venerdì 2 dicembre 2016

Recensione: "La famiglia Fang" di Kevin Wilson

Titolo: La famiglia Fang
Titolo originale: The Family Fang
Autore: Kevin Wilson
Editore: Fazi Editore
Data di pubblicazione: 25 agosto 2016
Pagine: 397
Prezzo: 18,00 € (cartaceo) 11,99 (ebook)


Trama:
Maestri della performance, Caleb e Camille Fang hanno dedicato la propria vita all'arte. Ma quando ogni loro azione consiste nel sistematico capovolgimento della normalità, può diventare difficile crescere dei figli equilibrati.
Basterà chiedere ad Annie e Buster Fang. A e B come li chiamano i genitori. 
Sin da piccolissimi hanno preso parte a quelle folli esibizioni più o meno consapevolmente. Una volta cresciuti però quell'infanzia caotica e irreale incombe sul loro presente e al di fuori del bizzarro mondo familiare dei Fang.
Quando le regole della vita adulta, cui vanno incontro, fatalmente si disfano, fratello e sorella, l'uno scrittore alla prova del secondo romanzo, l'altra attrice di B movies, non sanno dove rifugiarsi se non tra le mura, stravaganti ma familiari, dove sono cresciuti.
Lì Caleb e Camille sono pronti a mettere in scena l'ultima performance, l'opera più estrema mai realizzata, con o senza la partecipazione dei figli. La più audace delle ambizioni che obbligherà i coniugi Fang a scegliere, una volta per tutte, tra la famiglia e l'arte.

Recensione:
"La famiglia Fang" è un libro bizzarro ed eccentrico, esattamente come lo sono i suoi protagonisti.
Caleb e Camille Fang, sono due artisti specializzati in performance che hanno come scopo quello di spiazzare il pubblico lasciandolo allibito e incredulo.
Creare situazioni grottesche, raccapriccianti e inconcepibili, portare il caos nei luoghi più disparati, causare lo scompiglio in una normale giornata tranquilla. Questa è la loro arte. Un'arte che iniziano da giovani fidanzati, che seguitano da adulti sposati, anche quando da coppia diventano una famiglia, arrivando poi a coinvolgere anche i loro figli.
Annie e Buster diventano parte integrante degli happening Fang, intorno a loro, alle loro azioni sapientemente programmate dai genitori, ruoterà, per anni, la tanto nota fama dei coniugi.
Ma i figli crescono e, forse, proprio a causa della finzione costante in cui sono stati abituati a barcamenarsi e vivere, che desiderano entrambi prendere la propria strada, diversa da quella che Caleb e Camille hanno sempre desiderato per loro.
E questo è il primo grande errore genitoriale che i due commettono (uno dei tanti), perché parliamo di due persone che probabilmente non sono mai state pronte a diventare genitori, né lo hanno mai desiderato.
Annie per prima, stanca dell'ossessione artistica dei genitori, che proprio in nome dell'arte hanno mancato nel dargli un'infanzia e un'adolescenza normale, sceglie di smettere una volta per tutte di farne parte.
Va via per studiare recitazione e inseguire il proprio sogno anziché continuare a coltivare quello di Caleb e Camille.
Anche il fratello Buster, più tardi, farà la medesima cosa.
Ma i Fang non sono due genitori normali o meglio, non sono quel tipo di genitore che mette i figli al primo posto. No, al primo posto per loro c'è sempre stata la loro arte e l'emozione che essa provoca in chi vi assiste.
Annie e Buster, o A e B come loro li chiamano (già questo dice tutto), non sono che degli aiutanti, dei supporti, quattro mani in più da utilizzare al servizio dell'arte.
L'ultima performance che i due coniugi mettono insieme non è che la prova della loro insana ossessione. 
La storia nel suo complesso è grottesca.
Il racconto è scandito in capitoli che danzano tra passato e presente, tra i resoconti delle vecchie performance artistiche e quelli che descrivono la vita attuale di Annie e Buster, le difficoltà che i due hanno avuto, le insicurezze che li hanno segnati, tutto dovuto al mondo fasullo che i genitori gli hanno costruito attorno.
L'insensibilità dei due genitori è svilente, disarmante, nauseante.
Fa rabbia, e in questo Kevin Wilson è stato indubbiamente bravissimo, tuttavia nel complesso ho trovato sia la trama, che il suo svolgimento deludenti, tristi e aridi, un po' come i personaggi di cui ci ha raccontato.

