Salve avventori!
Il passo che ho selezionato oggi per voi è tratto da un libro che ho terminato un paio di giorni fa e che ho letteralmente adorato.
"Aspettando Bojangles" ritrae una famiglia sui generis, che non segue le regole e le convenzioni, e che vive il presente, senza preoccuparsi del giudizio altrui.
Nelle poche righe che ho riportato qui, l'attenzione è puntata sulla madre, colei che più di tutti fa della follia il suo biglietto da visita.
Ama farsi chiamare ogni giorno con un nome diverso, rifugge i problemi, per regalarsi una favola e poter essere felice per sempre.
Era tornata a casa irritata, e quando era in quello stato di regola andava da mio padre a raccontargli tutto per filo e per segno, e solo dopo, alla fine dell'intera esposizione dell'accaduto, tornava ad essere allegra e vivace. Si innervosiva spesso, però mai a lungo, e la voce di mio padre funzionava per lei come un buon calmante.
Per il resto del tempo si entusiasmava e si estasiava per ogni cosa, trovava incredibilmente divertente l'andare avanti del mondo, e lo accompagnava saltellando allegramente. Non mi trattava né da adulto né da bambino, ma piuttosto come un personaggio da romanzo. Un romanzo che lei amava molto e teneramente, nel quale si immergeva in ogni istante. Non voleva sentir parlare né di grattacapi né di tristezza.
"Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene. Sarebbe un peccato se non lo faceste".
Allora io le raccontavo la mia giornata immaginaria, e lei batteva freneticamente le mani ridacchiando:
"Che fantastica giornata, bambino mio, sono felice per voi, vi sarete divertito un mondo!"
Poi mi copriva di baci, mi piluccava, diceva, e a me piaceva molto farmi piluccare da lei. Ogni mattina, dopo aver ricevuto il suo nome quotidiano, mi affidava uno dei suoi guanti di velluto profumati di fresco affinché la sua mano potesse guidarmi per tutta la giornata.
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