giovedì 20 agosto 2020

Recensione: “Il segreto del pettirosso” di Elisa Puricelli Guerra

Titolo: Il segreto del pettirosso
Autore:Elisa Puricelli Guerra
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 04 giugno 2020
Pagine: 304
Prezzo: 14,90 € (cartaceo) 8,99 € (ebook) 


Trama:
Un antico complotto. Un diario segreto. Mille misteri da svelare.
1911. Una fortezza sugli Appennini. Zelda, la protagonista di questa storia, ha dodici anni e le idee molto chiare: non ne può più di corsetti e buone maniere, vuole vivere una grande avventura.
Ma le giornate a Roccastrana trascorrono sempre uguali, tra le noiose lezioni dell'abate Prina e i rimproveri della prozia Editta, che la vorrebbe trasformata in una perfetta signorina. Le cose però stanno per cambiare.
Durante una giornata trascorsa in biblioteca, Zelda si imbatte per caso in un diario segreto. Tra le sue pagine si racconta la storia di Alice, una ragazzina fuggita di casa per correre in aiuto di Giuseppe Garibaldi.
In che modo la sua storia si intreccia a quella di Zelda e della sua famiglia?
Mentre l'Italia si appresta a celebrare il cinquantesimo anniversario dell'Unità e il paese vicino è sconvolto da una serie di strani furti, alla nostra eroina non resta che vestire i panni dell'improvvisata detective, destreggiandosi tra nemici spietati e insospettabili aiutanti.

Recensione:
Zelda è una ragazzina ribelle, davvero stanca di sentirsi ripetere cosa deve fare, come lo deve fare e quando lo deve fare. Vive con la sua famiglia, domestici e personale di servizio a Roccastrana, un’antica e suggestiva Fortezza che svetta sulla città di Rocca Strada, un piccolo paesino che non vede di buon occhio le diavolerie del progresso, e ancora intrappolato nelle vecchie superstizioni.
Zelda, invece, si sente intrappolata nella sua vita, che sembra condannarla al Dimenticatoio, ovvero l’anonima sorte delle sorelle minori, un destino dal quale vorrebbe, a tutti i costi, sfuggire.
Il confronto con la sorella maggiore Olympia le pare sempre più impietoso, lei è bella, corteggiata e, soprattutto, ha una vita in cui Zelda non pare più essere inclusa. La distanza tra loro - un tempo molto unite - sembra farsi ogni giorno più insormontabile.
Olympia, infatti, sembra finalmente aver mosso i primi passi verso quel mondo “Laffuòri” che entrambe hanno sempre agognato e sognato di conquistare.
Le giornate per la ragazzina, invece, scorrono tutte uguali - soprattutto da quando ha dovuto abbandonare la scuola per una questione... definiamola “pruriginosa” XD - tra le lezioni in casa, i lavoretti che le vengono affibbiati per tenerla impegnata, e il continuo destreggiarsi per cercare di fuggire dai costanti rimproveri di Nonna Lina, e alle occhiatacce dei domestici.
L’intera Fortezza sembra avercela con lei, e se succede qualcosa di sgradito, indovinate a chi viene data la colpa?
La monotonia quotidiana, però, ha finalmente una svolta quando Zelda trova per caso, o per fortuna, un misterioso e logoro diario segreto, al quale purtroppo sembrano mancare parecchie pagine.
Al suo interno la ragazzina scoprirà, e si appassionerà, alle memorie di una certa Alice, una ragazza che in un tempo non così distante dal suo, ha avuto l’ardire di abbandonare gli agi della sua casa e imbarcarsi in un’impresa straordinariamente audace... l’impresa dei Mille!
Sono questo diario e la sua coraggiosa protagonista a ispirare Zelda e il suo desiderio di rivalsa e emancipazione. Zelda arriva alla conclusione che cambiare la propria vita è possibile, deve solo trovare il modo per farlo...
Intanto a Rocca Strada qualcun altro cerca la sua strada, ma non un modo per fuggire dalle proprie origini, bensì di ritrovarle.
Leggero, un ragazzino egiziano, sembra essere inspiegabilmente interessato alla Fortezza, e caso vorrà che il suo cammino verso la verità, e quello di Zelda verso la libertà, si incroceranno nello stesso punto, entrambi attirati da un mistero che metterà in subbuglio tutti gli abitanti della città.
Complotti, misteri, segreti, avventure, storia e fantasia un romanzo che incanta soprattutto per la sua scrittura fresca, ironica e briosa.
Una storia che scorre via, pagina dopo pagina, come una ventata di aria fresca, aiutata anche dalla brevità dei capitoli (uno tira l’altro) dai titoli originali e divertenti.
Lo definirei un vero romanzo per ragazze, in cui assolute protagoniste sono le donne e il loro desiderio di essere altro, oltre a quello che la società impone loro di essere.
Piacevole da leggere, colorato da atmosfere pittoresche e caratterizzato dal fascino della sua antica Fortezza, nata per proteggere i soldati e che poi, come uno scrigno, ha custodito segreti di inesorabile valore, segreti di numerose vite e segreti di diverse nazioni.
Un bell'intreccio di storie, e personaggi che è stato davvero piacevole scoprire. Inutile dirvi che mi sono affezionata a tutti (ok, quasi a tutti).

