venerdì 28 marzo 2014

Recensione: "Il canto della rivolta" di Suzanne Collins

Titolo: Il canto della rivolta
Autore: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Data di Pubblicazione: 14 Maggio 2013
Pagine: 421
Prezzo: 11,00 €

Trama:
Katniss ancora una volta è riuscita a sopravvivere all'arena, ora è nel distretto 13 assieme ai ribelli e ai pochi superstiti del distretto 12, distrutto dai bombardamenti per mano di Capitol City.
Mentre i distretti sono in rivolta e si organizzano per ribaltare il potere, Peeta è prigioniero nelle mani del presidente Snow.
Katniss nelle vesti della ghiandaia imitatrice, simbolo della rivoluzione, manda messaggi ai distretti incitandoli a non arrendersi e a ribellarsi al nemico.
La rivolta ha inizio...

Recensione:
L'ultimo capitolo della saga è il più tetro e complesso, sia dal punto di vista delle emozioni, che da quello delle vicissitudini e dei molteplici scenari in cui si svolge la narrazione.
Dal distretto 13 si passa all' 8 poi al 2 e infine siamo trasportati per le strade sotterranee e superficiali di Capitol City, dove avviene la fase finale della rivolta.
Il racconto (a differenza degli altri due libri che lo hanno preceduto, che hanno sempre mantenuto viva l'attenzione del lettore), presenta alcuni punti morti, in cui la lettura scorre lenta e pare in alcuni capitoli persino noiosa.
La Collins però ha l'enorme capacità di recuperare l'attenzione del lettore, difatti ogni capitolo termina con un colpo di scena che inevitabilmente impedisce di interrompere la lettura.
Meno avvincente degli scorsi, ma altrettanto emozionante.
Con questo libro abbiamo modo di conoscere meglio i personaggi, che nel corso dei tre anni, soprattutto a causa di quello che hanno subito, sono cresciuti e maturati.
Come è il caso di Prim che, ancora tredicenne, da piccola ragazzina spaurita che era nel primo libro si è trasformata in una piccola donna, sicura di sé e matura. 
E' lei ora a consolare Katniss, è lei che la fa calmare e la riporta alla ragione nelle situazioni di panico.
Finnick è un altro dei personaggi che conosciamo meglio in questo libro, ci rivela una parte sconosciuta del suo carattere, che nel precedente capitolo era parso piuttosto frivolo e superficiale.
Peeta è costretto invece a mostrarci un lato diverso, che probabilmente non gli appartiene, ma che lo avvicina più ai comuni mortali, piuttosto che agli angeli scesi in terra.
Scomparso l'innamoramento che gli faceva vedere Katniss come una creatura meravigliosa, la percepisce finalmente per come è davvero, quindi una ragazza egocentrica, egoista, eternamente indecisa, e propensa a giocare con i sentimenti degli altri.
O come meglio la definisce lui stesso una "bella stronza".

“— E dopo, c’è una gran quantità di baci. Non sembravano molto sinceri da parte tua. Ti piaceva baciarmi? — chiede. 
— A volte — confesso. — Lo sai che c’è gente che ci sta guardando, in questo momento?
— Lo so. E Gale? — continua. 
La mia rabbia sta tornando. Non me ne frega niente della sua guarigione, questi non sono affari dei tizi che stanno dietro lo specchio. — Anche lui non bacia male — dico seccamente. 
— E andava bene a tutti e due? Che tu baciassi l’altro? — chiede. 
— No. Non andava bene a nessuno dei due. Ma io non vi chiedevo il permesso — rispondo. 
Peeta ride di nuovo. Glaciale, sprezzante. — Be’, sei una bella stronza, non ti pare? 
Haymitch non protesta quando me ne vado. Cammino lungo il corridoio. Attraverso l’alveare delle unità abitative. Trovo in una lavanderia una tubatura calda dietro cui nascondermi. 
Ci metto parecchio prima di capire perché sono tanto indispettita. E, quando ci arrivo, ammetterlo è quasi troppo umiliante. 
Tutti quei mesi in cui ho dato per scontato che Peeta mi considerasse meravigliosa sono finiti. Adesso mi vede per quello che sono realmente. Violenta. Sospettosa. Manipolatrice. Letale. 
E lo odio per questo.”

