel posto al mondo. Nell’anno del suo decimo compleanno, però, le cose si fanno complicate: i suoi genitori litigano sempre più spesso e l’albergo non va più così bene. Ci vorrebbe un miracolo per salvare la situazione. Il miracolo si materializza, ma in modo totalmente inaspettato...

Recensione:
“Hotel Bonbien” racconta la storia di Siri e della sua famiglia, anzi, è la stessa Siri a raccontarcela con la sua voce di bambina di dieci anni appena compiuti, una voce quindi non ancora adulta, ma neanche più bambina, che guarda al mondo con speranza, ma priva dell’ingenuità e costante positività tipica dei bambini.
La testa di Siri è un turbinio di pensieri e timori.
La sua famiglia gestisce un piccolo albergo nell’est della Francia, sulla N19, che per la ragazzina è tutto, è lì che è nata, ne conosce ogni angolo come le sue tasche, il profumo delle stanze per lei è il profumo di casa, e lì che è nata e lì vorrebbe vivere per sempre, ma negli ultimi tempi gli affari non vanno come dovrebbero.
I clienti scarseggiano e si trattengono sempre per brevi soste, del resto Hotel Bonbien è questo, un appoggio per i viaggiatori di passaggio, i guadagni non bastano e la struttura avrebbe bisogno di un bel rammodernamento.
La situazione, non troppo rosea, non fa che causare malumori, e le liti tra papà Octave (che si occupa della contabilità), e mamma Hilare (che si occupa della cucina), sono sempre più frequenti e furiose.
Anche Siri e suo fratello maggiore Gilles litigano sempre, ma questa per loro è la norma, ciò che preoccupa la piccola di casa sono le continue parole, gli insulti e le offese che si scambiano i suoi genitori... due persone così diverse che ancora si domandano perché si siano scelte.
Papà Octave uomo parsimonioso e serio, ossessionato dai conti e dal risparmio, e mamma Hilare energica e frizzante, cuoca eccellente che adora viziare i suoi ospiti con le sue leccornie a discapito degli introiti.
Lui accusa lei di non prestare attenzione alle spese, lei accusa lui di essere un noioso pappa molle.
E se si lasciassero? E se divorziassero?
Questi sono i brutti pensieri che affollano la testa della bambina e che la tengono sveglia, pensieri che mette a tacere fantasticando sui vari modi in cui la situazione potrebbe risolversi. Ci vorrebbe una bacchetta magica, solo quella potrebbe risolvere tutti i loro problemi.

«L’avevo già capito, ma adesso lo so con certezza: tutto va per il verso storto. Vado in camera mia con un peso nello stomaco e prendo un quaderno vuoto. Lo apro e scrivo: cose che possono salvare i miei genitori. E sotto: un servizio di piatti nuovi e tanti, tanti soldi. 
 E poi non mi viene in mente nient’altro. Resto seduta per un po’ alla mia scrivania e rileggo la lista. E all’improvviso vengo presa dallo sconforto. Perché capisco che non è abbastanza: ci vorrebbe qualcosa di molto più grandioso. Servirebbe almeno una fatina con la bacchetta magica per risistemare tutto. E so benissimo che non esiste davvero.»