Considerazioni:
“Il segreto del pettirosso” è il primo romanzo che ho letto di Elisa Puricelli Guerra e, devo dirlo, forse più della storia in sé, quello che ho adorato è stata la scrittura, così scorrevole e divertente. Non so come renderlo a parole, ma è stata davvero una brezza frizzantina e rinfrescante in queste giornate afose.
A differenza di Zelda però, non sono altrettanto rimasta coinvolta dai diari di Alice
La sua storia non mi ha appassionata, e mentre leggevo il romanzo ho provato a mettermi nei panni di Zelda. Mi sono chiesta: se al suo posto avessi trovato quel diario nella mia libreria ne sarei rimasta affascinata allo steso modo? 
Credo di no, nonostante la noia e la monotonia che caratterizzava le sue giornate, dubito che il diario mi avrebbe presa così tanto. Lo avrei letto sì, certamente, una vita passata racchiusa in poche pagine, chi non ne sarebbe incuriosito? Ma probabilmente sarei rimasta un po’ delusa dal contenuto.
Tuttavia, se la storia di Alice, dei Mille, di Garibaldi, degli inciuci e degli accordi diplomatici segreti, non mi ha appassionato, lo hanno fatto quella di Zelda, di Leggero, del Maulino, di nonna Lina, di Signorina e in generale, di tutta la Fortezza che, per quanto misteriosa, muffita e abitata da personaggi a dir poco stravaganti, mi ha fatto sentire a casa ♥

Ringrazio Salani editore per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

martedì 18 agosto 2020

Recensione: "Cime tempestose" di Emily Brontë

Titolo: Cime Tempestose
Autore: Emily Brontë
Illustratore: Fritz Eichenberg
Editore: Bur Rizzoli
Data di pubblicazione: 22 giugno 2017
Pagine: 384
Prezzo: 18,00 € 

Trama:
Quando Mr Earnshaw torna a casa portando con sé l’orfano Heathcliff, la vita di Catherine cambia per sempre: il nuovo amico è prima il compagno di un’infanzia e di un’adolescenza scapestrata, poi il polo di un amore devastante, ma anche il fuoco di rancori, gelosie, liti violente. C’è tutto lo spirito romantico del XIX secolo nell’unico, preziosissimo romanzo di Emily Brontë, un sentimento perfettamente rappresentato in questo volume dalle preziose illustrazioni di Fritz Eichenberg, che con il suo tratto vigoroso, i volti drammatici e i paesaggi espressionistici, traduce in immagini l’atmosfera carica di tempesta e di contrasti che pervade il romanzo.

