venerdì 1 luglio 2016

Recensione: "Aspettando Bojangles" di Olivier Bourdeaut

Titolo: Aspettando Bojangles
Autore: Olivier Bourdeaut
Editore: Neri Pozza
Data di pubblicazione: 14 aprile 2016
Pagine: 144
Prezzo: 15,00 € (cartaceo) 9,99 € (ebook)


Trama:
Immaginate di essere un bambino e di avere un padre che non chiama mai vostra madre con lo stesso nome. Immaginate poi che a vostra madre quest’abitudine non dispiaccia affatto, poiché tutte le mattine, in cucina, tiene lo sguardo fisso e allegro su vostro padre, col naso dentro la tazza di latte oppure col mento tra le mani, in attesa del verdetto; e poi, felice, si volta verso lo specchio salutando la nuova Renée, o la nuova Joséphine, o la nuova Marylou...
Se immaginate tutto questo, potete mettere piede nel fantastico universo familiare descritto dal bambino in queste pagine. Un universo in cui a reggere le sorti di tutto e tutti è Renée, Joséphine, Marylou… la madre. 
Di lei, suo marito dice che dà del tu alle stelle, ma in realtà dà del voi a tutti, a suo marito, al bambino e alla damigella di Numidia che vive nel loro appartamento, un grosso uccello strambo ed elegante che passeggia oscillando il lungo collo nero, le piume bianche e gli occhi di un rosso violento. 
Renée, Joséphine, Marylou, o anche, ogni 15 febbraio, Georgette, ama ballare con suo marito sempre e ovunque, di giorno e di notte, da soli e in compagnia degli amici, al suono soprattutto di Mister Bojangles di Nina Simone, una canzone gaia e triste allo stesso tempo. 
Per il resto del tempo si entusiasma e si estasia per ogni cosa, trovando incredibilmente divertente l’andare avanti del mondo. E non tratta il suo piccolo né da adulto né da bambino, ma come un personaggio da romanzo. Un romanzo che lei ama molto e nel quale s’immerge in ogni momento. 
Di una sola cosa non vuole sentire parlare: delle tristezze e degli inganni della vita; perciò ripete come un mantra ai suoi: «Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene».
La realtà, però, è a volte molto banale e triste, così scioccamente triste che occorre più di una prodigiosa arte del mentire per continuare a gioire del mondo.

Recensione:
Già solo leggendo la trama, credo possiate intuire quanto questo libro sia bizzarro e fuori dagli schemi. Ci racconta una storia che di noioso e banale non ha di certo nulla, una storia a cui è difficile credere, perché fa della fantasia la sua arma vincente.
A raccontarcela è il figlio di Georges e della donna dagli innumerevoli nomi. Il bambino, che talvolta ci riporta anche pensieri estrapolati dal diario del padre, ci guida gradualmente nella sua vita di tutti i giorni, una quotidianità fatta di feste notturne, gite improvvisate, gare di salti, e balli sfrenati. Ma soprattutto un'esistenza fatta di amore incondizionato, di una famiglia che senza preconcetti e senza regole, cerca la felicità ove gli altri non osano nemmeno guardare.
Questo piccolo romanzo, poco più di un centinaio di pagine, è un esplosione di vita e di meraviglia. I suoi personaggi sono liberi e spensierati, abituati a godersi la vita, sopravvivendo al vortice di follia che loro stessi hanno creato. 
Leggere di loro, delle piccole manie che li contraddistinguono, dei sogni senza capo né coda, è una gioia per il cuore e per lo spirito.
Ho adorato ogni singola parola, perché raccontata con semplicità ed ironia. Ho letteralmente amato i voli pindarici di Marylou, lo spirito combattivo di Renée, la fragilità di Josephine.
Tutte le sfaccettature che hanno reso quella donna, agli occhi di Georges e a quelli di noi lettori, una creatura unica e straordinaria, da proteggere ad ogni costo.
Ma cosa succede se il pericolo è più vicino di quanto si pensi? Se l'equilibrio precario che tiene insieme la famiglia stesse per cedere da un momento all'altro? Se la donna dalle mirabolanti e fantasiose avventure stesse per affondare nella sua stessa pazzia?
"Aspettando Bojangles" se da una parte ritrae uno spaccato di vita allegro e vivace, dove il sole pare destinato a non tramontare mai, dall'altra dissemina piccole ombre cupe in agguato.

