mercoledì 24 agosto 2011

Estratto: "Lo Zahir" di Paulo Coelho

Come prima lettura vi propongo un passo tratto dal "Lo Zahir" di Paulo Coelho.
Allora mettetevi comodi, assaporate la vostra cioccolata e buona lettura!


*   *   *    *   *

[...]Prendo un taxi fino al centro di Parigi, mi faccio portare all’Arc de Triomphe. Comincio a camminare lungo gli Champs-Elysées, in direzione dell’Hotel Bristol, dove di solito consumavo una cioccolata calda con Esther ogni volta che uno di noi tornava da un viaggio all’estero. Era una sorta di rituale di ritorno a casa, un’immersione nell’amore che ci teneva uniti, anche se la vita ci spingeva verso strade sempre più diverse.

Continuo a camminare. Le persone sorridono, i bambini sono allegri per queste poche ore primaverili in pieno inverno. Il traffico scorre fluido, tutto sembra perfettamente in ordine, tranne il fatto che nessuno di questi individui sa – o finge di non sapere, o semplicemente non gli interessa – che ho appena perduto mia moglie.Ma non capiscono quanto sto soffrendo? Dovrebbero sentirsi tutti tristi, commossi e solidali con un uomo dall’anima sanguinante d’amore. Invece seguitano a ridere, immersi nelle loro piccole e miserabili vite che si realizzano solo nei fine-settimana.Che pensiero ridicolo: probabilmente molte delle persone che incrocio hanno l’anima dilaniata – e io non so perché né come stiano soffrendo.Entro in un bar per comprare le sigarette, e lì mi rispondono in inglese. Vado in una farmacia per acquistare un certo tipo di pasticche alla menta che adoro, e il commesso mi parla in inglese. (Entrambe le volte, ho formulato la mia richiesta in francese.) Prima di arrivare in albergo, vengo fermato da due ragazzi appena arrivati da Tolosa: vogliono sapere dove si trova un certo negozio; hanno già abbordato vari passanti, ma nessuno ha capito cosa dicevano. Che sta succedendo? Durante le mie ventiquattr’ore di detenzione hanno forse cambiato la lingua degli Champs-Elysées?Il turismo e il denaro sono in grado di fare miracoli: come mai non me ne sono accorto prima? Perché, a quanto pare, Esther e io non abbiamo più preso quella cioccolata da molto tempo, anche se siamo partiti e tornati varie volte nell’ultimo periodo. C’è sempre stato qualcosa di più importante. C’è sempre stato un impegno improrogabile.“Sì, amore mio, la prossima volta andremo a bere la nostra cioccolata, torna presto... Sai che oggi ho un’intervista davvero importante e non posso venire all’aeroporto; prendi un taxi, tengo il cellulare acceso: se c’è qualcosa di urgente, puoi chiamarmi, altrimenti ci vediamo stasera.”Il telefono cellulare! Lo tiro fuori dalla tasca, e lo accendo immediatamente; squilla varie volte, e in ogni occasione il mio cuore sussulta; sul piccolo display, leggo i nomi delle persone che mi stanno cercando, ma non rispondo a nessuna. Magari comparisse un “anonimo”: potrebbe essere soltanto lei, giacché il suo numero di telefono è noto soltanto a una ventina di persone che si sono impegnate a non divulgarlo. Invece non compare, sono tutti numeri di amici o professionisti piuttosto intimi. Vorranno chiedermi che cosa è successo, vorranno aiutarmi (come?), vorranno sapere se ho bisogno di qualche cosa.Il telefono continua a squillare. Devo rispondere? Devo incontrare qualcuna di queste persone?Decido che rimarrò solo finché non avrò capito che cosa sta succedendo.Arrivo al Bristol: Esther diceva sempre che è uno dei pochi alberghi di Parigi dove i clienti sono trattati come ospiti, e non come senzatetto alla ricerca di un riparo. Mi salutano come se fossi uno di famiglia. Scelgo un tavolo davanti allo splendido orologio, ascolto il pianoforte, guardo il giardino all’esterno. Devo essere pratico, studiare le alternative: la vita continua.Non sono né il primo né l’ultimo uomo a essere stato abbandonato dalla moglie – ma bisognava proprio che accadesse in un giorno soleggiato, con la gente sorridente per le strade, coi bambini che cantano, con la primavera che mostra i primi segni, con il sole che splende, con gli autisti che rispettano le strisce pedonali?