Recensione:
Cime tempestose è una storia di vendette, soprusi e rancori di lunga data.
E' la storia di due famiglie, o meglio di due residenze e delle persone che le abitano. 
Da una parte vi è Wuthering Heights, da sempre casa degli Earnshaw, e dall'altra Thrushcross Grange, la ricca dimora dei Linton.
Le loro vicende si incroceranno con l'arrivo dagli Earnshaw di Heathcliff, un misterioso trovatello che il capofamiglia accoglie come un figlio.
Il ragazzo, dall'aspetto truce e l'indole selvaggia, se dal primo momento attira le antipatie del primogenito Hindley, diventerà invece il fedele compagno di giochi della secondogenita Catherine. 
Questo almeno fino all'incontro dei due ragazzi con Edgar, figlio dei Linton, ragazzo dai capelli biondi e i modi gentili. Con Edgar, Catherine conosce un mondo diverso, fatto non solo di corse nelle lande e giochi infantili, ma di cene eleganti, buone maniere e vestiti da sera.
Con lui, la ragazza ha la possibilità di scegliere: un'esistenza fatta di istinti con Heathcliff, o una vita agiata con Edgar.
Questo bivio sarà il punto di svolta di tutto il romanzo: ci mostrerà la vera natura di Catherine, il suo egoismo e la sua presunzione. 
E soprattutto questa scelta darà inizio al piano diabolico di Heathcliff, che da questo momento in poi non farà altro che aspirare al momento della resa dei conti, immaginando la più atroce delle vendette.
Attorno a questo triangolo amoroso - Heathcliff, Catherine e Edgar - ruoterà tutta la prima parte del libro. Tuttavia, la storia narrata dalla Brontë ha ben poco a che vedere con il romanticismo, come sarebbe plausibile immaginare.
I sentimenti che uniscono i tre, che siano di rivalità, ostilità e disprezzo - come nel caso dei due uomini - o di affetto - come nel caso della donna ed i suoi corteggiatori - sono spesso contaminati e sopraffatti dall'amor proprio.
Miss Earnshaw ad esempio, per quanto provi un legame viscerale per il suo vecchio compagno di giochi, al punto da considerarlo parte della sua stessa anima, mette sempre al primo posto la sua reputazione e la degradazione che subirebbe, qualora si unisse in matrimonio ad un selvaggio. 
Allo stesso modo quest'ultimo, rimane così ferito e colpito nell'orgoglio dalle parole di lei, da rinunciare a combattere per la sua mano, con il solo scopo di dimostrarle un giorno di aver sbagliato nel non reputarlo un buon partito, ed aver preferito un altro a lui.
Solo Edgar Linton, uno dei pochi attori in scena senza macchia, pare animato da emozioni così profonde e sincere, da perdonare le mancanze di rispetto e l'ego smisurato di chi gli è accanto. Il suo amore rimane forte e stabile nelle intemperie, anche quando avrebbe dovuto vacillare.
Con la seconda parte del romanzo le vicende continuano a ruotare attorno alle due case, ma si arricchiscono di alcuni personaggi, la prole dei due nuclei familiari che finirà per ereditare anche i rancori e le antiche rivalità del casato.
Il triangolo originario avrà quindi nuove leve: Cathy (la figlia di Edgar e Catherine), Linton (il figlio di Heathcliff), e Hareton (figlio di Hindley e cugino della nuova bella di Trushcross Grange).
A muovere le fila ancora una volta Heathcliff che, dopo aver vestito in passato i ruoli di fratello bistrattato ed umiliato e di innamorato deriso e rifiutato, finirà per incarnare ciò che più gli è congeniale: il vendicatore spietato e implacabile, deciso a punire coloro che, a suo parere, hanno contrastato la vita con Catherine a cui era destinato.
Ebbene sì, il tempo può aver anche cambiato, seppur leggermente, l'aspetto dell'uomo, ma non ha affatto incrinato l'amore folle e tormentato che serba nel cuore, al punto da renderlo ossessivo ed insano.
Naturalmente, per quanto qualche scenario sembri destinato a ripetersi con i personaggi più giovani, molte reazioni invece si distaccano nettamente dal passato. Ad un certo punto pare quasi che gli eredi siano la versione rifinita e più apprezzabile dei genitori, quelli che sarebbero potuti essere anche loro, se avessero rinunciato all'orgoglio e alla rivalsa.
Ciò non toglie che "Cime tempestose" ci regala i protagonisti più crudeli di sempre, tra padri che provano piacere nel ferire, fisicamente e psicologicamente, i loro stessi figli, mariti che maltrattano brutalmente le mogli, mogli che disprezzano i rispettivi mariti, cugini che si odiano l'un l'altro e chi più ne ha, più ne metta. 
È come se questo libro fosse il ricettacolo di quanto l'umanità possa essere bieca e spietata, quando cade nelle mani sbagliate e viene indirizzata lontana dal bene. Di come ogni persona può scegliere di incanalare il male che riceve e restituirlo al mondo, o al contrario dimostrare ad esso di essere migliore e saper perdonare.
Altro dono che ci fa la scrittrice con quest'opera è senza dubbio il fascino intramontabile della brughiera spossata dai venti impetuosi che, con il suo carico emotivo, funge da perfetta cornice agli animi dei personaggi. Le descrizioni dei paesaggi, del gelido vento invernale, delle bufere di neve, dei timidi fiori primaverili, o in generale di tutta la landa, non possono lasciare indifferenti, così come le atmosfere, cariche di presagi e spiriti inquieti.
Le "cime tempestose" sono il luogo in cui avviene tutto, eppure sono anche i veri motori della storia, il posto in cui trovano rifugio e ristoro gli Earnshaw e i Linton nel corso degli anni, ma anche il teatro degli incontri e degli scontri, delle fughe d'amore, delle notti di agonia, della speranza e della gioia più profonda.
Niente di tutto quello che avviene sarebbe potuto accadere lontano da lì e nulla avrebbe avuto lo stesso significato in un altro scenario. Perché le Wuthering Heights vivono e vibrano come chi abita in esse, sono aspre e selvagge come chi non le hai mai lasciate per davvero.