Il problema, con il nuovo stato di mamma, era che - come diceva papà - non si sapeva mai su quale piede ballare. E c'era da credergli, perché in quel campo era indubbiamente un esperto. Per intere settimane mia madre non veniva colta da nessuna ridarella triste, da nessuno eccesso di collera, un tempo abbastanza lungo per farci dimenticare le sue aberrazioni, la sua malacreanza. Durante quei periodi ci sembrava più adorabile che mai, persino più fantastica di prima, il che non era mica semplice, eppure lei ci riusciva brillantemente. 
Il problema era che il nuovo stato di mamma non aveva regola, non aveva orari precisi, non ti dava appuntamento, si presentava così, come un villano che ti piomba in casa all'improvviso. Attendeva con pazienza che ci fossimo dimenticati di lui, che avessimo ripreso pienamente la nostra vita di prima, e a quel punto si presentava senza bussare né suonare, la sera, la mattina, durante il pranzo, dopo una doccia, a metà di una passeggiata. In quei casi non sapevamo mai cosa fare, come agire, annientati dall'idea di ricominciare daccapo, di doverci rifare l'abitudine il più in fretta possibile. In caso d'incidente, ci sono dei manuali che spiegano come intervenire, i primi soccorsi, quelli che salvano le vite, ma nel nostro caso non c'era niente. Non ci si abitua mai a cose del genere.

Quella che sembrava una vicenda scritta per far sgorgare sorrisi sulle labbra, si rivela infine più profonda di quanto potesse apparire in principio. Dopo le frequenti gite in Spagna, ci troviamo imbrigliati in un viaggio ben più intricato e difficile da capire: quello nella psiche di una donna fragile che sta per perdere se stessa, che sembra non riconoscere più il confine tra la realtà e le belle menzogne che è solita raccontare.
E soprattutto dobbiamo essere spettatori del dramma a cui solitamente si fa meno caso, ossia quello di chi deve assistere inerte all'inesorabile discesa nel baratro.
Cosa c'è di peggio che vedere tutto ciò che ami svanire nel nulla? 
Cosa c'è di peggio che trovare l'amore della tua vita ed essere destinato a perderlo?

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Ho ricevuto inaspettatamente questo libro dalla casa editrice. Quando l'ho stretto per la prima volta tra le mani non avrei mai immaginato che magnifica sorpresa si sarebbe rivelata.
"Aspettando Bojangles" è uno di quei libri che penetra sotto la pelle e che sai da subito che non potrai dimenticare. Forse perché dipinge una festa bellissima a cui tutti noi vorremmo prendere parte, perché ammettiamolo, chi non ha mai desiderato vivere giorno per giorno, senza pensare al lavoro, al futuro, e a tutti quei vincoli a cui siamo tristemente abituati?
Questo romanzo ci regala un sogno, ci fa vivere un miraggio, ci promette una fetta di felicità.
E, se nelle pagine iniziali il libro mi ha un po' ricordato il film "Big Fish", della regia di Tim Burton, più mi inoltravo in questo bizzarro ménage familiare e più la mia mente andava a "Sophie sui tetti di Parigi" di Katherine Rundell, altro libro che porto nel cuore. In entrambi i romanzi il rapporto genitori-figli è esente da leggi morali e convenzioni. In entrambi i casi i bambini protagonisti sono liberi di essere ciò che vogliono, liberi di esprimersi e sperimentare. A volte compiono azioni folli e sconsiderate che la maggior parte delle persone non permetterebbe a dei ragazzini, eppure quando si legge di loro e delle loro avventure non si riesce davvero a pensare che sia del tutto sbagliato. Folle sì, ma non sbagliato.
Ecco perché, pur nel vedere il piccolo di casa Bojangles fare tardi la sera e marinare la scuola sotto il permesso materno, non si può non considerare il guadagno ben maggiore che lui ha nell'assaporare la vita vera, quella che non si può studiare sui libri, ma che si può solo indossare come il più sfarzoso dei vestiti.
Altra cosa che non fa di questo libro un libro come tanti è la sincerità dei personaggi.
Sin da subito ci vengono presentati come fossero degli amici ed è così che impariamo a considerarli. Non solo i tre protagonisti di questa vicenda, ma anche Sven, Bolla d'aria, Lo Sconcio e non per ultima Damigella Superflua, il cui nome è già tutto un programma. I tratti che li caratterizzano li rendono unici e divertenti. Non è difficile affezionarsi a loro.
E se questi sono gli attori della rappresentazione, sappiate che c'è un unico grande regista, che regge le fila di tutto, ovvero l'amore, quello vero.
Quello che, per esempio, lega il nostro giovane narratore ai suoi genitori. In ogni parola da lui espressa, l'affetto ricevuto non è solo palpabile ma manifesto. Il modo in cui Miss Bojangles si prende cura del suo piccolo, pronta a difenderlo quasi come una leonessa fa con i suoi cuccioli, le carezze gentili, le piccole cure quotidiane, sono la prova lampante che dietro quella stravagante donna si celava anche una buona madre.
Più difficile dire lo stesso di Georges, probabilmente troppo immerso nel ruolo di marito amorevole e cavaliere senza macchia e senza paura, per poter essere davvero un padre affidabile, per quanto ci provi. L'epilogo ne è la conferma. 
E a proposito di questo, se posso affermare di aver amato il libro, non posso invece dire lo stesso per il finale, o almeno non con la stessa certezza.
Una parte di me ritiene il dramma narrato inevitabile, forse l'unica conclusione credibile.
Georges vive ormai in simbiosi con la sua dolce metà e non può immaginare un futuro senza lei accanto. Il loro amore è estremo, si alimenta di illusioni e chimere. Il tipico legame che non accetta di essere reciso.

