Titolo: La magia delle cose perse e ritrovate
Titolo originale: Lost & Found
Autore: Brooke Davis
Editore: Garzanti
Data di Pubblicazione: 21 maggio 2015
Pagine: 252
Prezzo: 14,90 €
Trama:
Millie ha sette anni ed è curiosa di tutto. Ha tanta voglia di fare domande, di conoscere, di scoprire. Per questo quando un giorno, al centro commerciale, sua madre sembra sparita, non si perde d'animo e inizia a cercarla.
Ed è mentre gironzola per il grande magazzino che si imbatte in Karl, un anziano un po' speciale che mentre parla, digita parole nell'aria.
Millie si fida subito di lui e la corazza di diffidenza che Karl si è costruito intorno si scioglie grazie agli occhi sperduti e sinceri della bambina. Gli stessi occhi davanti ai quali Agatha sente nascere dentro una tenerezza ormai dimenticata. A ottant'anni non esce più di casa, dopo la morte del marito, e passa le sue giornate alla finestra a spiare i vicini.
Ma il desiderio di aiutare la bambina la costringerà a uscire per la prima volta dalla sua solitudine.
Karl e Agatha decidono di aiutare la Millie a ritrovare sua madre e da quel momento per loro ogni cosa cambia. Scoprono che non è mai troppo tardi per vivere e per cercare la felicità, lì dove non ci si aspettava più di trovarla.
Recensione:
A differenza di quanto si potrebbe pensare dalla copertina, così tenera e allegra da far immaginare una lettura dolce e spensierata, questa è una storia che parla prevalentemente di addii, abbandono, solitudine e morte.
Millie è una dei tre protagonisti di questa storia. Ha sette anni e nonostante la giovane età sa già cosa significa perdere qualcuno a cui si vuole molto bene.
Così piccola e così adulta, Millie si è sempre posta domande sulla vita e sulla sua fine.
Il ragno che una sera suo padre uccide, diventa solo la prima delle tante creature che trovano spazio nel suo "libro delle cose morte", in cui purtroppo, un triste giorno, Millie ha dovuto aggiungere anche il nome del suo papà.
Questa triste perdita l'ha ovviamente resa più pensierosa, e riflessiva di quanto già non fosse.
Con suo padre, Millie ha perso anche la spensieratezza tipica dei bambini. Pensa spesso alla morte, alla brevità della vita, a quanto sia triste ed ingiusto dire addio, senza preavviso, a chi si ama.
Millie non lo sa ancora, ma un altro addio inaspettato le stravolgerà l'esistenza.
È un giorno come tanti altri quello in cui sua madre le dirà "torno subito" e andrà via, abbandonandola in un centro commerciale.
Millie aspetterà ore e poi giorni cercandola invano tra reparti e negozi, spargendo ovunque cartelli e messaggi con su scritto "Qui dentro mamma".
Ed è proprio durante la ricerca che farà l'incontro con il secondo protagonista di queste pagine.
L'anziano Karl, o come lui preferisce farsi chiamare "Karl il dattilografo", passa le sue giornate nella caffetteria del grande magazzino, osservando le nuvole di fumo dipanarsi dalle tazze di caffè bollente e digitando parole nell'aria.
Anche Karl, come Millie, ha perso qualcuno. Evie sua moglie e unico grande amore della sua vita.
L'esistenza è dura per chi come lui ha dovuto dire addio alla maggior parte delle persone che ha conosciuto. Li ha visti tutti andare via, uno a uno, poco a poco, ed è rimasto solo con un bagaglio di ricordi e nessuno con cui condividerli.
Ed è questo pensiero che lo tormenta, avere solo cose da ricordare senza poter più fare nulla di nuovo. Ma è vero questo? Invecchiare significa davvero dover solo stare fermi e immobili ad aspettare la propria ora?
È proprio questo quello che sta facendo Agatha Pantha, l'ultima eccentrica protagonista di questa storia.
Dopo la morte di suo marito Ron, si è rinchiusa in casa e non ne è più uscita. Indossa occhiali scuri e passa le giornate a fissare il mondo da una finestra, giudicando e disprezzando tutto ciò che vede.
Come Millie anche lei tiene un libro, un diario che aggiorna ogni giorno "il libro della vecchiaia", in cui segna maniacalmente ogni nuova ruga e ogni segno di decadimento fisico che riscontra guardandosi allo specchio.
Tre vite diverse che hanno in comune più di qualcosa.
Tutti e tre hanno perso tutto, tutti e tre sono soli, tutti e tre sono ancora alla ricerca di qualcosa che li faccia sentire semplicemente vivi e amati.
Il desiderio di aiutare Milly nella ricerca di sua madre, daranno a Karl la gioia di imbarcarsi in nuova avventura e ad Agatha la forza di lasciarsi alle spalle il rifugio sicuro che l'ha tenuta estranea dal mondo per troppo tempo.
