mercoledì 17 giugno 2020

Recensione: "La casa delle voci” di Donato Carrisi

Titolo:  La casa delle voci
Autore: Donato Carrisi
Editore:  Longanesi
Data di pubblicazione: 2 dicembre 2019
Pagine: 400
Prezzo: 20,90 € (cartaceo) 12,99 € (ebook)

Trama:
Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà.
Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini.
Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall'altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un'adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio.
E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un’illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. 
Hanna è un’adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non lo ha semplicemente visto. Forse l’assassina è proprio lei.

Recensione:
Quanto è difficile recensire un libro come questo!
Non si sa mai da dove cominciare, cosa dire o non dire, perché anche quando si crede di dire poco, si è già detto troppo.
Prima di iniziare a scrivere questa recensione, ho riletto la trama che viene affiancata al libro, lo avevo già fatto qualche mese prima di iniziare a leggerlo, e fortunatamente l’avevo anche rimossa.
Come sono fuorvianti certe volte!
Di solito evito di leggerle prima di iniziare la lettura, spesso sono piene zeppe di spoiler!
Questa volta no, non è così, ma ammetto che fa sembrare il libro molto meno allettante di quanto non lo sia in realtà.
“La casa delle voci” non è solo un thriller, ed è questo che lo rende così appassionante e originale. Comprende in sé diversi generi, thriller, mistery e paranormale e fino alla fine non si ha idea verso quale delle strade verterà la rivelazione finale.
Protagonista del romanzo è lo psicologo infantile e ipnotista “addormentatore di bambini” Pietro Gerber, ma non è con lui che inizia il romanzo.
E’ la notte del 23 febbraio e siamo con la piccola Hanna Hall, nella “Casa delle voci”, quando, nel bel mezzo della notte, la bimba sente bisbigliare il suo nome.
Un nome che sceglie e cambia ogni volta che, con la mamma e il papà, è costretta a scappare, ad andare via, e cercare un’altra casa delle voci, un nuovo rifugio, che li terrà lontani e nascosti da quegli “estranei” che, da che ne ha memoria, danno loro la caccia.
Appena la piccola, dieci anni compiuti solo la sera prima, sente pronunciare il suo nome, balza in allerta, e il piano per l’evasione scatta immediato.
Avverte la mamma e il papà del pericolo e insieme cercano di sfuggirgli per l’ennesima volta.
Biancaneve, così ha scelto di chiamarsi Hanna questa volta, conosce bene le 5 regole, ed è certa di non averne infranta nessuna. Allora come mai qualcuno sa il suo nome?

Regola numero 5 “se un estraneo ti chiama per nome, scappa”
Regola numero 4 “non avvicinarti mai agli estranei e non lasciarti avvicinare da loro”
Regola numero 3 “non dire mai il tuo nome agli estranei”
Regola numero 2 “gli estranei sono il pericolo”
Regola numero 1 “fidati soltanto di mamma e papà”

