domenica 29 novembre 2020

Recensione: "Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio" di Katherine Rundell

Titolo: Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio
Autore: Katherine Rundell
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 25 febbraio 2020
Pagine: 63
Prezzo: 8,50 €

Trama:
Katherine Rundell firma un’appassionata difesa della letteratura per ragazzi, contro i pregiudizi e gli snobismi di chi pensa che leggerla dopo una certa età sia bandito. 
Ma chi lo ha detto che c’è un’unica direzione di lettura nella vita? Che non si possa andare avanti e indietro, mischiare i generi, leggere contemporaneamente Joyce e Dahl, i saggi di Derrida e le avventure di Mary Poppins? 
Leggere libri per ragazzi da adulti non è regredire, non è tornare indietro, ci spiega l'autrice con puntuta saggezza, al contrario se li abbandoniamo del tutto «lo facciamo a nostro rischio e pericolo, perché rinunciamo a uno scrigno di meraviglie che, guardate con occhi adulti, possiedono una magia completamente nuova».

Recensione:
La narrativa ha molti pregi, riesce a farci viaggiare verso mondi nuovi, lontani nello spazio e nel tempo, amplia i nostri orizzonti - e a dirla tutta anche il nostro vocabolario - ci fa distrarre, ci permette di stare in compagnia quando ci sentiamo soli o giù, e ci regala un angolo di solitudine, quando abbiamo invece bisogno di sfuggire alla realtà e staccare la spina.
Tuttavia, quando si parla della letteratura per ragazzi, molti, cavalcando ogni sorta di pregiudizio, tendono a storcere il naso, quasi non fosse altro che una sottosezione di serie b, infantile e poco profonda.
Niente di più lontano dalla verità!
I libri destinati ad un pubblico giovane sono capaci, come pochi altri, di toccare le corde del cuore dei loro destinatari, di imprimere un segno indelebile che li accompagnerà anche nell'età adulta, di aiutarli a crescere e a diventare persone responsabili e consapevoli.
E poi chi ha detto che i libri per ragazzi possono essere letti solo da questi ultimi?
La scrittrice Katherine Rundell ha reso pubblico questo breve trattato proprio per sovvertire la, quanto mai errata, opinione generale.  

La letteratura per ragazzi ha una lunga e nobile storia di scarsa considerazione. 
Sul volto di certe persone si disegna un sorrisetto particolare quando racconto loro che cosa faccio, più o meno lo stesso che mi aspetterei di vedere se dicessi che costruisco minuscoli mobili da bagno per elfi. 
Scrivo narrativa per ragazzi da oltre dieci anni ormai, e faccio ancora fatica a darne una definizione. 
Ma so con certezza, una certezza maggiore di quella che ho su quasi tutto il resto, ciò che non è: non è solo per ragazzi.

È facile pensare che il percorso di lettura di ogni individuo debba procedere a tappe, dalle fiabe attraverso i racconti d'avventura, sino ad arrivare ai romanzi di formazione, alla saggistica di un certo spessore, per atterrare infine ai trattati politico-filosofici e via dicendo.
Una sorta di scala con livelli e difficoltà progressive che bisogna salire a passo deciso, e senza voltarsi mai indietro.
Ma come sarebbe noiosa la vita, se tutti noi facessimo davvero così, se ad un certo punto della nostra vita guardassimo esclusivamente programmi culturali, sfogliassimo solo riviste specialistiche, ci dedicassimo unicamente a ciò in cui possiamo ritenerci altamente qualificati. 
Come è rilassante invece, ad un certo punto della giornata, abbandonare il lavoro, le scadenze e le preoccupazioni, e rifugiarci in una bella storia di fantasia, salire su una nave di pirati, su un treno magico, o cavalcare in direzione di verdi colline.
Ritrovare nelle pagine un fresco ristoro o un accogliente pertugio, in cui sostare per un'ora o due.