Considerazioni:
"Cime tempestose" è uno di quei libri che, vuoi o non vuoi, non può lasciare certo indifferenti. Ha un ritmo serrato, un susseguirsi di intrecci e di azione, personaggi unici nel loro genere, e meravigliose descrizioni: il mix perfetto per tenere incollati i lettori dalla prima all'ultima pagina.
Questa edizione poi, grazie alle drammatiche e angoscianti illustrazioni, opera dell'artista tedesco Fritz Eichenberg, riesce nell'impossibile intento di rendere la storia ancora più forte di quanto non sia in realtà.
Ma tornando al romanzo, come dicevo prima, ha come punto di forza la personalità ben definita di tutti gli attori protagonisti, evidente già dalle prime battute.
Se infatti, nella maggior parte dei libri, assistiamo ad una metamorfosi dei personaggi, così non accade con "Cime tempestose".
Per quanto il carattere di Heathcliff si inasprisca, per quanto lui diventi sempre più spinoso, rancoroso e vendicativo, non risulta mai troppo lontano dall'immagine che già avevamo di lui all'inizio.
Questa è una delle particolarità della narrazione: personaggi crudeli ed egoisti, così concentrati sui propri desideri, da non considerare minimamente il male che seminano attorno con i loro comportamenti scellerati. In questa storia non ci sono innocenti. Solo carnefici e vittime, a loro volta carnefici di altre vittime.
Così Heathcliff, ripetutamente maltrattato e offeso da Hindley, diventa il diabolico oppressore di chiunque gli capiti a tiro. Allo stesso modo, anche se per diverse motivazioni, agisce il figlio di Heathcliff, Linton, il quale, disprezzato dal padre, si prende gioco anche di chi ha davvero cura di lui, come la piccola Cathy. 
Se alcuni personaggi possono avere una blanda giustificazione ai loro comportamenti, in considerazione del tormentato passato (vedi Hareton, Hindley, Linton e lo stesso Heathcliff), altri invece sono essenzialmente negativi. 
E' il caso di Catherine, amata da tutti, eppure sempre desiderosa di maggiori attenzioni. Il suo egoismo non conosce limiti, la sua crudeltà è un'edera rampicante che finisce per intrappolare chi le sta vicino.
Per quanto possa aver amato Heathcliff ed Edgar, quell'affetto non è minimamente paragonabile al suo amor proprio. 
Anche il lasciarsi morire non è altro che l'ennesima dimostrazione del suo orgoglio ferito. Non il cuore spezzato, ma la consapevolezza che il mondo non gira attorno a lei, che Edgar e Heathcliff non sono disposti a sopportare ogni cosa (giustamente), pur di vederla felice. Non il troppo amore, ma il desiderio di infliggere la pena maggiore a chi, pur lusingandola, non ha osato metterla sempre al primo posto.
Un amore vero è invece (e aggiungerei purtroppo) quello di Edgar per Catherine: nonostante la moglie non faccia altro che deluderlo, addirittura schernendolo e prendendosi gioco di lui, Edgar non smette mai di aver cura di lei. 
Altrettanto veri sono i sentimenti di Heathcliff, un affetto indirizzato solo ad esclusivamente a Catherine. 
Un amore malato, un'ossessione, un tormento, ma un amore vero.
Heathcliff la ama così tanto da non aver altro scopo nella vita se non riaverla, da sperare, dopo averla perduta, di poter almeno esser perseguitato dalla sua anima, di non aver pace, di diventare pazzo, tutto pur di tenerla ancora con sé.
Persino il suo assurdo ed ingiustificato piano di vendetta, la sua bramosia, non è altro che un mondo di punire quelli che, a suo parere, sono responsabili della morte della sua amata. Forse per questo motivo, pur essendo Heathcliff il personaggio più crudele e senza scrupoli di cui abbia mai letto, non sono riuscita a detestarlo.
Al contrario più andavo avanti con la lettura e più il personaggio di Nelly, la governante degli Earnshaw, mi risultava insopportabile. Finge ripetutamente di tenere ad ogni persona cui viene in contatto, per poi dimenticarsene alla prima difficoltà. Comportamento tenuto con Heathcliff, Catherine, Hareton, Isabella, Linton e talvolta anche con la piccola Cathy. Ogni volta dice di amarli e poi li lascia al loro crudele destino, senza curarsene oltre, arrivando addirittura a disprezzarli e persino mentire, come nel caso di Linton, pur di eliminare un problema, o almeno quello che lei considera tale.
In generale è improbabile provare dei sentimenti d'affetto per alcun personaggio (fanno eccezione solo Edgar e Hareton). 
È il caso della piccola Cathy, così amabile con il padre e con Linton, ma supponente e sdegnosa con il cugino Hareton. O dello stesso Linton che non riusciamo a non compatire quando ha a che fare con Heathcliff, il suo aguzzino, ma che dimostra tutto il suo essere abietto e vile, in ogni altra circostanza.
Tutti gli altri presentano luci ed ombre, risultando apprezzabili in molte occasioni e detestabili in altrettante.
Ma credo che questo sia uno dei punti a favore del libro, una delle ragioni che lo rende così coinvolgente. 
Se Heathcliff, Catherine, Hindley e Hareton non fossero stati animati da un vento così impetuoso, non avrebbero impresso dentro di noi in ricordo così indelebile. Non ci avrebbero spinto a condannarli o a parteggiare per loro, non avrebbero reso questa storia così vera e crudele, ma anche così straordinariamente umana.

