giovedì 25 maggio 2017

Recensione: "Assalto a Villa del Lieto Tramonto" di Minna Lindgren

Titolo: Assalto a Villa del Lieto Tramonto
Autore: Minna Lindgren
Editore: Sonzogno
Data di pubblicazione: marzo 2017
Pagine: 240
Prezzo: 16,50 € 

Trama:
Villa del Lieto Tramonto non è più la stessa. Un avveniristico progetto di teleassistenza, combinato alle stravaganti invenzioni della domotica, ha scombussolato ritmi e abitudini della residenza per anziani alla periferia di Helsinki.
Che fare se il frigorifero parlante ripete all’infinito la lista degli alimenti in scadenza? Come intrattenere il robottino da compagnia per evitare la raffica dei suoi stupidi quiz?
Tra una partita di canasta e un caffè solubile, sono questi i nuovi argomenti di conversazione di Siiri, Irma e Anna-Liisa, le tre arzille e affiatate amiche che mai avrebbero immaginato – a novant’anni suonati – di doversi difendere dai minacciosi prodigi della tecnica.
Da quando il personale in carne e ossa è stato licenziato, gli ospiti del Lieto Tramonto comunicano con l’esterno attraverso sofisticate e irritanti pareti intelligenti, mentre le macchine si occupano di tutto.
Ma chi controlla dal cloud questa fredda tecnologia e chi lucra sul suo massiccio impiego?
I dubbi si infittiscono nell’impavido e inseparabile terzetto di nonnine dopo la comparsa di misteriosi volontari: si presentano come fervidi credenti, ma la loro ostinazione nel racimolare donazioni in denaro è a dir poco sospetta.
Per fare luce sulle loro reali intenzioni serviranno tutto il sangue freddo di Siiri, la spensierata vaghezza di Irma, l’acume di Anna-Liisa... e un inatteso aiuto della cara, vecchia Madre Natura.

Recensione:
Avevamo lasciato Siiri, Irma e Anna-Liisa, le tre simpatiche vecchiette, intente a ristabilirsi a Villa del Lieto Tramonto, dopo la breve ma intensa esperienza della comune a Hakaniemi.
La residenza per anziani, a seguito del tanto attesa ed odiata ristrutturazione, non sembra più la stessa: ogni cosa è sotto il controllo della domotica la quale, tramite pareti intelligenti, non fa che guidare gli ospiti nelle faccende quotidiane, per di più dispensando ad intervalli regolari perle di saggezza, e soprattutto di religione.
Sì perché, l'unico personale adesso autorizzato ad entrare nella struttura è costituito dalla congregazione del Risveglio che, più che addetti alla cura, sembrano esperti nello spillare soldi a poveri malcapitati.
Come al solito saranno le nostre care e vecchie amiche a cercare di riportare la calma e la tranquillità in quel posto che bene o male è ormai la loro casa.
Se infatti i robot-infermieri, le poltrone massaggianti e la tv on demand possono apparire delle migliorie, atte ad aumentare la comunicazione in un ambiente poco abituato al contatto con l'esterno, in realtà questi accorgimenti non potranno che accrescere la solitudine dei residenti, convinti di essere giocattoli abbandonati nelle mani di macchine senza sentimenti.
Lo scoramento e il senso di sfiducia, nel prossimo e nella società in generale, sono senza dubbio i temi cardini di questa vicenda.
Gli anziani protagonisti, più di una volta, fanno riferimento al fatto che nessuno dei parenti pare sentire la loro mancanza e che anzi, avendo una vita ben avviata, non trovano più il tempo per far loro visita.
Dalle loro parole risulta palese la sensazione di essere diventati inutili, solo un peso per i propri cari, qualcosa da abbandonare alla prima occasione.
A questo poi si aggiunge l'utilizzo smodato della tecnologia che, invece di accorciare le distanze, finisce quasi sempre per allontanare gli uni dagli altri.
Niente più assistenti che ti chiedono come stai o se hai bisogno di aiuto, ma macchine che controllano i tuoi dati vitali e che perciò sanno sempre ciò che ti serve. O perlomeno quello che loro ritengano ti serva.
In questo scenario desolante si ergono le nostre paladine dalla scintillante armatura che paiono non rassegnarsi all'amaro destino. In particolare Siiri e Irma saranno capaci di organizzare un piano per liberarsi per sempre del cloud, qualunque cosa essa sia.
Dalla loro parte c'è l'amicizia che le unisce e che non conosce tentennamenti. E devo ammettere, i loro dialoghi buffi sono le parti che ho preferito, in particolare la prorompente allegria e la disarmante ingenuità di Irma.
Lei dà quel brio e quella spensieratezza ad una storia che di festoso ha poco o niente.
In effetti, se dovessi fare una stima, le parti leggere e divertenti sarebbero decisamente inferiori rispetto al mood generale, impregnato di scoramento e tristezza.
Anche nel primo libro le problematiche inerenti alla vecchiaia erano affrontate in modo responsabile, come in quest'ultima parte, tuttavia la Lindgren riusciva quasi sempre a sdrammatizzare, evidenziandone anche i lati comici.
Invece sia qui che in "Fuga da Villa del Lieto Tramonto" sembra essersi perso quello spirito iniziale, a favore del predominante desiderio di denuncia sociale. E, per essere chiari, ammiro davvero l'autrice che ha tentato di unire l'utile al dilettevole, mescolando narrativa e attualità, ma a mio avviso il cocktail in questo modo non può risultare perfettamente riuscito.
Per non parlare poi del fatto che questa sarebbe dovuta essere una trilogia gialla eppure di enigmi da risolvere nemmeno l'ombra. In "Mistero a Villa del Lieto Tramonto" le tre protagoniste avevano effettivamente vestito i panni di investigatrici, loro malgrado, per arrivare a capo dell'omicidio del cuoco Tero.
Nel secondo capitolo invece si erano limitate a fuggire ai disagi della ristrutturazione.
Nel terzo e ultimo, questo di cui vi sto parlando per l'appunto, elaborano un piano per liberarsi della domotica ma, non fanno più di tanto per indagare, essendo la situazione losca palese sin dalle prime pagine.
Per questo motivo, mi spiace dirlo, questo libro risulta poco avvincente, perde di efficacia e la lettura di conseguenza diventa inevitabilmente più prolissa.
Un vero peccato, perché, avrei tanto voluto perdermi in pagine divertenti e avvincenti, per gustare in allegria una nuova fetta di tooorta con Irma, con un sonoro chicchirichì in sottofondo.

