giovedì 19 novembre 2015

Recensione: "Les Revenants" di Seth Patrick

Titolo: Les Revenants
Autore: Seth Patrick
Editore: Piemme
Data di pubblicazione: settembre 2015
Pagine: 448
Prezzo: 19,50 €

Trama:
In un paesino francese tra le montagne, la diga che circonda le case ha, inspiegabilmente, cominciato a cedere. E mentre l’acqua sale in modo quasi impercettibile, Camille, morta in un incidente stradale con l’autobus della scuola quattro anni prima, torna a casa. Non è invecchiata di un solo giorno, ha fame, molto sonno, e pensa di essere di ritorno da una gita scolastica. 
Lo stesso accade a Simon, morto il giorno del suo matrimonio, che torna da Adèle e la trova sposata a un altro. E poi c’è il piccolo Victor, comparso dal nulla, che non sa dove andare e segue una ragazza per strada, perché gli ricorda la fatina delle favole. 
"Les Revenants – Quando ritornano" è la storia di Camille, di Simon, di Victor e di molti altri, ma è anche la storia dei vivi, di un’intera comunità che deve fare i conti con la sorpresa e la gioia di rivedere i propri cari, ma anche con la paura che qualcosa di ultraterreno, di terribile, si stia impossessando delle loro vite.

Recensione:
Se all'improvviso il passato bussasse alla nostra porta?
Se ciò che abbiamo disperatamente amato e perduto trovasse il modo di tornare indietro?
Chissà quante volte Claire, Jerome e Adele hanno espresso questo desiderio, sperando di potersi risvegliare da quel brutto incubo e scoprire che il dolore che tanto li attanagliava non era altro che un'amara fantasia.
Chissà quante volte sono scoppiati in lacrime, rendendosi invece conto che tutto ciò che temevano era la cruda realtà.
I loro cari erano morti e, per quanto questo li facesse soffrire, non li avrebbero mai più rivisti. Dovevano accettarlo, niente sarebbe stato più come prima.
E dopo anni trascorsi nel dolore e nella rassegnazione, ecco che l'impensabile improvvisamente accade.
Come se nulla fosse, come se niente fosse accaduto, Camille, Simon, Victor e gli altri, un giorno come un altro, si presentano alla porta di casa per riprendere possesso delle loro vite.
Non ricordano nulla, né della loro morte, né delle inevitabili conseguenze. Sono, in apparenza, come sono sempre stati, ad accezione di un'inspiegabile fame che non dà mai tregua.
Smarriti e alla ricerca di risposte, spaventati, all'idea di diventare facili bersagli dell'isteria della gente comune. Come è ovvio che sia, non sarà facile per loro farsi accettare dagli altri, non sarà facile evitare di essere etichettati come degli scherzi del destino, o peggio, come dei mostri.
E se ad aver paura di te è la tua stessa famiglia, allora la situazione non è solo critica ma anche dolorosa. Perché non c'è niente di peggio che guardare gli occhi di chi hai amato e scoprire che non ti vedono più allo stesso modo.
Ora, non voglio rivelarvi di più del prosieguo del libro, ma posso dirvi che una delle cose ho apprezzato di più è il lato umano, ed inedito oserei dire, che caratterizza i ritornati.
Non sono i semplici zombie o spettri che siamo abituati a vedere. Quelli che, per intenderci, hanno come unico scopo tormentare il prossimo fisicamente o psicologicamente. Al contrario nell'opera di Seth Patrick sono persone comuni, intrappolate in una realtà che non sembra più appartenere loro, costretti a nascondersi, dagli altri e forse anche da se stessi.
Sono esseri fragili, che necessitano d'aiuto, che vogliono solo una seconda possibilità per rimediare agli errori passati.
Nondimeno anche le reazioni degli altri personaggi paiono, nella loro varietà, assolutamente convincenti.
Tutti quanti, i ritornati, i loro parenti e anche le persone esterne, in un modo o nell'altro, sembrano portare addosso il peso di qualcosa più grande di loro, di un evento straordinario che, per quanto ci provino, non riescono davvero a comprendere. Tutti hanno i loro torti e le loro ragioni.
Per questo motivo il lettore, per quanto sia portato a prendere posizione in questa specie di duello che vede i morti e i vivi schierati gli uni contro gli altri, non si sente mai del tutto autorizzato a giudicare negativamente la parte avversa.
Nasce sempre spontanea la domanda "cosa farei io al loro posto?"
Il fulcro stesso della storia, avendo come base fondante il paranormale e il mistero, non fa che creare nuovi dubbi e quesiti.
Credo sia questo uno dei punti di forza del romanzo: non offrire mai un'unica soluzione ma essere sempre soggetto a dubbie interpretazioni.
Avere quindi quel tanto che basta per essere definito un thriller psicologico ma allo stesso tempo andare oltre ogni stereotipo, contaminando il genere con tante affascinanti sfumature, tra cui alcune tipiche dell'horror.
Altra cosa di cui vorrei parlarvi è la struttura del romanzo, basata su capitoli incentrati sui singoli protagonisti che, da un certo punto della storia in poi, risulteranno avere tra loro più legami di quanto inizialmente si possa pensare.
Sulla base di questo schema, se nelle prime pagine appare complicato concentrarsi sulle tutte quelle strade parallele, in un secondo momento i collegamenti tra le varie vicende diventano, fortunatamente, spontanei e immediati.
A queste connessioni si aggiungono poi quelle, particolari e ancora non ben definite, che sembrano unire la sperduta città fra le montagne, che fa da scenario a tutto l'impianto narrativo, all'antico villaggio sommerso anni prima dalla diga.
Per quanto infatti il libro vada verso una progressiva chiarezza con l'aumentare delle pagine, c'è da dire però che in generale il lettore è guidato, fino alla fine, verso supposizioni che restano il più delle volte incerte o che, addirittura, subiscono inaspettati colpi di scena.
E se ad alcuni ciò potrebbe infastidire, per me invece i continui punti interrogativi rappresentano solo un motivo in più per attendere con impazienza l'uscita del secondo volume.
Perciò caro Seth, che ne dici di metterti subito a lavoro?