il mio voto per questo libro

martedì 4 agosto 2020

Review party "Sorelle Brontë" - Recensione in anteprima: "Agnes Grey" di Anne Brontë


Chi non conosce le sorelle Brontë? 
Immagino che tutti sappiano, almeno a grandi linee, chi fossero queste donne talentuose e a quali capolavori hanno dato vita. 
Ma se sentite l'esigenza di approfondire la loro storia, o leggere per la prima volta, ma anche per la seconda o la terza, le loro grandi opere, la Mondadori vi viene incontro con una nuova straordinaria uscita, tutta dedicata alle sorelle più famose della letteratura.
Il libro, che porta il nome di "Sorelle Brontë - I capolavori delle impareggiabili penne sororali" ed è caratterizzato da una bellissima copertina verde e oro, sarà pubblicato il 25 agosto, ma già da adesso ci è possibile osservarne da vicino il contenuto.
In particolare oggi vi parlerò di "Agnes Grey", l'opera di Anne Brontë, che inaugura il volume.

Titolo: I capolavori delle impareggiabili penne sororali
Autori: Sorelle Brontë 
Illustrazioni: Malleus
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 25 agosto 2020
Pagine: 780
Prezzo: 28,00 €

Trama:
Agnes Grey conduce un'esistenza tranquilla e felice assieme agli amorevoli genitori e alla sorella maggiore Mary. Ma quando la sua famiglia cade in disgrazia, la ragazza sceglie di abbandonare la casa paterna per poter contribuire al sostentamento e dare prova di sé, offendo i suoi servigi in qualità di istitutrice. 
Prendersi cura dei figli ricchi, indisciplinati e viziati di due famiglie della facoltosa borghesia inglese di età vittoriana, è l'unica scelta rispettabile che la ragazza possa fare per sopravvivere. Una volta lì avrà l'occasione di conoscere le gioie e i turbamenti dell'amore, ma soprattutto avrà la possibilità di osservare la vacuità e la corruzione della buona società, smascherando, lucidamente e spietatamente, il lato oscuro delle persone "rispettabili e perbene". 

