martedì 30 giugno 2020

Recensione: “Non chiamarmi strega” di Sabina Colloredo

Titolo:  Non chiamarmi strega
Autore: Sabina Colloredo
Illustrazioni: Fabio Visintin
Editore:  Gallucci
Data di pubblicazione: 13 febbraio 2020
Pagine: 160
Prezzo: 11,70 € (cartaceo) 5,99 € (ebook)

Trama:
Lucetta vive all'ombra della madre, una donna bella, libera e coraggiosa, che cura con le erbe e con la magia. La segue nelle sue fughe dagli Inquisitori, nelle scure foreste e sulle montagne, tra l’Italia e la Germania del Cinquecento, fino a Triora, il rifugio delle streghe. Ma Lucetta, come ogni figlia, cerca la propria strada, il proprio modo di vivere, di amare. Il suo percorso è un distacco, un’avventura unica e senza tempo. L’avventura di crescere.

Recensione:
Il 15 maggio del 1505, in una casetta sulle rive del mare, in un piccolo paesino della Liguria, nasce una bimba il cui destino in parte è già stato scritto. Sua madre Melusina è una guaritrice. Sente la terra, conosce le erbe, le piante, i fiori, le loro proprietà benefiche e non. Sa che la pianta giusta può guarire, quella sbagliata può uccidere.
Quando viene al mondo Lucetta, la sua bambina, Melusina inizia subito, sin dai suoi primi giorni di vita, a trasmetterle tutto il suo sapere, le conoscenze accumulate in tanti anni, in tante vite.
Lucetta trascorre i suoi primi anni in serenità, tra le mura di quella casa che costituisce il suo nido, il suo rifugio sicuro, dove niente potrà nuocerle e farle del male.
La bimba cresce con amore, in un mondo ovattato, tra i profumi delle erbe, degli stufati sempre sul fuoco, degli intrugli prodigiosi, e i suoni rilassanti della natura, il meraviglioso sciabordio del mare, accompagnato dalle costanti litanie cantate a bassa voce, per scacciare gli spiriti maligni.
Lucetta ammira sua madre, la vede bella, allegra, vivace, così diversa dalle altre donne che conosce, sempre così felice di fare del bene e soccorrere chi le chiede aiuto.
Ma un infelice giorno, l'inquisizione, con a capo il monsignore Manenti giunge al villaggio in cerca di una fantomatica strega di cui avrebbe ricevuto voce.
Da qui inizia la fuga di Melusina e Lucetta verso un nuovo luogo dove sentirsi al sicuro, e da qui Lucetta inizia a vedere sua madre, e ciò che fa, in modo completamente diverso.
Gli abitanti del villaggio, che tanto hanno aiutato e a cui hanno prestato soccorso negli anni, ora danno loro la caccia, le chiamano streghe, le vogliono catturare e consegnare alla giustizia.
Perché tanto odio? Perché sono costrette a scappare? E perché sua madre non può essere una mamma normale?
Ed è cosi che la piccola Lucetta a soli cinque anni, spaventata ed intimorita, si troverà a ripudiare tutti gli insegnamenti e le credenze con cui è cresciuta e a prendere una decisione dentro di sé: lei non sarà mai una strega!
Il viaggio che mamma e figlia intraprendono le porterà a Triora, un piccolo villaggio sui monti dove troveranno ad attenderle una vivace comunità di guaritrici che, come loro, vi hanno trovato rifugio.
Qui passeranno gli anni più belli e spensierati della loro vita, in una comune dove non si sentiranno mai delle reiette escluse, ma parte integrante di qualcosa di unico e straordinario.
Qui nasce Erika, secondogenita di Melusina, una bimba dai poteri straordinari e dal grande destino scritto nelle stelle. Lucetta, proverà sin da subito un affetto straordinario e primordiale per la sua sorellina, un sentimento che le aprirà nuovamente il cuore a quella parte selvatica e sensibile che tanto aveva cercato di seppellire.
E, senza volerlo, Lucetta aprirà il cuore anche all'amore...
Ma le cose belle non durano per sempre, e anche Triora non sarà più un luogo sicuro, così le tre saranno nuovamente in cammino, prima verso Roma e poi ancora in Germania.
Un continuo viaggio per sfuggire alle fiamme, una continua fuga per essere libere di essere come la natura le ha create. Donne forti, potenti che cercano il loro posto nel mondo.
Una storia suggestiva e affascinante, che ha il suo fascino nel fumo denso degli infusi, delle pozioni, negli odori delle erbe, nel potere e nella forza della natura, nella luce del fuoco dei sabba, così magici e festosi e allo stesso tempo così inquietanti, ma ha la sua forza nelle sue protagoniste, donne che contano solo su se stesse, donne che non si piegano e che non hanno bisogno di nulla al di fuori di loro stesse.
Un libro che non mi sarei mai stancata di leggere e che mi è spiaciuto chiudere così presto. Avrei voluto conoscere di più della vita delle tre sorelle... mi chiedo: come sono trascorsi quegli anni non raccontati? Cosa è successo nelle loro vite prima di trovarcele, di colpo, ognuna al proprio destino?
Purtroppo con i libri che ti piacciono è sempre così, vorresti non finissero mai.

