giovedì 17 dicembre 2015

Recensione: "Bambini nel bosco" di Beatrice Masini


Titolo: Bambini nel bosco
Autore: Beatrice Masini
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: maggio 2015
Pagine: 208
Prezzo: 7,50 €(cartaceo) 4,99 €(e-book)

Trama:
C’è un campo, la Base, dove crescono i bambini senza ricordi o memoria. Tra loro c’è un gruppo più vivace, composto da Hana, capo del Guscio, dura e metodica, Dudu, sempre attento e guardingo, Glor, grande e goffo, Cranach, il più lento di tutti, Orla, la più piccola, e infine ZeroSette, l’ultimo arrivato. C’è anche Tom, ma lui appare diverso: si perde in mille pensieri e a volte sente riaffiorare un Coccio, un frammento di vita passata. Un giorno convince i ragazzi a spingersi nel bosco per esplorare il mondo di fuori. Porta con sé un libro di fiabe appena ritrovato, che comincia a leggere ad alta voce suscitando emozioni e curiosità. Così, quasi per incanto, quel libro e quella lettura doneranno a ognuno di loro un filo di speranza e gioia, il desiderio di una vita diversa fuori dai confini della Base.

Recensione:
In un luogo imprecisato, nel tempo e nello spazio, Beatrice Masini ambienta la sua favola distopica e melanconica.
Protagonisti sono un gruppo di otto bambini che, più o meno coscientemente, si ribellano ad un sistema che non dà speranze né vie d'uscita.
Quelli che impariamo a conoscere, pagina dopo pagina, sono i residui di una civiltà evoluta, quello che resta dopo un grande disastro mondiale (che nel romanzo viene sempre definito con il nome di "bomba"), e i meccanismi messi in pratica per cercare di riportare una sottospecie di ordine al marasma generale.
La Base è uno dei luoghi che ospitano i bambini e i ragazzi rimasti soli dopo la tragedia. Tra loro c'è chi ha perso entrambi i genitori perché morti o dispersi e anche chi non li ha mai conosciuti.
La Base, infatti, ospita due tipologie di bambini, in eterna attesa che arrivi qualcuno a reclamarli: gli avanzi e i dischiusi. I primi sono in netta minoranza e rappresentano i pochi scampati alla bomba, i secondi sono i bambini provetta, senza passato e senza ricordi, fatti nascere e cresciuti per dare una nuova speranza ad un mondo in rovina.
Tom è uno dei pochi avanzi del suo grumo, e già questo lo rende abbastanza speciale rispetto alla norma ma, quello che rende Tom unico e che, a differenza degli altri, egli ricorda più cose del mondo passato.
I ricordi - i cocci - riemergono nella mente improvvisi e altrettanto improvvisamente svaniscono lasciando un doloroso senso di vuoto.
Parole e sensazioni inafferrabili e presumibilmente sconosciute, tornano a galla e con loro il senso di colpa per qualcosa che non si riesce a ricordare, per qualcosa che si crede perso per sempre. 

"Era il suo segreto. La parola segreto - un Coccio - gli era riaffiorata in testa, o forse nel cuore, non appena l'aveva trovato. Al Campo i segreti non esistevano. Ma lì gli era bastato sfiorarlo per riconoscerlo come tale. Una cosa da non dire e non dare. Una cosa da tenere per sé, preziosa fino allo spasmo, fino al dolore. 
E così quella volta Tom era tornato al Grumo senza niente in mano, ma con un segreto tutto per sé."

Un libro di fiabe, ritrovato nel bosco, offre a Tom e ai bambini del suo grumo l'opportunità di scoprire, conoscere, e in alcuni casi rammentare, frammenti di un tempo ormai lontano.
Le storie lette e assimilate si rivelano la spinta necessaria per muoversi alla ricerca di qualcos'altro, qualcosa che la Base non può offrire loro.
È così che inizia la straordinaria avventura dei Bambini del grumo tredici, ora diventati i "Bambini nel bosco".
Soli con se stessi, indifesi in un mondo sconosciuto, i ragazzini si incamminano alla ricerca di una storia tutta loro, dove non serve un castello per vivere felici, basta una casa di pietre e legna costruita tutti assieme. Dove non si aspetta l'arrivo del principe azzurro, ma si spera nella comparsa di quegli adulti che, nelle fiabe del libro, vengono chiamati con i nomi di "mamma" e "papà"...

"«Ma noi di chi siamo?» Ecco l'aveva detto. 
«Come di chi siamo?» ripeté Tom, fissandola. 
«Insomma, dentro le storie succedono delle cose. Ci sono dei bambini, e sono sempre di qualcuno. 
Della loro mamma, del papà. Magari del re e della regina. O dell'Orco che li tiene come schiavi e li vuole mangiare. Perché noi non siamo di nessuno?» 
Tom sospirò. «Noi non siamo dentro una storia. Noi siamo dentro un bosco. Noi siamo i bambini nel bosco.»"

"Bambini nel bosco" è un'avventura commovente, ricca di malinconia.
Si passa dalla tristezza, al senso di ingiustizia, alla speranza e a quella gioia che, solo dei bambini che scoprono le piccole cose semplici della vita, possono regalare.
Triste, dolce ed intenso. 
Un libro per ragazzi, ma che anche gli adulti sapranno apprezzare.

