venerdì 21 marzo 2014

Recensione: "Cosa vuoi fare da grande" di Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio

Titolo: Cosa vuoi fare da grande
Autore: Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio
Editore: Del Vecchio
Data di pubblicazione: Novembre 2013
Pagine: 184
Prezzo: 12,00 €

Trama:
Guido Pennisi e Gianni Serra sono due bambini strani; nessuno sembra accorgersi di loro nella Scuola elementare Attilio Regolo di Milano. Figuriamoci il giorno più atteso dell’anno, il giorno in cui l’anonimo istituto si prepara ad accogliere il più famoso e ricco inventore di sempre, colui che ha dato alla luce il “futurometro”, una macchina destinata a cambiare il futuro dei ragazzi e il sistema dell’istruzione italiana. 
È tutto pronto nella palestra: festoni appesi, mamme in ghingheri, autorità tirate a lucido. 
Un’Italia da sempre provinciale è accalcata in quello stanzone, un Paese di adulti mancati pronti a lavarsi le mani del futuro dei loro pargoli con la benedizione della tecnica. 
La sfida finale alle fantasie infantili è cominciata ma, forse, gli adulti non hanno fatto i conti con i terribili gemelli Smargotti della III F. 

Recensione:
"Cosa vuoi fare da grande" è un romanzo originale e fuori dalle righe.
Ci racconta in modo cinico e tragicomico la storia di più personaggi che cercano di barcamenarsi e trovare un loro posto nel mondo.
I protagonisti sono due ragazzini, Guido e Gianni, isolati e reietti. 
L'uno troppo scontroso e ribelle, l'altro troppo insicuro e timido per andare d'accordo con i coetanei.
Diventano l'uno il solo amico dell'altro, unico sostegno in una classe che li evita e li deride.
Ma ci sono altri protagonisti in questa storia, e sono soprattutto loro che dimostrano la crudeltà, il cinismo, l'arroganza e l'indifferenza di cui è capace la specie umana.
Se i bambini, lo sappiamo, sanno essere spesso crudeli con i loro compagni, quello che più lascia interdetti è il comportamento, ancora più infantile e spregevole, delle loro mamme e insegnanti.
Maestre che puniscono non chi è colpevole, ma chi va loro meno a genio, mamme che litigano e si fanno i dispetti. 
Assistiamo anche ad altri fenomeni attualmente troppo diffusi: la ricerca spasmodica di un futuro nel mondo del lavoro, chi per avere un posto di rilievo dà via se stesso e la propria dignità scendendo a compromessi, e chi, pur di rincorrere la mera speranza di un lavoro retribuito, accetta la "rosea" opportunità dello stage gratuito.
Nulla di fantascientifico quindi, se non il pretesto di un macchinario, il futurometro, che promette di cambiare il futuro, rivelando ad ognuno la professione al quale è destinato.
E alla conclusione la verità: in un mondo come questo nessuno è libero, sono i soldi a dare la libertà, soprattutto la libertà di dire ciò che si pensa.
E nella vita bisogna accettare che non si sarà mai felici, l'unica speranza è quella di trovare una persona di cui fidarsi e a cui appoggiarsi, con la quale brancolare insieme nel buio, e nell'incertezza. 

“La verità è che se non siete pieni di soldi come me tanto vale giocare d’azzardo, tanto vale scommettere su qualcuno, su qualcuno per cui ne valga la pena e andare avanti al buio, allora, ma in due”

Il racconto è narrato in maniera originale e ironica.
Quello che soprattutto stupisce in queste pagine è la fantasia, che si nota anche nella terminologia inventata per definire mestieri, luoghi e situazioni.
La narrazione si concentra su personaggi differenti ad ogni capitolo.
Così si passa dalla storia di Guido e Gianni, a quella di Volkan, l'inventore del futurometro.
Conosciamo poi Onofrio, il neo-laureato barese in cerca di un lavoro, le isteriche mamme degli alunni della III F, fino a fare la conoscenza del torrido passato della direttrice Gemma Tuttacani.
Il racconto, forse anche per questo, risulta confusionario, o pare sempre interrompersi sul più bello. 
Alcune storie sono interessanti, altre meno, e non tutte riescono a coinvolgere allo stesso modo.
Il libro non racconta cose nuove, narra la realtà che conosciamo e a cui siamo abituati, ma ce la racconta come se fosse una favola, rendendola pertanto ancora più surreale e grottesca.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Questo libro mi è piaciuto molto per alcune cose e molto meno per altre.
Ho apprezzato il modo di raccontare, spesso ironico e pungente, ma all'occorrenza anche dolce e molto profondo, mi hanno inoltre colpito la fantasia e l'originalità sempre presenti in queste pagine.
Ho adorato alcuni personaggi, come i due bambini e il nonno di Gianni, che fa una breve apparizione, ma è quella che si può definire "breve ma intensa".
Mi ha fatto simpatia, e anche un po' pena, il povero stagista Onofrio, che anela la felicità, alla quale però non sembra purtroppo essere destinato.
Il futurometro ha in serbo un futuro ideale anche per lui, ma non è certo quello che lui aveva immaginato.