La letteratura per ragazzi ha l'infanzia al suo cuore, non è scritta dai ragazzi: sta lì, accanto a loro, ma non è la loro. 
Ci aiuta a ritrovare quello che magari non sapevamo neanche di aver perso. La vita adulta è piena di cose dimenticate. E i libri per ragazzi non sono un posto in cui nascondersi, sono un posto in cui cercare.

Ma la letteratura per ragazzi non è solo fantasia smodata e avventure senza limiti e confini, ma anche, e soprattutto, emozione.
Spesso si dimentica che chi scrive, indipendentemente dal target di riferimento, è un adulto che ha alle spalle un certo percorso di vita. Perciò anche gli autori che si dedicano ai bambini o ai ragazzi non fanno certo eccezione: nei loro lavori mettono le loro esperienze, le sfide che hanno dovuto affrontare, che li hanno fatti crescere e maturare, le gioie che li hanno aiutati ad aver fiducia nel mondo e nel prossimo, ma anche i traumi che li hanno piegati e gli hanno spezzato il cuore.
Spesso, nelle loro parole, sono nascoste importanti lezioni di vita, i saggi consigli di chi ci è già passato e, bene o male, sa come venirne fuori. Sono scialuppe di salvataggio i racconti di fantasia, a cui è possibile aggrapparsi quando non si riesce più a stare a galla, ma sono anche selvagge avventure e puro divertimento per quando si vuole solo fuggire e dimenticare. Sono amici fedeli che ti aspettano anche quando diventi grande, quando vuoi ricordare e ritrovare ciò che credevi perduto.

Quando scrivo, scrivo per due persone: la me di quando avevo dodici anni e la me di oggi, e il libro deve soddisfare desideri diversi ma intrecciati. 
La me stessa di dodici anni voleva autonomia, pericolo, giustizia, cibo e soprattutto un’atmosfera dentro la quale immergersi e da cui farsi risucchiare. La me stessa adulta vuole queste cose insieme a paura, amore, fallimento; segnali del verme che vive dentro il cuore dell’uomo.

Sulla base di questa linea principale, la Rundell ci guida in un affascinante percorso alla scoperta della letteratura per ragazzi, a partire dal suo bagaglio personale, sino ad arrivare alla storia del genere: dai primi manuali pedagogici di fine Quattrocento, sino ad approdare alle favole e ai veri romanzi dedicati ai bambini di inizio Novecento, dove finalmente i protagonisti sono pargoli ribelli, pestiferi e curiosi, pronti a tutto pur di esprimere se stessi.
Ovviamente il discorso poi tocca anche altri punti, ad esempio l'importanza del sistema bibliotecario e dell'accesso gratuito ai libri, il valore dell'inclusività, e persino la possibilità di trasmettere, attraverso la scrittura, anche messaggi politicizzati o di portata universale.
Tuttavia, al centro di tutto, rimane sempre il potere che la letteratura per ragazzi è capace di esercitare sui lettori di qualsiasi età e di qualunque luogo. 

Chi scrive per ragazzi cerca di armarli con tutta la verità possibile per la vita che verrà. 
E forse, segretamente, di armare anche gli adulti contro quei necessari compromessi e quelle sofferenze che la vita porta con sé: per ricordare loro che ci sono, e ci saranno sempre, alcune grandi e fondamentali verità alle quali possiamo tornare.

"Il calcio galvanizzante" dell'immaginazione la quale, se stimolata dalla carta stampata, ci permette di viaggiare verso mondi sconosciuti, immedesimarci in nuove vite, diverse dalla nostra eppure stranamente simili, di provare empatia, gioia e forse anche dolore. Di sentire tutte le emozioni del mondo in una volta sola, di aprire la porta alla paura, e nel caso di noi adulti anche al passato, e di richiuderla con fermezza quando pensiamo di non averne più bisogno, consapevoli che potremo sempre tornarci un giorno, forse tra un mese, forse tra un anno, o magari anche domani.

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

1 commento:

  1. Questo libro fà proprio al caso mio.
    Io amo intercalare i libri per gli adulti con quelli per ragazzi.
    Trovo che quelli per ragazzi, soprattutto i grandi classici siano una grande fonte di ispirazione

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