giovedì 12 giugno 2014

Recensione: "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee

Titolo: Il buio oltre la siepe
Titolo originale: To kill a Mockingbird 
Autore: Harper Lee
Editore: Feltrinelli
Data di Pubblicazione:  1982
Pagine: 290
Prezzo: 8,00 €

Trama:
Jean Louise, altrimenti conosciuta come Scout, e suo fratello, Jem, devono risolvere da soli il mistero della casa accanto, dove abita il leggendario Boo Radley, che nessuno ha mai visto. E quando a loro padre Atticus, stimato avvocato, viene affidata in tribunale la difesa di un negro, debbono imparare, a loro spese, a conoscere le leggi del mondo nel quale sono nati, il piccolo microcosmo d'una cittadina nel Sud degli Stati Uniti, negli anni trenta.

Recensione:
Discriminazione, questo è il difficile tema che Harper Lee racconta, nelle pagine di questo libro, attraverso i ricordi di Scout, la ragazzina protagonista, che ai tempi dei fatti narrati non era che una bambina.
Questa è la ragione per cui, pur narrando fatti drammatici, questi restano comunque avvolti in un alone di leggerezza e di ingenuità, tipica dell'animo dei bambini.
La piccola Jean Louise, soprannominata Scout, vive con il padre Atticus e il fratello maggiore Jem nella contea di Maycomb.
I due ragazzini trascorrono le estati della loro infanzia giocando assieme al loro amico Dill. 
Ed è proprio Dill ad avere un'idea per smorzare la monotonia dei pomeriggi estivi: i tre, così, escogitano un piano per stanare il solitario Boo Radley, rinchiuso in casa da anni come un eremita, e che le dicerie del paese descrivono come un pazzo furioso.
Mentre i bambini sono alle prese con il mistero del vicino invisibile, al loro padre Atticus, avvocato della contea, viene assegnata la difesa d'ufficio di Tom Robinson, un uomo di colore accusato di aver violentato la signorina Mayella, appartenente alla poco raccomandabile famiglia degli Ewell, di cui Bob Ewell è l'iroso capofamiglia.
Ambientato negli anni '30, il libro racconta di un periodo storico ancora fortemente segnato dal razzismo, in cui viene più volte ribadita (ed è la cosa che più sconvolge per crudeltà ed ingiustizia) l'inferiorità di una razza rispetto all'altra.
Il pregiudizio è il filo conduttore di tutta la narrazione che, ad un certo punto, pare divisa in due storie che hanno ben poco a che fare l'una con l'altra.
La prima parte del libro è incentrata sui bambini e sul loro desiderio di vedere con i propri occhi Boo Radley.
I ragazzini fantasticano sul perché del suo isolamento adducendogli le cause più strane e macabre.
Così Boo, nella loro fervida immaginazione di bambini, si trasforma in un pericoloso individuo, un pazzo, un assassino.
La seconda parte del racconto è invece incentrata su Atticus, padre di Scout e Jem, e sulla causa che lo vede difendere un palesemente innocente Tom Robinson, dall'accusa di aver violentato la figlia di Bob Ewell.
Il verdetto ci mette difronte alla terribile, ma prevedibile verità.
La condanna di un innocente dovuta esclusivamente al colore della sua pelle.
Esplicative sono le parole di Atticus a riguardo:

“Nei nostri tribunali invece, quando si tratta della parola di un bianco contro quella di un negro, vince sempre il bianco. È odioso, ma questi sono i fatti della vita.”

Qualcosa però nella società si sta smuovendo, lo dice lo stesso Atticus, mai, in una causa di questo tipo, la giuria ci ha messo così tanto per dare un verdetto di colpevolezza, segno che qualcosa sta cambiando.
La gente che in passato si sarebbe schierata totalmente dalla parte del bianco, emarginando persino il suo difensore, in questo caso si divide tra sostenitori e detrattori.
Atticus ha la sua parte di pene e di giudizi per aver sostenuto e difeso la versione di un negro, ma, allo stesso tempo trova anche molta solidarietà e appoggio da altrettante persone.
Nella parte finale del libro le due storie, apparentemente distinte, si incontrano, diventando l'una il completamento dell'altra.
Da un dialogo tra Atticus e lo sceriffo della contea, infatti, pare di capire che la vera causa dell'isolamento di Boo Readley sia stata proprio il  frutto di una sua scelta, fatta per sfuggire alle maldicenze e ai pregiudizi.
Al lettore viene lasciato intuire che Boo si sia schierato anch'egli, in passato, dalla parte di un uomo di colore, che l'abbia in qualche modo difeso, e per questo sia stato denigrato ed emarginato degli abitanti della contea.
Due uomini puniti pur essendo nel giusto, chi condannato per aver commesso un crimine di cui non si è mai macchiato, e l'altro emarginato per aver osato schierarsi contro l'ignoranza e il pregiudizio.
Un finale dolce e amaro a conclusione di un libro che ha saputo trattare con delicatezza e dolcezza tematiche tanto forti.