È estate. La scuola è finita, Siri è in vacanza, le giornate scorrono più o meno tutte simili, arriva qualche cliente, si ferma una notte o due, arrivano famiglie con bambini, Siri stringe amicizia, ma ovviamente è costretta a salutare troppo presto i suoi nuovi amici e torna alla solita routine. Aiutare la mamma in cucina, raccogliere le uova, preparare i tavoli per le colazioni, giocare nel pomeriggio con la sua amica Sylvie.
Un pomeriggio, però accade qualcosa di diverso, anche spaventoso all'inizio, che porterà a delle conseguenze inaspettate, prodigiose e, aggiungerei, provvidenziali.
Forse la bacchetta magica di cui Siri aveva bisogno è arrivata, manifestandosi in modo decisamente strambo, in una modalità che non vi anticipo, ma che porterà l’intera famiglia a vivere un’avventura fuori programma... ma basterà questo imprevisto a sanare i contrasti familiari?
Chissà... non vi dico altro, ma vi invito a leggere questa deliziosa storia, in cui, tra una scaramuccia e l’altra, e tra una discussione e l’altra, emergono tanti frangenti di realtà familiare, tanta dolcezza e altrettanta verità condita da momenti esilaranti.
È bello, e anche molto autentico leggere di una ragazzina che teme per il proprio futuro, che ha paura che la sua famiglia si divida, che soffre vedendo i suoi genitori litigare e che non riesce a restare neutrale di fronte alle loro discussioni.
Siri vuole bene ad entrambi, pensa che la sua mamma sia la più buona del mondo e che il suo papà lo sia altrettanto, quindi proprio non riesce a capacitarsi di come le due persone a cui vuole più bene al mondo, le due persone a lei più care, non riescano ad andare d’accordo.
In Siri scopriamo una bambina sensibile e altruista, che non desidera grandi cose, lei ama la sua vita così com'è, non la vorrebbe diversa, non vorrebbe più vestiti, più giochi e neanche un albergo più lussuoso. Vorrebbe solo che tutto restasse così. La sua famiglia per sempre unita e serena. È questa la sua idea di felicità.
In lei, nei suoi desideri mi sono molto riconosciuta.
Enne Koens descrive una protagonista a cui è impossibile non voler bene, una famiglia simpatica a cui è facile affezionarsi, e una bella storia, resa ancora più particolare dall'ambientazione insolita (un albergo dove la gente va e viene, che ci permette di fare incontri anche bizzarri), e soprattutto ci invita a riflettere su quanto il dialogo e il confronto siano fondamentali e costruttivi in qualsiasi rapporto e quanto tenersi le cose dentro possa essere logorante e distruttivo, poiché spesso farlo permette alle piccole minuzie di crescere, ingrandirsi e diventare enormi buchi neri capaci di avviluppare tutto.
Un messaggio costruttivo, in una storia profonda e allo stesso tempo leggera.
A corredare il tutto le simpatiche illustrazioni dai tratti essenziali di Katrien Holland, che mi hanno ricordato, nello stile, quelle di Quentin Blake, storico illustratore dei romanzi di Roald Dahl.

Ringrazio Camelozampa per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

martedì 15 ottobre 2019

Recensione: "The Lock - Il patto della luna piena" di Pierdomenico Baccalario

Titolo: The Lock - Il patto della luna piena
Autore: Pierdomenico Baccalario
Illustratore: S. LeDoyen
Editore: Piemme
Data di pubblicazione: 17 novembre 2015
Pagine: 183
Prezzo: 15,00 €
Trama:
Per Pit e gli altri ragazzi è ormai chiaro: l'estate a Henley Creek è la più straordinaria delle loro vite. La grande battaglia è cominciata, e nessuno di loro può sottrarsi all'oscuro gioco legato al potere del fiume. Per le loro due squadre, però, ogni passo è un enigma: dove si svolgerà la seconda sfida? Possibile che l'unico modo per scoprirlo sia collaborare con i propri peggiori nemici? Tra inganni, alleanze e illusioni, un'incredibile caccia al tesoro porterà Selvaggi e Spietati a mettere in gioco tutto il loro coraggio. E questa volta il Popolo del Fiume non starà a guardare...