Brooke Davis nel suo libro d'esordio ha saputo creare una storia matura e complessa, in cui molti sentimenti e stati d'animo entrano in gioco.
La tristezza, l'angoscia provocata dallo scorrere inesorabile del tempo, l'ineluttabilità della vita, il dolore, la paura dell'abbandono, ma anche l'amore e la gioia che esso riesce a regalare.
Moltissimi sono i passi commoventi da sottolineare e ricordare, alcuni estremamente delicati altri tristi o addirittura strazianti.
L'autrice è così abile a saper mostrare il dramma della vita da parer quasi che abbia vissuto lo straziante scorrere del tempo sulla propria pelle.
Tuttavia a momenti di bellissima scrittura si alternano momenti in cui il caos e la confusione fanno da padroni, tanto che, in alcuni frangenti, si ha quasi l'impressione di leggere un libro scritto a quattro mani, due delle quali capaci di regalare momenti di profonda poesia e le restanti incapaci di dar vita ad un discorso sensato.
"La magia delle cose perse e ritrovate" è un libro che non si legge a cuor leggero.
Drammatico, angosciante, eppure così vero. Ed è proprio questa verità che racconta a renderlo tanto devastante e triste.
Considerazioni:
Quando vendono un libro come questo dovrebbero allegarci il bugiardino, come nei medicinali.
In questo caso scriverei a caratteri cubitali: ATTENZIONE!!! causa depressione.
Non mi hanno mai spaventato i libri tristi, però questo non è solo triste, è proprio deprimente! Mi ha messo su un'angoscia che non ho mai provato con nessun libro.
Sarà perché affronta proprio quelle che sono le mie fobie più grandi: il tempo che passa, e la paura di sprecarlo inutilmente.
Ma non denigro un libro solo perché mi ha regalato emozioni inaspettate o spiacevoli.
Sono altre le cose che, a mio parere, hanno svalutato quello che poteva essere un bellissimo romanzo.
Come dicevo nella recensione ci sono molti passi davvero belli e toccanti, scritti molto bene, alcuni tristi, altri commoventi e altri divertenti, ai quali, però, seguono intere parti dove regna il caos totale. In queste sembra quasi che la scrittrice, prima tanto abile, sia stata sostituita da un'altra che non sappia scrivere.
Ma andiamo con ordine partendo dalle cose che invece mi sono piaciute.
Ho adorato la descrizione della storia d'amore tra Karl ed Evie, il loro legame così solido, saldo e duraturo, il loro bastare a se stessi mi ha ricordato la dolcissima love story di Carl ed Ellie (anche nei nomi li ricordano) i due protagonisti del film d'animazione UP *-*
Come loro, Karl ed Evie, hanno rimandato al futuro le grandi avventure e le pazzie e, a furia di rimandare, alla fine è stato troppo tardi.
Evie (come Ellie) è andata via, lasciando indietro un uomo perso, solo e inconsolabile.
Come Carl di UP, anche Karl impara che, nonostante tutto, la vita non è finita e che ci sono ancora avventure da vivere, per se stesso e per sua moglie che non ne ha avuto la possibilità.
"Nella loro vita Karl ed Evie non andarono da nessuna parte, mai. Erano i paesi stranieri l'uno dell'altra.
«Solo gli infelici lasciano casa loro», dichiarò Evie.
E noi non abbiamo bisogno di andarcene, disse lui disegnandoglielo sull'avambraccio.
«Si» ribatté lei, posando la fronte sul mento di lui, «Non abbiamo bisogno di andarcene"»
"Karl sapeva che non occorreva altro, la donna giusta, cui potevi aggrapparti come a una boa in alto mare, che sapeva aiutarti a restare a galla, a smettere di annegare. Eri ancora in alto mare ma non importava, perché potevi aggrapparti a lei, sdraiarti sulla schiena e galleggiare, contemplare il cielo e meravigliarti delle cose che potevano esserti sfuggite. Il giorno, la notte, le nuvole, le stelle, la sensazione dell'oceano che ti lambiva sotto di te"
Millie Bird è una bambina molto particolare, in alcuni momenti molto dolce e infantile (com'è giusto che sia alla sua età) in altri decisamente seria e meditabonda. Fonde in sé l'animo ingenuo di un bambino e quello pensieroso di un adulto.
Mi ha fatto un enorme tenerezza leggere di lei e delle sua disperata ricerca di una madre che non merita neanche di essere definita tale. La sua forza, il fingere di non voler comprendere la verità di quell'abbandono, l'ostinazione a voler credere che sua madre la stesse davvero cercando e il suo continuo spargere messaggi per lei: "Sono qui mamma", "Qui dentro mamma", mi hanno commossa e intristita.
Un altro aspetto che mi ha colpita di lei, e che sicuramente la rende diversa rispetto ai molti bambini di cui ho letto fin ora, è il suo desiderio di regalare funerali ad ogni creatura vivente, perché ogni vita, per quanto breve, ha il diritto di essere celebrata e ricordata.
