giovedì 13 luglio 2023

Recensione: "Io non ho paura" di Niccolò Ammaniti

Ciao a tutti avventori!
Oggi voglio parlarvi di un libro che sicuramente conoscete o di cui avete sentito parlare, ovvero "Io non ho paura" di Niccolò Ammaniti.
Io ne avevo vista, tanti anni fa, la trasposizione cinematografica, ma non ricordavo quasi nulla, se non qualcosa di molto, molto vago.
Vi starete probabilmente chiedendo come, o da cosa, sia nata la voglia di leggerlo.
Be' per la serie "il desiderio di un libro può nascere davvero da qualsiasi cosa" vi dirò che quello di questo è nato da una discussione su Twitter.
C'era una foto di una scena del film e, sotto questa, tutti commentavano dicendo quanto fosse stato traumatico, ma anche emozionante, vedere il film e/o leggere il libro.
Quindi ecco, non ricordo chi tu fossi, autore di quel tweet, ma sappi che se ho deciso di imbarcarmi in questa lettura è stato a causa tua XD

Titolo: Io non ho paura
Autore: Niccolò Ammaniti
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 6 Giugno 2011
Pagine: 230
Prezzo: 14,00 €

Trama:
Michele Amitrano, nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto cosi grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. E per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie di bambino, mentre il lettore assiste a una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella, tragica, che coinvolge i grandi di Acqua Traverse, misera frazione dispersa tra i campi di grano.


Recensione:
"Io non ho paura" racconta le vicende avvenute durante la torrida estate del 1978 ad  Acqua Traverse, un desolato e immaginario paesino di campagna, situato in un punto imprecisato del sud Italia. 
La storia è narrata dal punto di vista di Michele Amitrano, un bambino di nove anni.
Michele, come ogni estate vissuta nel piccolo, noioso e assolato paesino, trascorre le sue giornate con gli altri bambini del posto, tra giochi, gare e penitenze. 
Un giorno, mentre si trova in esplorazione con i suoi amici, in una zona un po' fuorimano, fa una terribile scoperta, che cambierà non solo il corso della sua estate, ma anche quello di tutta la sua esistenza.
In un buco nel terreno, coperto alla vista da un telone di plastica, trova il corpo di altro bambino che successivamente scoprirà essere Filippo Carducci, figlio di un ricco industriale del nord.

Michele, dopo lo spavento iniziale che lo porterà a fuggire via dandosela a gambe levate, inizia a prendersi cura di Filippo, portandogli cibo e acqua, ma soprattutto tenendogli un po' di compagnia e cercando di scoprire, man mano, sempre più informazioni sul suo conto.
Perché si trova lì? Chi è stato a fargli questo?

La realtà, che ovviamente non voglio svelarvi, cambierà la sua visione del mondo, del bene e del male, e di come quest'ultimo possa celarsi anche dietro il volto delle persone meno sospettabili, in quelle in cui nutriamo ceca fiducia.

Come vi ho anticipato, il libro è narrato dal punto di vista di Michele, e nonostante sia raccontato da una voce ingenua (forse un po' troppo per i tempi e per a sua età)  riesce a trasmettere al lettore l’angoscia e la drammaticità della situazione.
La scrittura è coinvolgente e riesce a creare un’atmosfera inquietante che tiene il lettore incollato alle pagine fino al finale (che mi ha lasciato decisamente l'amaro in bocca).

Nonostante il libro mi sia piaciuto (ha sicuramente suscitato in me le sensazioni che una storia del genere avrebbe dovuto generare: orrore, disgusto, rabbia e angoscia) non ho potuto fare a meno di storcere il naso davanti ad alcune decisioni o scelte del protagonista.
Mi sono chiesta: "a quei tempi, a nove anni, si era davvero così ingenui?"
Michele vede con i suoi occhi, e sente con le sue orecchie, alla televisione, la madre di Filippo, piangere disperata, fare un appello ai rapitori. Dunque in quel momento dovrebbe avere chiaro quasi tutto, capisce la situazione, cosa è successo e chi sono i colpevoli, ma non fa assolutamente nulla per liberare il bambino dalla sua prigionia, anzi peggio...
Fa uscire Filippo dal buco in cui è tenuto prigioniero e, anziché portarlo in bici al paese vicino (anche senza denunciare i colpevoli) gli fa fare un giretto e poi lo riporta prigioniero nel suo buco. 
Confesso che, dal divano di casa mia, l'ho trovato assurdo.
Con questo non voglio giudicare le sue azioni, ma appunto dire che io stessa mi sono messa in discussione, mi sono chiesta cosa avrei fatto al suo posto? Mi sarei comportata diversamente?
E, sempre dal divano di casa mia, mi sono risposta ovvio che sì! Avrei agito diversamente.