In quella notte molte cose andranno perdute, distrutte da un fuoco che spazzerà via ogni cosa. 
Una famiglia, il suo futuro e i misteri che la tenevano in piedi. Un futuro legato a quelle regole che l’hanno salvata o condannata per anni.
Nel capitolo successivo siamo catapultati in un’altra realtà, ambientata diversi anni dopo quella notte.
Ed è qui che facciamo la conoscenza di Pietro Gerber, il famoso psicologo infantile fiorentino che sta lavorando all’ultimo dei suoi casi: Emilian, un bambino di origini bielorusse, recentemente adottato da una famiglia italiana, sta manifestando un sospettoso disagio.
È al termine della sua ultima seduta che Gerber riceverà la telefonata che cambierà tutta la sua esistenza.
Theresa Walker, una collega australiana, lo contatta da Adelaide, per passargli un caso di cui si è occupata solo per poco tempo.
Ed è così che le vite di Pietro Gerber e Hanna Hall vengono ad incontrarsi.
Dottore e paziente e una serie di interrogativi a cui trovare risposta.
Hanna non è una paziente come gli altri per Gerber, e non solo perché ha superato da circa vent'anni l’età con cui lo psicologo è solito confrontarsi.
Hanna Hall ha qualcosa di strano e particolare, qualcosa che la rende diversa da chiunque, qualcosa che lo psicologo non sa spiegare e che lo spaventa.
Hanna parla di spiriti, di voci e presenze che riuscirebbe a percepire e, in effetti, nel corso delle sue sedute, dimostra sempre più spesso di conoscere dettagli, anche sullo stesso Gerber, che nessuno avrebbe potuto rivelarle.
Hanna è davvero speciale come dice di essere?
Ma la donna non è lì per questo, non ha bisogno delle sedute per avere risposte sulle sue fantomatiche doti paranormali, lei vuole risposte sul suo passato. Risposte di cui non ha memoria, che sono svanite in lei in quella famosa notte dell’incendio.
Hanna, così è scaturito dalla seduta con la Walker, da bambina avrebbe ucciso Ado, il suo fratellino, ma non rammenta come, né il perché.
Le sedute ipnotiche dovranno rispondere a questa e anche ad altre numerose domande, ma con l’andare avanti dei giorni, gli interrogativi di Gerber si sposteranno su ben altri fronti.
La storia che Hanna gli racconta è vera?
Ado è esistito davvero?
La donna lo sta solo manipolando per un qualche gioco perverso?
Il lavoro con lei, inoltre, riporterà a galla anche un segreto del passato dell’uomo, che per anni ha cercato di dimenticare.
Un intreccio di storie e vite che si attorciglierà in maglie sempre più strette con il proseguire delle pagine. Una narrazione avvincente e una protagonista, Hanna Hall, carismatica e coinvolgente che cattura l’attenzione su di sé e sulla sua storia, da cui è davvero difficile staccarsi. Anche a libro chiuso mi sono trovata spesso a fare ipotesi, teorie, a immaginare quale potesse essere la verità che si celava dietro l’enigmatico, misterioso e affascinante passato di Hanna.

E se Carrisi ha studiato l’immagine perfetta della protagonista problematica, ma che pare, a tutti gli effetti genuina e sinceramente convinta di ciò che racconta, non si può dire che la stessa opera gli sia riuscita con il famoso psicologo infantile Pietro Gerber.
L’uomo, che ci viene inizialmente descritto come uno dei più capaci nel suo campo, si rivela invece essere completamente inadeguato nello svolgere il suo mestiere.
Non comprendo come questa cosa possa essere voluta, e perché lo scrittore scelga di presentarci l’immagine di un uomo tanto volubile, suggestionabile e suscettibile.
Gerber, nonostante la competenza e l’esperienza sul campo - ricordiamo che i suoi pazienti sono i bambini, e proprio per questo dovrebbe essere abituato ad ascoltare le peggiori atrocità - si dimostra, invece, decisamente ipersensibile ed emotivo nel confrontarsi con una persona adulta.
Nonostante la debolezza del suo personaggio, che ho trovato a tutti gli effetti poco credibile, il romanzo ha una forza che prescinde da lui, perché la sua forza sta nella storia, in Hanna, nel suo passato - che ci racconta durante le ipnosi - e nel suo presente, di cui ci lascia intuire ben poco.
Un romanzo che mi ha coinvolta e catturata, un intreccio ben costruito tra passato e presente, reale e paranormale, verità e menzogne.
Questo è il primo romanzo di Carrisi che leggo ma, sicuramente, non sarà l’ultimo.

