venerdì 15 novembre 2019

Recensione: “Wonder” di R.J. Palacio

Titolo: Wonder
Autore: R.J. Palacio
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 8 maggio 2013
Pagine: 288
Prezzo: 14,00 € 

Trama:
Auggie, nato con una tremenda deformazione facciale (la sindrome di Treacher-Collins), dopo anni trascorsi a studiare a casa, protetto dalla sua famiglia, si trova ad affrontare con coraggio il mondo della scuola.
Sarà accettato dai compagni? Dagli insegnanti? Chi si siederà di fianco a lui nella mensa? Chi sarà suo amico?
Un protagonista sfortunato ma tenace, una famiglia meravigliosa, degli amici veri che aiuteranno Augustus durante l’intero anno scolastico.

Recensione:
Auggie ha dieci anni ed è un ragazzino perfettamente normale, ama mangiare il gelato, andare in bici, giocare a palla o con la Xbox, fare, insomma, tutte le cose che fanno i ragazzini della sua età.
E si sentirebbe assolutamente come loro se lo specchio non gli restituisse un'immagine diversa da quella che invece vede nei visi che lo circondano.
Auggie, infatti, è affetto da una combinazione di sindromi rare che hanno reso il suo volto deforme sin dalla nascita.
Un volto che genera stupore, e in moti casi anche spavento, in chi lo osserva per la prima volta. Come può, dunque, un bambino sentirsi come gli altri se non può uscire senza attirare gli sguardi su di sé, se non manca volta in cui non scorga sguardi curiosi, espressioni perplesse, e bisbigli alle sue spalle?
Auggie è abituato a tutto questo, sopporta gli atteggiamenti della gente sin da quando era ancora più piccino, ci convive, e li ha accettati, ma questo non significa che abbia smesso di soffrirci o che l'idea di essere circondato dalla gente non lo faccia sentire a disagio.

Io mi sento normale. Voglio dire dentro. 
Ma so anche che i ragazzini normali non fanno scappare via gli altri ragazzini normali fra urla e strepiti ai giardini. E so che la gente non li fissa a bocca aperta ovunque vadano. 
Se trovassi una lampada magica e potessi esprimere un desiderio, vorrei avere una faccia così normale da passare inosservato. Vorrei camminare per strada senza che la gente, subito dopo avermi visto, si volti dall'altra parte. E sono arrivato a questa conclusione: l’unica ragione per cui non sono normale è perché nessuno mi considera normale.

Così quando mamma Isabel e papà Nate, gli comunicano che sarebbe il caso che, per il primo anno di prima media, frequentasse la scuola, per lui è un piccolo trauma.
August non è pronto, ricorda come i bambini hanno sempre reagito vedendolo per la prima volta, ma sa che le loro erano solo reazioni umane, non c'era cattiveria nelle loro intenzioni, ma è anche consapevole di quanto invece possano essere cattivi, volontariamente crudeli, i ragazzini della sua età.
August non ha mai avuto molti amici, e i pochi che ha sono cresciuti assieme a lui, ma come sarà provare a legare con qualcuno che lo vede per la prima volta?
Nonostante i timori, Auggie affronta la sua paura e decide di recarsi all'appuntamento che il preside, il signor Kiap ha organizzato per lui, una piccola visita di orientamento dove potrà fare la conoscenza di tre dei suoi futuri compagni.
È in occasione di questa visita che incontra Julian, Charlotte, Jack Will.
Inizia così il primo anno scolastico di August, un anno fatto di momenti difficili, alcuni anche terribili, ma anche di altri inaspettatamente felici e memorabili.
Entrambe le condizioni sono provocate da come i ragazzi si rapportano a lui. Saranno loro, con i loro atteggiamenti, i responsabili sia delle lacrime che dei sorrisi del nostro tenace protagonista.
E i primi mesi saranno davvero difficili. August incontra nel suo cammino ragazzini idioti capeggiati dal terribile Julian. Questi si comportano in modo davvero sciocco, mettendo in atto stupidi giochi che consistono nell'ignorare o nel non toccare il nuovo arrivato.
Ma, per fortuna, incontrerà anche chi saprà andare oltre i timori e alle apparenze, perché, non neghiamolo, tutti restiamo straniti davanti a ciò che reputiamo diverso e di fronte a ciò che non conosciamo, ma è il modo in cui scegliamo di comportarci che ci qualifica per ciò che siamo.
E qui una menzione d'onore va a Summer, la simpatica ragazzina che, senza che gli venisse suggerito da nessuno, sceglie di sua volontà di agire nel modo più giusto e più gentile.
Vede un bambino strano e solo, si accorge che tutti lo osservano e lo evitano, si mette nei suoi panni e decide di pranzare assieme a lui, e di essergli amica.
La gentilezza è un argomento importante in queste pagine (dovrebbe in realtà esserlo nella vita di tutti i giorni), e viene sottolineato il suo grande valore anche nel discorso di fine anno del signor Kiap:

«Non dovremmo forse inventare una nuova regola di vita… cioè cercare di essere sempre un po’ più gentili del necessario?» 
A questo punto il signor Kiap ha alzato gli occhi sul pubblico. 
«Più gentili del necessario» ha ripetuto. «Che frase meravigliosa, non è così? Più gentili del necessario. Perché non è sufficiente essere gentili. Bisogna essere più gentili di quanto ci viene richiesto. Il motivo per cui amo questa frase, questo concetto, è perché mi rammenta che portiamo con noi, in quanto esseri umani, non solo la capacità di essere gentili, ma prima di tutto la gentilezza come vera scelta di vita».

Pensateci, quanto sarebbe più facile la vita di tutti noi, in special modo la vita di chi ha delle particolarità che lo rendono "diverso" se tutti fossimo più gentili? Se non dovessimo avere il terrore di doverci rapportare o dover affrontare il giudizio di persone come Julian, o ancor peggio dei suoi genitori.
Come sarebbe più dolce e gentile la vita se nel mondo incontrassimo solo persone come Summer?

Ma oltre al bullismo e alla gentilezza, che si contrappongono fortemente nel racconto, in una lotta che alla fine, fortunatamente, vede vittorioso il bene, in queste pagine ci sono tante altre situazioni, tanti altri personaggi che meritano una menzione.

La famiglia di August in primis.
L'affiatamento che li lega è evidente a chiunque entri nel loro nucleo familiare, a chiunque si rapporti a loro. Sono uniti, si vogliono bene, si preoccupano costantemente dei sentimenti degli altri.
In particolare lo fa Olivia, per tutti Via, la sorella maggiore di Auggie, abituata da sempre a non dare problemi, a mettersi da parte, ma non perché glielo chieda qualcuno, ma perché da sola, e sin da bambina, aveva capito che era Auggie quello da proteggere, e sarebbe stato lui il sole attorno al quale le esigenze della famiglia avrebbero ruotato.
Ma anche Olivia mostra il suo lato umano, anche lei comprensibilmente mostra di avere debolezze, e le sue considerazioni, i suoi sentimenti, i pensieri sfuggevoli che le passano per la mente alcune volte, facendola sentire terribilmente in colpa subito dopo, mettono in evidenza il suo essere, semplicemente umana.
Anche per lei quello è un anno difficile, ha iniziato le superiori, le amiche di sempre l'hanno abbandonata e quando le cose iniziano a migliorare, comincia finalmente a godersi quella nuova opportunità, quel nuovo inizio, il fatto di essere per tutti semplicemente Olivia, e non la sorella di un ragazzino deforme.
Nessun commento bisbigliato alle spalle, nessuna occhiata strana... ma solo una persona come tante.
Non le si può biasimare il desiderio di normalità.
Non le si possono contestare alcune sue considerazioni, anche se, lo confesso, in un primo momento mi hanno lasciata stranita e amareggiata.
Come nel caso che riporto qui sotto, quando Olivia ci confessa un pensiero che improvvisamente l’ha colta un giorno, quando, dopo settimane di lontananza (August era in ospedale per riprendersi da un brutto intervento), si rincontra con lui e, per un brevissimo istante, in un modo che ha lasciato lei stessa sconvolta, i suoi occhi lo vedono per la prima volta come lo vedono tutti gli altri.

Tornare a casa dopo quattro settimane mi è sembrato molto strano, all'inizio. Mi ricordo con nitidezza di aver varcato la soglia e di aver visto August corrermi incontro per salutarmi e, per quella minuscola frazione di secondo, l’ho visto non come l’avevo sempre visto, ma come lo vedevano gli altri. 
È stato solo un flash, un istante, mentre lui mi abbracciava, così felice che io fossi di nuovo a casa, ma mi ha sorpresa perché non l’avevo mai visto in quel modo, prima di allora. E non avevo mai nemmeno provato prima quello provavo in quel momento: qualcosa che ho odiato già mentre succedeva. Ma mentre lui mi baciava con tutto quel trasporto, l’unica cosa che vedevo era la saliva che gli colava giù dal mento. E tutt’a un tratto eccomi lì anch'io, che lo fissavo e distoglievo gli occhi da lui, come un’estranea. 
Inorridita. Disgustata. Spaventata. 
Grazie al cielo, è durato solo un secondo: nell'istante stesso in cui ho sentito August fare quella sua risata rauca, era già passato. Tutto è tornato com'era prima. Ma mi aveva aperto una porta. Anzi, un buco della serratura. E dall'altra parte c’erano due August: quello che vedevo senza vederlo e quello che vedevano tutti gli altri.

