giovedì 9 gennaio 2020

Recensione: “L’uccellino rosso” di Astrid Lindgren

Titolo: L’uccellino rosso
Autori: Astrid Lindgren
Illustrazioni: Anna Pirolli
Editore: Iperborea
Data di pubblicazione:ottobre 2019 
Pagine: 128
Prezzo: 12,00 € 

Trama:
Dalla penna della grande scrittrice svedese una raccolta - inedita in Italia - di quattro racconti dolci e commoventi, in cui realtà e fiaba si fondono.
Quattro storie con protagonisti, ancora una volta, i bambini e il loro modo di fuggire dalla triste realtà che li circonda.

Recensione:
In questa raccolta Iperborea pubblica, per la prima volta in Italia, quattro brevi racconti in cui, ancora una volta, Astrid Lindgren torna a dare voce ai bambini, i suoi soggetti preferiti. 
Solo tramite loro, le loro voci, le loro speranze e i sogni, l’autrice riesce a costruire piccoli mondi in cui le disgrazie e le amarezze della vita vengono cacciate via attraverso l’immaginazione, la fantasia o la magia.
Basta un uccellino rosso insolitamente sgargiante dal canto particolarmente melodioso; pochi versi di una dolce poesia; una vecchia leggenda narrata da secoli; il dipinto di un misterioso castello lontano, per allontanare la realtà e aprire scenari nuovi.

La raccolta comprende i seguenti titoli:

L’uccellino rosso
Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo?
Tum Tum Tum!
♥ Messer Nils di Eka

I racconti sono tutti ambientati in quelli che la scrittrice definisce “I giorni della miseria”, giorni tristi, in cui la povertà sembra davvero regnare ovunque, e non lasciare scampo.
Il grigiore e la tristezza paiono aver contaminato tutto, ed è proprio questo clima che fa da sfondo anche al racconto che dà il titolo alla raccolta.

In “L’uccellino rosso” due fratellini rimasti orfani vengono affidati ad un rude contadino che non li ha affatto a cuore.
Per lui i piccoli Anna e Mattias non sono altro che quattro mani in più per il lavoro, e non li avrebbe mai presi con sé, se non per quello.
I due ragazzini sono così costretti a passare le loro tetre giornate tra un lavoro e l’altro.
Mungere le mucche e tenere pulite le stalle, questi i loro compiti e nessuno spazio per i giochi, nessuno svago da bambini.
La loro infanzia pare essere davvero finita.
L’inizio dell’inverno e l’apertura della scuola dà ai due una piccola speranza di cambiamento, ma anche quella situazione si rivela triste e sconsolata.
Il confronto con gli altri bambini, con i loro vestiti, i loro giochi, e il loro pranzo è impietoso.
Lo sconforto aumenta e ormai anche la speranza di un cambiamento è lontana.
Un giorno gelido come tanti, di ritorno da scuola, Anna e Mattias trovano un uccellino rosso, che con il suo canto melodioso li guida alle porte di Pratofiorito, un luogo incantato, dove sembra essere sempre primavera, e dove decine di bambini giocano felici.

In “Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo?” la protagonista è la piccola Malin, una ragazzina di otto anni rimasta orfana e costretta per questo ad andare a vivere in un ospizio per poveri. La bimba è triste, in quel luogo cosi grigio e desolato non riesce proprio a trovare nulla di bello, niente per cui rallegrarsi.
Se almeno avesse qualcosa di piacevole da guardare! Ma anche fuori dalla finestra non ci sono fiori, né alberi, ad allietare le sue giornate.
Un giorno, mentre è a fare delle commissioni, sente per caso gli incantevoli versi di una poesia che recitano “Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo”... e da qui la bimba inizia a sognare e sperare. 
Se anche lei avesse un tiglio suonatore da guardare e un usignolo canterino da ascoltatore la sua tristezza finirebbe e tutto sarebbe allegro.

Anche “Tum Tum Tum!” è ambientato nei giorni della miseria, in un piccolo villaggio che vive solo grazie all'allevamento delle pecore. Un disgraziato giorno gli abitanti di Kapela scoprono che tutto il loro gregge è stato divorato dai lupi.
La piccola Stina Maria, una notte, mentre è alla ricerca del bastone di suo nonno, e teme di finire nelle grinfie dei lupi o di qualche altra creatura, finisce prigioniera dei "sottoterrestri", il popolo magico di cui il nonno le ha tanto raccontato.

