lunedì 26 novembre 2018

Recensione: "L'albero delle ossa" di Kim Ventrella

Titolo: L'albero delle ossa
Titolo originale: Skeleton Tree
Autore: Kim Ventrella
Editore: Il Castoro
Data di pubblicazione: marzo 2018
Pagine: 256
Prezzo: 13,50 € 

Trama:
Quando Stanly trova un osso in giardino, non potrebbe essere più felice. È una scoperta sensazionale, che gli farà vincere di sicuro un importante concorso fotografico per giovani archeologi. 
Certo, trovare un osso in giardino è piuttosto strano. Ancora più strano è il fatto che l'osso cresca e in pochi giorni diventi uno scheletro intero, capace di saltare fuori dal terreno, ballare e fare numeri buffi.
Mentre Stanly è dubbioso, la sua sorellina, Miren, è contentissima di avere uno scheletro per amico, e i due diventano presto inseparabili. Soprattutto quando la salute di Miren comincia a peggiorare, e il suo amico speciale è l'unico che riesca a farla stare meglio. 
Stanly ha paura, e farebbe qualsiasi cosa per allontanarlo dalla sorella, ma lo scheletro è lì per un motivo, e forse è arrivato il momento di comprendere quale. 

Recensione:
Kim Ventrella, con questo libro, ci racconta una storia alquanto bizzarra che ha per protagonista un giovane appassionato di videogiochi, Stanly, la sua vivace sorellina, Miren, ed uno scheletro che cresce in giardino, quasi fosse un albero.
Ovviamente Stanly in un primo momento non sa come reagire di fronte a questo evento straordinario, poi venuto a conoscenza di un concorso fotografico per archeologi in erba, capisce che quella strana cosa che cresce dinnanzi casa rappresenta in realtà la sua grande occasione!
Fotograferà lo scheletro, diverrà famoso, convincerà suo padre a partire con lui per il viaggio premio e, successivamente, a fare ritorno a casa. Riavrà così la sua famiglia unita, proprio come prima.
Tuttavia le cose non vanno come lui aveva sperato: in primo luogo perché lo scheletro non ama essere immortalato, ma anche perché ha un comportamento non ben decifrabile. 
Ebbene sì perché la singolare creatura, oltre a crescere giorno per giorno e diventare sempre più forte e libera di muoversi, pare aver instaurato un curioso rapporto d'amicizia con Miren, la piccola di casa.
E se la cosa è strana di per sé, lo diventa ancora di più quando la bambina, già di salute cagionevole, si ammala gravemente.
Lo scheletro, che Miren ha soprannominato Princy, gioca con lei, le parla, la consola, la distrae quando sta troppo male, eppure è proprio dal suo arrivo che la situazione è peggiorata.
Chi è quindi Princy? Un buon amico o un nemico sotto mentite spoglie?
Per buona parte del libro noi lettori non riusciamo a comprenderlo: se da una parte alcuni indizi ci portano a credere che la presenza di quell'essere non sia propriamente amichevole, il suo aspetto così bonario e giocoso, e soprattutto l'imperturbabilità della Tata Francine di fronte a lui, ci spingono a pensare che non possa essere così cattivo.
Vediamo Stanly, assieme al suo fidato amico Jaxon, cercare di venire a capo della faccenda, e noi stessi tentiamo di capire se il dramma di Miren è legato o meno alla presenza di quella enigmatica entità.
Ma, accanto a questa questione spinosa, se ne intrecciano tante altre: la partecipazione al concorso, l'assenza del papà dei ragazzi, la situazione lavorativa della mamma.
E se devo dire la verità, è stata proprio questa commistione di fattori a non convincermi del tutto.
Mi spiego meglio. 
Inizialmente il quadro familiare descritto sembra molto tranquillo. È vero, Miren pare già avere qualche difficoltà respiratoria, ma nulla di preoccupante. 
In un primo momento quindi il grande interesse di Stanly per il concorso è più che giustificabile. Ma quando si va avanti con la storia, e la sorellina viene ricoverata più e più volte in ospedale, il suo continuo pensare alla possibile vittoria, al viaggio, o al ritorno del padre non ha più senso. Di fronte alla malattia di una persona cara, tutti gli altri fattori dovrebbero passare in secondo piano, eppure così non avviene in questo libro.
Capisco tuttavia che, trattandosi di un romanzo per ragazzi, l'autrice possa essersi sentita in dovere di fare questa scelta, perché catalizzare l'attenzione su un tema così forte in maniera costante, sarebbe potuto risultare un po' troppo deprimente.
Parlando in linea generale, posso dunque dirvi che la storia è molto scorrevole, si viene subito catturati dal mistero dello scheletro e si ha sempre più voglia di conoscere la verità su di lui e, soprattutto sulle sorti della povera Miren. Inoltre tutti i personaggi sono ben caratterizzati, con i loro pregi e difetti. Alcuni si lasciano andare a sfoghi eccessivi ma giustificabili (come accade nella realtà del resto), altri riportano la calma con saggi consigli (ad esempio la dolcissima Francine).
Una cosa davvero apprezzabilissima, ci terrei a sottolinearlo, è la grande attenzione prestata all'analisi dei diversi stati d'animo, dei vari personaggi, ma soprattutto del protagonista.

