venerdì 6 novembre 2020

Review Party - Recensione: “Timothy Walton e l’Ospedale dei Vampiri” di Manuela Bassetti.


Salve avventori!
Qualche giorno fa, in occasione del Blogtour, vi avevo parlato del libro per ragazzi “Timothy Walton e l’Ospedale dei Vampiri” di Manuela Bassetti, e oggi, in occasione del Review Party, troverete sui tutti i blog che lo hanno ospitato, la recensione di queste pagine.


Titolo: Timothy Walton e l’Ospedale dei Vampiri
Autore: Manuela Bassetti
Illustratore: Manuela Bassetti
Editore: Errekappa Edizioni
Data di pubblicazione: 23 ottobre 2020
Pagine: 212
Prezzo: 15,00 € 

Trama:
Sotto una luna gonfia di luce, il vecchio cimitero di Highgate è tutto in subbuglio: Timothy Walton, sta per essere ricoverato al Vampire Great Hospital, l’ospedale per vampiri più prestigioso di tutta l’Inghilterra.
In questo luogo all'apparenza freddo e austero, il timoroso vampiretto fa amicizia con altri piccoli pazienti dai canini appuntiti: Karl, appassionato di racconti polizieschi; Sam, dipendente dalle sue caramelle al sangue; George ed Esteban, due spilungoni ridanciani e lentigginosi; Sophia, una vampiretta carina, dalle battute decisamente taglienti.
Ben presto, attraverso le scorribande segrete di questo gruppetto di vampiri che gioca a fare i detective, Timothy diventa testimone di un vero, grande mistero: chi arcidracula si nasconde nella stanza numero 20 del reparto?

Recensione:
Il protagonista di questa avventura horror per ragazzi è Timothy Walton, un vampiro decisamente atipico che teme il buio, e ha paura dei mostri e dei fantasmi e, da un po’ di tempo, ha scoperto di soffrire di una forte anemia che lo fa sentire costantemente debole, senza forze ed esausto.
Ovviamente, a causa di queste sue peculiarità, Timothy è soggetto agli sfottò e agli sberleffi dei suoi compagni di classe, perché sì, anche tra i vampiri esistono i bulli e i ragazzini prepotenti che denigrano e sbeffeggiano chi è diverso dalla massa.
Timothy vorrebbe solo non sentirsi sempre gli occhi puntati addosso e sotto esame... perché non può semplicemente essere come gli altri?
Insomma, vi immaginate che umiliazione, per un vampiretto delle medie, avere paura di tutto e reggersi a malapena in piedi?
Per superare la paura del buio e dei mostri, Timothy, sotto suggerimento del suo psicologo, il dottor Rogers, comincia a leggere storie dell’orrore che, in effetti, iniziano ben presto ad appassionarlo e a piacergli tanto, ma non sortiscono l’effetto sperato, perché, anziché ridurre le sue fantasie, i libri in cui si immerge, non fanno che fornirgli maggiore materiale per i suoi incubi.
Per l’anemia invece c’è poco da fare, seppur controvoglia Timothy è costretto ad abbandonare per qualche settimana la sua famiglia e la sua tomba al cimitero di Highgate e ricoverarsi in ospedale, ma non in un ospedale qualunque, bensì nel più famoso di tutta Londra: il Vampire Great Hospital!
Il vampiretto inizialmente non prenderà affatto bene la notizia: cosa avrebbero detto i suoi compagni sapendolo addirittura ricoverato? Sarebbe stato preso di mira in misura ancora maggiore! E così addio alle speranze di essere lasciato finalmente in pace.
Ma, purtroppo per lui, non esistono alternative e l’ospedale lo accoglie in tutta la sua tetra maestosità.
Ma non tutto il male viene per nuocere e, con il tempo, quella che sembrava dover essere solo una noiosa condanna, si trasforma nella più grande avventura da lui vissuta, come se fosse entrato lui stesso all'interno di quei libri che tanto ama e che tanto gli fanno paura.
Perché sì, Timothy non smetterà quasi mai di avere paura, non aspettatevi di leggere di un vampiretto che, come nelle favole, smette immediatamente di avere timore e supera tutte le sue fobie, no, Timothy farà qualcosa di ancora più maturo e coraggioso, continuerà ad avere paura, ma agirà comunque per aiutare i sui amici (e anche per far colpo su una bella vampiretta).
E sono proprio gli amici la più grande conquista che Timothy farà all’interno del suo reparto del Vampire Great Hospital, un gruppo molto variegato, ognuno ricoverato per un motivo diverso, e ognuno caratterizzato da una dote particolare, e tutti che cercano di sfuggire alla noia delle lunghe e monotone giornate in ospedale giocando a fare i detective.
E un mistero sembrano averlo trovato davvero... chi è il misterioso paziente della stanza 20, e perché nessuno lo ha mai visto?
Un divertente giallo per ragazzi ricco di mistero, avventura, oggetti magici e personaggi buffi, dottori illustri, vecchi vampiri scienziati esiliati in Transilvana, fantasmi maggiordomo estremamente gelosi, ma soprattutto una storia in cui l’amicizia e lealtà assumono un ruolo di primo piano, dove sette vampiretti, tutti diversi fra loro e conosciutisi da poco, non prestano attenzione alle loro differenze, ma imparano gli uni dagli altri, uniscono le proprie capacità per aiutare un amico e affrontare insieme una grande avventura.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro, e hai intenzione di farlo, fermati qui!
Come dicevo nella recensione ho apprezzato questa storia, mi sono divertita a leggere di questo vampiretto così atipico, e della sua banda di amici tra cui il piccolo William Friedrich, detto Willy, unico figlio del Conte di Rottemberg, un vampiro altrettanto atipico.
È proprio Willy, infatti, il misterioso paziente della stanza 20, e il motivo del suo ricovero è dovuto alla particolarità di avere canini umani!
Il piccolo, per il suo problema, è stato nascosto a tutti, la sua stessa famiglia ha imposto all'ospedale di mantenere  estremo riserbo sul “vergognoso” segreto, perché se esso fosse noto, diventerebbe motivo di forte scandalo tra tutta la comunità vampiresca.
Proprio per questo non sono sicura se il lieto fine (e quindi la soluzione del problema e la conseguente scomparsa dell’anomalia), sia stata la scelta più giusta per questa storia.
Non nego di essermi detta “bene, ora il problema è risolto, la famiglia lo accetterà, ma se non fosse stato così? Se i canini del piccolo Willy fossero rimasti tondeggianti come quelli di un comune mortale? Cosa gli sarebbe successo? Sarebbe rimasto segregato per sempre in una stanza d’ospedale alla mercé dei dottori e dei loro infruttuosi esperimenti?”.
Perché il problema dei canini era motivo di disagio più per la famiglia di Willy che per lui stesso, quindi, forse, un finale più adatto, e un messaggio più giusto, sarebbe consistito nell'accettazione della peculiarità e non nella sua rimozione.
Tuttavia, nel complesso, ho trovato quella di Timothy e dei suoi amici una storia molto carina, che l’autrice ha tenuto ad illustrare personalmente con tavole a carboncino, ma che, a mio parere, avrebbe reso maggiormente se si fosse avvalsa della competenza di un illustratore professionista, in quel caso le tavole avrebbero aggiunto ulteriore valore al volume e alla storia stessa.