Questa presa di coscienza da parte di Olivia, la sorella che ha sempre difeso il suo fratellino dagli sguardi estranei, non può lasciare indifferenti.
È un duro colpo, un pugno nello stomaco, una confessione forte ma vera, che ci fa capire come la vita della famiglia Pullman e dei suoi componenti sia complicata, come i sentimenti siano complessi, nonostante l’affetto che li lega tutti.

Un altro personaggio che non posso non menzionare è Jack Will.
È probabilmente quello che ha lo sviluppo più bello e profondo.
Un ragazzino inizialmente scettico nei confronti del nuovo compagno di scuola, che vive un po’ con disagio il ruolo che il signor Kiap gli ha affidato.
Essere amico di August.
Un invito mosso con gentilezza, al quale però si sente come obbligato.
Eppure August non è così male.
In lui, giorno dopo giorno, troverà una compagnia sempre più piacevole e divertente. Una presenza quasi indispensabile per la sua vita scolastica.
Non ometto che ci sarà ben più di un incidente in questo percorso: qualche passo falso da parte di Jack Will prima, l’isolamento subito per la scelta di schierarsi dalla parte di August poi... insomma ci saranno circostanze che non renderanno la vita semplice a questa coppia di amici.
August ci è abituato, la sua è da sempre stata una vita in salita, ma per Jack Will, tutto è nuovo e diverso.
Si scontra con la stupidità, la cattiveria e le ingiustizie, forse per la prima volta ma, da vero eroe, persevera, resta dalla parte del bene e vince.

La cosa triste è che di scelte si deve parlare. Stare da una parte piuttosto che dall’altra.
Perché?
Perché purtroppo esistono ragazzini prepotenti, e stupidi come Julian, figli di persone ancora più stupide e prepotenti.
Il tipico caso della mela che non cade lontano dall'albero.
Se fa rabbia leggere di un ragazzino che si diverte a isolarne un altro (una discriminazione basata sull'aspetto causato da una malattia! Il che fa ancora più schifo), fa ancora più rabbia leggere i suoi genitori fare lo stesso, se non peggio.
I genitori di Julian non solo giustificano il suo comportamento, ma lo seguono essi stessi. Sua madre arriva a modificare la foto di classe cancellando il volto di August, perché, a suo dire la rovinerebbe, fino a promuoverne l’allontanamento dalla scuola, perché la sua presenza causerebbe stress a tutti gli altri ragazzini (sani).
Ecco, capite l’assurdità.
Capite la rabbia che ho provato leggendo certe cose.
Viene da pensare che certe persone potrebbero (forse) arrivare a mettersi nei panni degli altri solo se certe cose capitassero a loro.
Solo in quel caso, (ripeto, forse), potrebbero acquistare un po’ di umanità.

Penso che la forza di questo romanzo sia proprio questa. Ti aiuta a metterti nei panni degli altri. Ti invita a provare empatia per ciascuna voce narrante (il libro è diviso in otto parti, ognuna raccontata da un personaggio diverso), a entrare nei loro pensieri, vedere la situazione dal loro punto di vista.

A questo libro principale, l’autrice ha aggiunto altri tre libri più piccoli che contengono le “versioni” di altre tre voci narranti. La storia vista da punti di vista che qui non erano stati considerati, e uno di questi è proprio quello di Julian.
Vi dirò, sono proprio curiosa di entrare nella testa del bullo, di capire che visione di essa intende darci l’autrice, se alla fine lo giustificherà in qualche modo vendendoci la storia (a cui non credo minimamente) per cui il bullo è il più debole, e via dicendo...
Vi farò sapere...
Intanto invito voi, i vostri figli, gli amici dei vostri figli, i vostri nipoti ecc. a leggere questo libro, a regalarlo, a diffonderne il messaggio e a scegliere sempre e in ogni contesto la gentilezza.

Curiosità:
Dal romanzo, nel 2017, è stato tratto un adattamento cinematografico (dal titolo omonimo), diretto da Stephen Chbosky, con protagonisti Jacob Tremblay, Julia Roberts e Owen Wilson.


il mio voto per questo libro

2 commenti:

  1. Ciao, non ho letto il romanzo ma lo conosco grazie alla sua fama! Pur non essendo una lettrice di letteratura per ragazzi, ammetto che m'incuriosisce molto :-)

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  2. Anch'io gli assegnai il medesimo voto, quando lo lessi. Fu una lettura davvero molto bella e dolce. Però mi sono fermata qui. Non sono mai stata interessata a leggere gli altri libri ☺️☺️

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