Recensione:
Avevamo lasciato Pit e i suoi amici spossati e confusi dopo il termine della prima sfida.
Ne "The Lock - I guardiani del fiume", infatti, i Selvaggi e gli Spietati si erano affrontati in un tumultuoso duello, che aveva visto la vittoria della prima squadra.
Il secondo libro, di cui vi parlo oggi, si apre con la successiva avventura da compiere.
Fortunatamente stavolta il racconto è più approfondito e non si limita a riportare il resoconto di una singola prova, ma di un'impresa più complessa che si articola in diverse fasi.
Questo aspetto non è da sottovalutare, perché permette all'autore di mantenere costantemente alto il clima di tensione, e a noi lettori di restare con la curiosità di ciò che potrebbe avvenire in futuro.
Inoltre, trattandosi essenzialmente di un racconto fantasy, il libro non può che trarre giovamento dell'inserimento nella storia di incarichi rischiosi, che prevedono una buona dose di scaltrezza, impegno e coraggio.
Il gioco, che ha come direttore il misterioso Popolo del Fiume, si basa sull'astuzia ed il lavoro di squadra. Bisogna sapere chi si ha accanto e di chi ci si può fidare.
Per di più i personaggi, che avevamo grossomodo imparato a conoscere, rivelano in questo  secondo capitolo nuovi aspetti della loro personalità. C'è chi rende ancora più palese l'agonismo e la tracotanza, come Jonny l'Acheo, il generale degli Spietati, e chi invece, come Cobacabana, rivela un'inedita lealtà.
Non mancheranno poi tranelli, colpi di scena, misteri da svelare, equivoci e anche un appassionante viaggio nei sentimenti.
C'è da dire poi che anche stavolta l'autore, con le sue minuziose ed originali descrizioni dei vari scenari, è riuscito a rendere la lettura vivida e coinvolgente. Non risulta difficile immaginare le diverse ambientazioni, che risultano sempre accattivanti e ricche di dettagli.
In definitiva con questo nuovo libro Baccalario ha pienamente confermato i punti di forza del capitolo iniziale, ovvero il mistero, la caratterizzazione dei personaggi, i suggestivi paesaggi, l'azione - per di più dando loro maggior risalto - e a superare l'unico difetto che avevo riscontrato nel corso della scorsa lettura, ovvero il focalizzarsi su un'unica prova.
Non mi resta altro da aggiungere se non che non vedo l'ora di ripiombarmi ad Henley Creek per scoprire cosa sta architettando davvero Il Popolo del Fiume, e quale nuova fantasiosa avventura ci aspetta.

Curiosità:
A gennaio 2018 è stata pubblicata una nuova edizione che racchiude, in un unico volume, la serie completa, composta dai seguenti titoli:

2. Il patto della luna piena
3. Il rifugio segreto
4. La corsa dei sogni
5. La sfida dei ribelli
6. Il giorno del destino


Ringrazio la casa editrice Piemme per avermi fornito una copia cartacea d questo romanzo

il mio voto per questo libro

martedì 8 ottobre 2019

Recensione: “I racconti di Boscodirovo. Storia d’estate” di Jim Barklem

Titolo: I racconti di Boscodirovo. Storia d’estate
Titolo originale: Summer story
Autore: Jim Barklem
Editore: Emme Edizioni
Data di pubblicazione: ottobre 2013
Pagine: 40
Prezzo: 4,90 € 

Trama:
Boscodirovo si trova sull'altra riva del ruscello, tra i campi. Se riuscite ad arrivarci, e osservate attentamente tra i rami e le radici aggrovigliate, potrete scorgere un sottile filo di fumo uscire da un minuscolo camino, oppure, attraverso una porticina aperta, vedrete una ripida scala che sale all'interno di un tronco d'albero. È qui che abitano i topolini di Boscodirovo.
In “Storia d’estate” conosciamo da vicino Papaverina Smeraldini e Polverino Farinelli, e un evento molto speciale che li legherà...

Recensione:
È piena estate e Boscodirovo brulica di vita.
I topolini che abitano l’altra riva del ruscello sono indaffarati nelle varie attività stagionali, raccogliere la frutta, preparare le marmellate e le confetture, e riempire le dispense per i mesi invernali.
Papaverina Smeraldini è la proprietaria della Latteria sulle sponde del ruscello.
Ogni giorno dopo il lavoro la topolina è solita rinfrescarsi vicino la ruota del Mulino godendosi gli spruzzi di acqua fresca.
Al Mulino lavora Polverino Farinelli, un simpatico topolino sempre infarinato dalla testa ai piedi.
Gli incontri dapprima casuali tra i due, diventano ben presto sempre più consueti, Polverino passa sempre più spesso dalle parti della Latteria, e Papaverina passa sempre più spesso dalle parti del Mulino, e un bel giorno i due si ritrovano ad annunciare a tutti gli amici il fidanzamento.
Ed ecco gli abitanti di Bosvodirovo tutti intenti nei preparativi di un meraviglioso ed emozionante matrimonio, nel quale non mancheranno simpatici contrattempi.
Jill Barklem scrive e illustra una storia deliziosa sotto ogni punto di vista.
Le tavole illustrate con tratti delicati ed eleganti mostrano un mondo in miniatura studiato nei minimi dettagli.
Il mulino, la panetteria, il banchetto nuziale, la natura rigogliosa.
Si potrebbe stare ore a perdersi nei minuziosi particolari che rendono incantevole e speciale ogni singola pagina.
“Storia d’estate” è un piccolo fascicoletto che racchiude una vera e propria opera d’arte.
Unica pecca? Le dimensioni del libro.
Non nego che avrei preferito vedere questa storia in un formato più grande che rendesse maggiore giustizia alle illustrazioni.
Io bramo da tempo la raccolta completa, che comprende le quattro stagioni di Boscodirovo e altre storie, in una bellissima edizione in formato grande e copertina rigida. Purtroppo risulta esaurita in tutti gli store, così per ora sto collezionando questi fascicoletti... ecco, una riedizione della raccolta succitata sarebbe assai gradita.