Considerazioni:
Purtroppo, lo dico subito, mi aspettavo molto di più da questa lettura. 
Ho iniziato questo libro così, come si inizia un nuovo libro per vedere se ti prende, quando ancora non sai se lo continuerai e diventerà quello la tua nuova lettura.
I primi capitoli mi avevano presa e incuriosita così, senza nemmeno pensarci troppo, sono andata avanti. Ma l'entusiasmo iniziale è andato via via spegnandosi man mano che procedevo con i capitoli.
Una storia con tante potenzialità non sviluppate a dovere.
La pecca più grande a parer mio sta nelle emozioni.
Non che il libro non ne dia alcuna, ma data l'entità della storia mi aspettavo di leggere di personaggi emotivamente più coinvolti. Nel caso dei figli, ad esempio, avrei voluto leggerli molto più arrabbiati, esasperati e soffrenti. Molto meno apatici e rassegnati.
Buster mi ha fatto una grande tenerezza, è un adulto ma sembra ancora un bambino alla continua ricerca di affetto e conferme. Pur se deluso dai genitori, ha sempre cercato in loro, e in ogni loro azione, la prova che gli volessero davvero bene, e che lui e la sorella non fossero solo un mezzo per dar vita ai loro spettacoli.
Il suo voler assecondare allo strenuo i desideri dei genitori, come se gli fosse debitore di qualcosa, mi ha fatto pena e rabbia allo stesso tempo.
Un genitore non può sentirsi tale solo in quanto reo di aver dato alla luce un figlio. E in questo mi sono trovata molto più concorde con l'atteggiamento di Annie, ormai delusa e inaridita, privata di qualsiasi ingenua speranza, o desiderio di scorgere un barlume di semplice amore da parte di Caleb e Camille.
La spiegazione finale che i due danno ai figli nell'ultimo confronto è agghiacciate.
Non starò qui a elencare tutti i motivi per cui i Fang non si siano mostrati all'altezza del ruolo più importante che un uomo e una donna possano ricoprire. 
Non starò qui a dire quanto mi ha disgustata leggere di due genitori che hanno utilizzato i figli alla stregua di insulsi oggetti di scena. 
Ma non posso non sottolineare l'idiozia di un uomo e una donna tanto ossessionati dall'idea di creare qualcosa di grandioso e potente, da non rendersi conto che i capolavori più importanti della loro vita li avevano già dati alla luce.
Tutto questo però non vuole essere una critica al libro perché, mi rendo conto, era probabilmente proprio questo il senso che lo scrittore voleva dare alla storia.
Presumibilmente lo stesso Wilson, con il suo romanzo, ha voluto scioccarci, sconvolgerci e lasciarci perplessi, così come i Fang lasciavano i loro spettatori. 
In virtù di questo, forse dovrei dirvi che il libro è riuscito nell'intento e che quindi l'ho spezzato molto, e invece no...
Per farla breve, a parer mio, il tutto avrebbe dovuto essere più divertente nelle parti divertenti e più drammatico in quelle drammatiche.
Dalla lettura delle performance mi sarei aspettata divertimento, avrei voluto leggere di happening più esilaranti, o stupefacenti, o più assurdi. Invece nulla di così trascendentale.
Per la serie: nella realtà succede molto peggio, se questi pensavano di sconvolgere le folle per così poco hanno fatto male i loro calcoli.
E per quanto riguarda i confronti genitori/figli mi sarei aspettata scene più forti, rimproveri e parole più taglienti, accuse più velenose, toni più accesi.
Due figli non possono sentirsi dire di non contare poi così tanto e far scena muta. Io non lo accetto, io al loro posto avrei vomitato veleno!
E io avevo bisogno di leggere rabbia, rancore, disperazione, sofferenza.
E invece niente. Nemmeno la forte e caparbia Annie mi ha dato soddisfazione.
Mi sarebbe piaciuto, lo ammetto candidamente, se Annie e Buster avessero mandato all'aria tutta la sciocca messinscena dei genitori. Sarebbe stata una stupenda e meritata vendetta.
Invece, con mio gran rammarico, gliel'hanno data vinta! 
Anche se, due pazzi megalomani del genere, non riesco proprio a vederli come vincitori, bensì come patetici prigionieri delle loro ossessioni.
In definitiva un dramma familiare estremamente triste, dal quale vincitore non esce nessuno, nemmeno il lettore che, a fine lettura non ha il minimo appagamento.

Ringrazio la Fazi Editore per avermi fornito una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

2 commenti:

  1. Mi incuriosisce troppo questo libro (in parte ammetto di essere affascinata dalla copertina eheh), prima o poi lo recupererò :)

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  2. Io passo non mi ha entusiasmato la trama ^_^

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