“Il soggetto Onofrio Ora è un kamikaze. 
Onofrio Ora si imbottirà di esplosivi e potrà raggiungere il massimo benessere compatibile con le sue caratteristiche psicoprofessionali detonando in un luogo pubblico. 
Si individua il luogo adatto al conseguimento della felicità nel Ministero della Pubblica Istruzione nel quale il soggetto Onofrio ora sta svolgendo uno stage che non sarà convertito in un contratto di lavoro con probabilità del 99,6%.”

Mi ha fatto tenerezza la maestra Anna Maria Amelia Rosa Tizzone, che non reagisce nemmeno quando Guido la infilza con la "sua" bic verde (estorta in realtà ad un compagno di classe).
Lei, innamorata dell'idea di un uomo che non ha mai conosciuto, e che in realtà non sa essere altro che un computer.
Alcune storie non mi sono proprio piaciute, come quella di Volkan all'università, credo che lo scopo di tutta la faccenda (lui che viene scambiato per un kamikaze dall'intera classe e dal prof in panico), fosse quello di divertire, ma a me non ha divertito, anzi, durante la lettura non vedevo l'ora che quella parte del racconto terminasse.
E anche tutta la scena delle mamme che spettegolano l'una dell'altra, in una specie di staffetta, l'ho trovata noiosa e confusionaria.
Troppi nomi e troppi personaggi (non fondamentali ai fini della storia), da tenere a mente.
I personaggi odiosi (che sono però necessari in qualsiasi racconto, perché c'è sempre bisogno di qualcuno da odiare e a cui dare la colpa di tutte le disgrazie), sono la signora Sofia Smargotti e la direttrice Gemma Tuttacani.
Quest'ultima, in un frangente del racconto, accusa gli innocenti Guido e Gianni di aver causato l'incendio.
Non vuole sentire ragioni e si rivolge a loro con parole tanto dure e offensive da tramortire la sicurezza del bambino più arrogante al mondo.

“– Non c’è bisogno del futurometro per sapere certe cose. Voi siete due falliti. 
Vivrete ai margini della società, non avrete denaro da spendere, non avrete donne che vi desiderano, non avrete famiglie che vi rispettano, sarete incapaci d’amare qualcuno per davvero e consumerete le vostre notti sospirando per le occasioni mancate che non mancheranno di farvi invecchiare nel dolore. 
La scuola per quelli come voi non può nulla. Non sapete fare niente e mai imparerete a fare qualcosa, nemmeno un festone degno di questo nome. La vostra mancanza di talento è assoluta.”

Un libro che, sotto forma di favola, rivela una grande e assoluta verità: il mondo è un posto ingiusto, i cattivi non vengono puniti, i buoni lo sono sempre anche se ingiustamente. 
Alcune persone, seppur immeritatamente, riescono ad ottenere tutto, altre pur impegnandosi, non ottengono i risultati sperati. 
C'è chi è fortunato e chi non lo è, chi è destinato ad essere felice e chi, come il povero Onofrio, non troverà mai la felicità.
E non è vero che la ruota gira per tutti, gira si, ma sempre dalla stessa parte.


il mio voto per questo libro

5 commenti:

  1. Ho iniziato a leggerlo ma non ancora finito in quanto ultimamente ho la vista molto affaticata durante la lettura di ebook :( Quindi mi sono fermata alla parte spoiler free della recensione :P
    Hai ragione, per quanto ho letto fin'ora ci sono storie interessanti e altre un po' meno, che mi hanno portata più volte a distrarmi dal succo.

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  2. Anche io l'ho letto e ho riso molto. La sua forza è l'assurdità delle situazioni quanto mai reali. E se in alcuni punti ci sono un po' di forzature, ma non per questo non è una lettura piacevole.
    E la scena intorno al buffet? Fantastica!

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  3. lo ammetto:
    nonlo avrei notato.
    la tua recensione non me lo fa ambireparticolarmente, ma non si sa mai...

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    1. Be' se ci si sofferma solo sui biscotti la mia recensione può sembrare negativa, ma in realtà se la si legge non lo è affatto.
      Il libro come ho scritto è molto originale e spiritoso.
      Ci sono alcune cose che non mi sono piaciute, mentre altre le ho apprezzate molto.

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  4. La tua recensione mi ha chiarito un po' le idee... :) avevo già adocchiato questo libro e mi ispirava, ma non sapevo bene cosa aspettarmi, mentre ora sono riuscita a farmene un'idea... :) grazie!

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