Katniss è sempre lei, e forse in questo libro avrebbe dovuto essere un po' diversa.
Ancora eternamente indecisa sulla sua situazione sentimentale, scorbutica e permalosa, poco sensibile ed empatica soprattutto nei confronti della situazione difficile nella quale si trova Peeta.
Meravigliosa, solo quando piena di rabbia si ritrova a gridare tutto l'odio verso Capitol City e chi la comanda.

“Il presidente Snow dice che ci sta mandando un messaggio? 
Be’, io ne ho uno per lui. Potete torturarci, bombardarci, incenerire i nostri distretti, ma vedete questo? 
Il fuoco sta divampando! E se noi bruciamo, voi bruciate con noi!”

Molti i personaggi nuovi e l'interrogativo costante che affligge la protagonista e lo stesso lettore è:
di chi possiamo fidarci?

Un po' sottotono rispetto ai capitoli precedenti, quello di cui soprattutto si sente la mancanza in questo libro non sono tanto le emozioni in sé (quelle ci sono), ma le emozioni positive.
Poche scene struggenti, poco contatto umano, le situazioni più coinvolgenti sembrano volutamente evitate.
Anche la battaglia finale è caratterizzata da questo modus operandi.
Quando si arriva al clou della situazione, quando si arriva alla resa dei conti e al momento che tanto abbiamo bramato per tre libri, il tutto finisce senza dare nessuna soddisfazione.
E questa credo sia stata una scelta precisa della Collins, dopo tanta distruzione, dopo tanta morte, il lettore non può (giustamente) terminare la lettura sentendosi sereno e soddisfatto.
Vuoto e tristezza, questo è quello che si sente alla fine della lettura.
Perché dopo tanto dolore non si può essere felici, e quello che si deve fare è cercare di andare avanti, come cercheranno di fare i protagonisti della storia.

Considerazioni:
Se non hai letto il primo libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Inizio col dire che temevo già dal principio che quest'ultimo libro mi avrebbe entusiasmato meno dei precedenti, perché già dal titolo "Il canto della rivolta", e dall'andazzo dei precedenti, faceva presupporre una grande guerra finale... e a me le guerre, le battaglie infinite, sia nei libri che nei film, annoiano da morire.
Per fortuna qui c'è meno rivolta di quanta me ne aspettassi, e forse un po' di azione in più sparsa qua è là non avrebbe guastato.
E sapete cos'altro non avrebbe affatto guastato se ce ne fosse stato di più sparso qua e là? 
Peeta!!!
Il libro infatti si apre con Katniss al distretto 13 con quella palla al piede di Gale costantemente alle calcagna! In questo libro lui è onnipresente, la Collins ce lo rifila dappertutto, nelle spedizioni, nell'addestramento, nelle interviste, ce lo spaccia addirittura per una mente eccelsa capace di partorire straordinarie idee ed invenzioni!
Andiamo!!!  Gale un genio, ma chi ci crede? XDD
E oltre a propinarcelo in tutte le salse, la Collins, lo ha reso più insopportabile che mai: cattivo e senza scrupoli, capace di costruire una trappola per uccidere i bambini di Capitol City.
Se odiarlo nei precedenti libri mi era semplice, qui è una passeggiata.
Ho trovato raccapricciante e subdola la gara che lui faceva, con un ignaro Peeta, al gioco della sofferenza, ripetendosi "se soffro di più Katniss amerà me", ragionamento degno di una persona stupida quale lui si è sempre dimostrato di essere.
E mentre la prima donna Gale le studia tutte per stare al centro dell'attenzione, Peeta prigioniero di Capitol City sta subendo il lavaggio del cervello.
Anche in questa versione però non si può non amarlo, perché se prima vedeva Katniss attraverso le fette di prosciutto dell'amore, ora che è stato deviato, la vede per quella che è, o almeno per quello che è sempre stata con lui: una ragazza egoista e fredda, manipolatrice, che non si è fatta tanti problemi a giocare con i suoi sentimenti.
Katniss è stata un po' una delusione in questo libro, mi sarei aspettata che avesse ormai preso una decisione riguardo ai suoi sentimenti, invece resta indecisa quasi fino alla fine.
I momenti dolci, che lei e Peeta ci avevano regalato nei libri precedenti, qui sono molto radi.
Mi sarei aspettata da lei un po' più di comprensione rispetto alla situazione mentale di Peeta, invece da permalosa quale è, quando capisce di non essere più nelle sue grazie, diventa offesa e stizzita.
Mai che provi pena per le torture che lui ha dovuto subire, mai che si chieda cosa è stato per lui essere prigioniero, mai che provi a ricreare un rapporto e ad aiutarlo a fidarsi nuovamente di lei.
Se non fosse stato per Haymitch e la sua lavata di capo, probabilmente lo avrebbe anche ucciso.

