mercoledì 20 settembre 2017

Recensione: "The Hate U Give" di Angie Thomas

Titolo: The Hate U Give
Autore: Angie Thomas
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 30 agosto 2017
Pagine: 416
Prezzo: 14,00 € 


Trama:
Starr si muove tra due mondi: abita in un quartiere di colore dove imperversano le gang ma frequenta una scuola prestigiosa, soprattutto per volere della madre, determinata a costruire un futuro migliore per i suoi figli. Vive quasi una doppia vita, a metà tra gli amici di infanzia e i nuovi compagni. Questo fragile equilibrio va in frantumi quando Starr assiste all'uccisione di Khalil, il suo migliore amico, per mano della polizia. Ed era disarmato.
Il caso conquista le prime pagine dei giornali. C'è chi pensa che Khalil fosse un poco di buono, perfino uno spacciatore, il membro di una gang e che, in fin dei conti, se lo sia meritato. Quando appare chiaro che la polizia non ha alcun interesse a chiarire l'episodio, la protesta scende in strada e il quartiere di Starr si trasforma in teatro di guerriglia. C'è una cosa che tutti vogliono sapere: cos'è successo davvero quella notte? Riuscirà Starr a trovare il coraggio di raccontarlo?

Recensione:
"The Hate U Give" rappresenta uno dei rari casi in cui i giudizi sul retro di copertina (quelli tipo "Stephen King, dopo averlo letto, non ha dormito per tre giorni" per intenderci) risultano assolutamente veritieri. Mi capita spesso di leggerli prima di cominciare una lettura, e devo ammettere che non sempre collimano con la realtà dei fatti.
Ma fortunatamente in questo caso sì. In uno dei commenti, firmato "Entertainment Weekly", si dice che la voce di Angie Thomas è "spiritosa, generosa e vera", e come non essere d'accordo?
Il romanzo presenta come tema cardine la discriminazione razziale, ma non è ciò che si percepisce leggendolo, o almeno non solo e non inizialmente.
Questo perché non è un libro sul razzismo, ma è la storia di una ragazza, di una come tante che, oltre alle difficoltà tipiche della sua età (scuola, amicizie e ragazzi), deve far fronte ad una ben più importante, l'essere nera.

La Starr versione Williamson non usa lo slang: non parla come farebbe un rapper, anche se i suoi amici bianchi lo fanno. In bocca a loro, lo slang fa molto figo. In bocca a lei fa solo "quartiere degradato". 
La Starr versione Williamson si morde la lingua quando qualcuno la fa incavolare, perché non si pensi che è una "giovane nera arrabbiata". 
La Starr versione Williamson è disponibile. Niente occhiate truci, di traverso o roba simile. 
La Starr versione Williamson non è aggressiva. Fondamentalmente, la Starr versione Williamson non dà motivo a nessuno di giudicarla una del ghetto. 
Mi odio per questo, ma lo faccio lo stesso.

Tuttavia il racconto di Starr non si nutre di compatimento e facile vittimismo ma, come affermato dalla rivista statunitense, è il ritratto di una normalità, sebbene diversa dalla nostra.
Per la sedicenne di Garden Heights è normale dividersi tra le feste del quartiere a base di alcol e sparatorie (seppure detesti esserne partecipe), ed i pomeriggi tranquilli con le amiche (bianche) della Williamson.
Per lei è normale vedere spacciatori agli incroci o risse tra gang, come è normale giocare a basket, o trascorrere il tempo nell'emporio di famiglia.
Ciò che non è però normale per Starr è assistere per la seconda volta all'omicidio di un suo amico, soprattutto sapendo che, stavolta, l'assassino è un poliziotto, che avrebbe potuto uccidere anche lei.
E se prima il romanzo parlava di una quotidianità, seppur sui generis, è qui che cambiano le carte in tavola.
Starr non è più solo la nera nella scuola dei bianchi, o la figlia di Big Mav che lavora al negozio, ma è "la testimone", l'unica che sa cosa sia successo davvero quella notte.
Tutti si aspettano che parli, che dica la sua versione, ma lei è consapevole che, facendolo, attirerebbe su di sé l'ira della polizia, e l'attenzione della stampa. Sa che diventerebbe un simbolo, la leader della protesta, in un posto che di guerre intestine ne ha già abbastanza.
Ma sa anche che loro, i bianchi, vedono solo ciò che vogliono vedere: l'ennesimo spacciatore freddato dalla polizia, un delinquente in meno per le strade.
Ma Khalil non era un criminale, ma solo un adolescente con tanti problemi. Un amico, dolce e gentile, che non meritava di morire. Ecco perché Starr non può continuare a tacere.