Considerazioni:
Libri, pozioni, rimedi, medicamenti, infusi, erbe, fiori e pietre.
Le streghe, le guaritrici, le curatrici, in realtà erano, per la maggior parte, donne sapienti, profonde conoscitrici della natura, del corpo umano, e dei movimenti della terra e del cosmo.
Donne dotate di una particolare sensibilità, e che tramite essa entravano in simbiosi con la natura e con tutto ciò che le circondava.
La magia, in fondo, non è tutta intorno a noi?
Basta guardare al di là del proprio naso, concentrarsi su ciò che sta fuori, anziché volgere l’attenzione perennemente su se stessi, per accorgersi che ne siamo circondati, che magari quella che definiamo natura, il normale susseguirsi delle cose, potrebbe benissimo definirsi incanto, o sortilegio.
Se avete letto “Il giardino segreto”, saprete che il piccolo Colin, voleva studiare l’argomento e scrivere un trattato a riguardo.
Per lui un bocciolo che spunta dalla terra, dopo un giorno di temporale e pioggia, è vera e propria magia. E come dargli torto?
Per quanto mi riguarda sono sempre stata affascinata dal tema, e da queste figure femminili che, nella storia, hanno padroneggiato le arti, e sono state regine del mondo selvatico.
Un sapere tramandato di generazione in generazione, di bocca in bocca, di madre in figlia: gesti, formule e grandi piccoli segreti.
“Non chiamarmi strega” di Sabina Colloredo, è un romanzo in cui protagoniste sono quelle che un tempo venivano, in modo denigratorio, definite streghe, ma erano principalmente donne che avevano un forte legame con la terra.
Come è ovvio in questi casi, il libro affronta anche il tema del pregiudizio, della paura che lambisce chi ignora e che porta quindi a perseguitare il diverso.
Anche la paura è in effetti un potente incantesimo. Non permette di ragionare con lucidità, è guidata dall'ignoranza e porta, come diretta conseguenza, alla cattiveria.
Una sorte che ha costretto, nei secoli, le guaritrici a nascondersi e alla fuga, proprio come Melusina e le sue figlie hanno dovuto fare, ma una sorte a cui tutt'oggi va incontro chiunque non rientri perfettamente nei canoni che impone la nostra società.
Due sono i modi in cui reagire a tutto questo: nascondersi per timore o mostrarsi al mondo con orgoglio.

