Titolo: Jane Eyre
Autore: Charlotte Brontë
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: Maggio 2011
Pagine: 721
Prezzo: 8,50 €
Trama:
Jane è una povera orfanella affidata alle cure di sua zia, la signora Reed, che non la riconosce e anzi la disprezza. Con lei e i suoi figli la piccola Jane non ha vita facile.
A nove anni, dopo l'ennesima ingiustizia subita, la ragazzina esprime il desiderio di andare via da quella casa che per lei non rappresenta altro che un luogo dove è stata profondamente infelice.
E' così che arriva all'istituto Lowood, dove studia per otto anni, e da studentessa diventa una delle insegnanti dello stesso istituto.
Ma all'animo avido di conoscenza di Jane i cancelli che delimitano Lowood appaiono come le sbarre di una gabbia.
Il suo desiderio più profondo è conoscere il mondo, scoprire cosa c'è oltre quelle colline che per anni hanno delimitato i confini del suo sguardo e sono state il limite del suo mondo.
Dopo aver inviato richiesta di lavoro viene assunta come governante in casa Rochester.
Qui Jane trova l'indipendenza, e anche sentimenti più profondi mai provati fino a quel momento: l'amore e la gelosia...
Recensione:
Charlotte Brontë ci racconta la storia di Jane Eyre, una povera orfana il cui destino sembra essere stato abbandonato dalla buona sorte.
Ce la fa conoscere sin da bambina, quando ancora è a Gateshead Hall sotto la custodia della zia, la signora Reed.
Grazie all'ambiente in cui vive, alle ingiustizie che è costretta a sopportare, ai ripetuti e continui atti di bullismo di cui i cugini la fanno oggetto (primo fra tutti il cugino Jonh Reed), cresce la simpatia che abbiamo nei suoi confronti.
Il lettore patteggia per lei, con lei si immedesima e soffre.
Tutta la prima parte del libro, quella in cui Jane è sotto la tutela della tremenda zia, fino a quando studia nell'istituto Lowood è molto appassionante.
La rabbia nei confronti dell'ingiusto destino capitato alla piccola Jane, contro le accuse false e ingiustificate che le vengono mosse, e l'ansia di rivalsa verso tutto quello che è stato per lei causa di enorme dolore, sono le motivazioni che spingono a proseguire la lettura.
Da qui si definisce il carattere della ragazza.
Jane è rispettosa, grata, sincera, di buon carattere.
Buona si, ma non stupida.
Non accetta che la si accusi di colpe che non le appartengono, e dopo aver passato anni a sopportare insulti, maltrattamenti e accuse, finalmente esterna la sua verità.
In un momento di rabbia, esprime alla zia tutto il rancore che ha dentro.
E questo è stato il momento più alto, più esaltante, più coinvolgente di tutta la lettura!
Standing ovation per la piccola, grande Jane!!!
Una volta uscita dall'istituto che l'ha istruita, la sua vita si tranquillizza, il suo animo si placa e con questo (purtroppo), anche la lettura.
Jane abbandona il collegio perché desiderosa di scoprire il mondo e di varcare quella gabbia che l'ha tenuta protratta, ma allo stesso tempo imprigionata ed esclusa da tutto per anni.
Giunta a Thornfield Hall però Jane si innamora del suo padrone, e così possiamo dire addio a tutti i sogni che la vedevano come una forte donna alla scoperta del mondo.
L'amore fa di lei la solita ragazza (di cui ai tempi si era soliti scrivere), che, perso qualsiasi desiderio personale, sogna come massima aspirazione il matrimonio con l'uomo desiderato (come tutte le "eroine" Austeniane).
Come è ovvio per l'epoca, tutte le decisioni che hanno a che vedere con la morale sono bug passate sotto il costante interrogativo: "Dio cosa vorrebbe per me?", "Le scelte che faccio pregiudicheranno il candore della mia anima?".
La religione, i dubbi morali, il timore reverenziale, sono onnipresenti nel racconto, soprattutto in questa seconda parte, dove la protagonista sacrifica la propria felicità in onore di un proprio credo, e nella speranza di una ricompensa nella vita futura.
Allo stesso tempo, in modo uguale e contrario ogni disgrazia, e ogni pena sono visti come giusta punizione per qualsiasi malefatta passata.
Il tutto è giustificabile ovviamente con l'epoca in cui il romanzo è stato scritto.