Considerazioni:
Il mondo di Boscodirovo comprende varie storie, questa è la prima che leggo.
Non so se esista un ordine preciso di lettura, se avrei dovuto cominciare dall’inverno con cui si apre ogni nuovo anno o se è indifferente. Da ciò che ho letto non mi è parso di essere entrata nel mentre di qualcosa che avrei dovuto conoscere.
La storia comincia con la presentazione del villaggio e con quella dei due protagonisti.
Non so se le altre stagioni verteranno sulle storie di altri personaggi (suppongo di sì), o se si concentreranno sempre sulle avventure dei neo sposi (che forse negli altri volumi non sono ancora sposati... chissà, vi farò sapere XD).
Per quanto mi riguarda mi aspettavo, e forse lo avrei anche preferito, che ogni stagione si fosse concentrata sulle attività di tutti i principali protagonisti di Boscodirovo, in modo da sapere cosa ogni personaggio è intento a fare durante ogni stagione dell’anno. Sicuramente anche gli altri (il signore e la signora Pomelli, la vecchia signora Smeraldini, l’amico Nasofino, l’intenditore di vini Basilio), avranno lavori da svolgere, eventi da organizzare, cose e famiglie di cui occuparsi che meritavano di essere raccontate.
Perché fare del matrimonio l’unico fulcro della storia?
Ecco, mi sarebbe piaciuto avere un quadro più completo del villaggio, e conoscere meglio i vari personaggi e che ognuno di loro fosse un po’ protagonista, a suo modo, di ogni stagione.
Certo, così la storia sarebbe stata più lunga, ci sarebbero state molte più illustrazioni... quindi siamo tutti d’accordo nel dire che sarebbe stata migliore sotto tutti i punti di vista XD

il mio voto per questo libro

mercoledì 2 ottobre 2019

Recensione: "La radice quadrata di un'estate" di Harriet Reuter Hapgood

Titolo: La radice quadrata di un'estate
Titolo originale: The square root of summer
Autore: Harriet Reuter Hapgood
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: giugno 2018
Pagine: 366
Prezzo: 18,00 € 


Trama:
Il cuore di Gottie si è spezzato tre volte, e sempre d'estate. La prima quando Thomas, il suo migliore amico, se n'è andato senza dirle addio, la seconda quando l'amato nonno è morto, e la terza quando ha creduto di aver trovato il grande amore della sua vita per poi scoprire che era così solo per lei.
Gottie è diventata un'isola, da tutti circondata ma irraggiungibile, chiusa nel suo mondo di ricordi e di studi scientifici, per i quali ha un talento davvero fuori dal comune. Poi all'inizio di una nuova estate Thomas inaspettatamente ritorna e si trasferisce proprio nella stanza del nonno. La compresenza fisica di quei due cuori infranti incanta misteriosamente il mondo, e spalanca un tunnel temporale: Gottie inizia a oscillare fra le tre estati dei suoi cuori infranti, quella presente, quella appena passata, in cui è morto il nonno, e quella di tanti anni prima, in cui Thomas se n'è andato. All'inizio Gottie cerca di capire perché tutto ciò stia succedendo, cerca di trovare la radice quadrata dell'estate, ma presto capisce che non è importante: quello che conta è che riavvolgendo il tempo, le fratture nel suo cuore possano essere ricomposte, e guarite.