“— Cosa stai cercando di fare? Di spingerlo ad aggredirti? — mi chiede. 
— Certo che no. Voglio solo che mi lasci in pace — rispondo. 
— Be’, non può. Non dopo quello che Capitol City gli ha fatto passare — dice Haymitch. — Senti, la Coin può anche averlo mandato lì sperando che ti uccida, ma questo Peeta non lo sa. Non capisce cosa gli è successo. Quindi non puoi prendertela con lui… 
— Ma non lo faccio! — esclamo. 
— Sì che lo fai! Lo punisci di continuo per cose che sono fuori dal suo controllo. 
Ora, non sto dicendo che non dovresti tenere un’arma ben carica a portata di mano ventiquattr’ore su ventiquattro, ma credo sia arrivato il momento che provi a invertire mentalmente la situazione. 
Se tu fossi stata catturata da Capitol City e depistata, e poi avessi cercato di uccidere Peeta, è così che ti tratterebbe lui? — chiede Haymitch. 
Mi zittisco. No. Lui non mi tratterebbe mai così. Tenterebbe di riportarmi indietro a qualunque costo. Senza respingermi, senza abbandonarmi o reagire con astio a ogni piè sospinto.”

Applauso per Haymitch!!! L'unico con un po' di cervello!
L'indifferenza di Katniss nei confronti dell'inferno vissuto da Peeta l'ho davvero mal sopportata!
Sempre con in testa e in bocca le parole "sarebbe meglio ucciderlo" lei e l'amichetto scemo suo (leggi prima donna Gale).
Questo è l'affetto che prova per le persone? Peeta non si sarebbe mai comportato così con lei!

Quando finalmente Katniss si rende conto di come è stata ingiusta con lui possiamo finalmente leggere una conversazione tra i due, in cui  riviviamo le vecchie sensazioni provate tra loro nei passati Hunger Games, e ritroviamo il nostro dolcissimo Peeta, che tramite il gioco del Vero/Falso cerca di fare chiarezza nei suoi ricordi confusi.