Dopo un po’, i singhiozzi si trasformarono in conati di vomito e lei smise di tremare. Stanly pensò che si sentisse meglio, visto che non piangeva più, ma proprio in quel momento le uscì dai polmoni un respiro crepitante. Sbiancò in volto e cominciò ad annaspare in cerca di aria. Con un gesto fulmineo, tata Francine rimise i tubicini al loro posto. 
Il respiro crepitante si placò. Stanly strofinò le spalle di sua sorella e desiderò che tutto tornasse come quando era piccola e i suoi grandi problemi erano i pannolini sporchi e le ginocchia sbucciate. Si sedettero tutti e tre sul pavimento della cucina e rimasero lì per un po’, finché Miren non riprese colore e il suo respiro non si normalizzò. Stanly giocherellò con un pezzo di resina che si stava sollevando da una piastrella. Ricordava ancora il giorno in cui Miren era inciampata proprio lì e, cadendo, si era rotta il mignolo. 
Stanly aveva pensato che non le sarebbe più capitata una cosa tanto orribile, ma adesso… adesso non sapeva più cosa pensare.

Se nei primi capitoli Stanly ci descrive il peso dell'essere un fratello maggiore, responsabile tra l'altro dello stato di salute della piccola di casa, più si va avanti, più viene fuori il suo senso di protezione, l'amore e l'affetto profondo, la paura di fronte agli eventi incontrollabili.
Da un certo punto in poi, come avrete intuito, la vicenda assume toni drammatici, tristi e commoventi. Credo sia questo il punto di forza del libro, il riuscire a coinvolgere il lettore e farlo sentire parte integrante del quadretto familiare, il fargli sentire sulla sua pelle il destino di Miren, il destino di tutti quanti.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Quando ho iniziato il libro, ero convinta di leggere una storia carina e misteriosa, in stile Halloween. Non immaginavo minimamente di ritrovarmi ad affrontare tematiche importanti come la malattia, la morte, il divorzio o i disturbi ossessivo-compulsivi, questi ultimi incarnati dalla figura dell'amico Jaxon. 
Credevo che la storia narrata fosse più leggera e meno tragica. Come avrete già capito dalla recensione, ho apprezzato molto questa scelta di sfruttare l'escamotage dello scheletro per dare un messaggio costruttivo ai più giovani, in questo caso il tema della perdita, tuttavia avrei preferito che, una volta intrapreso questo arduo cammino, si fosse portato avanti fino in fondo e senza distrazioni.
Anche perché, devo ammetterlo, per me è stato davvero frustrante leggere, quasi fino alla fine, sempre del concorso e dei risvolti positivi che la vittoria avrebbe comportato.
Mi chiedevo: come è possibile che, con la sorella in gravi condizioni, lui riesca a pensare a come sarebbe bello andare in vacanza con il suo papà. Come fa a non rendersi conto di cosa sta accadendo?
Capisco che il viaggio in realtà non era altro che un'esca per spingere il padre a riabbracciare la sua famiglia (e riavere così la felicità perduta), ma in ogni caso chi sprecherebbe tempo con qualcuno volutamente assente, quando c'è chi ami che scivola sempre più in basso ogni instante che passa? 
Un'altra cosa che mi ha lasciato allibita è il comportamento di Tata Francine.
Partendo dal presupposto che ho adorato il suo personaggio, i suoi ricordi della vita in Kirghizistan, i dolci e le capre (a proposito vorrei un romanzo tutto incentrato sulla sua infanzia XD), non ho però capito la sua leggerezza di fronte all'apparizione dello scheletro in giardino.
Per esperienza sa già che essi sono presagi di morte, per cui dovrebbe aver capito istantaneamente che alla piccola Miren, già malata, rimaneva poco tempo da vivere.
Eppure non si scompone, anzi appare tutta entusiasta di questa grande scoperta, quando qualsiasi persona con un po' di sale in zucca, sarebbe scoppiata in lacrime già alla prima vista delle ossa nella terra.