Lei mi tempesta la faccia di baci e mi stringe di nuovo a sé. «Sono fiera di te, piccola. Sei così coraggiosa» 
Quella parola. Quanto la odio. «Non è vero» 
«Invece sì.» Mamma si ritrae e mi scosta una ciocca di capelli dal viso. Non riesco a descrivere l'occhiata che mi dà, ma è uno sguardo che mi conosce meglio di quanto mi conosca io stessa. Mi avvolge e mi riscalda da dentro. 
«Avere coraggio non significa non avere paura, Starr» mi sussurra. «Significa andare avanti anche se si ha paura. Ed è proprio quello che stai facendo tu.»

E forse sì, da questo momento in poi nella storia si inseriscono incontri con detective e procuratori distrettuali, interviste alla tv, ma la sostanza non cambia.
La protagonista rimane la solita sedicenne divisa tra due mondi, che deve affrontare per giunta la perdita del suo migliore amico, e il dramma di aver assistito alla sua morte.
Come potrete immaginare il racconto è molto forte dal punto di vista emotivo. Leggendolo, si percepiscono nettamente le emozioni della ragazza, che vengono descritte in modo assolutamente naturale. Questo è ciò che contraddistingue la scrittura della Thomas: non c'è finzione né perbenismo, ma una rappresentazione di fantasia quanto più vicina alla realtà. Anche il linguaggio usato è semplice e diretto, come sarebbe quello di una comune ragazza, tuttavia non si ha mai l'impressione che sia poco curato.
Inoltre, nonostante la situazione fortemente drammatica, nella storia non manca mai l'ironia e l'autoironia. So che, detto così, può sembrare assurdo, ma in effetti è proprio questo piccolo particolare che rende la lettura particolarmente scorrevole e per nulla tediosa.
Difatti nel romanzo si parla di discriminazione razziale, abuso di potere, criminalità, droga, tutte tematiche abbastanza forti, e sarebbe stato semplice trasformare il libro in un trattato sulla vita nei ghetti, eppure il ritratto di Garden Heights che viene fuori dalla Thomas è quello di una comunità che versa in gravi condizioni, ma è comunque unita.
Un quartiere difficile, questo è indubbio, ma animato da persone coraggiose e dal cuore d'oro, come il signor Reubens, la signora Rosalie, il signor Lewis (la cui intervista alla tv meritava una standing ovation), la signora Rooks, con le sue memorabili torte red velvet (che avrei tanto voluto assaggiare) e persino lo scapestrato Fo'ty Ounce.

Osservo Fo'ty Ounce che aiuta la signora Pearl. La gente qui non ha molto, ma si aiuta a vicenda, come può. È una famiglia strana e totalmente disfunzionale, ma è pur sempre una famiglia. Più di quanto credessi fino a poco fa.

E che dire poi della famiglia di Starr, i Carter?
Impossibile non amarli. Da Big Mav, pronto a tutto pur di proteggere i suoi cari, ed in particolare la sua bambina, alla madre Lisa, severa quando serve, ma anche dolce e comprensiva, fino ad arrivare al protettivo zio Carlos.
Per non parlare dei tre fratelli insieme: Seven, Starr e Sekani. Leggere di loro era come prendere una boccata d'aria fresca. La cosa bella era che, durante la lettura, avevo l'impressione di avere di fronte una famiglia vera, in alcuni tratti anche simile alla mia, con le normali discussioni, gli scherzi e le battute, gli abbracci, i pianti e le preoccupazioni condivise.
E potevo dimenticare Khalil? Il ragazzo appare solo in poche pagine, eppure l'autrice è stata così incisiva nel costruirne la storia e l'amicizia con Starr, che non si può non affezionarsi a lui e non provare pena per la sua morte. Avrei voluto conoscerlo meglio, è vero, come avrei voluto sapere di più di tutti gli abitanti di Garden Heights, ma non è questo l'importante.
Perché, come dice la stessa Thomas, questo libro non è solo la storia di Starr e Khalil, ma di tutte le persone oppresse, delle voci che rimangono inascoltate, della paura che soffoca e della forza di rimanere a galla, nonostante tutto.
È la storia di tutti quelli che hanno il coraggio di parlare, quando c'è chi tenta di metterli a tacere, perché a volte, basta una sola luce nel buio, anche solo un piccolo barlume di speranza, per non smettere di lottare.

