Titolo: Nella stanza misteriosa
Titolo originale: In the closed room
Autore: F. H. Burnett
Traduttore: Annarita Tranfici
Data di pubblicazione: maggio 2016
Pagine: 76
Prezzo: 0,00 € (ebook) 5,95 € (cartaceo)
Trama:
Jem Foster, sua moglie Jane e la loro figlioletta Judith vivono in una periferia popolata da operai in un appartamento stretto e angusto dove, in estate, il caldo soffocante, e il frastornante caos cittadino, rendono tutto opprimente.
Un giorno, a seguito di un'offerta ricevuta dal datore di lavoro di suo padre - un addetto della Ferrovia cittadina - la bambina e la sua famiglia vengono invitati a trasferirsi fuori città, in una grande residenza - abbandonata di tutta fretta e senza alcun preavviso dai benestanti proprietari - a cui la signora Foster avrà il compito di fare da custode.
La famiglia ha libero accesso a tutte le stanze della casa, a tutte tranne a una che è chiusa a chiave. Inaccessibile.
Ed è proprio verso quella stanza misteriosa che convergeranno tutti i pensieri della bambina, desiderosa di poter attraversare quella porta che sembra davvero essere sigillata per tutti. Per tutti tranne che per lei...
Recensione:
"In the closed room" è un racconto breve scritto da Frances Hodgson Burnett e pubblicato per la prima volta nel 1904.
Finora era inedito in lingua italiana, ma oggi possiamo leggerlo grazie al meticoloso lavoro di traduzione eseguito da Annarita Tranfici che lo ha pubblicato con il titolo: "Nella stanza misteriosa".
Il racconto ha come protagonista Judith, una bambina di sette anni decisamente atipica.
Silenziosa, solitaria, meditabonda e taciturna, sembra vivere in un mondo tutto suo fatto di giochi solitari, chiacchierate tra sé e sé, riflessioni e sogni.
Ed è proprio tramite questi ultimi che la bambina fugge dalla realtà, o meglio, come lei stessa dichiara: vi fa ritorno.
Il mondo in cui vive, infatti, le pare non appartenerle: troppo estraneo, caotico e rumoroso. Quella non è la sua realtà, lei ne è fermamente convinta.
I genitori, due umili operai non troppo colti e loquaci sembrano, a loro volta, non comprendere pienamente il comportamento di quella ragazzina così stravagante.
Le vogliono bene ovviamente, ma non sono mai riusciti a instaurare con lei un vero rapporto di confidenza. La osservano e la studiano provando per lei una sorta di reverenza, come se fosse un qualcosa di delicato, fragile e speciale da preservare e di cui tener cura.
È una notte afosa e torrida quando comincia il racconto, insopportabilmente calda come lo sono stati i giorni precedenti e come lo saranno quelli successivi.
La piccola Judith è stesa nel suo letto ansimante, il frastuono del treno la infastidisce e la tiene sveglia, unico espediente per sfuggire a tutto è rifugiarsi in quel mondo parallelo che le si spalanca non appena si "sveglia".
In quei sogni così strani, eppure così veri, la bimba si sente finalmente nella sua dimensione, ma al risveglio un altro giorno di afa opprimente l'attende in quel piccolo appartamento surriscaldato e rumoroso. Un luogo che sembra sfinire la pazienza e divorare la tranquillità del piccolo nucleo familiare.
Un'inaspettata novità, però, darà una piacevole svolta ai mesi seguenti.
Il capo di papà Jem offre alla famiglia l'opportunità di trascorrere il resto dei mesi estivi in una residenza, decisamente più grande e fresca, fuori città.
L'offerta viene accolta con gran gioia e il trasferimento è imminente.
Tra tutte le vaste stanze di cui consta la grande dimora a quattro piani: salottini, librerie, camere per gli ospiti, quella che attira l'attenzione di Judith è l'unica alla quale nessuno può accedere. Una stanza chiusa a chiave.
Nulla di strano se si pensa che tutti i bambini sono attratti dalle cose proibite, se non per il fatto che, la piccola di casa Foster, non è mai stata come gli altri bambini della sua età.
Il pensiero della stanza misteriosa diventa qualcosa a cui non smette di pensare, si sente attratta da quella porta e percepisce che oltre essa troverà quello che da sempre cerca.
È così infatti sarà... dietro quella porticina Judith troverà le risposte alle sue silenziose domande. In quella stanza misteriosa farà la conoscenza di una ragazzina della sua età, una presenza familiare con la quale instaurerà subito un rapporto di amicizia e completa fiducia. Con lei trascorrerà interi pomeriggi fatti di giochi, divertimento e confidenze.
Judith è attratta da lei come lo era dalla porta che la nascondeva, e in sua presenza si sente finalmente libera di essere se stessa. Con lei diventa ciò che una normale bambina dovrebbe essere.
Gioca con lei, non più in solitudine, condivide pensieri con un altro e non solo con se stessa, e come tutti i bambini si diverte senza porsi troppe domande.
Da dove viene quella bambina?
Come mai riesce a capirla senza che essa proferisca parola?
Come mai è consapevole di comprendere i suoi pensieri senza udirli dalla sua voce?
Tutti questi interrogativi affiorano improvvisamente nella mente di Judith, lasciandola scossa e stordita.