“Nel silenzio che segue, provo a immaginare di non essere capace di distinguere l’illusione dalla realtà. Di non sapere se Prim o mia madre mi vogliano bene. Se Snow sia il mio nemico. Se la persona dall’altra parte della stufa mi abbia salvato o sacrificato. Non serve che mi sforzi troppo, la mia vita si trasforma rapidamente in un incubo. 
Provo la voglia improvvisa di spiegare a Peeta ogni cosa: chi è lui, chi sono io, come siamo finiti qui. Ma non so come iniziare. Niente. Non valgo niente. 
Qualche minuto prima delle quattro, Peeta si rivolge di nuovo a me. — Il tuo colore preferito… è il verde?
 — Esatto. — Poi penso a qualcosa da aggiungere. — E il tuo è l’arancione. 
— L’arancione? — Sembra poco convinto. 
— Non l’arancione brillante. La sua sfumatura più tenue. Come il tramonto — dico. — O almeno è così che mi hai detto, tempo fa.
 — Ah. — Chiude gli occhi per un attimo, forse tentando di evocare l’immagine di quel tramonto, poi fa segno di sì con la testa. — Grazie. 
Ma altre parole sgorgano confuse dalla mia bocca. — Sei un pittore. Sei un fornaio. Ti piace dormire con la finestra aperta. Non metti mai lo zucchero nel tè. E ti annodi sempre due volte i lacci delle scarpe.”

Come ho già detto nella recensione, in questo libro abbiamo modo di conoscere meglio e apprezzare maggiormente alcuni personaggi, (oltre  a conoscerne di nuovi), come Johanna, Finnick e Prim.
Johanna sempre forte e pungente ci mostra una parte della sua fragilità.
Conosciamo meglio anche Finnick, la storia di come il presidente Snow lo abbia usato e come lui abbia subito il tutto per proteggere i suoi affetti.
Il suo amore per Annie, il suo desiderio di proteggerla e di esserle vicino, sempre, me lo ha fatto paragonare a Peeta.
Entrambi dolci e protettivi nei confronti di chi amano, entrambi farebbero di tutto per salvaguardare il loro amore.
La morte di Finnick l'ho trovata orribile e ingiusta, una perdita che posso comprendere ai fini della storia, perché per rendere credibile una battaglia del genere anche qualche buono purtroppo doveva necessariamente morire, ma che non riesco ad accettare.
Avrei preferito vedere sbranato Gale dagli ibridi puzzolenti, non lo nego XD
Un'altra morte che non ho accettato, è stata quella della piccola Prim T_T
In questo libro era cresciuta, era diventata coraggiosa e matura, abbiamo letto del suo desiderio di studiare e diventare un medico, di aiutare le persone in difficoltà.
Lavora all'ospedale ed è l'unica che riesce a far ragionare davvero Katniss.
La sua morte porta la protagonista e il lettore alla sensazione di vuoto e tristezza che personalmente mi ha accompagnato fino al termine della lettura.
La consapevolezza che, la battaglia sarebbe finita, ma che nulla sarebbe stato davvero come prima, che nessuno avrebbe gioito della vittoria, non ci sarebbe stata nessuna soddisfazione finale.
Ed è questo che manca in queste pagine e che lascia svuotati.
Dopo aver letto tre libri e aver aspettato con ansia la vittoria finale, la vendetta, la fine del regime di Capitol City, tutto si conclude senza nessuna sensazione di vittoria.
E questo credo sia stato proprio l'effetto che la Collins voleva dare, voleva che noi lettori ci sentissimo esattamente come i protagonisti, che, pur aver vinto la guerra, hanno perso molto.
Anche l'amore tra Peeta e Katniss, che ci viene rivelato, in modo molto carino, a fine libro non dà la felicità che mi sarei aspettata di provare.
Eppure anche questa era una cosa che attendevo sin dal primo libro, ma, dopo tanta tristezza come si può gioire?
Sono stata comunque molto felice per Peeta, inizialmente ho temuto che alla fine Katniss lo scegliesse solo perché, dopo quello che era successo a Prim (la sua morte causata da una bomba costruita da quel geniaccio di Gale -_-), non riuscisse più a guardare Gale senza provare risentimento nei suoi confronti, e non avrei mai voluto questo per Peeta.
Lui merita di più, lui merita di essere amato davvero e non di essere l'unica alternativa alla solitudine.
Per lo stesso motivo, pur desiderandola ardentemente, non avrei mai voluto la morte di Gale, perché in quel caso Katiniss non avendo alternative sarebbe stata esonerata dalla scelta.
Invece le sue parole finali le ho trovate molto belle, e confermano quello che ho sempre pensato.
Lei ama Peeta perché non può fare a meno di lui.
Lui la completa e fa uscire la parte migliore di lei, quella più dolce e tenera *-*

