lunedì 18 aprile 2016

Recensione: "Le Grand Diable" di Francesca Diotallevi

Titolo: Le Grand Diable
Autore: Francesca Diotallevi
Editore: Neri Pozza
Data di pubblicazione: 7 Aprile 2016
Pagine: 38
Prezzo: 0,99 € (ebook) 


Trama:
In Valle d’Aosta, alla vigilia della Prima guerra mondiale, Fiamma vive appartata in un capanno tra i boschi e la comunità di Saint Rhémy, dove tutti la considerano una sorta di strega. Tutti, tranne il giovane Raphaël Rosset, che sente crescere per quella ragazza solitaria, dai capelli rossi,  un’irresistibile attrazione. Yann, suo fratello, tenta in tutti i modi di proteggerlo da quello che appare, ai suoi occhi, come un vero e proprio sortilegio e di salvaguardarlo dall'ira del padre. 
Partiti per una battuta di caccia guidata dal padre, in quei boschi che tutti ritengono abitati da streghe, i giovani fratelli scopriranno però di non essere così diversi...

Recensione:
"Le Grand Diable" è un racconto breve che ha lo scopo di introdurre il lettore nel mondo che Francesca Diotallevi ha creato per il suo nuovo romanzo "Dentro soffia il vento", di prossima pubblicazione.
Protagonisti del racconto sono i Rosset, una famiglia che vive in una piccola fattoria ai piedi delle alte montagne che delimitano il territorio e ne chiudono alla vista l'orizzonte.
Per papà Henry la vita è sempre stata quella che la sua terra, circondata dai monti, gli ha dato: il raccolto nei mesi buoni, la caccia, e il lavoro da Marronier per i mesi invernali.
Provvedere alla famiglia è il suo compito e per i sogni e le stramberie, ovviamente, non c'è mai stato spazio.
Per i suoi figli maschi, Yann il maggiore, e Raphaël il minore, non ha in mente nulla di diverso, essi dovranno imparare il mestiere, diventare uomini, badare a se stessi.
Raphaël però si mostra diverso, poco incline ai doveri della fattoria, poco avvezzo a conquistare la stima del padre se questo comporta il dover andare contro ai propri principi.
Appena può, al calare della sera, il ragazzo fugge via, verso il bosco, verso la libertà, verso quella ragazzina dai capelli rossi, tacciata di stregoneria, a cui non gli è consentito avvicinarsi.
Yann si sente molto diverso dal fratello minore e probabilmente, sotto qualche punto di vista, lo è davvero. 
Ligio al dovere, asseconda da sempre i desideri paterni, e vorrebbe che suo fratello facesse altrettanto, che si prendesse una volta per tutte le sue responsabilità e che crescesse. 
Eppure la sua apparente durezza non è altro che una valvola di sfogo, l'unico modo che conosce per ignorare gli impulsi del suo animo represso.
Yann vive la terra, ma agogna le alte vette, quelle montagne di cui conosce i profili a memoria, ma che è stanco di poter solo osservare col naso all'insù.
Quei maestosi massicci montuosi, per lui, non sono l'ostacolo da valicare, ma la meta dei suoi più intimi desideri.
Vorrebbe scalarli, vorrebbe viverli, vorrebbe semplicemente avere la libertà di poter scegliere il suo destino.
Così, mentre Raphael, appena ne ha l'opportunità, fugge verso la libertà, Yann ne reprime il cocente desiderio. Lo fa per compiacere suo padre e per sentirsi con la coscienza a posto. 
Ma in una notte, durante una battuta di caccia, i due fratelli, finalmente a confronto, si rendono conto di non essere poi così diversi.
Capiscono di ambire entrambi a qualcosa che il padre non può capire ma, allo stesso tempo, di nutrire entrambi il bisogno di sentirsi apprezzati da lui.
Come una piccola e ostinata fiammella il desiderio di Yan, seppur non alimentato, ma ben custodito, ha continuato ad ardere, diventando sempre più forte e resistente, sempre più vivo.
E come una fiammella è anche questo racconto, che ha acceso in me la scintilla e il desiderio di conoscere tutto di questa storia e dei suoi protagonisti.
Bastano poche pagine per far innamorare un lettore di una storia?
In qualche caso si, e questo è uno di quelli.
Perché in questo racconto c'è tutto. Tanta bellezza, suggestione, poesia, fascino e mistero.
Paesaggi in cui sembra quasi di poter muoversi e camminare, personaggi che pare di conoscere da sempre, e altri che si ha tanta voglia scoprire.
E straordinario è come, in così poche pagine, l'autrice riesca non solo a trasportare il lettore in quel bosco circondato dalle montagne, ma ad indagare i conflitti interiori dell'animo umano, attraverso riflessioni espresse in maniera delicata, ma allo stesso tempo pungente.
Suggestivo, emozionante, intelligente. E questo è solo un piccolo prequel!
Non so cosa aspettarmi dal romanzo vero e proprio, il mio interrogativo più grande riguarda ovviamente la storia della piccola Fiamma e di sua madre.
Le due sono davvero delle streghe capaci di ammaliare la mente e irretire i sensi? O sono solo due povere reiette, vittime di un mondo ignorante, superstizioso e bigotto? 
Per ora posso solo immaginare che i fatti saranno ambientati a qualche anno di distanza rispetto a quelli letti qui, ma ovviamente non posso dirlo con certezza...
Certamente, invece, posso dire che le mie aspettative sono davvero molto alte. 

Considerazioni:
In poche pagine Francesca Diotallevi riesce nella straordinaria magia di trasportare il lettore nel mondo che racconta.
Sin da subito, sin dalle prime battute, siamo trasportati nell'universo che ha creato per noi.
Vedere quello che i suoi personaggi vedono, provare le sensazioni che essi provano, e sentirsi davvero lì, parte integrante della storia.
Mentre leggevo, sono riuscita a percepire l'odore umido del bosco alle prime ore del mattino, un odore che non conosco, eppure, non so neanch'io come, l'ho sentito...
Ed è questa la cosa che più mi ha colpito durante la lettura, aldilà della bellezza della storia, della forza intrinseca dei personaggi e dei loro conflitti interiori.
Incantare non è cosa da tutti, ma Franceca Diotallevi ci riesce e lo fa solo tramite l'uso delle parole.
L'incanto di sentirsi trasportati in un luogo che non si conosce, di avvertire profumi mai sentiti, suoni mai uditi, di scrutare cieli colorarsi di albe meravigliose e sconosciute. 
E io ho provato tutto questo.
Questa è magia signori miei. Questa è "La Magia".

il mio voto per questo libro

6 commenti:

  1. Anche io l'ho letto e mi è piaciuto davvero tanto!

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    1. Non vedo l'ora di leggere il romanzo vero e proprio *-*

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  2. Concordo! Francesca sa usare le parole come pochi, riuscendo a dar vita a delle suggestioni quasi palpabili...e ora? Ci tocca aspettare maggio T__T

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  3. Il racconto breve è forse uno dei generi più complessi da gestire. Poche pagine, parole da calibrare, personaggi che devono affacciarsi tra le righe e farsi riconoscere dal lettore. Mi sembra di capire che Francesca Diotallevi sia perfettamente riuscita a fare tutto questo, e con maestria.
    Questi due libri mi aspettano. Sì, decisamente.

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