Se Michele - nonostante io non abbia condiviso molti dei suoi comportamenti - si dimostra comunque coraggioso e sensibile, spaventato e destabilizzato dalla situazione, si dimostra in una parola UMANO, mentre ho trovato tutti gli altri protagonisti un nugolo di persone prive di qualsiasi tipo di intelligenza, sia culturale che emotiva. Esseri volgari e bruti privi di sensibilità.

Acque Traverse rappresenta il tipico paesino abitato da persone grette, ignoranti, prive di alcuno scrupolo.
Chi ha rapito e costretto Filippo nella sua agonizzante prigionia lo fa dimostrando, anche in questo, nessuna logica e ragionamento.
I rapitori agiscono guidati dall'invidia, e dalla rabbia per la loro posizione sociale e non fanno che dar sfogo alle loro frustrazioni su quel bambino, figlio di genitori benestanti, e che, a differenza loro, ha quello che loro non avranno mai... un'anima innanzitutto.
Lo hanno rapito per avere un riscatto e cambiare le sorti delle loro deplorevoli vite (come se bastasse il denaro a colmare le lacune delle loro spregevoli esistenze), ma guidati appunto dalla rabbia non pensano che preservare la vita di quel bambino sia l'unico modo per arrivare a ottenere ciò che desiderano, anzi, infieriscono su di lui in modo ignobile, trattandolo come se fosse un pupazzo di pezza senza alcuna dignità, e mettendo severamente a rischio la sua vita.

Anche nel loro comportamento ho trovato qualcosa di non del tutto credibile.
Insomma tra i rapitori ci sono mamme e papà, i loro figli hanno la stessa età di Filippo, possibile che nessuno abbia un po' di umanità nei confronti di quel bambino?
Ok le persone senza umanità esistono ma è possibile che si siano tutte ritrovate tutte all'interno dello stesso paesino?
Possibile che anche chi, tra loro, si trova in condizioni economiche decisamente migliori, si sia lasciato coinvolgere in qualcosa di tanto abominevole?

E se sugli adulti di Acqua Traverse si può stendere un velo pietoso, i bambini non sono poi tanto migliori.
Teschio in primis, ma anche Salvatore, migliore amico di Michele, mostrano con le loro azioni, la loro omertà e i tradimenti, quanto l'ignoranza dei loro genitori sia permeata e abbia contaminato il loro carattere..

Filippo, il bambino rapito, mi ha fatto commuovere e disperare. 
Ho desiderato con tutta me stessa vederlo tornare libero alla luce del sole, tra le braccia dei suoi cari.
E' stato straziante leggere della sua prigionia, e allo stesso tempo dolce assistere al legame che, poco a poco, si viene a creare tra lui e Michele, leggere di quel povero bambino che, nonostante la sua situazione disperata, vedeva nei fugaci incontri con il nuovo amico, un momento di speranza ed evasione.

Il finale mi ha lasciato un grande senso di insoddisfazione.
Non si può leggere un libro del genere senza desiderare di arrivare alla fine solo per vedere Filippo tornare finalmente tra le braccia della sua mamma, invece ho dovuto dare sfogo alla mia immaginazione e creare un finale tutto mio, dove la giustizia vince, e il male è sconfitto.

Vi consiglio di leggere questo libro?
Sinceramente non so dirvelo.
E' sicuramente emozionante, ma fin troppo crudo e straziante, e se siete troppo sensibili probabilmente non fa per voi.

Cosa mi dite conoscevate già questa storia?
Avete letto il libro o visto il film?

il mio voto per questo libro


1 commento:

  1. Ciao, ho letto questo romanzo tantissimi anni fa: mi aveva coinvolta molto, ma ricordo anche di non aver ben compreso il finale...

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