Pensieri, i suoi, che hanno poco di infantile, come se un vecchio saggio si fosse impadronito del suo piccolo corpo e agisse con esso e tramite esso.
"La data di nascita e la data di morte sono sempre elementi importanti sulle lapidi, scritte a caratteri cubitali. Il trattino in mezzo è invece sempre così piccolo da poterlo vedere a malapena. Eppure il trattino dovrebbe essere grande luccicante e straordinario, o meno, a seconda di come hai vissuto. Senz'altro il trattino dovrebbe far vedere come ha vissuto quella Cosa Morta.
Errol ha mai saputo che la sua vita sarebbe stata un semplice trattino su una lapide? Che tutto ciò che aveva fatto e tutto ciò che aveva mangiato e tutti i viaggi in macchina che aveva compiuto e i baci che aveva dato sarebbero finiti tutti per diventare una lineetta su una pietra? In un parco, assieme ad una marea di sconosciuti?"
Agatha Pantha è un personaggio tragicomico. Nella sua follia, spesso divertente da leggere, si può percepire tutta la disperazione della solitudine e dell'abbandono.
La sua amicizia con Karl e lo strano rapporto di affetto consolatorio che si viene a creare tra i due, mi hanno ricordato un'altra storia.
I capitoli dedicati a loro e ai loro ricordi, sono molto simili, sia come narrazione che come sensazioni espresse, alle storie dei nonni di Oskar Schell, il protagonista del libro "Molto forte incredibilmente vicino", ai quali, mi sono fatta l'idea, che la scrittrice di sia fortemente ispirata.
In entrambe le storie è palpabile, il rimpianto, il dolore, la sofferenza e il desiderio di trovare ancora un briciolo di affetto, qualcosa per cui valga ancora la pena vivere ed essere al mondo.
Ci sono anche altri aspetti che questo libro ha in comune con quello di Jonathan Safran Foer.
Anche Oskar è un bambino e anche la sua vita è stata stravolta dalla perdita del padre e a causa di questo, come Millie, è stato costretto a crescere improvvisamente.
Entrambi i personaggi partoriscono pensieri sulla vita e sulla morte a cui un bambino, si spera, non abbia motivo di pensare fino all'età adulta.
Ma ora veniamo a quello che non ho apprezzato della storia. Oltre al modo in cui alcuni capitoli sono raccontati, non ho approvato alcune scelte narrative.
Ammetto che non mi è piaciuto che Karl e Agatha siano diventati una coppia, l'ho trovata una scelta banale e anche di cattivo gusto, sia perché toglie importanza al grande amore che Karl ha provato per Evie e sia perché il loro rapporto svilisce il vero senso della parola "amore".
È vero che con due persone anziane non bisogna essere così fiscali, alla fine cercano solo una persona per avere compagnia e non restare da soli, ma io sono un'eterna romantica e come tale avrei preferito che Karl fosse rimasto attaccato al suo amore passato e al suo ricordo. Vedete che non disdegno affatto le storie tristi? XD
Ma soprattutto ciò che ho trovato assurdo, incomprensibile e poco empatico in queste pagine è stato il modo in cui Karl e Agatha si "occupano" di Millie, ovvero ignorandola per la maggior parte del tempo e ricordandosene solo di tanto in tanto.
È proprio questo che ha fatto scendere enormemente di giudizio questo libro che, nonostante sia stato per me una lettura angosciante, in fondo mi era (mi è) piaciuto.
Non sono riuscita ad accettare di leggere di due persone anziane che, pur sapendo benissimo il trascorso di Millie, e quindi immaginando il suo stato d'animo, non prestassero la minima attenzione ai suoi movimenti, ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti.
Il culmine della loro insensibilità è toccata quando la lasciano sola, di notte, in macchina, dicendole la famosa frase "torniamo subito" e sparendo per ore senza darle alcuna spiegazione!
Si può lasciare così una bambina, per giunta già traumatizzata dall'abbandono e da quelle parole, senza aggiungere qualche motivazione e solo per andarsi ad imboscare nel deserto?
Davvero i due non potevano reprimere i bollenti spiriti? L'ho trovata una cosa molto squallida e indelicata.
Sul finale ho invece pareri contrastanti, non so se avrei preferito non sapere quello che ci viene rivelato a fine lettura, ma in un certo senso anche quella scelta era il linea con tutto il resto della storia.
Vera, triste e un po' angosciante. Dà una parvenza di serenità e poi subito la strappa via, come del resto fa sempre la vita. Facendoci capire quanto in realtà la nostra esistenza sia effimera, e che tutto, sia gioie che dolori, avrà una fine e un giorno non saranno che un ricordo raccontato da qualcun altro.
Ringrazio la casa editrice Garzanti per avermi inviato una copia cartacea del romanzo.
il mio voto per questo libro