Titolo: Noi siamo tutto
Autore: Nicola Yoon
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: 16 maggio 2017
Pagine: 307
Prezzo: 17,90 € (cartaceo)
Trama:
Madeline Whittier è allergica al mondo. Soffre
infatti di una patologia tanto rara quanto nota, che non le permette di entrare
in contatto con il mondo esterno. Per questo non esce di casa, non l'ha mai
fatto in diciassette anni. Mai un respiro d'aria fresca, né un raggio di sole
caldo sul viso. Le uniche persone che può frequentare sono sua madre e la sua infermiera,
Carla.
Finché, un giorno, un camion di una ditta di
traslochi si ferma nella sua via. Madeline è alla finestra quando vede... lui.
Il nuovo vicino.
Alto, magro e vestito di nero dalla testa ai
piedi: maglietta nera, jeans neri, scarpe da ginnastica nere e un berretto nero
di maglia che gli nasconde completamente i capelli. Il suo nome è Olly. I loro
sguardi si incrociano per un secondo.
E anche se nella vita è impossibile prevedere
sempre tutto, in quel secondo Madeline prevede che si innamorerà di lui. Anzi,
ne è sicura. Come è quasi sicura che sarà un disastro. Perché, per la prima
volta, quello che ha non le basta più. E per vivere anche solo un giorno
perfetto è pronta a rischiare tutto. Tutto.
Recensione:
A prima vista Madeline potrebbe sembrare una
ragazza come tante. Intelligente e di bell'aspetto passa gran parte del tempo
libero a leggere romanzi e a recensirli sul web. Con un'unica differenza. Lei
non può assolutamente uscire di casa.
A causa di una terribile malattia, sin da piccolissima,
è stata costretta a trascorrere ogni minuto della sua vita al chiuso, senza
nessun contatto esterno, né con il mondo né con le persone che lo abitano.
La ragazza si è ormai rassegnata al suo destino, a
farsi bastare quel poco che ha, a rallegrarsi delle briciole di spensieratezza
che riesce ad afferrare: le serate cinema con la mamma, i duelli a pictionary o
a scarabeo, le chiacchiere con l'infermiera Carla, le lezioni online, i
rarissimi contatti con gli insegnanti, ed i suoi amati libri.
Quello che per noi sarebbe niente, per lei è il
massimo a cui può aspirare. Fino all'arrivo nel quartiere di una nuova
famiglia, e di Oliver, il ragazzo atletico tutto vestito di nero.
Maddie è subito attratta da lui, forse proprio
perché è l'espressione perfetta di vitalità e salute, tutto ciò che lei non è
mai stata. D'altro canto anche l'aitante Olly rimane incantato dalla misteriosa
ragazza alla finestra.
Tra i due nasce immediatamente un feeling, fatto
prima di sequenze mimate alla finestra, poi di chat segrete ed infine di
incontri clandestini.
Sì perché, nonostante il protocollo vieti alla
nostra protagonista qualsiasi contatto con l'esterno, o perlomeno quelli non
strettamente necessari, i due adolescenti, con la complicità dell'infermiera,
riescono a guadagnarsi qualche ora assieme.
E se la vita di Maddie è cambiata quando ha
incontrato per la prima volta lo sguardo di Olly, subisce un vero e proprio
scossone quando tra i due nasce un vero e proprio sentimento.
Se la mia vita fosse un romanzo e la si leggesse a ritroso, non cambierebbe niente.
Oggi è uguale a ieri.
Domani sarà uguale a oggi.
Nel Libro di Maddy tutti i capitoli sono identici.
Fino a Olly.
Prima di lui la mia vita era un palindromo, sempre la stessa in un verso come nell’altro, tipo «o tra poco parto», oppure «Ivan e le navi».
Ma Olly è come una lettera estratta a caso, l’enorme X che, gettata in mezzo a una parola o una frase, ne scombina la sequenza.
Oggi è uguale a ieri.
Domani sarà uguale a oggi.
Nel Libro di Maddy tutti i capitoli sono identici.
Fino a Olly.
Prima di lui la mia vita era un palindromo, sempre la stessa in un verso come nell’altro, tipo «o tra poco parto», oppure «Ivan e le navi».
Ma Olly è come una lettera estratta a caso, l’enorme X che, gettata in mezzo a una parola o una frase, ne scombina la sequenza.
Improvvisamente quel poco che era tutto il suo mondo
non le basta più, né i romanzi che le permettevano di immaginare una vita al di
fuori della bolla, né il tempo con le persone che ha sempre amato e che si sono
prese cura di lei. Nulla ha più senso se non può condividerlo con il suo
Oliver, se non le permette di vivere come tutte le ragazze della sua età.
Così prende una decisione, drastica e pericolosa.
Provare ad uscire, rischiare tutto pur di essere felice e normale, anche se
solo per pochi giorni.
Naturalmente non vi svelerò cosa succede una volta
varcata la porta di casa, posso però dirvi che da quel momento in poi il
romanzo prende, secondo me, una piega troppo surreale e, soprattutto poco
realistica.
Nella prima parte infatti noi lettori possiamo
pienamente identificarci con la povera Madeline, le sue emozioni nel sentirsi
in trappola ed i primi batticuori per il ragazzo della porta accanto (in realtà
della casa di fronte).
Da una parte vediamo in lei la ragazza malata
costretta a privarsi anche delle cose che noi spesso diamo per scontato - come
un caffè al bar con gli amici o un giro in bicicletta, per fare degli esempi -
dall'altra una comunissima adolescente alle prese con una cotta.
Dunque, per quanto la sua esistenza sia fuori
dalle righe, fino a metà libro le pagine sono impregnate di normalità: chat ed
incontri segreti con il fidanzato, confidenze e consigli d'amore con l'amica
(che in realtà sarebbe l'infermiera), serate di film e giochi con la mamma e
pomeriggi sui libri da sola.
Poi di punto in bianco la nostra protagonista, che
dapprima aveva paura anche solo di sfiorare la mano del suo ragazzo, decide di
fare un salto nel buio, scappando di casa, dicendo addio senza ripensamenti
alla persona che l'ha cresciuta e che più la ama, e rischiando così di morire.
Da qui ha inizio un viaggio fatto di avventure
estreme e rischi sconsiderati, affascinanti certo, ma ben poco credibili.
Una persona che non ha idea di quali siano gli
agenti scatenanti della sua malattia, secondo voi sceglierebbe di provare di
tutto, e tutto insieme, giusto per essere sicura di andare incontro a morte
certa?
Se ciò che voleva Maddie era un po' di normalità,
perché non compiere piccoli tentativi, tipo una passeggiata attorno al
quartiere, o un picnic al mare, invece che volare sul primo aereo per le
Hawaii? Perché non provare a vivere sul serio e vedere come va, anziché
"suicidarsi" per sentire un po' di brivido?
La scrittrice, troppo presa dall'idea di creare
una fuga romantica a tutti i costi, mette da parte il ritratto che aveva creato
nei primi capitoli - la personalità timorosa di Maddie, il suo amore per la
vita, e per la sua famiglia - per inventarsi una nuova ragazza spensierata ed
impavida.
Tutto ciò che c'era inizialmente viene alterato,
tipo il rapporto con la madre Pauline: ci viene descritto nei primi capitoli
come puro e privo di segreti (fino all'arrivo di Olly almeno), una mamma che è
anche confidente ed amica, nonché la persona più importante nella vita della
protagonista.
Le scene tra le due sono davvero carine e scherzose, trasmettono
un forte senso di familiarità e protezione. Eppure la nostra Maddie, accecata
dalla folle passione per il nuovo arrivato, non ci pensa due volte a lasciare
sua madre da sola e con il cuore a pezzi, e per di più per tutto il viaggio non
manifesta il minimo rimorso per le sue azioni.
Come decorazione, sempre con la glassa disegno sulla superficie diciotto margherite con capolino e petali bianche, e di lato realizzo un drappeggio dello stesso colore.
«Perfetta», esclama la mamma spuntando da dietro mentre termino l’opera. «Come te.»
Mi giro a guardarla: sfoggia un sorriso smagliante e gonfio d’orgoglio, ma gli occhi sono lucidi di pianto.
«Come sei melodrammatica», commento, e le spruzzo un ricciolo di glassa sul naso, con il solo risultato di farla ridere e piangere ancora di più. Di solito non è così emotiva, davvero, ma c’è quacosa nel mio compleanno che la rende sempre incline tanto alle lacrime quanto alle risate. E se lei è tutta lacrime e risate, be’, lo sono anch’io.
«Lo so», ammette alzando impotente le mani, «sono patetica da far schifo.» Mi stringe in un abbraccio fortissimo, e la glassa mi finisce tra i capelli.
«Perfetta», esclama la mamma spuntando da dietro mentre termino l’opera. «Come te.»
Mi giro a guardarla: sfoggia un sorriso smagliante e gonfio d’orgoglio, ma gli occhi sono lucidi di pianto.
«Come sei melodrammatica», commento, e le spruzzo un ricciolo di glassa sul naso, con il solo risultato di farla ridere e piangere ancora di più. Di solito non è così emotiva, davvero, ma c’è quacosa nel mio compleanno che la rende sempre incline tanto alle lacrime quanto alle risate. E se lei è tutta lacrime e risate, be’, lo sono anch’io.
«Lo so», ammette alzando impotente le mani, «sono patetica da far schifo.» Mi stringe in un abbraccio fortissimo, e la glassa mi finisce tra i capelli.
D'altro canto anche la storia d'amore tra i due
ragazzi pare troppo frettolosa, e perciò poco convincente.
Inizialmente si basa su battute simpatiche in chat, vivaci botta e risposta e poco altro. E fin qui tutto bene. Poi dal primo bacio, la loro diventa una passione tormentata: Maddie non riesce a compiere nessun'azione quotidiana senza pensare ad Olly, passa il tempo ad immaginare di toccarlo, baciarlo e via dicendo.
Inizialmente si basa su battute simpatiche in chat, vivaci botta e risposta e poco altro. E fin qui tutto bene. Poi dal primo bacio, la loro diventa una passione tormentata: Maddie non riesce a compiere nessun'azione quotidiana senza pensare ad Olly, passa il tempo ad immaginare di toccarlo, baciarlo e via dicendo.
Ad un certo punto i suoi ormoni sono così in
subbuglio che si ha quasi l'impressione di leggere un harmony.
Tornati sulla spiaggia, ci asciughiamo sotto le fronde di un albero. Quando è convinto che io sia distratta, mi punta lo sguardo addosso, ma in realtà siamo una società di mutua ammirazione: anch'io me lo mangio segretamente con gli occhi.
Indossa soltanto il costume, perciò riesco finalmente a vedergli i muscoli asciutti e lisci di spalle, ventre e torace. Vorrei tanto memorizzare il suo paesaggio corporeo con le mani. Tremo e mi avvolgo nel telo da spiaggia, ma Olly scambia i miei brividi per qualcos’altro e mi si avvicina per poggiarmi il suo asciugamano sulle spalle. La sua pelle odora di oceano e di qualcosa di indefinibile, che fa di lui ciò che è.
Resto scioccata di fronte al mio desiderio di toccargli il petto con la lingua, di assaporare il sole e il salmastro sul suo corpo. Distolgo a fatica gli occhi dal torace di Olly e lo guardo in faccia. Lui abbassa la testa e mi avvolge nell'asciugamano fino a coprirmi ogni centimetro di pelle, dopodiché si allontana.
Ho la sensazione che si stia trattenendo. E non voglio che lo faccia, di questo sono sicura.
Indossa soltanto il costume, perciò riesco finalmente a vedergli i muscoli asciutti e lisci di spalle, ventre e torace. Vorrei tanto memorizzare il suo paesaggio corporeo con le mani. Tremo e mi avvolgo nel telo da spiaggia, ma Olly scambia i miei brividi per qualcos’altro e mi si avvicina per poggiarmi il suo asciugamano sulle spalle. La sua pelle odora di oceano e di qualcosa di indefinibile, che fa di lui ciò che è.
Resto scioccata di fronte al mio desiderio di toccargli il petto con la lingua, di assaporare il sole e il salmastro sul suo corpo. Distolgo a fatica gli occhi dal torace di Olly e lo guardo in faccia. Lui abbassa la testa e mi avvolge nell'asciugamano fino a coprirmi ogni centimetro di pelle, dopodiché si allontana.
Ho la sensazione che si stia trattenendo. E non voglio che lo faccia, di questo sono sicura.
E la cosa assurda è che lei non è a conoscenza di
nulla di concreto o personale sul conto di Olly, se non il rapporto
problematico con il padre, che ha intuito da sola sbirciando dalla finestra.
Non sa cosa faceva prima di trasferirsi e dove,
cosa combina nel tempo libero, cosa ama mangiare, chi siano i suoi migliori
amici, se ci sono state altre ragazze prima di lei ecc. Niente di niente. E,
cosa ben peggiore, non le interessa saperlo.
Insomma sembra tanto che l'autrice abbia preso a
pretesto la SCID, la malattia della protagonista, solo per creare una storia
d'amore strappalacrime per far sognare le adolescenti di tutto il mondo. Ragion
per cui ha scelto di andare in volata verso il suo obiettivo finale,
l'emozionante viaggio romantico, non assicurandosi prima di mettere le basi per
una vera relazione.
E poi dulcis in fundo il gran finale! Ve ne
parlerò meglio più tardi, vi anticipo solo che quando l'ho letto la mia
reazione è stata più o meno questa ╯°□°)╯︵ ┻━┻
In generale per me con questo libro c'erano tutte
le premesse per realizzare davvero una bella storia, tuttavia queste non sono
state realmente sfruttate per puntare invece su qualcosa di più commerciale,
anche se purtroppo visto e rivisto.
Il romanzo non è tutto da buttare, ovviamente.
Salverei soprattutto la prima parte, che è scorrevole ma emozionante, capace di
far percepire a chi legge gli stati d'animo di Madeline, il suo vivere come in
un acquario con vista sull'oceano. In più le pagine sono corredate da alcuni
disegni simpatici e autoironici (opera di David Yoon, marito della scrittrice)
che smorzano un po' la tensione ed il tono drammatico della trama.
In realtà pur avendo come sfondo una malattia
debilitante, "Noi siamo tutto" non giunge mai ad una vera e propria
atmosfera tragica, forse perché la SCID è vista proprio come una peripezia che
impedisce ai due innamorati di stare insieme, più che come un ostacolo per la
vita di Maddie a prescindere.
E forse è questo il maggiore difetto di tutto il
libro. Il ridurre una scelta di vita importante ad una prova d'amore. La
protagonista non sceglie davvero di abbracciare il mondo, di rischiare la sua non
esistenza per un briciolo di normalità ma, come una novella Giulietta, corre
dal suo Romeo, incurante delle conseguenze. Sceglie l'amore e la morte, ma non
se stessa.
Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di
farlo, fermati qui!
Ho iniziato questo romanzo con una certa
riluttanza, temendo di imbattermi nell'ennesimo libro romantico e banalmente
patetico. Eppure, sin dalle prime pagine, mi sono ricreduta, trovandomi immersa
in un'atmosfera genuina e spontanea, con protagonista una ragazza comune,
sveglia, tenace e autoironica, capace di trovare il positivo anche nella
peggiore delle situazioni.
Ho subito provato una certa empatia per Maddie, mi
sono identificata nelle emozioni e sensazioni espresse pagina dopo pagina.
Poi è arrivato Olly e con il suo ingresso ho
temuto che il libro prendesse una brutta piega. Eppure devo dire che anche lui
mi ha stupito piacevolmente: non il solito belloccio, con promesse da bacio
perugina, ma un giovane qualunque, spigliato e divertente.
Pensavo che il pericolo fosse scampato e invece
era proprio dietro l'angolo. Come vi ho detto prima, un rapporto che sembrava
non aver nulla di artificiale, diventa purtroppo il solito amore impetuoso che
inghiotte tutto con la sua potenza.
Non una storia che cresce col tempo ma che divampa
tutto una volta, risultando così poco credibile.
E poi si arriva al viaggio alle Hawaii, con cui la
nostra protagonista mette al rischio la propria vita pur di poter stare a
stretto contatto con il suo fidanzato.
Non mi è dispiaciuto leggere delle loro avventure
in quanto, dal punto di vista letterario, la scelta esotica non può che
risultare affascinante. Eppure avrei preferito qualcosa di meno esagerato e
azzardato. Qualcosa di più vero e realistico.
Mi duole dirlo ma ad un certo punto ho cominciato
a paragonarlo a "Colpa delle stelle", libro che ho bocciato tempo fa
senza esitazioni.
Fortunatamente l'opera della Yoon non arriva a
tali livelli di fantasia/follia, prevedendo soggiorni offerti da generosi
benefattori, ricerche spasmodiche di fantomatici autori, e chi più ne ha, più
ne metta, eppure non si discosta neanche così tanto dal suo predecessore.
E se la storia d'amore fra i due ragazzi non mi ha
convinto per niente, come avrete sicuramente notato, non è nulla rispetto a ciò
che più mi ha infastidito di tutta la lettura, ovvero la freddezza di Madeline
di fronte alla sofferenza di sua madre. Sa che lei ha già perso improvvisamente
figlio e marito tempo addietro, e che da quel momento non ha fatto che
prodigarsi per la sua bimba malata. La vita di Pauline ruota quindi attorno a
Maddie, lei è tutta la sua vita, tutto ciò che le rimane, eppure l'impavida
adolescente non ci pensa due secondi ad abbandonarla, lasciandole solo un
misero bigliettino.
Immaginate lo stato d'animo di una madre,
scoprendo che la sua unica figlia, gravemente malata, sta rischiando la vita
per fuggire con il suo ragazzo? Riuscite a vedere lei da sola ed in lacrime,
mentre visualizza la figlia in punto di morte da qualche parte nel mondo?
Io sì, infatti per gran parte della romantica luna
di miele, non ho fatto che pensare alla povera signora Whittier che non faceva
che sperare che la sua unica ragione di vita facesse ritorno a casa.
E nel frattempo, cosa trascorreva le giornate la
dolcissima e pura Maddie? Si divertiva a destra e a manca, facendo gite,
immersioni, pranzi e cene, e senza degnarsi di mandare un misero sms
rassicurante alla madre in preda al panico, anzi. Una volta saputo dell'arrivo
di Pauline sull'isola hawaiana, cerca di convincerla in tutti i modi a non
raggiungerla, per non rovinare il suo fantastico viaggio d'amore. E
ricordiamoci che Maddie è sempre stata convinta di avere pochi giorni, se non
ore, di vita, fuori dalla bolla. Chi non vorrebbe passare il suo ultimo tempo
con le persone che ama? Chi escluderebbe la donna che l'ha amorevolmente
cresciuta?
E ora veniamo al finale, a cui accennavo nella
recensione.
Mentre con "Colpa delle stelle" ho
sempre avuto la netta sensazione che l'epilogo sarebbe stato tragico, in questo
caso ho avuto sin da subito la certezza che per i due in un modo o nell'altro
ci sarebbe stato un lieto fine. Pensavo ad una miracolosa cura, ma mai avrei
immaginato lo scenario da thriller psicologico (anche un po' horror, se
vogliamo) creato dalla scrittrice.
Ne apprezzerei pure l'originalità, se non la
ritenessi solo una mossa per ricongiungere i due innamorati.
Oliver e Madeline sono destinati a stare insieme,
quindi al diavolo la malattia. La SCID non è mai esistita, è solo stata frutto
della mente disturbata dell'iperprotettiva Pauline che, non avendo mai superato
il lutto, ha deciso di tenere la secondogenita in una gabbia di vetro. Lei è
quindi la matrigna cattiva che ha rinchiuso Raperonzolo nella torre, e i due
ragazzi nient'altro che gli sfortunati eroi che riescono a far trionfare il
loro grande amore sul male.
Ma ci rendiamo conto? L'autrice ha preferito
mandare alle ortiche un profondo e duraturo rapporto madre-figlia, pur di
garantire alle ragazzine dagli occhi a cuoricino il tanto sperato happy ending!
Potrei dilungarmi oltre, elencandovi tutto ciò che
mi ha fatto storcere il naso - si potrebbe difatti aprire un lungo capitolo
sulla poca professionalità dell'infermiera Carla - ma non lo farò.
Voglio invece concludere consigliandovi un libro,
molto simile a questo per trama (si tratta sempre di un "sick lit", ovvero un romanzo d'amore con protagonisti due
ragazzi, di cui almeno uno affetto da una grave malattia) ma di tutt'altro livello - non a caso,
al momento, è l'unico libro di questo genere che ho promosso a pieni voti.
Mi riferisco a "Svegliami quando tutto sarà finito" di Robyn Schneider, un romanzo che non usa la patologia solo come
pretesto, come spesso accade in letteratura (non per niente l'autrice in
questione è laureata in bioetica), ma che, proprio per questo, riesce a
regalare emozioni autentiche, che non sfociano mai nel ridicolo e lasciano un
ricordo prezioso ed indelebile.
Ringrazio la casa editrice Sperling & Kupfer per avermi inviato una copia cartacea di questo romanzo
il mio voto per questo libro