Titolo: Il circo dell'invisibile
Autore: Camilla Morgan Davis
Editore: Dunwich Edizioni
Data di pubblicazione: 26 Febbraio 2016
Trama:
Clio è una ragazza di quindici anni, da un anno è scappata dalla sua famiglia e vive a Edimburgo in un vecchio spaccio del pesce, ormai abbandonato.
Trova nel misterioso Circo dell’Invisibile la possibilità per cambiare nuovamente la sua vita, trasformandosi nella Ballerina Sirena.
Clio crede di vivere in un sogno che oscilla fra duri allenamenti, emozionanti spettacoli, e strane amicizie, ma il sogno nasconde una faccia oscura.
Quali misteri si celano sotto i tendoni dorati e turchesi che ha imparato a considerare la sua casa?
Recensione:
"Il circo dell'invisibile" è una storia fatta d'incanto, magia e mistero.
Mescola al suo interno realtà e fantasia, verità e menzogne, sogno e incubo, luci e ombre. Dualismi in eterno conflitto tra loro che, in una storia che ha dell'illusionismo il suo caposaldo, trovano il loro perfetto equilibrio.
Ed è nella più assoluta normalità che comincia questa storia, che è la storia di Clio, una ragazzina che nella sua vita ha visto fin poco incanto e magia.
La sua è una realtà drammatica, una senza tetto allo sbando, tanto giovane quanto sola, tanto sognatrice quanto disillusa.
Scappata da una famiglia che la considerava apertamente solo un peso e un inutile fastidio, Clio si trova sola a viaggiare per il mondo.
In una delle sue fughe incontra Lilli, un'anima solitaria e diffidente che, come lei, ha trovato sulla strada solo dolori e delusioni.
Tra le due, pian piano, nasce un rapporto di fiducia e diventano il sostegno l'una dell'altra.
Quando però, ad Edimburgo, arriva la voce del ritorno del circo in città, Lilli cambia atteggiamento, si fa scontrosa e timorosa e decide di fuggire via, il più lontano possibile da quei carrozzoni colorati che promettono magie e illusioni.
Clio però è di tutt'altro avviso. Il circo la affascina e probabilmente le offrirà quello che cerca: sogni, avventure, una nuova vita e, chissà, forse anche una parvenza di famiglia.
Il circo dell'invisibile per un breve periodo le offrirà davvero tutto questo, e sembrerà essere la tanto attesa risposta a tutte le speranze della ragazza: spettacoli affascinanti, trucchi sorprendenti, il clamore del pubblico in visibilio, nuovi strambi amici, ciascuno con la propria arte e i propri segreti.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. La luce tanto più è abbagliante più genera ombre oscure e in questo caso saranno ombre decisamente pericolose...
Camilla Morgan Davis con un linguaggio affascinante e delicata poesia descrive molto bene le atmosfere incantate in cui immerge il suo magico mondo. Un microcosmo fatto di magie, illusioni, intrighi, segreti e misteri.
La storia è carina e la trama è valida, purtroppo però il racconto tende a dare troppa importanza e rilievo ai fastidiosi patemi adolescenziali e a non sfruttare, invece, quello che avrebbe dovuto essere il suo punto di forza: lo spettacolo e i suoi protagonisti.
La parte conclusiva, ovvero quella che avrebbe dovuto svelare il mistero e chiarire i fatti, è fatta di incoerenze o di situazioni date abbastanza per scontato.
Nel complesso "Il circo dell'invisibile" è una storia piacevole, che regala belle immagini e fa venir voglia di essere presenti per assistere allo spettacolo che racconta.
Questa è la piccola magia in cui l'autrice riesce (che non è certo cosa da poco), tuttavia lo spettacolo non è all'altezza delle aspettative. Peccato perché con questi attori, questa scenografia e questo palco e con uno sforzo in più la Davis avrebbe potuto mettere su qualcosa di davvero incantevole...
Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Nelle recensioni mi costringo sempre ad essere un po' criptica nelle esternazioni per non dire troppo sulla storia, e lasciare al lettore il piacere di scoprire da sé pregi e difetti di un'opera. In questa fase invece mi lascio finalmente andare, esternando più approfonditamente le mie impressioni riguardo ai personaggi e alle situazioni.
Innanzitutto comincio col dire che ho apprezzato davvero tanto il modo di scrivere dell'autrice, che con belle metafore ed estrema delicatezza riesce a suggerire ambientazioni, emozioni e sensazioni. Un tipo di scrittura molto poetico e affascinante che ben si sposa con il tipo di racconto, e con le emozioni, che esso mira ad evocare.
Altra cosa che ho molto apprezzato è stato il preludio della storia, estremamente reale e drammatico e come questo, riesca poi, a ribaltarsi e a trasformarsi nel mondo sospeso tra illusione e inganno del circo.
Mi è spiaciuto però non avere, alla fine, un nuovo riscontro con la realtà. Avrei voluto sapere di Lilli, quella compagna di avventure, disgrazie, timori e sorrisi che Clio si è lasciata alle spalle.
Mi è parso strano e anche un po' ingiusto come Clio, una volta entrata a far parte del suo sogno, non abbia quasi mai più pensato a lei...
I personaggi che incontriamo all'interno del circo dell'invisibile sono vari e particolari. Pochi adulti, la maggior parte dei quali ispira poca fiducia, attorniati da uno stuolo di ragazzini, tutte anime perse raccattate da qualche sobborgo, emarginati, disadattati o abbandonati, che hanno trovato nel circo una casa e quella famiglia che nessuno ha voluto dare loro.
Come racconti sono abbastanza differenti, ma accomunati da parecchie similitudini, Riggs ci parla di bambini con poteri e caratteristiche peculiari che come quelli della Davis sono stati abbandonati, come è il caso di Paulina, la ragazza barbuta, proprio a causa della loro particolarità.
La casa di Riggs, come il circo della Davis, divengono famiglie che accolgono piccoli reietti, lasciati a se stessi.
Però, mentre Riggs ci dà il tempo e il modo di conoscere ogni personalità, la Devis preferisce concentrarsi su Clio e sulla sua infatuazione per Maicol, il giovane domatore di orsi.
Avrei sinceramente voluto conoscere qualcosa di più dei ragazzi del circo, mentre con tutta sincerità ho trovato banale e fuori luogo la scelta di inserire, in questo contesto, una storiella rosa.
Penso che l'autrice abbia preferito fare questa scelta "acchiappa consensi", pensando di rivolgersi soprattutto ad un pubblico adolescenziale che si sa, va matto per le storie d'amore tra i bulli di turno e sciocche ragazze svenevoli.
Io no, però! Non vado affatto matta per queste cose, anzi le aborro! Soprattutto quando, come in questo caso, sono del tutto superflue ai fini della narrazione.
Ed è questo che proprio non mi è andato giù di questo racconto, dove, a mio parere, l'autrice non si è calata abbastanza nei panni della sua protagonista.
È poco credibile, e anche poco lusinghiero leggere di una ragazza con un trascorso duro e sofferto, come quello di Clio, rimbambire per un paio di occhi chiari e una faccia da sbruffone.
Nella realtà Clio non lo avrebbe nemmeno preso in considerazione, non lo avrebbe degnato di uno sguardo.
Avrebbe dato più importanza alla scoperta di se stessa, ai nuovi affetti, alla confortante sensazione di avere finalmente trovato un posto nel mondo, dove sentirsi finalmente a casa.
Invece no, Clio, quella ragazza che è scappata di casa per fuggire da una famiglia che non la desiderava, finisce per perdere completamente la testa per un tipo che, quando non la ignora, le risponde come se le stesse facendo un favore.
Basta un semplice scambio di battute - assolutamente nulla di dolce o romantico che possa giustificare il tutto - a farla capitolare.
Ed è assurdo come, in situazioni sconvolgenti - sia per la stranezza di quanto le accade attorno, che per il pericolo incombente che minaccia la sua incolumità - lei non possa fare altro che pensare, ogni due per tre, allo sconosciuto di cui si è infatuata o alla mano che lui le tiene poggiata sulla spalla.