Quella stanza e quella bambina hanno uno strano effetto su di lei, che non riesce e che non sente nemmeno il bisogno di spiegare.
Con lei è nel posto giusto, nella sua dimensione. Questo le basta.
"Il mondo sotto scompariva non appena metteva piede nella stanza, e insieme trascorrevano ore a giocare, travolte dalla gioia che pervade i bambini che felici si divertono insieme.
Ma durante i giochi era sempre Judith quella che toccava i giocattoli, che stringeva la bambola, che preparava il tavolino per il banchetto. Una volta, mentre scendeva le scale, si ricordò di quel giorno in cui aveva realizzato una corona con le rose raccolte nel giardinetto sul tetto; quando si avvicinò per poggiarla sul capo della sua compagna di giochi, questa si era tirata indietro, la fossetta all'angolo della bocca era diventata ancora più profonda e, alzando la mano, aveva detto ridendo:
«No. Non toccarmi.».
Ma non c'era alcun mistero in questo, dopo tutto. Judith sapeva che avrebbe dovuto capirlo."
Ma durante i giochi era sempre Judith quella che toccava i giocattoli, che stringeva la bambola, che preparava il tavolino per il banchetto. Una volta, mentre scendeva le scale, si ricordò di quel giorno in cui aveva realizzato una corona con le rose raccolte nel giardinetto sul tetto; quando si avvicinò per poggiarla sul capo della sua compagna di giochi, questa si era tirata indietro, la fossetta all'angolo della bocca era diventata ancora più profonda e, alzando la mano, aveva detto ridendo:
«No. Non toccarmi.».
Ma non c'era alcun mistero in questo, dopo tutto. Judith sapeva che avrebbe dovuto capirlo."
Ancora una volta la Burnett sceglie una bambina come protagonista della sua storia, ma in questo caso - seppur il suo stile sia sempre riconoscibile - affronta tematiche decisamente diverse da quelle trattate nei romanzi che l'hanno resa celebre.
La vita oltre la vita, la compresenza di due realtà nella stessa dimensione, il senso dell'esistenza che, non si riduce al nostro semplice ed effimero passaggio su questa terra, ma va oltre, verso sentieri indefiniti e sconfinati.
Il racconto è narrato con un linguaggio elegante, delicato e raffinato a cui la scrittrice ci ha, da sempre, abituato, eppure anche qui c'è qualcosa di nuovo e insolito.
Come il tema anche le allusioni si fanno misteriose e ambigue, la scrittura è enigmatica, i pensieri sono lasciati a metà, e a noi vengono lasciate le deduzioni.
Considerazioni:
Affascinante è il termine con cui, di getto, descriverei questa storia.
Come forse saprete, sono particolarmente legata a quest'autrice perché con lei e il suo "Il giardino segreto" ho iniziato ad amare i libri e la lettura.
Quello è stato il primo libro che mi ha fatto viaggiare con la mente, desiderare con tutta me stessa di essere la protagonista di quel romanzo. Correre a perdifiato per la brughiera, inseguire un pettirosso e cercare, trovare e aprire la porta di quel meraviglioso giardino segreto.
Anche qui, nelle pagine di questo racconto breve, c'è una misteriosa porta chiusa a chiave, c'è un giardino abbandonato che torna a vivere, e tanti altri piccoli particolari che mi hanno fatto riconoscere la Burnett che mi è tanto familiare ma, come avrete ormai capito, la storia prende una piega ben diversa...
Mi ha fatto piacere leggere la Burnett in questa nuova veste misteriosa, e per questo ringrazio infinitamente Annarita Tranfici che sta in tutti i sensi "lavorando per noi" per farci scoprire lavori e capolavori che - chissà per quale motivo - non erano ancora mai stati tradotti in italiano.
È davvero scandaloso se ci pensate!
Ma tornando a noi, come dicevo, mi ha fatto piacere scoprire la Burnett in una veste in cui ancora non l'avevo vista, leggere la delicatezza e la sensibilità con cui ha saputo trattare un argomento così delicato e fuori dalla nostra comprensione, rendendolo, tuttavia, semplice, perché viste attraverso gli occhi dei bambini molte cose risultano molto più semplici, immediate e naturali.
Per gli adulti è decisamente più difficile, come lo è per Jane, la madre di Judith, che stenta a comprende le azioni e le parole della figlia, come lo è stato per me, che da lettrice avrei desiderato sapere molte più cose, avere più chiarimenti, vedere confutato ogni dubbio.
Ma mi rendo conto che se così fosse stato la storia avrebbe perso il suo fascino e il suo incanto.
Che dire... di questo libro bramo il cartaceo con tanto di illustrazioni originali *-*
Ringrazio Annarita Tranfici per avermi fornito una copia di questo libro
il mio voto per questo libro
Ciao, anche a me era piaciuto molto Il giardino segreto, quando lo lessi alle scuole medie, poi mi ero vista anche il film e la serie animata! Della stessa autrice ho amato anche La piccola principessa (con film e cartone animato annesso ;-)) Non conoscevo l'esistenza di questo racconto, dalla tua recensione sembra bello, con quel tocco di mistero che mi affascina ancora di più e perciò mi piacerebbe leggerlo! Buona giornata :-)
RispondiEliminaSembra davvero molto interessante *_* bella recensione :D
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