Recensione:
La minore e meno nota delle sorelle Brontë, nel 1845 comincia a lavorare a quello che diventerà il suo primo lavoro in prosa, "Agnes Grey". 
Il romanzo sarà pubblicato solo due anni dopo, sotto lo pseudonimo di Acton Bell, in un unico volume assieme a "Cime tempestose" della, oggi più celebre, Emily. 
Questo particolare non è da sottovalutare in quanto la povera Anne, a causa del forte impatto emotivo che la storia d'amore tra Heathcliff e Catherine genera nel pubblico e nella critica, è stata, da allora, spesso sminuita nelle sue abilità di scrittrice.
In realtà "Agnes Grey", per quanto si discosti nettamente dai sentimenti impetuosi delineati dalla sorella, non è poi così lontana né da "Jane Eyre" di Charlotte Brontë - almeno per tematica - né dall'altrettanto famosa Jane Austen, cui l'accomuna la narrazione elegante e raffinata ed i modi pacati ed equilibrati.
L'opera in questione nasce sotto forma di diario, come se fosse una confessione intima della protagonista che, tramite le pagine, intende raccontare la sua storia, il suo passato, i suoi pensieri più profondi.
Il racconto ha inizio con una Agnes diciottenne che vive tranquilla e beata nella casa della canonica, assieme ai genitori, da anni felicemente sposati ed innamorati, e alla sorella maggiore Mary. Ma il destino, che sa sempre come scompigliare le carte, troverà il modo di rompere l'idillio, così un investimento sbagliato provoca la perdita del patrimonio familiare e la conseguente depressione del capofamiglia.
La giovane Agnes, tuttavia, non si abbatte e, sfidando le rimostranze dei suoi cari, riesce a lasciare per la prima volta il nido, per tentare la carriera di istitutrice presso i Bloomfield, una famiglia abbiente.
Ha così iniziò il difficilissimo mestiere di Agnes, la quale si ritroverà ad avere a che fare con tre bambini viziati e pestiferi, talvolta pervasi addirittura da un'indole selvaggia e sadica, e soprattutto con dei datori di lavoro pretenziosi, ostili e sprezzanti.
In questa prima parte del libro è molto facile identificarsi con il personaggio principale e simpatizzare con lei. La piccola di casa Grey, per quanto volenterosa, ci appare sperduta ed inesperta, non preparata ad affrontare una situazione così difficile, e per giunta da sola.
L'autrice in questo è molto abile, riesce benissimo a far venir fuori la solitudine e la paura della giovane, finita inavvertitamente in trappola nella gabbia del nemico, che le sembra ogni giorno più fredda ed inospitale. Così come è una maestra nel ritrarre l'amore familiare, ben visibile sia nei capitoli iniziali - dove si respira proprio la felicità domestica - sia nella mancanza che si avverte successivamente, nel corso di tutto il romanzo, quando la giovane Agnes è costretta a stare lontana da casa e dagli affetti.
Purtroppo con il secondo impiego della signorina Grey, stavolta presso i ben più abbienti Murray, la situazione sembra cambiare, così come la personalità della protagonista.
Se infatti prima pareva inesperta, fragile e per questo umana, con il trasferimento la ragazza ci appare sempre più fredda, altera e distaccata. Nonostante le sue nuove allieve non siano tremende e moleste come i piccoli Tom e Mary Ann Bloomfield, e cerchino anche di instaurare un legame, lei si ritrae, ponendosi quasi su un piedistallo fatto di moralità e severità di giudizio.
Bacchetta in continuazione la spigliata e vivace Rosalie così come la poco aggraziata Matilda, e neanche il resto della famiglia fugge alla sua censura.
E certo, i Murray non sono affatto perfetti (anche se decisamente meno odiosi dei precedenti datori), i loro difetti e la loro ostentata alterigia risulta evidente agli occhi del lettore, eppure le continue opinioni velate di sdegno e supponenza di Agnes, non la rendono meno biasimevole dei suoi conviventi.
Per fortuna nella storia fa il suo ingresso il signor Weston, l'uomo che diventerà il centro delle attenzioni e dei pensieri della donna.
La storia d'amore dei due, come spesso accade, risulta prevedibile già dalle prime battute, tuttavia, al contrario di altri libri, essa si basa non sulle apparenze e sul bell'aspetto, ma sul fascino di un bel carattere e di un'anima buona e pia.
Inoltre Edward Weston ha anche il grande pregio di riuscire a tirar fuori la dolcezza e la sensibilità che la Grey sembrava aver perso del tutto.
Davanti ad ogni suo minimo gesto amorevole, la giovane si scioglie come neve al sole, e trascorre la maggior parte del tempo libero in balia delle emozioni, a chiedersi se il suo sentimento possa essere ricambiato o meno, a dubitare dell'interesse altrui, a costruire castelli in aria, immaginando un futuro roseo.
Per dirla in breve, Agnes Grey è il ritratto dell'innamorata persa, che non fa che analizzare le parole dell'amato, in cerca di qualche profondo significato.
Impossibile non provare empatia per lei, leggendo dei suoi patemi d'animo!
Altra nota decisamente positiva sono le ambientazioni e i paesaggi, rese sempre con estrema eleganza ma anche con pregnanza. Per quanto però le descrizioni siano affascinanti e suggestive, tutto il libro ha in generale un andamento lento, privo di colpi di scena o di momenti culminanti. In alcuni punti, in cui l'emotività di Agnes affiora maggiormente, si ha quasi l'impressione di sentir parlare un'amica, purtroppo poi il piglio bacchettone della donna prende il sopravvento, spegnendo il clima di familiarità ed il coinvolgimento.
In definitiva un buon libro che si inserisce benissimo nella letteratura del suo tempo, ma che non brilla per originalità o fantasia. Una storia però che riesce a dar voce alle intime confessioni di una giovane donna, divisa tra il desiderio di affermarsi, il bisogno di rimanere ancorata ai suoi affetti, e la voglia di trovare qualcuno cui affidare il suo cuore.