Prendo un tovagliolo: voglio cavare queste idee dalla mente e metterle sulla carta. Accantoniamo i sentimenti e vediamo che cosa devo fare:

a) Considerare la possibilità che sia stata sequestrata, che in questo momento sia in pericolo di vita, e io che sono il suo uomo, il suo compagno di sempre, devo smuovere cielo e terra per ritrovarla. Risposta a questa eventualità: ha preso il passaporto. La polizia non lo sa, ma ha portato via anche alcuni oggetti di uso personale e un portafogli con alcune immaginette di santi protettori che prendeva sempre con sé quando partiva per andare all’estero. Ha ritirato dei soldi dalla banca. Conclusione: si stava preparando per partire.b) Considerare la possibilità che abbia creduto a qualche promessa, la quale, alla fine, si è trasformata in una trappola. Risposta: spesso si era cacciata in situazioni pericolose – faceva parte del suo lavoro. Ma mi avvertiva sempre, giacché io ero l’unica persona nella quale poteva riporre piena fiducia. Mi diceva i posti degli appuntamenti, con chi sarebbe entrata in contatto (anche se, per non mettermi in pericolo, la maggior parte delle volte usava il nome di battaglia dell’individuo con cui doveva vedersi) e che cosa avrei dovuto fare nel caso non fosse tornata entro una certa ora. Conclusione: non aveva in mente un incontro con qualcuna delle sue fonti di informazione.c) Considerare la possibilità che abbia trovato un altro uomo. Risposta: non c’è una risposta. Fra tutte le ipotesi, è l’unica che abbia un senso. E questo non posso accettarlo: non posso accettare che se ne vada in una tale maniera, senza comunicarmi almeno una ragione. Sia io sia Esther siamo sempre stati orgogliosi di affrontare insieme tutte le difficoltà della vita. Abbiamo sofferto, ma non ci siamo mai mentiti l’un l’altro – anche se tacere alcune avventure extraconiugali faceva parte delle regole del gioco. Di certo, ha cominciato a cambiare dopo aver conosciuto un certo Mikhail, ma questo giustifica la fine di un matrimonio dopo dieci anni? Anche se fosse andata a letto con lui, se si fosse innamorata, non avrebbe messo sulla bilancia tutti i momenti passati insieme, tutto ciò che abbiamo conquistato, prima di partire per un’avventura senza ritorno? Era libera di viaggiare a suo piacimento, viveva circondata di uomini, soldati che non vedevano una donna da chissà quanto tempo, ma io non le ho mai domandato niente, e lei non mi ha mai detto niente. Eravamo entrambi liberi, e ci sentivamo orgogliosi di questo. Ma Esther è scomparsa. Lasciando alcune tracce visibili solo per me, come se si trattasse di un messaggio segreto: “Me ne sto andando via.” Perché? Vale davvero la pena di rispondere a questa domanda? No, giacché nella risposta si cela la mia incapacità di tenermi accanto la donna che amo. Vale la pena di cercarla per convincerla a tornare? Implorare, mendicare un’altra possibilità per il nostro matrimonio. Tutto ciò sembra ridicolo: è meglio soffrire come ho già sofferto in precedenza, allorché altre donne amate hanno finito per lasciarmi. È meglio che mi lecchi le ferite, come ho fatto in passato. Per qualche tempo, continuerò a pensare a lei, mi trasformerò in un essere dolente, farò irritare tutti gli amici perché non avrò altri argomenti all’infuori dell’allontanamento di mia moglie. 

Tenterò di trovare una giustificazione per quello che è accaduto, trascorrerò i giorni e le notti rivedendo mentalmente i momenti passati accanto a lei, finirò per concluderne che è stata dura nei miei confronti, proprio con me che ho sempre cercato di essere disponibile e di fare del mio meglio. Troverò altre donne. Camminando per la strada, a ogni istante incrocerò qualcuna che potrebbe essere lei. Soffrirò giorno e notte, notte e giorno. E questo potrà durare settimane, mesi, forse anche più di un anno.
Finché una mattina, al risveglio, mi renderò conto che sto pensando a qualcosa di diverso e capirò che il peggio è ormai passato. Il cuore è affranto, ma si riprenderà e riuscirà a scorgere ancora la bellezza della vita. È già successo in precedenza, e accadrà di nuovo: ne sono sicuro. Se qualcuno se ne va è perché arriverà qualcun altro – io incontrerò nuovamente l’amore.[...]



3 commenti:

  1. E' bellissima questa idea del cafè letterario! ^_^
    Non ho letto lo Zahir, anche se credo sarà uno dei miei prossimi acquisti. Avevo già intenzione di comprarlo, perchè ne avevo sentito parlare, ma soprattutto dopo aver letto un altro libro di Coelho (Veronika decide di morire) che mi è piaciuto tanto. Il passo che hai proposto mi ha incuriosito *_*
    Alla prossima pausa caffè! :*

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  2. @Milly sono contentissima che ti piaccia ^_^
    Piace tantissimo anche a me!!!
    "Veronika decide di morire" non lo conosco, ma mi spiace tantissimo per lei T^T
    Cerca di farle cambiare idea XD
    Ok questa era una battutaccia :P
    P.S: Visto che sei una caffeinomane la prossima volta accosterò un caffè al libro scelto, in tuo onore! ^O^
    Per me cioccolata forever *_*

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    1. La battuta era simpatica, a dir la verità ho comprato il libro proprio per il titolo XD
      Grazie per il caffè anche se devo ammettere che non disdegno neanche questa cioccolata *_*

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