Recensione:
La vita di Gottie da quasi un anno va avanti per inerzia.
Poco a poco, giorno per giorno, la ragazza sempre allegra e vivace, amante della vita e della sua famiglia, appassionata di fisica e di matematica, si è estraniata da tutto, mettendosi silenziosamente in disparte e diventando spettatrice di un film di cui non è più protagonista.
La sua vita è stata costellata negli anni da perdite importanti che l'hanno profondamente segnata. La prima grande assente è stata sua madre, venuta a mancare poco dopo la sua nascita, la sua scomparsa precoce ha scombussolato l'equilibrio familiare, ma non Gottie che, per sua sfortuna, non ha mai avuto modo di conoscerla.
E poi ci sono stati gli addii, prima quello del migliore amico Thomas, trasferitosi in Canada all'improvviso; poi quello di Jason, il suo primo amore, anche lui sparito dalla sua vita senza dare troppe spiegazioni; e infine l'ultima perdita, quella risalente all'estate prima, quella che più l'ha scossa e dalla quale non è più riuscita a sollevarsi, la morte dell'adorato nonno Gray.
La sua scomparsa, anche questa improvvisa, come un tornado improvviso ha stravolto tutto, lasciando alle spalle solo le macerie della vita felice che un tempo era.
Ognuno ha cercato di gestire il dolore come ha potuto: il padre di Gottie si è rinchiuso nella biblioteca un tempo gestita da Grey, stando sempre meno a casa. Ned, il fratello maggiore di Gottie, è andato via dalla loro piccola città per studiare a Londra, e Gottie si è rintanata nel suo dolore, prigioniera di un senso di colpa che l'atterrisce e le impedisce di andare avanti.
Qualcosa di surreale però accade, qualcosa che Gottie non può cercare di ignorare come ha fatto con tutto ciò che l'ha circondata nell'ultimo anno.
Quando Thomas annuncia il suo ritorno in città, davanti agli occhi attoniti e stupiti della ragazza, iniziano ad apparire delle piccole zone d'interferenza, che si trasformano, con il tempo, in veri e propri wormhole, che la riportano, prima solo con i ricordi, ma successivamente anche fisicamente, a rivivere letteralmente i momenti salienti del suo passato, sia quelli belli che quelli brutti.
La ragazza, soprattutto nell'ultimo anno, non ha fatto altro che rimuginare sulle decisioni prese, sulle scelte fatte, chiedendosi spesso se le cose sarebbero potute andare diversamente.
Cosa fare ora che potrebbe davvero avere la possibilità di cambiarle?
Rivivere ciò che è stato, dire la parola giusta al momento giusto, fare la cosa giusta?
Ma Gottie conosce le regole della fisica, e lo prova direttamente sulla sua pelle, cambiare il passato, anche qualcosa di piccolo e apparentemente insignificante, può stravolgere il suo presente, quello che, nel bene e nel male, non vorrebbe cambiare.
"La radice quadrata di un'estate" è sicuramente un romanzo fuori dagli schemi, una deliziosa copertina che nasconde una trama originale, che può trarre in inganno.
Alla lettura delle poche righe che presentano il romanzo, infatti, si potrebbe pensare (a me è successo) che esso parli solo di "tuffi" nei ricordi, e non di viaggi temporali veri e propri.
E a questa scoperta un lettore potrebbe mostrare qualche titubanza o storcere il naso, perché, ammettiamolo, la fantascienza non è un terreno per tutti.
Chi non ne è particolarmente affascinato difficilmente riuscirà ad apprezzare questo libro, ma a maggior ragione chi la ama, lo apprezzerà ancora meno.
Dico questo perché il tema dei viaggi nel tempo non è mai un argomento semplice da affrontare, con i paradossi e le singolarità che ovviamente si vengono a creare, e l'autrice lo ha reso, se è possibile, ancora più strano e contorto.
Non ho apprezzato la sua scrittura, l'ho trovata prolissa, ripetitiva in alcune occasioni e poco chiara in altre (troppe).
Perdere il filo del discorso, perdersi nei pensieri della protagonista, nelle variazioni temporali causate dai viaggi, nelle intenzioni dell'autrice, è facilissimo.
I personaggi che si muovono all'interno delle pagine sono per lo più comparse che si muovono attorno alla figura di Gottie la sola e unica protagonista.
Una ragazza tormentata dal senso di colpa e dai numerosi rimpianti, che saranno, o forse dovrei dire sono stati essi stessi la causa della formazione dell'anomalia temporale nella sua vita.
Ma questo non è certo, poiché il paradosso vuole che Gottie abbia compiuto il suo viaggio nel tempo ancor prima dell'evento traumatico, in un circolo che non può essere interrotto, ma che è solo destinato a ripetersi.
L'idea del libro, in sé per sé, non è malvagia, ma mentirei dicendo che ne ho apprezzato l'esecuzione.
Salvo solo due cose, l'amore che Gottie prova per Grey, che avrebbe dovuto essere il fulcro della storia, ma di cui ci viene raccontato troppo poco, pochi aneddoti, pochi ricordi, un racconto sacrificato al desidero da parte dell'autrice di concentrarsi (ahimè) sulla classica storia d'amore.
E salvo il messaggio di fondo, quello che permane come sottofondo costante in tutta la  lettura: nonostante la possibilità di tornare indietro nel tempo, guardare gli eventi da un altro punto di vista, analizzarli e possibilmente cambiarli, resta la triste verità: la morte non ti prepara mai a dire addio, essa scava solo dei buchi nell'anima e nel cuore.