In questa seconda parte il personaggio di Jane, che tanto era parso combattivo e appassionato, cambia e diventa fatalista e remissivo.
Perde forza e con l'arrendevolezza di lei anche il racconto poco a poco si spegne.
Una lettura che ha avuto alti e bassi.
Iniziata in modo sorprendentemente coinvolgente, a cui sono però seguite pagine di profonda noia.
Ci sono stati successivamente altri momenti di coinvolgimento emotivo, come può essere stato l'incontro, avvenuto dopo anni, tra Jane e l'ormai morente zia Reed.
Ma, quello che poteva essere un secondo momento esaltate (che avrebbe portato alla seconda strameritata standing ovation per la cara Jane), si trasforma in un episodio profondamente umiliante.
Jane si illude di un pentimento della zia, la bacia, la perdona, le chiede addirittura scusa!
E la zia Reed in cambio cosa fa? Ancora una volta la offende, la denigra e svilisce.
Qui e in altre situazioni Jane si dimostra, come avevo preannunciato, non più schietta, combattiva e decisa come un tempo, ma buonista e artefatta.
Un romanzo che se fosse terminato con Jane bambina sarebbe stato un capolavoro.
Finalmente un personaggio diverso e vero, che non teme la verità e non soccombe alle ipocrisie in cui il mondo la costringe.
Ma da adulta Jane diventa proprio così.
Meno sincera verso se stessa e verso i propri sentimenti.
Più moralista e meno affascinante.
Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Ho letto questo libro perché mi è stato consigliato da moltissime persone.
Tutte me ne hanno parlato benissimo, dicendomi che, se avevo amato "Cime Tempestose" di Emily Brontë, avrei amato questo molto di più.
Ed è stato forse questo il motivo principale della mia forte delusione.
Se non me l'avessero esaltato così tanto, probabilmente l'avrei preso come "un libro come un altro" senza farmi assurde aspettative o paragoni.
Ma credetemi: con "Cime Tempestose" non ha nulla a che fare.
E questo a prescindere che vi piaccia più uno o l'altro, il paragone non può proprio esistere.
"Cime Tempestose” è unico nel suo genere, un classico che ha poco a che spartire con gli altri libri della stessa epoca.
Tenebroso, angosciante, cupo.
I suoi personaggi sono meschini, egoisti, crudeli e sembrano non avere nessun richiamo ad una qualsiasi coscienza, umanità e morale.
Jane Eyre lo posso invece paragonare (e l'ho fatto per quasi metà lettura) ad un qualsiasi romanzo Austeniano.
In particolar modo ho fatto il paragone con "Mansfield Park" (ahimè uno dei romanzi più noiosi letti fin ora), e qui il paragone ci sta tutto perché la storia è molto simile.
Una bambina maltrattata in infanzia, alla quale il lettore si affeziona proprio in virtù dei maltrattamenti da questa subiti.
La ragazza poi cresce e finisce con l'innamorarsi di un uomo che sfortunatamente ama un'altra donna.
E qui il paragone si ferma per due motivi: sia perché in "Jane Eyre" scopriamo che il signor Rochester non ha mai amato la signorina Blanche Ingram, ma ha solo finto, per scoprire la natura reale dei sentimenti della sua vera amata (Jane); sia perché i personaggi creati dalla penna della Brontë, sono molto più simpatici di quelli creati dalla Austen.
Fanny Price (la protagonista di "Mansfield Park") è lagnosa, senza spina dorsale, si fa mettere i piedi in testa da chiunque e incassa colpi senza mai accennare a difendersi.
Si dimostra allo stesso tempo maligna, piena di pregiudizi e pronta a menare sentenze nei confronti della sua rivale in amore.
Jane Eyre invece è profondamente buona e vera.
Da bambina si dimostra schietta, amante della giustizia e della verità e pronta a lottare per essa.
Anche quando la sua amica Helen Burns, compagna a Lowood, subisce maltrattamenti, lei si dimostra indignata e solidale.
Sono probabilmente proprio i discorsi sul sacrificio, sulla sottomissione e sulla ricompensa promessa in una vita ultraterrena, fatti dall'amica Helen, a innescare un cambiamento nell'animo di Jane.
Da combattiva, avventata e passionale che era, ce la ritroviamo (purtroppo), una ragazza remissiva, docile tutta morale e "porgi l'altra guancia"
Se il libro fosse finito con Jane bambina, in istituto, avrei dato come giudizio finale quello più alto.