“Io e Peeta ricominciamo a crescere insieme. Ci sono ancora momenti in cui lui afferra lo schienale di una sedia e aspetta finché i flashback non sono finiti. Io mi risveglio urlando da incubi di ibridi e bambini perduti. 
Ma le sue braccia sono lì a darmi conforto. E in seguito le sue labbra. 
La notte in cui provo di nuovo quella sensazione, la fame che mi aveva assalito sulla spiaggia, so che tutto questo sarebbe accaduto comunque. 
Che quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco di Gale, acceso di odio e di rabbia. Ho abbastanza fuoco di mio. 
Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella. 
E solo Peeta è in grado di darmi questo. 
Così, quando sussurra: — Tu mi ami. Vero o falso? — io gli rispondo — Vero.”

Vero!
Il gioco del Vero/Falso che li ha pian piano riavvicinati, suggella finalmente l'inizio del loro amore.

Un libro amaro, ma di cui ho apprezzato la verità e il realismo soprattutto nelle sensazioni che mi ha dato durante e a fine lettura. 
Tristezza perché avrei voluto essere più felice, tristezza perché questi personaggi (quasi tutti, ovviamente Gale è escluso) mi mancheranno tantissimo ;__;
Ringrazio la Collins per le emozioni che mi ha regalato e per aver dato vita a uno dei personaggi più dolci che abbia mai letto.
Peeta sappi che non ti dimenticherò XD ♥


il mio voto per questo libro

10 commenti:

  1. Ahahahahah io sono sempre stata Team Gale, ma nell'ultimo libro,questo, mi ha davvero schifata! :D Quello che rimprovero all'autrice è il fatto di aver fatto morire tanti bei personaggi! (spoiler!) la detesto tutt'ora! :D Ma HG è HG. Imbattibile, sofferente e brutalmente bello.
    Grazie per la tua bella recensione! :)

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    1. Oddio, no spiegami, come si può essere del team di quello là? XD
      Non lo concepisco XDD

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  2. Ciao ragazze! Non ho ancora letto questa saga ma ne ho sentito parlare bene e un'amica me l'ha caldamente consigliata, mi fa un po' paura iniziare una saga così lunga ma prima o poi lo devo fare XD
    Per meritare ben quattro biscotti non deve essere niente male ^-^ non ho letto tutta la recensione per paura di ritrovarci qualche spoiler non avendo letto neanche i precedenti.
    In ogni caso, come al solito complimenti, fai sempre delle recensioni dettagliatissime mi viene voglia di concluderla xD un abbraccio!

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  3. Hunger games mi ha fatto provare tante emozioni ;) è vero! È una trilogia molto realista, soprattutto l'ultimo libro ^^ io ho sempre odiato Gale quindi... Sono felice per come sia finita con Peeta ma comunque che bisogno c'era di distruggere metà dei personaggi? XP

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  4. anche io alla fine temevo che scegliesse Peeta per il motivo che hai detto, ma fortunatamente non l'ha fatto. E anzi, il motivo per cui l'ha scelto è stata una delle frasi più belle e ricche di significato nascosto dietro, secondo me. E' stata una trilogia bellissima, dall'inizio alla fine. Anche se ha sterminato personaggi che adoravo, ma almeno è rimasta molto realista!
    ^-^

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  5. Ciao!
    Grazie per essere passata da me!
    Sono giorni che vengo qui e cerco di iscrivermi ma Gfc non funziona. Vorrei aggiungerti almeno su google+ ma non trovo il pulsante per poterlo fare...
    Mi piace moltissimo il tuo blog e mi dispiacere "perderlo di vista"...
    Un abbraccio grande,
    Sharon

