Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
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Salve avventori!
In questo nuovo appuntamento della rubrica "Chi ben comincia" non solo vi presento l'incipit di un romanzo, ma quello che dà avvio ad una quadrologia assai nota.
In occasione dell'uscita de "Il labirinto degli spiriti", capitolo conclusivo della saga del "Cimitero dei libri dimenticati" di Carlos Ruiz Zafón, ho scelto di leggere finalmente i suoi romanzi, di cui ho sempre sentito parlare più che bene.
Il proposito, troppo a lungo rimandato, non dovrà più attendere.
Dunque bando alle chiacchiere e leggiamo insieme la prima pagina de "L'ombra del vento", capitolo con il quale la saga ha inizio...
"L'ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafón
“Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano i primi giorni dell'estate del 1945 e noi camminavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto i cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Mónica in una ghirlanda di rame liquido.
«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
«Neppure alla mamma?» domandai sottovoce.
Mio padre sospirò, trincerandosi dietro il sorriso dolente che lo seguiva come un'ombra nella vita.
«Ma certo» rispose a capo chino. «Per lei non abbiamo segreti. A lei puoi raccontare tutto.»
Subito dopo la guerra civile, il colera si era portato via mia madre. L'avevamo sepolta a Montjuïc, sotto una pioggia battente, il giorno in cui compivo cinque anni. Ricordo che quando domandai a mio padre se il cielo piangeva gli mancò la voce. Sei anni dopo, l'assenza di mia madre era ancora un grido muto, un vuoto che nessuna parola poteva colmare. Mio padre e io abitavamo in un piccolo appartamento di calle Santa Ana, vicino alla piazza della chiesa, sopra la libreria specializzata in edizioni per collezionisti e libri usati che era stata del nonno, un magico bazar che un giorno sarebbe diventato mio, diceva mio padre. Sono cresciuto tra i libri, in compagnia di amici immaginari che popolavano pagine consunte, con un profumo tutto particolare. Da bambino, prima di addormentarmi raccontavo a mia madre come era andata la giornata e quello che avevo imparato a scuola. Non potevo udire la sua voce né essere sfiorato dalle sue carezze, ma la luce e il calore del suo ricordo riscaldavano ogni angolo della casa e io, con la fede di chi conta ancora gli anni sulle dita delle mani, credevo che se avessi chiuso gli occhi e le avessi parlato, lei mi avrebbe ascoltato, ovunque si trovasse. A volte mio padre mi sentiva dal soggiorno e piangeva di nascosto.”
Sembra interessante già dalla copertina e da queste prime righe...
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