mercoledì 11 febbraio 2015

Recensione: "Miracolo in una notte d'inverno" di Marko Leino

Titolo: Miracolo in una notte d'inverno
Autore: Marko Leino
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: novembre 2012
Pagine: 292
Prezzo: 11,90 € 

Trama:
Mentre giocano in riva al mare, due bambini trovano sul fondale una scatola di legno minuziosamente intarsiata, chiusa a chiave, ancora ben conservata. Quando la aprono, con l'aiuto del nonno, vi trovano un antico orologio da taschino e un biglietto ormai scolorito, sul quale è scritto: "Felice Natale, cara piccola Ada. Tuo fratello Nikolas". 
Pieno di stupore, il nonno ricorda un'antica leggenda che aleggia sulla cittadina di Korvajoki, fin dai tempi in cui era un minuscolo villaggio di pescatori: 
"Immaginate di avere ali immense come quelle di un'aquila, che vi sollevano in aria e trasportano sopra il mare, fino all'isola della famiglia Pukki. Volate con la fantasia...". 
Così inizia il racconto del nonno, così comincia la storia di Nikolas, bambino di cinque anni che abita con la famiglia sulla piccolissima isola di fronte alla costa, e soprattutto così prende vita la leggenda di Babbo Natale.

Recensione:
Una storia senza tempo che ci trasporta nelle magiche atmosfere dei paesaggi del nord, tra aurore boreali, inverni perenni e tormente improvvise.
Un villaggio disperso nel nulla, talmente piccolo da non comparire neppure nelle mappe.
Ovunque neve e ghiaccio, e solo il cielo stellato come guida per i marinai che ogni giorno sfidano le intemperie, pur di provvedere alla loro famiglia.
Tra questi c'è Einar Pukki, che assieme alla moglie Alexandra e ai due figlioletti Nikolas e Ada, vive sulla piccola isola al di là di Korvajoki.
Nonostante le difficoltà i quattro non possono che dirsi felici: l'amore che li lega rende sopportabile qualsiasi avversità.
Così i due genitori hanno come unica aspirazione vedere un giorno la loro famiglia crescere e popolare con nipoti e pronipoti la loro modesta dimora.
E così Nikolas, un bambino di soli cinque anni, non solo accetta di buon grado il compito di badare alla sorellina tutto il giorno, ma si mostra anche orgoglioso di tanta responsabilità.
Tutto ciò che desidera è rendere la sua mamma e il suo papà fieri di lui, e soprattutto rendere felice la piccolina che dorme beata tra le sue braccia.
Il ritratto familiare che si delinea già nelle prime pagine è a dir poco commovente.
Il comportamento protettivo e amorevole che Nikolas riserva alla piccola Ada, l'amore che unisce, ancora dopo anni, Einar e Alexandra, non passano certo inosservati.
Impossibile non affezionarsi a tutti loro, impossibile non soffrire quando il fragile meccanismo che li tiene insieme, inizierà a vacillare.
Ovviamente non voglio scendere nei dettagli, tuttavia posso dirvi che da un certo punto in poi la lettura diventerà sempre più difficile da un punto di vista emotivo.
E devo ammettere che, almeno per me, questa cosa è stata davvero una sorpresa: non mi aspettavo che un libro a tema natalizio potesse essere così profondo.
In realtà potremmo definire la figura di Babbo Natale un traguardo, una meta a cui il lettore sa di dover arrivare prima o poi, ma che non rappresenta il fulcro della narrazione.
Al centro di tutto c'è Nikolas, le paure che dovrà affrontare, il dolore con cui dovrà imparare a convivere, la serenità e l'amore da ritrovare.
Con lui il lettore attraversa un vero e proprio turbinio di emozioni, a dir la verità, per di più negative.
Proprio questo punto mi spinge a pensare che questo libro sia più adatto ad un pubblico di adulti, che meglio possono comprendere determinati stati d'animo, piuttosto che a bambini e ragazzini.
Anche la storia di Babbo Natale è resa in modo realistico, tanto da sembrare plausibile, per chi legge, che il mito che da secoli vede protagonista l'anziano signore barbuto sia nato pressappoco così.
Il fatto poi di dare una giustificazione ad ogni particolare, dalla slitta, alle renne, al costume rosso, è una delle cose che ho apprezzato di più. È come se ogni pezzo di un puzzle andasse magicamente al suo posto.
E per quanto riguarda la magia questa di certo non manca: sembra quasi che l'autore, pur cercando di salvaguardare il realismo della storia, abbia anche cercato di conservare, forse proprio per i più piccini, lo stupore che solo l'inspiegabile può dare.
Più si va avanti infatti e più diventa labile il confine tra veglia e sogno, tra realtà e fantasia, tra verità e magia.
Ultima cosa di cui voglio parlarvi è la struttura del romanzo, suddiviso in 24 capitoli chiamati finestre.
Come racconta lo stesso autore (per mezzo della figura del nonno dei due fratellini Ossi e Tommi), il libro andrebbe letto come un calendario dell'avvento, una finestra al giorno, a partire dal primo dicembre per arrivare alla vigilia di Natale.
Una sorta di percorso che a poco a poco ci conduce nello spirito natalizio.
Ovviamente so che molti di voi troverebbero assurdo prolungare per quasi un mese la lettura di un solo libro, tuttavia posso dire che questo modo non solo aiuta a creare l'attesa e la curiosità, ma rende anche più facile affezionarsi ai vari personaggi.
Inoltre, pur rimanendo dell'idea che questo libro non sia proprio adattissimo ai più piccini, credo che il metodo delle finestre sia un buon modo per invogliare anche i più restii alla lettura.
Questo anche grazie al modo in cui sono stati organizzati i capitoli, che prevedono quasi sempre nel finale un colpo di scena o comunque un evento che stimoli la curiosità.
Da questo punto di vista pare che l'autore non abbia dato nulla per scontato, e abbia anzi prestato attenzione anche ai minimi particolari.
In conclusione non posso che consigliare questo romanzo a tutti gli amanti del clima natalizio, ai curiosi che intendono scoprire la vera storia di Babbo Natale (o perlomeno una delle sue versioni XD), ma soprattutto a coloro che cercano una storia intrisa di buoni sentimenti e di forti emozioni.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Quando ho iniziato questo libro credevo di trovarmi di fronte alla tipica fiaba per bambini, una di quelle che ti fa rivivere la magia delle feste e ti fa tornare bambino.
Non avrei davvero immaginato di leggere una storia così forte dal punto di vista emotivo, da poter essere apprezzata e compresa anche, e forse soprattutto, da un pubblico di adulti.
Quella che leggiamo in queste pagine non è infatti solo la leggenda di Babbo Natale, ma le drammatiche vicende di un ragazzino incapace di affrontare il dolore.
Se c'è un protagonista in questo libro non è certo l'anziano signore dal costume rosso bensì Nikolas, il povero bambino costretto dalle circostanze a crescere più in fretta di quanto avrebbe dovuto.
La sua sofferenza, il non sentirsi capito e amato, il non riuscire a dire addio al passato, il continuo peregrinare da un luogo all'altro, sono elementi costanti per tutta la lettura.
In ogni pagina si percepisce la paura che Nikolas ha del futuro, dell'amore e soprattutto della perdita.
Già nei primi capitoli lo vediamo mentre cerca di farsi forza dopo aver saputo di essere rimasto completamente solo. E Nikolas, pur avendo solo cinque anni, non riesce a dimenticare la sua famiglia, non riesce ad abbandonare il passato, a rinunciare all'idea di riavere quello che gli è stato strappato via.

