Titolo: Vicky. Un'altra gemella
Autore: Dagmar Bach
Editore: Gallucci
Data di pubblicazione: 28 novembre 2019
Pagine: 304
Prezzo: 14,90 €
Trama:
Da quando ha cominciato a saltare nei mondi paralleli, Vicky ha incontrato ben due versioni differenti di se stessa. Una bella confusione, che però le ha insegnato a conoscersi meglio. Perciò perché non sfruttare la stessa opportunità per imparare anche come ci si comporta con il proprio ragazzo?
Ma nella vita, quasi mai le cose filano lisce, e quindi oltre a capire finalmente come funziona un primo appuntamento, Vicky scoprirà anche come l’amore a prima vista a volte abbia bisogno di un’occhiata in più, che la migliore amica più tosta del mondo può aver paura di innamorarsi… e che è meglio stare alla larga dai merli indiani se si vuole passare un bel pomeriggio romantico.
Recensione:
Avevamo già incontrato Vicky nel primo capitolo della "Trilogia dei mondi paralleli", libro in cui la nostra protagonista aveva iniziato a sperimentare i viaggi in altre realtà, che le avevano permesso di fare la conoscenza di un'altra versione di se stessa, l'esuberante Tory.
Le due ragazze, apparentemente così simili, avevano finito per combinare un bel po' di equivoci in entrambi i mondi ma, per la serie "non tutto il male viene per nuocere", anche quelle disavventure erano servite a rendere Vicky e Tory più consapevoli dei loro pregi e, soprattutto, dei loro sentimenti.
Ora, con questo secondo libro, Vicky si ritrova a viaggiare in una realtà parallela diversa da quella cui era abituata, in cui veste i panni, non più della popolare Tory, ma della timida e scrupolosa Victoria.
Doppio mondo, doppi pasticci, doppio divertimento, quindi? Non proprio.
Perché se la carta vincente del romanzo precedente erano appunto i viaggi al di fuori dell'ordinario, in quest'ultimo gli spostamenti non hanno un ruolo preponderante, come si potrebbe pensare, anzi paiono quasi un escamotage per focalizzare ancora di più l'attenzione su quello che, a tutti gli effetti, rappresenta il fulcro della storia, ovvero l'amore folle di Vicky per Kostantin.
Se ben ricordate, in "Vicky. Profumo di cannella", la protagonista credeva di essersi presa una bella cotta per il distaccato David, per poi scoprire, anche grazie all'aiuto di Tory, che il suo cuore batteva in realtà per qualcun altro, l'aitante giovane, diventato poi effettivamente il suo fidanzato.
E che succede ora in "Vicky. Un'altra gemella"?
Non molto in realtà, o meglio, niente di così determinante per la storia. La piccola di casa King trascorre la maggior parte del tempo ad interrogarsi sulle emozioni che prova ogni qualvolta entra in gioco l'amore, e sull'insicurezza che non le permette di sentirsi pienamente a suo agio quando è con il suo lui.
Ed è vero, anche nello scorso romanzo, le questioni di cuore trovavano un loro spazio, ma nel mezzo di tante altre non meno importanti, ad esempio il rapporto con i genitori; la routine quotidiana divisa tra scuola, nuoto, e amici; le stranezze di Zia Polly e dei nonni; il lavoro part-time nel bed and breakfast della mamma; la competizione con la compagna di scuola Claire.
Qui invece tutto ruota attorno a questa fanciullesca storia d'amore, mentre il resto pare uno sfondo sfocato, privo di una reale importanza. La stessa "gemella" fa solo un paio di rapide apparizioni, sotto forma di lettere ed appunti sul telefono, quanto basta per permettere a Vicky di testare il Kostantin della realtà parallela.
Il finale poi è davvero molto affrettato: da una parte abbiamo il lieto fine per i due piccioncini, e dall'altra la risoluzione, nel corso di un paio di pagine, dei problemi che affliggevano gli altri personaggi da anni.
Inoltre, cosa ben peggiore, se nel primo libro, la protagonista pareva una comune adolescente alle prese con le difficoltà della sua età, consapevole dei propri limiti ed attenta ai bisogni degli altri, qui dimostra una saccenteria e un ego smisurato, oltre che poca sensibilità verso il prossimo.
E diciamoci la verità, quanto può essere entusiasmante una lettura il cui personaggio principale attira costantemente tutte le tue antipatie? Poco, esatto.
Mi sarei consolata leggendo delle stramberie di zia Polly, descritta come una versione buffa di Bellatrix Lestrange, se solo ci fossero state raccontate, e non vagamente accennate.
Purtroppo, devo dirlo, in questo romanzo ho notato un difetto già riscontrato in altre trilogie. Il secondo tomo, quello che in realtà dovrebbe avere il succo della vicenda, gli sviluppi più importanti, gli snodi e i punti di svolta, talvolta pare un mero riempitivo, privo di azione e di significato. Quasi un modo per prolungare l'attesa e la suspense, in visione del capitolo finale, che dovrebbe contenere le effettive rivelazioni.
Non a caso al termine di questo libro, l'autrice ci rassicura che nel prossimo avremo tutte le risposte che aspettiamo, sui genitori di Vicky, e soprattutto sul funzionamento delle realtà parallele. Un modo per dire "sì lo so che vi ho annoiato, ma mi farò perdonare". Non ci resta che aspettare, e sperare sia vero.
Considerazioni:
Lo scorso anno, recensendo "Vicky. Profumo di cannella", avevo sottolineato come quest'ultimo, pur avendo un taglio prettamente adolescenziale, era riuscito a coinvolgermi e che, una volta iniziato, era impossibile non aver voglia di finirlo.