Considerazioni:
Per un bambino la famiglia è il posto più sicuro della terra. Oppure il più pericoloso.
Questo Pietro Gerber lo sa bene, lavora con i bambini da tantissimi anni, come suo padre, il Signor Baloo, prima di lui, e il rischio del mestiere è quello di essere costretto ad ascoltare i traumi dei suoi piccoli pazienti e, ciò che è ancora peggiore, gli eventi spesso terribili, che li hanno causati.
Da un esperto del genere, noto nel suo campo come uno tra i più bravi, ci si aspetterebbe competenza, razionalità, sensibilità ma controllo delle proprie emozioni.
Invece a Pietro Gerber basta poco, uno sguardo ambiguo, un suono indistinto, una parola strana, un ricordo inspiegabile, per cadere vittima delle emozioni.
Già da quando riceve la telefonata della collega australiana, Theresa Walker, che inaspettatamente gli passa un suo caso, lui va in crisi.
Una paziente adulta, un evento a cui non era psicologicamente preparato.
Quando poi la incontra, le cose vanno anche peggio.
Ogni frase della donna lo spinge a porsi interrogativi, mettersi in dubbio, e gli basta una semplice domanda per fargli perdere qualsiasi razionalità.
Hanna, durante una seduta, chiede allo psicologo se anche lui da bambino, prima di andare a dormire, chiedesse ai genitori di guardare sotto al letto per rassicurarlo dell’assenza di mostri che avrebbero potuto fargli del male.
Be’ non ci crederete ma basta questo per spingere Gerber, una volta tornato a casa, a guardare con vera apprensione sotto al letto del suo bambino.
Questo, signori miei, è uno psicologo infantile di fama mondiale!
Ma non è solo questo. Dal punto di vista professionale la figura di Pietro è traballante su molteplici aspetti.
Sono spesso gli altri, la moglie, la collega Theresa Walker, la stessa Hanna, ad indirizzarlo sul da farsi, a indicargli la strada, a suggerirgli le mosse del suo lavoro, in cui lui pare sempre procedere a tentoni.
Molto credibile invece è Hanna. Per quanto la sua figura possa essere misteriosa e nebbiosa, per quanto ciò che ci racconta possa essere considerato strano, folle o insensato, lei resta una voce assolutamente credibile, ipnotica e affascinante.
Il suo passato, la sua storia, l’infanzia, ormai perduta, trascorsa nelle innumerevoli case delle voci, e le altrettanto innumerevoli identità che ha dovuto cambiare, sono l’anima di questo romanzo.
Una storia indimenticabile la sua, una famiglia a cui mi sono subito affezionata, con tutti i suoi misteri: gli estranei, la vedova viola, la bambina con il vestito con le api, Ado, Azzurro, i Tetti Rossi, i viaggi e i trasferimenti con la piccola cassa di legno costantemente al seguito, e quelle cinque regole da rispettare sempre.
Hanna racconta un mondo che, quasi fino alla fine, non capiamo se essere reale o solo il frutto che la sua immaginazione ha partorito, la forma bizzarra che ha dato ai suoi ricordi per superare un trauma difficile da comprendere per una bambina.
E poi la rivelazione finale... spesso anche nei thriller più belli e avvincenti, quando arriva il momento delle spiegazioni, c’è quasi sempre qualcosa che non va, che non convince, i chiarimenti sembrano forzati, alcuni passaggi strani e incomprensibili, qui invece no.
La cosa che ho apprezzato, infatti, è che un po’ di pagine prima della conclusione sono, per sommi capi, riuscita a venire a capo del mistero, e le spiegazioni finali mi hanno pienamente soddisfatta.
Certo, a Pietro Gerber non affiderei neanche mezzo caso, ma gli altri libri di Carrisi, quelli li leggerò più che volentieri.

il mio voto per questo libro

5 commenti:

  1. io invece sono tra quelle a cui il romanzo ha lasciato troppi dubbi e perplessità. fino a circa 3/4 del libro avrei dato un voto altissimo, ma nelle pagine finali, che ho trovato frettolose, credo manchino punti fondamentali che l'autore non ha approfondito o volutamente lasciato in disparte. non posso scrivere molto perchè potrei far spoiler ma ancora adesso a distanza di un mese per me resta un grande boh.

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    1. Ora sono curiosa però, ALLERTA SPOILER NON LEGGETE QUI SOTTO!
      Ecco ora puoi dirmi tutto XD

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    2. A me l'unica cosa che non ha convinto, oltre alla figura di Pietro Gerber che, come ho scritto nella recensione, non mi è parsa credibile, è il fatto che Tommaso e Mari fossero dei ragazzini...
      Ecco, da tutte le cose che conoscevano, sulla caccia, sulla terra, sulle erbe, ecc, non lo avrei MAI detto.
      E non capisco come avrebbero potuto sapere tutte quelle cose se sono, di fatto, cresciuti ai Tetti Rossi.
      Questo è senza dubbio poco realistico. Più che dei ragazzini a me son parsi dei vecchi saggi d'altri tempi XD

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  2. Mi vergogno ad ammettere di aver letto, di Carrisi, solo Il Suggeritore 😳 e dire che a casa ho tutti i suoi libri... 😳😳
    Devo rimediare! Così tanti libri e così poco tempo D:

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  3. Questo romanzo non l'ho ancora letto, ma mi piace Carrisi e credo che presto lo acquisterò anche io ☺️☺️

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