Considerazioni:
Anne Brontë è da sempre considerata la sorella meno talentuosa tra le tre, e per quanto io abbia apprezzato per diversi aspetti questo libro, non posso non ammettere che in lei, o perlomeno in questa storia, manca il brio, la passione e il tormento dei romanzi di Emily e di Charlotte. Il giudizio della critica quindi non mi stupisce.
Ed è un peccato perché inizialmente "Agnes Grey" sembrava avere tutte le carte in regola per farsi notare e lasciare il segno. I personaggi della famiglia sono ben caratterizzati, ed è difficile non affezionarsi ai genitori e alla loro travagliata storia d'amore, come sarebbe stato arduo non identificarsi nell'insicurezza e nella voglia di rivalsa della diciottenne Agnes, da sempre trattata come un fiore fragile e delicato.
Con l'arrivo presso i Bloomfield, come dicevo prima, la situazione non cambia molto. Anzi, per me che ho avuto il piacere di cimentarmi nel ruolo di educatrice, sebbene per breve tempo, è stato facile riconoscermi nell'infinita pazienza della protagonista, alle prese con dei bimbi pestiferi ed insensibili, e con dei genitori estremamente indulgenti verso i figli e per nulla comprensivi con chi aveva il compito di istruirli.
Per questo motivo mi è molto dispiaciuto, non rivedere la stessa dolcezza e fragilità, andando avanti con la storia. È stato come se, da un certo punto in poi, Anne Brontë fosse stata fagocitata da Jane Austen. Non a caso, con il trasferimento dai Murray, vi è un continuo ricorso al confronto tra la moralità inossidabile della protagonista e la frivolezza e la superficialità dell'allieva Rosalie (un po' come Elizabeth e Lydia Bennet in "Orgoglio e pregiudizio").
Fortunatamente almeno la storia d'amore tra Agnes e il signor Weston appare più credibile rispetto a quella tra Lizzie e Mr Darcy, perché la prima si basa sulla stima reciproca, sull'affinità dei caratteri, su una comune visione della vita, del futuro e sulla stessa idea di felicità (non sulla bellezza della residenza e dei giardini, sull'ingente patrimonio, e sulla generosità nel servirsene, come per la Austen).
In definitiva non posso dire di aver amato questo libro, ma ho apprezzato molto sia il modo di scrivere dell'autrice che alcune delle sfaccettature donate ai diversi personaggi. Non mancherò di leggere anche "La signora di Wildfell Hall" per capire definitivamente chi era Anne, la più giovane delle Brontë.

Ringrazio la casa editrice per avermi fornito una copia del volume

il mio voto per questo libro