“Non posso andare da nessuna parte. Devo tenere il fuoco acceso e la casa calda,” mormorò. “L’ho promesso al babbo e alla mamma. Se Ada torna qui e trova la casa fredda, non riuscirà a guarire entro Natale.” 
I due uomini si scambiarono un’occhiata preoccupata. Henrik annuì. Hannes gli diede la lanterna e si chinò, poggiando entrambe le mani sulle spalle del bambino. 
“Ascoltami bene, Nikolas,” disse con voce calma. “Non c’è più nessuno per cui tu debba tenere la casa calda. Lo capisci? Nessuno. Sei l’unico ancora rimasto, della tua famiglia.” 
Nikolas guardò il volto di Hannes con gli occhi annebbiati. Poi li chiuse, lasciando che il pescatore lo abbracciasse. Nella sua testa riecheggiavano le ultime parole dette dal babbo sulla porta di casa: sei un bambino grande, so che ce la farai a stare da solo. Nikolas non si era mai sentito così piccolo e impotente come in quel momento di sconforto. Era come se, all’improvviso, tutta la gioia di vivere gli fosse stata risucchiata via. Non c’è più nessuno.”

Il pensiero costante alla sua vecchia casa, il modo in cui conserva gelosamente il coltello e l'orologio del papà, il modo in cui si convince che la piccola Ada si sia trasformata in una sirenetta, il modo in cui ogni anno si reca a portarle un regalo e ad augurarle buon Natale, mi hanno davvero commossa.
E lasciatemelo dire, finalmente un autore che affronta il tema della morte di una persona cara come si dovrebbe. Troppe volte mi è capitato di leggere di personaggi straziati dal dolore che improvvisamente, dopo un casuale incontro, ritrovano la felicità.
Ma nella realtà non succede così, la sofferenza non scompare da un giorno all'altro.
In questo libro ho trovato una concezione del dolore veritiera, in cui il protagonista pensa e agisce in modo pienamente condivisibile.
Nikolas non fa che ripensare al passato, si affeziona alle persone e subito teme di perderle, fino a quando capisce che l'unica soluzione per non soffrire è non amare.
Un personaggio che prova emozioni vere, fatte di lacrime, scottature e poche rare consolazioni.
Per questo motivo, al contrario delle mie previsioni, definirei "Miracolo in una notte d'inverno" come un libro essenzialmente triste, con pagine e pagine intrise di nostalgia.
Questa è la ragione principale per cui non consiglierei questo romanzo ai bambini. 
Già me li immagino in preda alla paura, temendo che i loro genitori da un momento all'altro non facciano più ritorno a casa. 
Già me li immagino in una valle di lacrime. No, direi che è meglio evitare.
Ciononostante vorrei sottolineare che nel libro ci sono anche contenuti più leggeri, in particolar modo quando si inizia a delineare la figura di Babbo Natale.
Il capitolo sulle renne ad esempio è particolarmente divertente XD
Una cosa che ho apprezzato, proprio per quanto riguarda la leggenda natalizia, è il labile confine tra realtà e magia. Pur apparendo la storia abbastanza veritiera, Marko Leino riesce a salvaguardare l'aspetto più suggestivo, lasciando alcune questioni in sospeso.
Una fra tutte, quella più importante, è la sorte di Nikolas.
Il non sapere che fine abbia fatto mi ha ricordato il finale de "Il piccolo principe".
In entrambi i casi si lascia al lettore la possibilità di dedurre ciò che preferisce.
Ritornando a "Miracolo in una notte d'inverno" vorrei citarvi le frasi in apertura del romanzo:

Per leggere questo libro non è necessario essere amanti del Natale 
e nemmeno credere alla leggenda di Babbo Natale. 
Questo libro è per tutti coloro che credono, 
trecentosessantacinque giorni all'anno, 
all'esistenza dell’amore puro.

Solo alcune persone incarnano davvero l'espressione "amore puro" qui citato: la famiglia Pukki, e tra loro, ovviamente, Nikolas.
Quest'ultimo non fa che occuparsi degli altri, aiutando i compaesani a lavoro, prendendosi cura dei più piccoli, passando tutto il tempo libero a confezionare regali.
E loro? Rispondono dandogli il benservito, appena lui mostra di aver bisogno d'aiuto.
Una volta terminato il giro di prova a casa di ogni abitante, tutti si rifiutano di dargli un tetto, adducendo la scusa di non aver abbastanza soldi e cibo per ospitarlo.
Possono senza problemi sfamare i loro figli, ma non il povero ragazzo che si è fatto in quattro per loro. 
Arrivano addirittura ad abbandonarlo nelle mani, di colui che tutti credono essere un uomo senza scrupoli. Neanche allora manifestano il minimo ripensamento, soddisfatti di essersi liberati di un problema.
E per tutta la lettura non facciamo altro che vedere come la bontà di Nikolas gli si ritorca contro: i bambini hanno paura di lui, gli amici lo rinnegano alla prima occasione (come nel caso di Emil), nessuno che lo cerca, nessuno che gli stia vicino.
Gli unici che fanno eccezione sono Isak e la figlia di Emil, Ada.
Solo loro sembrano tenere davvero a lui, solo loro non pensano esclusivamente a ricevere ma anche a dare. 
Solo loro riescono a ridare al povero Nikolas quello che ha sempre disperatamente cercato: un padre, una figlia, una famiglia.

Curiosità:
Dal libro è stato tratto nel 2007 un film, che vede come sceneggiatore lo stesso Leino.
La pellicola, che in originale è intitolata Joulutarina, ossia "Storia di Natale", è arrivata invece in Italia con il nome di "Miracolo di una notte d'inverno".


il mio voto per questo libro 









7 commenti:

  1. Lo voglio troppo leggere anche io!!!Sembra davvero bellissimo!!! *-*

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  2. Questo libro era già in wish list, ma dopo la tua recensione è salito rapidamente tra i primi posti.
    Non pensavo che fosse un romanzo così toccante e profondo, dalla trama immaginavo una storia lieve e favoleggiante. Buono a sapersi ^_^

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  3. Complimenti per la recensione! :)
    Questo libro da una parte mi ispirava parecchio ma dall'altra c'era sempre qualcosa che mi frenava: tutte le volte che me lo sono trovata davanti in libreria mi sentivo come un pendolo: "lo prendo, sembra carino" "ma no, ma no...lo lascio qua" ecc... però la tua recensione mi ha convinta! :)

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  4. Accidenti Marzia, sei stelline? ^_^ mi sono segnata il titolo del libro, non sei la prima ad averne parlato bene quindi penso proprio che finirà nella mia libreria entro breve tempo (come se la visita di oggi alla Feltrinelli non fosse bastata a popolare ulteriormente la mia wishlist) :D

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    Risposte
    1. Ciao Ilaria!
      Come puoi vedere dal bollino a fine post questa recensione è stata scritta da mia sorella Little Pigo e non da me.
      Io non ho avuto ancora modo di leggere questo libro, e penso che lo terrò da parte per il prossimo Natale.
      Vorrei leggerlo dal 1° Dicembre in poi, una finestra al giorno, come il narratore della storia, tra le righe, consiglia di fare.
      Una sorta di calendario dell'avvento ^_^
      Comunque mi fido moltissimo del parere di mia sorella, abbiamo quasi sempre opinioni molto simili, quindi penso che sarà una bella lettura.

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  5. Mi ispira un sacco... preparerò i fazzoletti ^_^

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