giovedì 20 ottobre 2011

"L'abbraccio analfabeta" di Carlo Molinaro

Questo è un periodo che ispira alla lettura, le giornate fredde in cui magari non si hanno impegni, e si può stare a casa al calduccio, sono quelle ideali per darsi alla lettura. E allora rieccomi qui, ok questa non è casa vostra, è un semplice café, spero però di riuscire a farvi sentire a casa.
Quello che vi propongo oggi non è un passo di un libro,  però non è nemmeno una poesia, potrei definirlo un pensiero.  
Un pensiero espresso con una metafora iniziale, che se in un primo momento può apparire strana (accomunare una persona che abbraccia la prima volta con un sordomuto) poi ci appare così vero come paragone che non riusciamo a trovarne uno migliore per definire quella situazione e quell'emozione.
Capisco benissimo quello di cui parla lo scrittore, perché l'ho provato sulla mia pelle ... ora vi lascio alla lettura.
P.S: è breve, non è stancante da leggere, ed è molto bello, quindi leggete e commentate please ^_^


*   *   *    *   *

"Quando uno non ha abbracciato nessuno
da giovane, per anni, per decenni,
perché bloccato, per l'educazione,
per timidezza, per la solitudine,
perché in famiglia non si usa o per altri
motivi, quando finalmente abbraccia
- perché, a un'età qualsiasi, succede
che si sciolgano i nodi - allora lui
mentre abbraccia, è come i sordomuti
quando imparano col metodo vocale:
fanno vibrare le corde e ci contano
di emettere quel suono, ma non è che lo sentono:
guardano l'altro e se l'altro ha capito
sono felici: ci sono riusciti,
con l'impegno e il puntiglio, a fare il suono.

Così l'analfabeta degli abbracci,
quando finalmente si decide,
non ha gesti spontanei, studia come
muovere il braccio, la spalla, come stringere
di più o di meno, è stupito e impaurito
- benché felice - del contatto del corpo
sul corpo. È felice, è più felice di altri
che hanno sempre abbracciato, fin da piccoli:
è felice, è una conquista: ma recita
l'abbraccio, è in ansia che gli venga bene,
in pratica lo mette in scena, e gli altri
se ne accorgono, a volte se ne accorgono
e credono che sia un abbraccio finto:
invece è il più felice degli abbracci:
lui ci è arrivato per strade difficili
e quasi piange mentre riesce a fare
ciò che per altri è una cosa normale.

Se incontri uno così, devi capire
che non è finto, è il più vero dei veri:
lui finge ciò che veramente fa
perché non lo sa fare senza fingere:
è un po' come il poeta di Pessoa,
ma è così vero che dopo l'abbraccio
riuscirebbe a volare per la gioia:
però nessuno se ne accorge mai
perché, come l'abbraccio, anche lo sguardo
e gli altri gesti sono troppo incerti,
sgrammaticati, come di straniero,
e si resta perplessi, diffidenti.

Sono persone che fanno fatica
nelle cose più semplici, che mai
ti aspetteresti. Poi da soli in casa
cantano, ridono, scrivono versi."


2 commenti:

  1. E' sempre un piacere visitare il tuo cafè, vorrei esistesse davvero un posto così che unisce un buon caffè, un dolce e una nuova lettura. Questo passo mi ha colpito, ho rivisto me un po' di tempo fa, anch'io sono parecchio impacciata, soprattutto in presenza di una persona che mi piace. Cerco di muovermi nel modo giusto, di non essere sgraziata o di non fare errori parlando, risultando alla fine un'imbranata XD Sono anch'io una di quelle persone che fa fatica nelle cose più semplici :P
    Grazie ancora per questa lettura e per i dolcetti, che sono sempre graditi! Baci Muriomu!

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  2. @Milly: ne esistono di posti così sai! Non dove vivo io ovviamente -_-"
    Allora siamo in due, anch'io all'inizio appaio imbranata e scostante, quasi diffidente.
    I dolcetti si chiamano macarons e dicono siano, oltre che molto belli, molto, molto buoni *Q*___

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