giovedì 1 settembre 2011

Estratto: "Inviti superflui" di Dino Buzzati

Ciao a tutti... cosa vi porto? Avete guardato il menù? E' in fondo al blog...
Avete scelto il vostro libro? No? Beh come non comprendervi, la scelta è vasta, vi aiuto io?
Allora oggi vi consiglio un passo, che mi è stato suggerito da Piccopì, quindi lo giro con piacere a voi...
Nel paragrafo che vi propongo si parla di un amore, o meglio del ricordo di un amore, o di quello che si credeva esser tale. Un amore tra persone diverse, forse troppo incompatibili.
Ma chi lo dice che l'amore non possa esistere anche tra persone che apparentemente non hanno niente in comune? Vi lascio alla lettura del passo, e poi se volete ditemi la vostra... cosa ne pensate di questa storia?


*   *   *    *   *

[...]Vorrei che tu venissi da me una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi, per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti. 


Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all'ora giusta l'incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti d'essere stanca; solo questo e nient'altro. 


Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dai prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello!" Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. 


Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti intorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata ad esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. 


Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di se una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E' inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo e donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. 


Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso tra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose. [...]



10 commenti:

  1. Mi emoziona sempre rileggere questo passo, forse perché, come l'autore, amo anch'io le cose insensate, stupide e care, e le anime che si parlano senza parola. *_*
    Per rispondere ora alla tua domanda mia dolce Muriomu credo che l'amore possa nascere anche tra persone che non hanno nulla in comune, ma non so quanto possa durare.
    Grazie per il cappuccino, gradirei anche un cornetto...tienilo presente per la prossima volta U_U

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  2. @Piccopì: Dolce la mia Picco terrò presente la richiesta del cornetto... al cioccolato immagino (conoscendoti)
    Beh del resto anche l'amore tra anime affini, non si sa poi quanto duri.. ma allora noi non crediamo nell'amore eterno? :(
    Io si U_U se è amore vero dura per tutta la vita, e anche oltre...

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  3. Secondo me se due persone si amano possono andare oltre le loro differenze purchè cerchino un punto in comune e non rinuncino ai loro sogni, come fa invece, sbagliando, l'uomo in questo racconto. Grazie ancora per i tuoi consigli di lettura. A presto! :*

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  4. Dimenticavo, bellissimo il menu in basso, per cominciare prenderei un frappè e per finire tutto il resto! XD

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  5. @Milly: In questo caso per me non si tratta solo di rinuncia ai sogni, ma nel volere accanto una persona diversa da quella che si ha.
    Lui è un romantico accoppiato ad una snob superficiale, e la desidera invece più simile a sé.
    Le persone però non si possono cambiare, se il protagonista si è innamorato di lei, non capisco perché, poi, non gli vada più bene... Allora mi chiedo come mai si è innamorato? Bah!
    Grazie per i complimenti sul menu! Milly golosona!!!

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  6. Secondo me non c'è l'accostamento di un romantico e di una snob, ma di un uomo innamorato e di una donna che, vista attraverso gli occhi di lui, evidentemente non lo è. U_U

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  7. @Piccopì: Non so se lei lo era, ma forse nemmeno lui... era forse più innamorato dell'idea dell'amore,anzi del suo amore (romantico) e non di lei come persona.

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  8. Non sono d'accordo, lui la ama punto e basta. U_U

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  9. @Piccopì: se l'amasse come dici non la vorrebbe diversa da quello che è! L'amerebbe punto e basta U.U

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  10. Don't you think that if I were wrong, I'd know it? U_U

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