Considerazioni:
Ero piena di aspettative rispetto a questo libro.
Dopo aver trovato il secondo capitolo decisamente sottotono, mi ero convinta che fosse solo un preludio ad un epilogo scoppiettante.
Mi aspettavo quindi quello che si suol definire "un finale col botto" ma purtroppo così non è stato.
Come vi ho detto poc'anzi, avrei voluto trovare in queste pagine un po' più commedia e un po' meno dramma. E anche un po' più di mistero, di sotterfugi e di indagini.
Ciò che invece ho apprezzato è il peso dato all'amicizia, ai legami che si cementano nel tempo e nelle avversità.

Il gruppetto di anziani rimase in silenzio a godersi il trascorrere del tempo. 
Non avevano fretta, niente e nessuno li aspettava. In una società indotta a vivere nell'impazienza dell'attimo successivo, gustarsi il presente era il loro privilegio. Siiri sorrideva felice posando gli occhi sugli amici, gli ultimi della sua vita. Irma, Anna-Liisa, Margit, Tauno... 
Prima che Irma si trasferisse al Lieto Tramonto, li conosceva solo di vista. Il destino glieli aveva messi accanto per accompagnarla nell'ultimo tratto della sua lunga esistenza. È solo lei sapeva quanto le fossero cari.

Mi sono affezionata ai protagonisti, al loro passato e alle attuali abitudini. E quando uno dei personaggi veniva a mancare (e essendo tutti quasi centenari, la cosa non è da considerarsi così insolita) non ho potuto non intristirmi, pur capendo la necessità di quelle morti.
In particolare ho subito nutrito una forte simpatia per la tenera Eila, uno dei nuovi personaggi che ci regala questo libro, e per la combattuta storia d'amore fra Tauno e Oiva.
A proposito di Tauno, trovo sia sempre istruttivo il servirsi di una figura letteraria pur di far passare un messaggio importante.
In questo terzo capitolo veniamo a conoscenza dell'omosessualità del vecchietto e di quanto lui e il suo compagno abbiano dovuto patire, a causa dei pregiudizi della gente, per doversi poi rassegnare a vivere di nascosto il loro amore.
Mi è spiaciuto molto per loro, ancor di più pensando che quelle situazioni molti le vivono per davvero.
In generale tutto il libro ha il vantaggio di riuscire a suscitare molte riflessioni sulla vecchiaia, le problematiche afferenti ad essa, e la solitudine.
Purtroppo conciliare tutto questo con la spensieratezza e la leggerezza di un giallo sui generis, come era stato appunto definito, non era opera facile.
Ma non importa. In questa storia non avrò trovato grasse risate, ma alcuni buoni amici sì.

Ringrazio la casa editrice Sonzogno per avermi fornito una copia di questo romanzo

il mio voto per questo libro

4 commenti:

  1. Non é il primo commento di questo genere che leggo su questo romanzo: peccato perché mi intrigava questa saga, ma vedo che l'impressione generale é la stessa un po' per tutti e quindi credo che darò la precedenza ad altre letture!

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    1. In realtà la trilogia non è malaccio, però mi aspettavo qualcosa di diverso, magari dei libri un po' più strampalati e meno intrisi di denuncia sociale.

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  2. Ho letto i primi due e sto leggendo ora il terzo. Li avrei lasciati stare ma volevo capire dove era il giallo che tanto declamava questa trilogia. Il giallo è inesistente i misteri in realtà vengono solo superficialmente toccati e subito risolti senza neanche tanto specificare il perchè o il per come è successo. Più che altro io li vedo come libri di denuncia sul malaffare, sulla situazione degli anziani, sull'insustistenza di una sanità efficiente, di una famiglia, di tesorini che vogliono solo i beni dell'anziano, sul lavoro nero che a quanto pare c'è anche in Finlandia ed è anche preferito per non pagare le tasse troppo elevate ma certo non sono dei gialli. Anche la morte di Onni dopo quella di Hassan molto misteriosa e non si capisce nemmeno se sia stato Onni a volere la morte di Hassan.

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    1. Vorrei poterti dire che le tue domande troveranno risposta nell'ultimo libro, ma purtroppo non è così, ciò che è accaduto ad Onni rimane un'enigma.
      Io ho preferito il primo libro, in cui almeno c'era qualcosa da scoprire, nei successivi il mistero è pari a zero.

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