Il suo comportamento stravagante aveva riempito tutta quanta la mia vita, si era annidato in ogni recesso, occupava l'intero quadrante dell'orologio, depredando ogni istante. 
Quella follia l'avevo accolta a braccia aperte, poi le avevo richiuse per stringerla forte fino a restarne infuso; ma temevo che una tanto dolce follia non fosse eterna. Per lei la realtà non esisteva. Avevo incontrato una don Chisciotte in gonnella e stivali che ogni mattina, gli occhi appena aperti e ancora gonfi, saltava sul suo ronzino, lo spronava e partiva al galoppo, all'assalto dei suoi reconditi mulini a vento quotidiani. Era riuscita a dare un senso alla mia vita trasformandola in una baraonda continua.

Ma quando poi mi ritrovo a pensare al figlio rimasto solo al mondo, costretto ad affrontare prima il dolore per la perdita della madre, e ad accettare, poi e per giunta, l'egoistica scelta del padre, non riesco davvero a ritenerlo giusto.
Dove va a finire l'affetto tanto decantato? Se il giudizio alterato e il gesto estremo della madre può essere ricondotto alla malattia, e pertanto giustificato, la decisione di Georges va invece al di là di ogni umana comprensione.
Ma del resto quale logica spinge due perfetti estranei a sposarsi nel corso della sera stessa e a condividere un progetto di vita insieme? Quale ragione può giustificare un'avventura tanto sconsiderata quanto ambiziosa?
Se c'è una morale in questa storia forse sta proprio nel fatto che le vere storie d'amore non conoscono né morali né ragioni. Si nutrono solo di se stesse, di emozioni tanto forti da non sembrare vere, di sogni tanto grandi da essere quasi illusioni. Si nutrono di se stesse fino a quando non c'è più nulla da consumare, non c'è più nulla da fare, se non scomparire.

Ringrazio la casa editrice Neri Pozza per avermi fornito una copia di questo romanzo

il mio voto per questo libro

10 commenti:

  1. Bellissima e intensa recensione! Ho letto la trama di questo romanzo e mi ha subito incuriosita, la tua precisa analisi mi ha svelato un mondo in cui il concetto d'amore e di famglia è visto attraverso la lene della malattia e dell'egoismo. Prendo nota :)

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    1. È un libro inaspettatamente profondo, che cela questioni spinose sotto una patina di allegria e spensieratezza.

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  2. Ho sentito parlare di questo libro e sempre in toni davvero positivi, mi ha davvero incuriosita *_*

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    1. È davvero come la canzone di Nina Simone, triste e gaio allo stesso tempo.

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  4. Bellissima recensione! Un libro che ho amato molto anch'io :)

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  5. E' già da un po' che ho addocchiato questo libro. Dopo aver letto la tua recensione, non mi resta che leggerlo ;) A presto!

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    1. Grazie per essere passata, sono curiosa di sapere cosa ne penserai.

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