Quando ho saputo dell'uscita del secondo volume, ero curiosa di conoscere il prosieguo degli eventi, eppure, come avete visto, la curiosità è andata a scemare progressivamente.
Fondamentalmente per un semplice motivo: l'assenza di trama.
Circa trecento pagine in cui la protagonista non fa che declamare, in ogni modo possibile, quanto ami il suo ragazzo, quanto sia bello, gentile, affascinante e così via.
Ci parla dei suoi appuntamenti, dei baci, delle mani sudate, degli scambi di sms, tutto.
Anche quelle rare volte in cui si catapulta nella vita della gentile Victoria, la sua gemella, invece di sperimentare qualcosa di diverso, o di fare nuove esperienze, non fa che rincorrere l'altra versione del suo fidanzato (o addirittura i genitori di lui) per vile egoismo, causando un bel po' di problemi all'altra sé, che neppure lo conosce.
A questo punto sarebbe stato più utile soprannominare direttamente il libro "Vicky. La sua ossessione per Kostantin". Non vedo proprio il senso di dare fittiziamente un ruolo da protagonista alla gemella che, alla fin fine non appare quasi mai.
Inoltre non capisco la necessità di inserire una nuova versione di Vicky nella storia, per dimenticarsi di quella vecchia, che viene semplicemente accantonata e citata come un lontano ricordo. Avrei anche compreso se la new entry avesse avuto il ruolo di scombinare le carte in tavola e generare confusione, ma dato che la sua presenza è quasi nulla, sarebbe stato preferibile tenerci Tory, e lasciare Victoria lì dov'era.
Anche perché, una cosa è balzare da un mondo all'altro, senza sapere bene dove ci si trova (come sarebbe potuto accadere se ci fosse stata contemporaneamente la compresenza delle tre versioni), un'altra è riproporre all'incirca lo stesso scenario del primo libro, anche se in modo più raffazzonato.
Un altro aspetto che ha certamente contribuito a non rendere questa lettura appassionante è, ahimè, come vi accennavo prima, la personalità della protagonista, boriosa come poche. Si vanta di ogni cosa, persino di come riesce a farcire i panini, giusto per farvi capire, e la cosa assurda è che, mentre si loda e si imbroda, la cara Vicky se ne esce con frasi tipo "sono sempre insicura in ogni cosa che faccio, penso sempre di non essere all'altezza"...ma quando mai! Una finta umiltà che viene smentita un secondo dopo con affermazioni quali "devo ammettere che sono stata proprio brava in questo, sono stata migliore di lei in quello, mi hanno fatto tutti i complimenti per quest'altro". Che fastidio!
Per di più, nel primo libro, noi avevamo potuto assistere al comportamento scorretto della compagna di scuola Clare, che tuttavia, grazie al mondo di Tory, avevamo se non giustificato, quantomeno compreso.
In questo secondo libro, invece, la situazione sembra essersi ribaltata, in quanto non solo la protagonista pare essersi dimenticata delle pressioni cui la sua rivale è costantemente sottoposta, ma per di più la attacca in modo gratuito, senza che lei sferri alcun attacco. Ovviamente rimarcando sempre che Kostantin ha preferito lei, che lei è più bella, brava, in gamba, perfetta... e umile, non dimentichiamolo U_U
Mi spiace dirlo ma, in più di un punto mi è sembrato di rileggere dell'odiosa Holly Brown di "12 giorni a Natale", di cui vi ho raccontato ampiamente e negativamente in passato.
Parlando poi del finale, tutto termina alla tarallucci e vino, sia per Zia Polly che, dopo anni e anni di solitudine, si innamora, ricambiata, e nel giro di due secondi per giunta; che per la Victoria King parallela la quale, nel tempo di un gelato, capisce di essere destinata a stare anche lei con l'ambito Konstantin che, fino ad un paio di giorni prima nemmeno conosceva.
Ma io dico, centinaia di pagine per parlare di una normalissima cotta, e poi releghiamo all'ultima battuta altre questioni senza dubbio più interessanti? Ma veramente? ╯°□°)╯︵ ┻━┻
E poi che banalità, entrambe le Victoria non possono che perdere la testa per Kostantin, non c'è altra via d'uscita.
E proprio a proposito di Zia Polly, lei è indubbiamente la nota positiva di tutto il libro, il personaggio con più personalità. Bizzarro e strampalato quanto basta, ma dotato anche di una inaspettata saggezza. Lo confesso, ciò che, più di tutto, mi ha incentivato ad andare avanti nella lettura, è stato la ricerca dell'uomo dei sogni della cara zietta. Se il romanzo fosse stato più incentrato su di lei, e meno sulla nipotina, sarebbe stato molto meglio per tutti, o perlomeno per me.
Mi rendo conto di avervi tediato troppo, voglio solo aggiungere che, anche se dal mio punto di vista, questo libro ha un taglio fin troppo adolescenziale, non escludo che per il pubblico cui la storia è espressamente rivolta, il risultato finale non possa essere così male.
Nel senso che immagino che un'ipotetica ragazzina alle prese con i primi appuntamenti, possa in qualche modo riconoscersi nell'imbarazzo di Vicky, nelle sue emozioni e nei suoi dubbi sull'amore (anche se non nella sua boria). Almeno in questo, posso dire che il lavoro di Dagmar Bach sembra avere una sua valenza. Per tutto il resto c'è ancora molto da lavorare.
Ringrazio la casa editrice Gallucci per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo
il mio voto per questo libro