“Sparate pure a tutte le ghiandaie che vedete, se riuscite a colpirle, ma ricordatevi che è peccato uccidere gli uccelli come l'usignolo. Fu l'unica volta che lo sentii dire che era peccato fare qualcosa, perciò chiesi schiarimenti alla signorina Maudie. 
- Tuo padre ha ragione - disse. - Gli usignoli non fanno nient'altro che donare musica agli uomini. Non divorano gli orti della gente, nè fanno il nido nei covoni; non fanno altro che cantare per noi con tutta l'anima. Ecco perché è peccato uccidere un usignolo.”

Considerazioni:
Non si può sparare ad un usignolo.
Questa è una frase che porterò sempre con me. 
E' da questa frase che si capisce la potenza di questo libro, che tramite una metafora tanto delicata e poetica lascia intendere molte più cose di quanto si creda.
Sicuramente un libro da leggere, caratterizzato da una storia (due storie in una, in realtà), profonda e commovente, e da personaggi simpatici a cui è facile affezionarsi.
Unico neo, a mio parere il personaggio di Dill, che sinceramente mi è parso poco approfondito e quasi inutile.
Ho trovato bellissimo il finale in cui riusciamo a "sentire" finalmente la voce di Boo, capirne la dolcezza e comprenderne la sofferenza a cui la solitudine lo ha costretto.
Questa solitudine lo ha reso diffidente, timido, timoroso nei confronti degli altri esseri umani, ma non lo ha mai reso cattivo.
Come un bambino innocente e spaventato, ignaro della cattiveria di cui il mondo è capace, e probabilmente non abbastanza forte da sopportarla, è incuriosito da quei ragazzi che gironzolano attorno a casa sua, li osserva e gioca con loro lasciandogli misteriosi regali.

“Boo ed io salimmo i gradini fino al portico. Le sue dita trovarono la maniglia della porta. Mi lasciò dolcemente la mano, aprì la porta; entrò, e si chiuse l'uscio alle spalle. Non lo rividi mai più. 
I vicini recano cibo in caso di morte e fiori in caso di malattia e qualche piccola cosa fra l'una e l'altra. Boo era nostro vicino. 
Ci aveva regalato due bambole di sapone, un orologio rotto, un paio di monetine portafortuna e la nostra vita. 
I vicini però contraccambiano. Noi invece non avevamo mai riportato nell'albero quel che ne avevamo tolto: non gli avevamo dato nulla, e ciò mi rendeva triste.”

Molto coinvolgente è stato leggere del suo timido approcciarsi a Scout, prenderla per mano e chiederle la cortesia di accompagnarlo a casa.
È sicuramente il personaggio più approfondito del libro, sebbene sia quello che incontriamo meno.
Interessante è stato anche leggere di Mayella Ewell e del suo timore nei confronti del padre che, l'ha addirittura costretta a testimoniare il falso davanti alla corte, e di conseguenza ad essere colpevole dell'eventuale condanna di colui che le si era mostrato amico.
Paura, vigliaccheria, codardia. 
Sono tante le pulsioni che muovono l'animo umano ad avere determinati comportamenti e sarebbe stupido e riduttivo definirli sotto ad una sterile etichetta.
Perché non si può capire veramente qualcuno finché non si considerano le cose dal suo punto di vista, finché non ci si mette nei suoi panni.


il mio voto per questo libro

10 commenti:

  1. Complimenti per la recensione! *_* Questo è uno di quei libri che mi riprometto sempre di leggere e poi, puntualmente, non leggo mai... ma presto o tardi riuscirò a leggerlo!!!

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  2. Io ho amato moltissimo questo libro, è tra i miei preferiti!!!
    Hai scritto una bella recensione ^^ ti consiglio di vedere il film tratto dal libro con Gregory Peck nei panni di Atticus!!!!

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  3. Complimenti, scrivi bene. Riuscire a fare una recensione su un libro come questo non è facile. L'ho letto da ragazzina, ho comprato la nuova edizione e penso che lo sfoglierò presto!

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  4. Per me è uno dei più bei libri che abbia mai letto. E ti consiglio di guardare anche il film: è magnifico. Ciao!

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  5. Ma che bella recensione!!!!!!!!!!!! Bravissima, davvero *-* L'ho letto qualche anno fa, quando ero più piccola e mi era piaciuto tantissimo ^^ Ah..qui c'è un pensiero per te: http://neversaybook.blogspot.it/2014/06/premio-dellamicizia-lovely-blog-award.html

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  6. Grazie a tutte ragazze per le vostre bellissime parole ^__^

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  7. Una bellissima recensione Muriomu!!! Ho letto un libro il cui autore pare volesse omaggiare questo grande classico americano Broken e ci ritrovo qualche punto in comune: la voce narrante della ragazzina (Scout diviene Skunk), il vicino recluso non si sa bene perché, il padre avvocato e una famiglia poco raccomandabile... Di più non ti so dire, perché il romanzo di Lee ancora non l'ho letto (lo farò prestissimo) ma Broken te lo consigilio vivissimamente (nel mio blog ho riportato trama e incipit, casomai volessi approfondire!)
    Ancora complimenti per le citazioni che hai scelto! ^_^

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  8. Avevo provato a leggerlo, ma non mi prendeva. Però imputo questa scarsa propensione al momento sbagliato. Ci sarà un tempo anche per questo libro.

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  9. Bella recensione, questo è uno di quei romanzi che mi sono ripromessa di leggere per la rubrica di classici del mio blog, perchè sono veramente curiosa di dedicarmi a questa storia

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