Considerazioni:
Bambini nel bosco è una storia originale che racchiude in sé l'importanza dei grandi classici del genere post-apocalittico.
La trama mi ha ricordato per motivi differenti altri racconti noti, come: "Maze Runner" di James Dashner, "1984" di Orwell, "Verso l'abisso di Chicago" di Ray Bradbury e "I trasfigurati" di John Wyndham.
In comune con i suddetti titoli, ha il clima apocalittico. Tutti sono ambientati in un mondo che cerca pian piano di riassemblare i suoi pezzi e rimettersi in sesto. 
I bambini della Base, come i ragazzi descritti da Dashner e la popolazione narrata da Bradbury nel suo racconto breve, non hanno memoria del passato, non hanno identità, non sanno chi sono e non appartengono a nessuno.
Anche le cose più semplici gli sono estranee, e i ricordi sono più simili a cocci taglienti che emergono improvvisamente e dolorosamente lasciandosi dietro solo un senso di smarrimento.
A differenza delle storie citate, Beatrice Masini ci offre una prospettiva diversa, i suoi bambini sono piccoli e indifesi, e alla Base vengono trattati più come bestie da tenere occupate, sedate, che come esseri umani da educare per il futuro.
A osservarli costantemente gli operatori del campo, tra questi Jonas e Ruben che assistono alla fuga del grumo tredici e fanno, segretamente, il tifo per loro.
Si interrogano sui loro comportamenti, si preoccupano per loro, scommettono su quelle che saranno le mosse future del gruppo, come se stessero guardando un reality in diretta televisiva.

«Come mai litigano per i Cocci?»[...] 
[...] «Perché alcuni li hanno e altri no. E chi non li ha li invidia a chi li ha. Perché avere dei Cocci vuol dire avere un passato. Non averli vuol dire una sola cosa: essere nati in una bottiglia, da non si sa chi, forse per caso. Una pura combinazione di gameti. E se non hai un passato è più difficile immaginare il futuro.» 
«Parli difficile, Jonas, come al solito, ma io ti capisco» disse Ruben, illuminandosi. «Forse gli Avanzi hanno qualcuno che li cerca e li vuole, da qualche parte su questo pianeta o su un altro. Invece gli altri non hanno nessuno da nessuna parte. Se non una bottiglia che era la loro casa e si è rotta da un pezzo.»

Il loro punto di vista, i loro quesiti, sono anche i nostri che, da lettori, ne seguiamo le vicende.
Con Jonas, ad esempio, ho assistito all'emozionante scena in cui Tom spiega agli altri bimbi cos'è un abbraccio e con lui mi sono commossa :')
Sotto ai nostri occhi (ai miei occhi) i bambini hanno imparato a sopravvivere, a procacciarsi del cibo, e sono passati da leggere passivamente delle fiabe, ad interpretarle, fino a porsi interrogativi importanti sul senso della vita e sulla morte. 

"«Immagina di essere un uccello. Uno di quelli» disse Tom a Hana. «Sopravvivere alle volpi, ai lupi, ai falchi per finire nelle mie mani, e nelle nostre pance. Secondo te ha un senso? Ha un senso? Poteva essere ancora vivo. Avere un domani davanti, per volare, cercare cose buone da mangiare, andare in giro, cantare. Sono uccelli che cantano, sai? Sono quelli che fanno quel verso lungo, così» e lo imitò. 
Gli altri. Si voltarono a fissarlo incantati, poi ricaddero nelle loro trance. 
«Non so» fece Hana. «Forse dovevano finire nelle nostre pance, tenerci vivi. Forse il senso della loro vita era quello fin dall'inizio. Era giusto. È stato giusto. E tu sei stato bravo.»

Bambini nel bosco è un viaggio istruttivo nei sentimenti e nelle paure dell'animo umano. Forte, toccante ed emozionante.
Ho seguito i bambini nel bosco, mi sono affezionata e ho tifato per loro affinché trovassero qualcosa che desse un senso alla loro "storia".
Ma il senso, l'ho capito, era la storia stessa di cui (dopo un iniziale smarrimento a fine lettura) posso dire di aver apprezzato tutto (anche il finale, si).
Non è solo un racconto distopico fine a se stesso, ma quello che lascia è un messaggio sull'importanza delle origini, dei ricordi e del passato che ci rende ciò che siamo e senza il quale saremmo solo dei gusci vuoti.

Ringrazio la casa editrice Fanucci per avermi inviato una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

10 commenti:

  1. Risposte
    1. Interessante, struggente ed emozionante. Lo consiglio fortemente.

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  2. Mi ha sempre ispirato tantissimo. Adesso è ufficiale: alla prima occasione, lo prendo! *____*

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  3. E' uno di quei libri che comprerei solo guardando la copertina.. meravigliosa *_* e poi leggendo la trama mi convincerei ancora di più, dopo aver letto la tua recensione è ufficiale che lo acquisterò ;) Sembra che a questo libro non manchi nulla, per quelli che sono i miei gusti, soprattutto in questo periodo.. Bambini, boschi, fiabe, lettura, sentimenti, melanconia, insomma.. c'è tutto! Molto curiosa di leggerlo :)

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    1. È vero la copertina è incantevole e il libro nasconde molto più di quello che può apparire dalla trama. Da leggere per credere ^_^

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  4. Come sempre in questo blog trovo titoli che non riesco a trovare da nessun'altra parte. Che dire, questa recensione mi ha incantata. Leggerò questo libro, questo è sicuro :') ♥

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    1. È un libro molto intenso e, se non vado errato, è arrivato come finalista per il premio Strega nel 2010

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  5. Sembra interessante, me lo segno! :)

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