Considerazioni:
Quando ho iniziato questo libro non sapevo precisamente cosa aspettarmi. Non avevo letto nulla della trama, tuttavia ero un po' spaventata dall'idea di trovarmi di fronte un libro impegnato, dal punto di vista etico e sociale, e impegnativo, dal punto di vista emotivo.
Solitamente non disdegno affatto questo genere di libri, anzi, ma venendo dalla lettura di due libri intrisi di ideologia e particolarmente difficili da sostenere, sebbene bellissimi (mi riferisco a "Il prodigio", di cui troverete a breve la recensione, e "Il racconto dell'ancella"), non ero del tutto sicura fosse il momento giusto per questo romanzo.
Devo dire però che, già dalle prime pagine, mi sono resa conto che i miei timori erano infondati.
"The Hate U Give", come accennavo poc'anzi, ha il grande pregio di riuscire ad affrontare tematiche importanti, senza rendere in nessun modo la lettura gravosa.
Anzi, devo ammettere che raramente ho divorato un libro così velocemente, non riuscivo letteralmente a fermarmi. Questo perché il romanzo è coinvolgente, la scrittura spiritosa e autoironica, i personaggi ben delineati.
Si ha l'impressione che sia un'amica a parlarti, della sua vita e di come tutto sia crollato all'improvviso, sotto i suoi occhi.
È il racconto di una ragazza qualunque, che vive una realtà completamente diversa dalla nostra.
Sentiamo spesso parlare alla tv dei quartieri malfamati e dei ghetti americani, degli scontri tra la polizia e la gente di colore, e dell'abuso di potere delle forze dell'ordine nei confronti di quest'ultimi.
Sentiamo di uomini disarmati brutalmente assassinati dai poliziotti per colpa di un pregiudizio, che fa del colore della loro pelle un segnale d'allarme.
Anche da noi purtroppo esistono questi stupidi preconcetti, eppure la tragica situazione americana ci pare ancora, fortunatamente aggiungerei, così lontana.
Con il libro della Thomas, invece, si ha l'illusione di entrare a Garden Heights, e capirne i meccanismi: il mondo delle gang, il traffico di droga, le guerre territoriali. Pur essendo impossibilitati ad identificarci appieno, non si può non compatire chi effettivamente è costretto a giostrarsi in questo mondo fatto di giochi di ruolo e regole non scritte.
E soprattutto non si può non provare rabbia e senso di impotenza nel vedere il nemico bianco che, semina morte, e si aggira poi indisturbato come nulla fosse. Come se la vita degli abitanti dei quartieri degradati, o in generale dei neri, contasse meno di quella di tanti altri più fortunati.

La verità getta ombra sulla cucina: persone come noi in situazioni come queste diventano degli hashtag, ma di rado ottengono giustizia. 
Però penso che siamo tutti in attesa della volta, di quell'unica volta in cui le cose finiscono bene. E forse può essere questa.

È evidente che, per quanto di fantasia, la storia di Khalil, è in fondo assolutamente vera.
Basti pensare ai riferimenti ai fatti di cronaca, contenuti nel libro (tipo l'assassinio di Emmett Till), o alla lotta delle Pantere Nere o di Malcolm X, o a tante altre tragedie che attingono direttamente alla realtà.
Vuoi o non vuoi il romanzo è un libro di formazione, seppur camuffato in maniera egregia. È una lezione di vita, un invito potente a calarsi nei panni dei più deboli e ad alzare la voce in loro difesa. Un invito a vincere la paura e a non farsi sopraffare da essa, a combattere insieme per un fine comune, anche quando l'esito infausto sembra inevitabile e la giustizia solo un miraggio.

Curiosità: 
Sono iniziate in questi giorni le riprese del film, tratto da questo romanzo, che vedrà nei panni di Starr l'attrice Amandla Stenberg, che sicuramente ricorderete per l'interpretazione di Rue in "Hunger Games", o per il ruolo da protagonista nel più recente "Noi siamo tutto".

Ringrazio la casa editrice Giunti per avermi inviato una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

5 commenti:

  1. Bellissima recensione complimenti. Ho amato fin dalla prima volta questo libro, nonostante non l'abbia letto. Il tema per me è molto importante, essendo in una coppia mista con un ragazzo nero. Mi piacerebbe molto poter leggere questo libro e vedere da un punto diverso la storia del "nero che viene ucciso da poliziotto bianco". Grazie per il consiglio :)

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    1. Sicuramente la lettura non ti deluderà, in ogni caso mi piacerebbe sapere la tua opinione!

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  2. La recensione è fatto benissimo e lo segno sicuramente. Mi piace la trama del libro

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  3. Io i commenti in copertina, invece, non li leggo praticamente mai, non mi fido molto :D Piuttosto, la tua recensione mi ha super convinta :D sembra davvero una bella lettura :)

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  4. Ciao Muriomu - questo mese di Settembre per mè è Super pieno.
    Grazie per essere passata al Rifugio http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/ e per l'invito.
    Spero di riuscire a passare altra volta per il Giveaway, ma non sò se riuscirò a farlo
    Un saluto, buon venerdì e migliore fine settimana.

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