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Prima di iniziare questa lettura conoscevo solo a grandi linee la trama della serie televisiva da cui è stato tratto il libro, ma non avendola mai vista, non ero al corrente di tutti i risvolti narrati poi da Seth Patrick nel romanzo.
Ora, con il senno di poi, sono davvero contenta di essermi approcciata a queste pagine con l'inconsapevolezza di chi non ha idea di cosa aspettarsi.
"Les Revenants" rivela l'abilità di uno scrittore che sa precisamente dove condurre i suoi lettori, salvaguardando sempre quel tanto di mistero che serve a rendere una storia appassionante e coinvolgente. Più si va avanti a leggere e più si scoprono nuovi dettagli. Più si va avanti a leggere e più si insinuano nuovi dubbi e domande.
Niente sembra lasciato al caso, anche i piccoli particolari apparentemente senza importanza.
Ad esempio le cicatrici che improvvisamente appaiono sui corpi di alcuni personaggi: a cosa sono dovute? Perché non tutti i morti presentano questi segni e perché talvolta li hanno anche i vivi?
E per quanto riguarda i ritornati: quali sono le loro vere intenzioni?
A volte sembrano capaci di qualsiasi aberrità (vedi il piccolo Victor) e altre volte anime fragili e spaventate, come nel caso di Camille e dello stesso bambino.
E poi quale collegamento esiste davvero tra il loro inspiegabile ritorno, il calo delle acque del lago, e i malfunzionamenti alla diga?
Queste e tante altre domande non trovano mai risposta e, se il libro fosse autoconclusivo, sicuramente non avrei giudicato positivamente questa mancanza di chiarezza. Ma, considerando che a questo primo capitolo ne seguirà sicuramente un secondo, mi fa piacere constatare come ci siano ancora molti nodi da sciogliere.
Per quanto riguarda i personaggi, come accennavo prima, sono ben delineati dal punto di vista psicologico.
Basti pensare a Claire che non riesce a non vedere nella resurrezione della figlia Camille la risposta a tutte le sue preghiere.
È come se fosse rimasta ferma a quattro anni prima e solo dopo la ricomparsa della sua bambina ritrovasse per la prima volta la forza di andare avanti e la speranza di un futuro per la propria famiglia.
Se in lei vediamo la reazione più plausibile, quella che forse tutti noi immaginiamo di avere, risulta invece più difficile capire la diffidenza del padre Jerome e l'ostilità della sorella Lena.
In particolare quest'ultima, devo ammetterlo, ha attirato, almeno fino alle ultime cento pagine, tutte le mie antipatie.
Non riesco davvero a concepire come la ragazza possa provare tutto quel risentimento per la gemella, colpevole solo di essere tornata a casa.
Lena l'ha ingannata per soffiarle via il ragazzo, Lena è in qualche modo anche responsabile della morte di Camille e, come se non bastasse, si permette anche di allontanarla in malo modo.
E tutto ciò sembra ancora più assurdo se consideriamo che il rapporto tre le due prima della tragedia, ci viene descritto come simbiotico e insostituibile.
Mi sarei aspettata quindi abbracci e pianti senza fine, ma di certo non offese e accuse.
E che dire poi di Michael Costa che non manifesta alcuno scrupolo nel bruciare "viva" sua moglie? Per quanto uno possa considerare il ritorno alla vita inammissibile e fuori da ogni logica, come può non provare un minimo di emozione rivedendo improvvisamente la propria amata?
Ora, per quanto io non possa dire di condividere gli atteggiamenti di tutti i personaggi, e soprattutto di questi ultimi due, ho di contro apprezzato il tentativo da parte dell'autore di offrirci diversi punti di vista.
Altra cosa che mi ha piacevolmente stupita è stata la capacità di coinvolgere il lettore e farlo affezionare ai personaggi. Spesso, quando i libri hanno come primo obiettivo un mistero da dipanare, i protagonisti perdono di spessore e diventano meri strumenti per raccontare una storia.
In "Les Revenants" invece, la storia sono proprio Camille, Simon, Victor, Claire e Lena.
Le loro emozioni, i loro timori e le loro speranze.
Il desiderio di poter chiedere perdono e ricominciare da zero.
Nei ritornati vediamo chi teme il giudizio e chi si sente escluso e incompreso. Ma se alcuni di loro ci fanno pietà e compassione, altri invece possono solo causarci ribrezzo.
Che siano morti o meno, è importante solo fino ad un certo punto.
Sia tra i morti che tra i vivi ci sono buoni e cattivi.
I morti paiono il più delle volte guidati da pulsioni che non riescono, o non vogliono, controllare. Ma anche i vivi si mostrano spesso persone disposte a tutto, anche ad azioni riprovevoli, pur di proteggere se stessi o la propria famiglia (vedi Thomas).
Credo sia questo uno dei messaggi del libro.
Ossia mostrarci come le migliori intenzioni possono albergare nei cuori più oscuri, così come anche i puri d'animo possono arrivare a compiere l'indicibile, in situazioni di pericolo.
Mostrarci come non c'è niente che fa più paura di ciò che non si può spiegare.