La rabbia che ho provato leggendo tutta la prima parte, e la stima che ho avuto per Jane quando, con quel suo bellissimo discorso, ha messo KO l'orrenda donna che era sua zia, me l'hanno fatta amare e stimare profondamente.
Ho ritrovato in tutti i primi capitoli le stesse emozioni che ho provato durante tutta la lettura di "Cime Tempestose", e ne ero entusiasta!
Posso dire di esserne stata addirittura sopraffatta, tanto che ad un certo punto ho dovuto interrompere la lettura, tanto ero infuriata!
Ed questo è il bello dei libri, solo se emozionano vale la pena leggerli.
Ma in "Cime Tempestose" queste emozioni non mi hanno mai lasciata, la sua lettura non mi ha mai annoiata.
Questo invece si, e a queste prime pagine così emozionanti, ne sono seguite altre così noiose e prolisse, che ho fatto davvero fatica a continuare la lettura.
Successivamente il racconto si è risollevato, ma non ha mai eguagliato il pathos iniziale.
Jane mi è caduta davvero in basso quando ha messo totalmente da parte il suo piglio, il suo sarcasmo e la sua volontà, per poter essere gradita agli occhi di St. John Rivers.
(Ah giusto, dimenticavo di dirvi che in questo libro quasi tutti i personaggi maschili si chiamano John -__-")
E a questo John lei non riesce a dire di no, diventa schiava dei suoi voleri senza batter ciglio e senza esprimere mai le sue reali idee, opinioni e volontà.
E se St. John inizialmente poteva sembrare un uomo elegante e serio, mi è parso infine fortemente superbo e viscido.
Un uomo che per ottenere il proprio volere, lo declama e giustifica come "volere di Dio", e che per far sentire Jane in colpa si serve ancora una volta del timore reverenziale.
Pessimo e odioso!
Il signor Rochester invece, vittima già di suo di una sorte infelice che lo aveva condannato sin dalla gioventù ad una vita e ad obblighi coniugali che non aveva mai voluto, riceve, per aver avuto l'audacia e la sfrontatezza di amare Jane, un'ulteriore punizione.
Per salvare dall'incendio quella pazza di sua moglie, Bertha Mason, si ritrova cieco e senza una mano >__<
E a mio parere questo è stato troppo, una punizione troppo grande e immeritata.
E la colpa è stata tutta di Jane, lei non doveva abbandonarlo U_U
Prima che lei fuggisse infatti, sono stata d'accordo con lui quando le rinfaccia che, per non essere giudicata male dagli altri, sceglie di abbandonare, e lasciare nella disperazione e nella solitudine la persona che ama.
«Allora mi condanni a vivere come un disgraziato, a morire maledetto?»
La sua voce si alzò di tono.
«La consiglio a vivere senza peccato, e le auguro di morire in pace.»
«E tu mi strappi l'amore e l'innocenza, mi ricacci nelle passioni e nel vizio!»
«Signor Rochester, non designo a lei un destino migliore che a me. Siamo nati per lottare e per soffrire, tanto io che lei. Sarà prima lei a dimenticare me, che io lei.»
«Menti a parlar così. Metti in dubbio la mia parola. Ti dico che non posso cambiare, e tu mi dici in faccia che cambierò subito!
Hai un criterio errato, delle idee false, e si capisce dalla tua condotta.
È allora meno grave trascinare un proprio simile alla disperazione che trasgredire una legge puramente umana, quando nessuno risente del danno di quell'infrazione? Non hai né parenti, né conoscenti che offenderesti vivendo con me.»”
Non è stata forse una scelta egoistica la sua?
Chi abbandonerebbe così una persona che ama? Per giunta temendo gesti avventati e irragionevoli di quest'ultimo?
Questo è il grande amore che Jane prova? E lo mette da parte per cosa?
Ah si, giusto! Ce lo dice subito dopo... -__-"
«Io devo pensare all'anima. Se sarò sola, senza amici e senza appoggio, devo tenere ancor più in alto il rispetto di me stessa. Mi atterrò alla legge di Dio e sanzionata dagli uomini...»
In fin dei conti giudico questo un buon libro, una storia carina e sicuramente ben scritta, ma che non mi ha saputo emozionare come avevo immaginato.
Lo consiglio a tutti quelli che amano il genere "Austeniano", se amate quello sicuramente vi piacerà moltissimo anche questo. Io preferisco altro.
il mio voto per questo libro