“Messer Nils di Eka” racconta del piccolo Nils, costretto da giorni a letto dalla malattia.
Mentre fuori è estate e i fratellini giocano all'aria aperta, Nils combatte contro la febbre sempre più alta. Unica consolazione il bellissimo dipinto di un grandioso castello, quella visione risveglia la sua fantasia portandolo in un sogno in cui può finalmente dire addio ai suoi malanni e diventare l’eroe di una straordinaria avventura.

Quattro storie originali e tenere, in cui la desolazione lascia spazio alla speranza, la realtà lascia spazio al sogno e alla magia.
Dolce rifugio o provvidenziale risorsa, la fantasia diventa un grande alleato per questi piccoli eroi, trasformando anche la sorte più cupa e avversa nella più straordinaria delle avventure.

Un libro carino, che racconta piccole favole che non sono le classiche favole a cui siamo abituati. Alcune vanno interpretate, e vi dirò non sono neanche sicura di aver colto il vero senso di tutte. Però è stata sicuramente una lettura piacevole in un’edizione deliziosa, resa ancora più particolare dalle caratteristiche illustrazioni, tutte sui toni del grigio, nero e rosso, di Anna Pirolli.

Considerazioni:
Questa è stata davvero una raccolta curiosa e... strana.
I racconti qui narrati mi hanno ricordato le favole svedesi e islandesi (che ho avuto modo di leggere sempre nelle meravigliose edizioni edite da Iperborea), dove non tutto è chiaro, non sempre tutto torna e spesso quello che dovrebbe essere il lieto fine ha, difatti, ben poco di lieto.
È il caso, ad esempio, del racconto “Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo?”, in cui la piccola protagonista spera ardentemente di avere finalmente qualcosa di bello a rallegrare la sua vita e il racconto termina in modo che lei non abbia più... una vita.
Ma cosa c’è di bello in questo? Qual è la morale?
Mi ha fatto pensare un po’ alla storia della piccola fiammiferaia, di Andersen, dove il lieto fine anche lì si risolve con la morte della bambina, che finalmente si ricongiunge con sua nonna morta tempo prima.
Ma era un lieto fine per voi quello?
Cosa c’è di lieto in una bimba che muore congelata?
Ecco, la storia di Malin è più o meno simile.

Più positiva è invece la storia che dà il nome alla raccolta “L’uccellino rosso”.
Anche se qualcosa di poco chiaro c’è anche qui. Perché, una volta trovato quella sorta di paradiso terrestre che è “Pratofiorito”, Anna e Mattias non vi restano definitivamente? 
Perché tornano ogni giorno dal contadino per poi fare ritorno, ogni giorno, a Pratofiorito dopo la scuola?
E perché alla fine del raccontano non scelgono semplicemente di restare anziché chiudere la magica porta alle loro spalle?
Sanno bene che, una volta chiusa, quella porta non potrà più essere aperta. E se qualche altro povero bambino, come è successo a loro, avesse bisogno di quel rifugio? Perché essere così egoisti e togliere la possibilità agli altri?
Anche qui non ho ben chiaro quale sia il messaggio, se ce n’è effettivamente uno.

Il racconto che ho preferito, in un certo senso, è stato “Messer Nils di Eka.
Questo è l’unico in cui un bambino trova rifugio in qualcosa che non ha del magico e del soprannaturale, l’unico in cui ci si può riconoscere.
Quando un bambino è malato, e costretto a letto, può trovare facilmente rifugio nei sogni, nelle speranze. Certo può anche credere nell'esistenza di un luogo magico e incantato dove è sempre primavera, ma difficilmente lo troverà nella realtà.
Quindi sì, per il messaggio di fondo ho preferito questa storia alle altre. Questa in cui il piccolo Nils sogna di essere un eroe e, al risveglio, si ritrova più forte e combattivo più forte e combattivo anche nella sua realtà.
Mi piace l’idea che Astrid Lindgren, attraverso questi racconti, voglia trasformare anche le sorti più meste in avventure magiche e straordinarie, che voglia far diventare la fantasia il più grande alleato per sfuggire alla tristezza.
Non sono certa però della resa, difatti solo un bambino su cinque supera il suo dolore grazie alla propria fantasia. Tutti gli altri sono salvati da forze magiche esterne, forze che vengono in loro soccorso.
Quindi, per questo, non so dirvi se l’intento sia perfettamente raggiunto, però l’ho comunque trovata una raccolta carina e originale.

Ringrazio Iperborea per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

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