Considerazioni:
Come dicevo nella recensione, dubito che questo libro possa far impazzire di gioia chi non ama la fantascienza, ma ancor meno entusiasmerà chi ne è appassionato.
Io mi pongo nel mezzo, ovvero la fantascienza mi piace tanto quando è trattata in modo degno. Quando chi ne scrive riesce a farti appassionare al tema, rendendolo chiaro semplice e coerente.
Harriet Reuter Hapgood, purtroppo, non riesce in nulla di tutto questo.
Portare a termine questa lettura è stata una vera sfida, e se qualcosa di fantascientifico c'è in queste pagine è che il libro mi ha dato davvero la sensazione di essere infinito. Leggevo e leggevo eppure non arrivavo mai alla fine. Non riuscivo a vedere la luce in fondo al tunnel, ero intrappolata nel mio buco nero XD
Ammetto che avrei voluto abbandonarlo in più occasioni, ma la cosa va contro i miei principi, quindi ho centellinato la lettura alternandola con altre.
Oltre alla poca fluidità dei discorsi, alla poca chiarezza delle vicissitudini, e alla storia che non è riuscita ad appassionarmi, non sono riuscita ad affezionarmi a nessun personaggio. Questo dovuto al fatto che nessuno viene approfondito adeguatamente tranne quello della protagonista.
E anche lei non mi ha fatto troppa simpatia.
Sì, lo ammetto, c'è qualcosa in questa sua facoltà, in questo suo privilegio che le rende possibile viaggiare nel tempo, che la favorisce rispetto agli altri, che me l'ha resa antipatica.
Far intendere che questa sua peculiarità sia scaturita dal suo malessere e dal desiderio di tornare indietro nel tempo, e perciò rivivere o cambiare alcune cose, fa presupporre che ad ogni personaggio del libro potrebbe succedere la stessa cosa.
Sì insomma, perché lei? Cos'ha Gottie di diverso da qualsiasi essere umano? 
Non ha certo sofferto più di chiunque, non ha fatto qualcosa di orribile, si sente solo triste e colpevole come capita prima o poi a tutti, e come nel libro capita ad ogni componente della sua famiglia.
Quindi è proprio il presupposto che dà avvio alla questione "buchi neri" che a mio parere non trova una giustificazione coerente o verosimile, se di coerenza si può parlare in questi casi.
Una storia che avrebbe potuto avere un grande potenziale, rimasto purtroppo inespresso. In definitiva un gran peccato.

Ringrazio la Rizzoli per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro