giovedì 24 gennaio 2019

Recensione: "Mr. Zuppa Campbell, il pettirosso e la bambina" di Fannie Flagg

Titolo: Mr. Zuppa Campbell, il pettirosso e la bambina
Autore: Fannie Flagg
Titolo originale: A Redbird Christmas
Editore: BUR Rizzoli
Data di pubblicazione: 21 gennaio 2009
Pagine: 235
Prezzo: 10,00 €

Trama:
L’inverno è alle porte e a Lost River, un piccolo paese nel profondo sud dell’Alabama, arriva l’anziano Mr. Campbell (orfano dalla nascita, trovato in una culla accanto a una lattina della famosa zuppa) per fuggire dal freddo di Chicago. Subito lo attende una brutta sorpresa: l’albergo dove deve alloggiare è bruciato. Al suo posto però c’è la casa di una gentile signora, pronta ad accoglierlo come ospite, e le premurose attenzioni degli abitanti di Lost River che, per la prima volta, fanno sentire l'abbattuto Oswald parte di una vera comunità.
Mr. Campbell sembra aver intrapreso una seconda vita, tutta improntata sulla tranquillità ma, quando conosce Patsy, una bambina timida con una gamba malata, tutto cambia. Subito l'uomo viene conquistato dalla dolcezza della piccolina, di cui nessuno si era mai occupato fino ad allora, e sente che deve fare qualcosa per aiutarla.

Recensione:
I romanzi della Flagg hanno la capacità di trasportarti in piccoli paesini sperduti, ricchi di abitanti amorevoli e di buon cuore. Nessuno, come quest'autrice, è in grado di far sentire il lettore a casa, qualunque sia la storia narrata o la cittadina prescelta.
La vicenda di Oswald Campbell non fa di certo eccezione, anzi, forse più di tutte ne è l'esempio lampante. Abbandonata di corsa la gelida Chicago, e temendo di non avere più molto tempo da vivere, l'anziano signore si rifugia in un isolato villaggio nel sud dell'Alabama affacciato su un placido fiume.
Non ha molte pretese né aspettative, se non migliorare la sua salute e procrastinare il più possibile il fatale giorno, eppure gli abitanti di Lost River, senza pensarci due volte, corrono subito dal nuovo concittadino per aiutarlo ad integrarsi al meglio.
Seppur inizialmente smarrito, e intenzionato ad "andar via" senza troppo clamore, il nostro Oswald non può che affezionarsi a quella gente calorosa e gentile.
Strano ma vero, dopo tanto patire, pensa di aver finalmente trovato il suo posto nel mondo. Quasi alla fine della vita raggiunge ciò che ha sempre desiderato: una routine tranquilla e serena, fatta di piacevoli conversazioni, passeggiate al tramonto, giri in barca, pomeriggi trascorsi a dipingere, cene romantiche a sorpresa e tanto ancora.
Non voglio scendere nei dettagli, anche perché mi spiacerebbe rovinarvi la lettura, ma ci tengo a sottolineare come questo romanzo riesca in poche pagine a coinvolgere pienamente chi legge, a farlo affezionare ai vari protagonisti, a fargli sognare di poter visitare un giorno un posto come quello. Ebbene sì, perché Lost River sembra proprio il luogo ideale in cui vivere, con vicini impiccioni ma non troppo, carinissime tradizioni da tramandare e ambientazioni da sogno.

Oswald restava lì a guardare la sera cambiar colore e le correnti disegnare lenti cerchi sull'acqua, finché alle sue spalle sorgeva la luna. 
Quando il sole finiva di spegnersi, si vedeva il riflesso delle luci verdi sui pontili dall’altra parte del fiume, e le stelle scintillavano nell'acqua come minuscoli diamanti. 
Che spettacolo! Era meglio di qualunque film, e diverso ogni sera. Certe volte era così fantastico che Oswald avrebbe voluto fare qualcosa come fermare il tempo, o farlo durare di più, ma non era possibile. Il tempo non si ferma. Anche il suo andava esaurendosi giorno dopo giorno, inesorabilmente. Se fosse dipeso da lui, lo avrebbe fermato in quell'attimo stesso lì sul fiume, finché stava ancora abbastanza bene per goderselo.