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    1. mi spiace che dia errore so che è una lamentela diffusa in questi giorni :/
      E google + (finchè potrò) non lo utilizzerò... lo aborro XD

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  6. La saga di Hunger Games mi ha coinvolto tantissimo, tuttavia, come te, ho trovato quest'ultimo capitolo meno avvincente ed emozionante. Già il fatto che la storia fosse più incentrata sui distretti e la rivolta ha purtroppo reso meno importanti i rapporti tra i personaggi, più interessati al ruolo da tenere in battaglia. Soprattutto nella seconda parte ci ritroviamo di fronte una Katniss a cui non sembra importare nulla di Peeta e della sua situazione mentale, arrivando a considerare più volte la possibilità di ucciderlo; Gale che si improvvisa grande genio della guerra, risultando più antipatico e crudele di quanto potessi immaginare (il che non è poco U_U); l'unico a dimostrare una certa sensibilità, nonostante il depistaggio, è come sempre il dolcissimo Peeta *-* che cerca più volte di sacrificarsi per gli altri.
    Ciò che manca in questo libro è quindi a mio avviso il legame emotivo tra i personaggi principali, a cui sembra non importare nient'altro che la vittoria. Fanno invece eccezione le figure secondarie: Finnick, Prim, Johanna e Haymitch sono adesso i portatori dei sentimenti che gli altri sembrano non avere più, sono capaci di dare protezione e conforto a chi hanno vicino, di mettersi nei panni degli altri, di rinunciare ad azioni atroci pur di avere la tanta agognata giustizia.
    Ed anche quest'ultima è la grande assente della storia. Nonostante io non abbia mai odiato il presidente Snow, mi è sembrato fin troppo assurdo che Katniss, pur non avendo fatto altro che bramare la sua morte, rinunci poi senza troppi indugi all'occasione di ucciderlo. Per non parlare poi del fatto che lui alla fine muore soffocato dalle sue stesse risate O_o
    Ma che vendetta è questa? Un uomo che per decenni ha usato le persone come pedine, torturandole come meglio poteva, che muore ridendo!
    Per quanto riguarda invece la morti tragiche non riesco proprio ad accettare quella di Finnick (soprattutto dopo aver saputo del suo passato e dell'amore per Annie) e quella di Prim T_T
    Immaginare quella povera e gentile bambina come una torcia umana è stato terribile, da quel punto in poi ho sempre avuto una sensazione di tristezza, che neanche il lieto fine, è riuscito a mandar via.
    Ma credo anch'io che fosse questa la sensazione che la Collins volesse dare, e forse questo è quello che ho apprezzato di più. Il non poter gioire, il senso di vuoto e di smarrimento è ciò che rende ricche di pathos le ultime pagine. Il finale infatti è uno dei pochi momenti davvero coinvolgenti, l'unico momento in cui Katniss sembra provare emozioni: quando la vediamo distrutta, incapace di affrontare la perdita, quando con fatica riprende a vivere.
    L'ultima scena con Peeta invece, per quanto dolce, mi è parsa poco credibile.
    Dopo la costante insensibilità che ha dimostrato in tutto il libro, mi sembra improbabile che lei lo abbia sempre amato.
    Per quanto riguarda invece il caro mister Mellark devo dire che se negli altri libri lo trovavo adorabile, allo stesso modo mi è piaciuto in questa nuova veste. Finalmente dice a Katniss quello che noi abbiamo sempre pensato, ossia che è solo una manipolatrice egoista U_U
    In conclusione posso solo consigliare questa saga, capace di creare una trama originale, dar vita a personaggi indimenticabili, e di regalare grandi emozioni.

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  7. Bellissima recensione, concordo con ogni tua parola e anche io avrei dato 4 stelline a questo fantastico libro!

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  8. Io lo ho amato! In assoluto il migliore della trilogia!

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