Melusina è una donna forte, sfrontata, fiera di sé e delle proprie doti, la si ama e la si odia, a seconda dei momenti.
Il legame più prezioso che sente è quello con la natura ed il cosmo, esso precede anche quello che la lega alle sue stesse figlie, il che è strano da leggere, spesso appare insensibile, aspra, persino cattiva.
Le sue convinzioni sono radicate e radicali, non necessariamente vere in modo universale, ma basate sul suo vissuto.
Non stima gli uomini, non dà loro importanza, quasi pare detestarli e sicuramente non desidera averne uno al suo fianco.
Le sue scelte sono figlie di un passato che non ci viene mai raccontato, e tramanda anche queste alle sue figlie, insegna loro i suoi pregiudizi, alla stregua del metodo giusto per curare una congiuntivite o un dolore di stomaco.
Ma non sono solo i suoi sentimenti verso gli uomini ad essere così duri e inflessibili.
Melusina pare essere sempre lievemente anaffettiva, sembra apprezzare le sue figlie in proporzione al potere che esse hanno ereditato. 
È fiera di Erika perché diventerà una grande Dama, un faro di luce per  le donne come loro. Con Lucetta mostra una speranza, e per un po' di anni spera di modellarla, come argilla nelle sue mani, a sua immagine e somiglianza. Per Serafina, la figlia minore, mostra una decisa noncuranza. Sa che non ha ereditato alcun potere e per questo non le presterà mai grande attenzione.
È stato un po' triste e deludente scoprire la sua vera natura.
Melusina non è cattiva, ma non è neanche sensibile come ci si aspetterebbe da qualcuno che vota la sua esistenza a fare del bene al prossimo.
In effetti, non cura le persone perché sente forte il desiderio di guarirle e farle stare bene, lo fa soprattutto per mettere in mostra le sue doti, per far vedere a tutti quanto è capace, quanto è brava e preziosa.
Si mette volutamente in mostra e facendolo mette più volte a rischio la sua vita e quella delle sue figlie.
È stato desolante anche vedere come cambia negli anni il suo rapporto con Lucetta.
Nei primi capitoli è molto carino vederle insieme, leggere di loro e della loro vita così peculiare, in perfetta simbiosi con la natura.
È bello e gratificante leggere di una donna forte che sa crescere una figlia nell'indipendenza, ma sempre con affetto, amore e tenerezza.
Le cose, però, cambiano drasticamente quando le due sono costrette alla prima delle loro numerose fughe, e quindi a lasciare la confortevole casetta sulla spiaggia per dirigersi verso Triora.
Con quella prima fuga madre e figlia si lasciano il futuro sereno e placido alle spalle, e Melusina sembra abbandonare in quella casina anche tutta la tenerezza e l'affetto materno che aveva reso così dolci e speciali i momenti in cui si leggeva del rapporto madre/figlia.
Successivamente a questo, di quel rapporto non resteranno che alcuni scampoli rubati alla notte. 
Alla luce del giorno le due sembreranno sempre due gatte in eterna lotta, un'eterna sfida per primeggiare sull'altra, per imporre la propria visione della vita.
Questa è stata l'unica cosa che mi piacerebbe aver potuto cambiare della storia.
Avrei voluto che il loro rapporto fosse rimasto conflittuale sì, ma dolce come lo era in principio.
Anche Lucetta tuttavia non è da meno, mostra da subito, sin da piccola, un'ostinazione pari a quella di sua madre.
Scoprire che la loro vita le metterà sempre in pericolo e che saranno sempre costrette a nascondersi e alla fuga, la spaventa così tanto che decide di ripudiare la sua stessa natura.
Lei non vuole diventare una strega, e per un po' di anni, se ne convince così tanto da crederci davvero.
Abbandona la strada tracciata da sua madre, e con gli anni è sempre più evidente quanto lo faccia più per sfida e per dispetto che perché realmente convinta di quella decisione.
Tuttavia, evadere dalla propria natura risulta la fuga più difficile, più che scampare alle fiamme dei roghi.
Lucetta trova la sua strada, percorre i suoi passi, raggiunge le sue conquiste, lasciando per la strada qualche rimpianto. E come chiunque ha ancora qualche sogno, qualche desiderio da esaudire che sussurra alle stelle e regala al vento.
Come fa lei a fine libro, quando tira le somme della sua esistenza, anch'io, prima di chiuderlo, ho ripercorso nei ricordi le emozioni che il romanzo mi ha regalato. Ho ripensato alla strada percorsa, ai luoghi visitati e abbandonati, ai personaggi a cui mi sono affezionata, a quelli che ci hanno abbandonato troppo presto, e ai perché e per come che non hanno trovato risposta.
Vite intere, vite affascinanti, rinchiuse in un libro, forse troppo breve.

Ringrazio Gallucci Editore per avermi omaggiato di una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

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