Nel corso della narrazione si assiste a qualche piccolo dramma, ad un paio di contese di vecchia data, eppure in linea generale l'armonia regna sovrana. Ciononostante, a mio avviso, la storia non cade mai nella noia, anzi, come vi avevo già scritto a proposito de "Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey", la forte unione tra i cittadini, la vitalità di tutti e l'atmosfera di serenità imperante rendono inevitabilmente tristi coloro che si apprestano al finale.
In definitiva, proprio grazie ai suoi punti di forza, il libro risulta davvero piacevole, perfetto per chi cerca una coccola serale in una serata d'inverno (consiglierei infatti di leggerlo verso Natale). Certo, ha anche qualche piccola mancanza, ad esempio l'assenza di un personaggio strampalato e bizzarro che catalizzi l'attenzione (come era il caso di Idgie di "Pomodori verdi fritti" o Hazel di "Miss Alabama e la casa dei sogni").
Qui ci sono tante belle personalità ma nessuna predominante. Anche il finale mi è parso un po' affrettato, mentre avrei preferito più dettagli sul prosieguo degli eventi.
Ultima cosa di cui voglio parlarvi è il titolo scelto per l'edizione italiana. Ho sempre elogiato sia le deliziose copertine vintage che i carinissimi titoli, eppure questo lascia  parecchio a desiderare.
Prima di tutto perché nessuno chiama mai il protagonista Zuppa ma, cosa ben più importante, nella storia non è presente nessun pettirosso, bensì un uccellino cardinale!
Potrà sembrare una cosa di poco conto ma non capisco il senso di mettere in copertina un personaggio inesistente, considerando che poi nella traduzione del testo, le vere sembianze di Jack sono state rispettate (difatti è descritto come un esserino dal piumaggio rosso e la mascherina nera).
Quindi o cambiate specie sia nel testo che in copertina o li lasciate invariati in entrambi i casi, non credete?
Diciamo che questa è stata l'unica cosa che mi ha fatto storcere il naso, il solo dettaglio che annoterei tra i difetti, perché per il resto il romanzo della Flagg mi ha dato tutto quello che cercavo: una storia tenera e toccante, un'atmosfera calorosa, una vera e propria favola di Natale che scalda il cuore, grazie ai suoi personaggi amabili e tutti da scoprire.

Considerazioni:
Ho cominciato questo libro a dicembre, pochi giorni prima di dare il via al gruppo di lettura natalizio che ha avuto per protagonista, come purtroppo sapete, il libro "12 giorni a Natale", e ho portato avanti le due letture in contemporanea, alternandole.
Il romanzo della Ashley, non c'è bisogno di ripetersi, si è dimostrato una completa delusione, tant'è che ho fatto davvero fatica a terminarlo. Inutile dirvi che mentre ero intenta (leggete "quasi costretta") ad ingurgitare i capitoli ambientati ad Old Place, per rispettare le tappe fissate sul blog più che per reale desiderio, non vedevo l'ora di rituffarmi nelle adorabili viuzze di Lost River, per poter provare quella sensazione di serenità che ho percepito sin dalle prime pagine del libro della Flagg.
Lì ho trovato tutto quello che speravo di leggere a Natale, un senso di famiglia e unione, tanta generosità, un clima gioioso e festoso ma anche qualche piccola vicenda lacrimosa.
Mi sono affezionata a tutti i personaggi, in particolare all'affabile Roy e al suo energico amico Jack.
Inoltre il libro, pur essendo ambientato in buona parte in inverno, regala un lato inedito di questa stagione, fatto di sole, caldo, giornate all'aria aperta e natura incontaminata in piena fioritura.

Fuori la temperatura era la stessa che dentro casa. Oswald non riusciva ancora a credere che si stesse così bene. Due giorni prima era in cappotto sotto una pioggia gelida, e oggi era in maniche corte sotto il sole. Così scese dal portico, prese a sinistra e vide tutto quello che non era riuscito a vedere la sera prima. 
La strada era fiancheggiata su entrambi i lati da alte querce, ciascuna grondante di un impalpabile muschio argenteo. I rami erano così lunghi che s’incontravano sopra la strada, formando una cortina d’ombra che si stendeva a perdita d’occhio in entrambe le direzioni. Le case che superò erano piccole e ben tenute, e in tutti i giardini c’erano cespugli di fiori rossi simili a rose. Mentre camminava verso il negozio, vide correre su e giù per i tronchi gli scoiattoli più grassi che avesse mai visto. Sentiva gli uccelli cinguettare e zampettare nelle siepi, ma il sottobosco di arbusti e palme nane era così fitto che non riuscì a vederli.

Più leggevo, avvolta nella mia pesante coperta e in un morbido maglione, più desideravo prendere un volo di sola andata per l'Alabama per trascorrere lì le feste, in giardino con una limonata dissetante ed una bella cheesecake.
Magari un giorno *-*
In definitiva, se non avete ancora letto questo libro, non lasciatevelo scappare. Non regalerà grandi colpi di scena, drammi a non finire o misteri da svelare, ma vi farà sentire rinati, proprio come il caro vecchio Oswald.

il mio voto per questo libro

6 commenti:

  1. Questa autrice è una delle tante che devo assolutamente recuperare, prima o poi!

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    1. Sì, dovresti proprio recuperarla, i suoi libri sono molto particolari. Io ne ho letti tre, per ora, e mi sono piaciuti tutti. Se proprio dovessi consigliartene uno, direi "Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop".

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  2. Concordo con tutto quello che hai scritto. Un saluto da lea

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  3. La Flagg scrive libri unici! Ogni volta è un successo! Li voglio leggere tutti! Per ora ne ho letti due e ne ho un altro in libreria

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    1. Concordo, ha uno stile inimitabile. Quali suoi libri hai letto?

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