«Fate i bravi, caprette mie.» Tata Francine schioccò la lingua. «Perché siete arrabbiati? C’è il sole, una brezza fresca… e…» Si premette un dito sulla tempia. «Se non sbaglio, il vostro segreto è cresciuto ancora.»

Anche perché, diciamoci la verità, la figura dello scheletro come tristo mietitore non è poi così originale (come anche la rappresentazione di esso con mantello e falce che viene qui ripresa dalla Ventrella). Ed è stato proprio il perenne atteggiamento tranquillo di Francine a spingermi a credere che Princy nascondesse in realtà una diversa identità rispetto a quella facilmente prevedibile.
Se proprio lo volete sapere - e se non lo volete sapere, ve lo dico lo stesso - le mie ipotesi erano essenzialmente due
1) Princy è in realtà il padre dei ragazzi, assente da tempo da casa e morto misteriosamente 
Motivazioni:
Non li vede da più di un anno e non comunica con loro neppure per telefono. La madre non passa più le sue chiamate ai figli, neppure quando afferma di essere impegnata in una conversazione con lui. 
Cosa ben più importante, non torna a casa neppure quando le condizioni di salute di Miren diventano gravi, cosa impensabile per un genitore.
Per di più Princy è estremamente affettuoso con Miren, riesce a farla ridere anche quando sta male; si emoziona quando vede Stanly; consola la madre mentre dorme, anche se lei non può vederlo. 
2) Princy è davvero il tristo mietitore, ma è lì non per Miren, come sembrerebbe, ma per Francine
Motivazioni: 
Lo scheletro in certi frangenti appare con il tipico abbigliamento dell'angelo della morte. Tata Francine appare sempre tranquilla, come una che ha accettato il suo destino con serenità. In effetti non ci sarebbe nulla di strano se una donna anziana non avesse timore della morte, ma se la cosa riguarda una bambina, è ben più difficile non scomporsi!
Immaginate la mia reazione quando ho scoperto non solo di aver fatto un buco nell'acqua, ma che la spiegazione più banale (ovvero lo scheletro porta morte, e a morire è proprio il personaggio già malato in partenza) si è rivelata essere in effetti quella giusta!
Inutile dire che avrei preferito le mie due opzioni, la prima perché avrebbe svelato un inedito risvolto affettuoso (il padre che non vuole abbandonare la sua famiglia *-*) e la seconda perché, a mio avviso, sarebbe stata più originale e meno tragica (con tutto il rispetto per la simpaticissima tata).
Per tutta la lettura infatti, da una parte ho temuto per Miren, dopo essermi affezionata a lei, ma dall'altra ero certa della sua guarigione. Quando ho letto del funerale sono rimasta senza parole!
Le ultime pagine le ho trovate molto commoventi nella loro semplicità: il dolore di una madre, il senso di vuoto di un fratello, l'accettazione dell'inevitabile. 
Una chiusa di poche parole perché il dolore non conosce spiegazioni, e non si può descrivere ciò che non si vorrebbe mai provare.

Ringrazio la casa editrice Il Castoro per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

1 commento:

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