Tutto normale si... stai per affrontare qualcosa di spaventoso e misterioso, forse anche per morire, ma giusto, cosa vuoi che sia quest'emozione se paragonata alla mano di un ragazzino sulla spalla?
╯°□°)╯︵ ┻━┻
“Più lo guardo e più lo trovo bellissimo, e non voglio vederlo così. Vorrei che, oltre a essere antipatico, scorbutico e fidanzato con Jezabel, fosse ricoperto di pustole, calvo, con tre occhi e magari persino puzzolente. Invece è dannatamente bello.”
So che posso sembrare ripetitiva ma ╯°□°)╯︵ ┻━┻
Dai, cosa importa se questo Maicol è un cafoncello maleducato e pieno di sé! È "dannatamente bello" cos'altro serve nella vita?
La parte conclusiva, quella che sarebbe dovuta servire a svelare l'arcano dietro alle misteriose incongruenze del circo è fatta di incoerenze e di situazioni che sembrano create a mo' di toppa. Soluzioni veloci e mal riuscite in cui sono ben visibili i rammendi fatti in fretta e furia e alla bell'é meglio, per uscire fuori da situazioni scomode.
E mi riferisco al modo in cui Clio capisce di poter ingannare l'uomo dalle tre ombre, riuscendo così a venire meno all'assolvimento del patto che legava da secoli il Circo dell'invisibile: un'anima per la salvezza di tutti.
Clio arriva a capire che, semplicemente credendo di non dover assolvere ad alcun accordo può permettersi di non rispettarlo, e tutto si conclude così... mah!
Ho trovato, in virtù di questa assurda soluzione a cui nessuno sarebbe potuto arrivare (e il fatto che Clio abbia creduto che bastasse solo questo mi sembra ancora più incredibile), esagerato tutto l'accanimento del gruppo nei confronti della povera Paulina!
La ragazza barbuta, alla fine dei conti, non è che un'ulteriore vittima dell'uomo nero, la cui unica colpa è quella di non essere arrivata prima alla geniale conclusione a cui invece è arrivata Clio .
Ma siamo seri, chi ci sarebbe arrivato?
Era chiaramente una toppa, messa lì perché chiaramente la stessa autrice non sapeva più come uscirne.
A Paulina viene puntato il dito per aver sacrificato, negli anni, le anime dei suoi amici e colleghi per non perdere il Circo - la sua casa - e tutti quelli che ne facevano parte.
E siamo davvero sicuri che il suo torto sia così grande? Sarebbe stato davvero così mostruoso, da parte sua, salvarli tutti al costo di uno?
Non sarebbe stato più mostruoso, invece, sacrificarli tutti per la codardia di non saper prendere una decisione?
La stessa Clio, al solo pensiero di perdere il circo, non riesce a pensare ad altri che al suo Maicol. ... degli altri le importa meno che niente.
A questo punto ho preferito e ho trovato più vero, più appassionato e disperato il comportamento di Paulina rispetto all'ipocrisia mascherata da buonismo della protagonista.
Una volta scampato il pericolo, poi, alla direttrice del circo, Sanako Marlen, nonostante fosse l'unica a ricavare qualcosa dall'accordo (l'eterna giovinezza), nessuno rimprovera niente.
Lei stessa, anzi, esordisce scaricando tutte le colpe sulla ragazza barbuta dicendo qualcosa tipo "Paulina, fare questo? E chi se lo sarebbe aspettato?" Ma lo faceva per lei no! O sbaglio?
Ho trovato per queste, e per altre ragioni, il racconto poco credibile e, per certi versi, incoerente.
Sicuramente molto carina l'idea e l'autrice è stata anche capace di renderla bene grazie alla sua scrittura enigmatica e affascinante. Purtroppo, almeno per quanto mi riguarda, è inciampata nell'errore di voler dare a tutti i costi vita ad un intrigo amoroso che in questo caso era del tutto superfluo.
Ringrazio la Dunwich Edizioni per avermi fornito una copia di questo libro
il mio voto per questo libro