Ringrazio la casa editrice Piemme per avermi inviato una copia cartacea del romanzo

il mio voto per questo libro

7 commenti:

  1. Io ho visto la serie televisiva "Les Revenants", tutte e due le stagioni. Quindi sono a conoscenza dell'intera storia e del finale, ma vorrei leggere i romanzi perché la tua recensione mi ha incuriosita e magari ci sono dei dettagli che mi sono sfuggiti guardando la serie.

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    1. Io invece, dopo aver apprezzato il romanzo, voglio recuperare la serie tv, anche perché ne ho sempre sentito parlare benissimo.

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  2. Ero già a conoscenza di questo romanzo ma non ho avuto modo di leggerlo. Mi fa piacere sapere che il libro ti è piaciuto, dalle tue parole sembra davvero interessante :)

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    1. Si, la storia è appassionante e scorrevole. Sono più di quattrocento pagine, eppure la lettura non mi è pesata affatto.
      Fammi sapere se lo leggi!

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  3. Le due serie tv mi sono piaciute tantissimo, adesso mi piacerebbe leggere i romanzi. Mi hai dato un'ottima idea per un regalo sotto l'albero ^_^

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  4. La copertina di questo libro è piuttosto... disturbante xD Non in senso negativo, ovviamente, però penso che mi piacerebbe leggerlo. Sembra interessante e poi amo i thriller psicologici :D

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    1. Inquietante vero? A me ha attirato proprio per quello XD

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