Ringrazio Errekappa Edizioni per avermi omaggiato di una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

9 commenti:

  1. ho trovato questo libro davvero carino, però riguardo le illustrazioni la penso in maniera differente. secondo me sono perfette così come sono, sembrano più vere, le loro imperfezioni le rendono adorabili

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Chicca! Grazie per essere passata a leggere il mio parere a riguardo ❤️
      Per quanto riguarda le illustrazioni, io mi sono immaginata in un’ipotetica libreria: noto questa bella copertina sgargiante, leggo la trama, mi sembra carina e poi do una sfogliata al libro e vedo queste illustrazioni approssimative e infantili.
      Sinceramente lascerei lì il libro. Perché mi verrebbe da pensare che anche il contenuto sia abbozzato come lo sono i disegni.
      Ed è un gran peccato perché così non è.
      Io penso che le illustrazioni dovrebbero impreziosire il libro, se fanno il contrario, è preferibile non metterle.
      Non tutti devono saper fare tutto, è giusto essere consapevoli dei propri limiti.
      Manuela Bassetti ha scritto una storia davvero carina, ma le illustrazioni avrebbe dovuto lasciarle a chi è del mestiere.
      Questo è il mio parere ❤️

      Elimina
  2. Grazie mille a Chicca per aver compreso il significato psicologico che sta racchiuso nelle mie illustrazioni fatte a mano, di cui ho scritto ampiamente nel mio sito web.
    Grazie anche a Marzia per la stimolante riflessione sul finale: l'accettazione di Willy da parte del gruppo di amici era già avvenuta, quindi Willy aveva già vinto la sua solitudine, a prescindere dalla sua particolare dentatura, a dimostrazione che nessun difetto, nessuna diagnosi di malattia, nessun sintomo fisico o psicologico debbano rappresentare un ostacolo all'incontro con gli altri, all'amicizia o all'amore. Tuttavia come medico (visto che tale è il mio mestiere) ho sentito il bisogno di lanciare anche un messaggio di speranza nei confronti della ricerca, della cura, della scienza come risorsa per permetterci di guarire anche quelle malattie apparentemente inguaribili. E credo che oggi più che mai la speranza verso nuove ed efficaci terapie sia un tema importantissimo, per i piccoli ma anche per i grandi. Un caro saluto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Manuela è un piacere averti qui.
      Per le illustrazioni ho già espresso il mio parere, non occorre ripetermi.
      In quanto all’accettazione dei difetti, mi riferisco (come ho scritto) all’accettazione da parte della famiglia.
      Loro non hanno mai accettato Willy, ma suppongo che lo faranno non appena sapranno risolto il suo problema.
      Questa è la riflessione che ho messo in risalto, non quella sugli amici che ,come ho scritto, accettano il nuovo amico, anzi si accettano tutti, gli uni con gli altri, nonostante le diversità.

      Elimina
  3. Per le illustrazioni ognuno ha i suoi gusti, come si evince dai commenti, quindi per me non c'è problema. Cosa accadrà a Willy e alla sua famiglia dopo la guarigione ancora non lo si può sapere trattandosi del primo volume di una serie.
    Ti auguro una buona serata.

    RispondiElimina
  4. Certo, io mi sono limitata a leggere e recensire ciò che ho letto in questo volume e trarre le mie considerazioni a riguardo.
    Penso che ognuno di noi si faccia pensieri e domande anche a libro chiuso. Il bello della lettura è proprio questo, non si ferma alla semplice fruizione del testo e del messaggio che viene palesato dall’autore, ma diventa anche parte del lettore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perfettamente d'accordo con te. A me come autrice piace molto conoscere i pensieri e le emozioni suscitati dal mio lavoro, perché spesso lettori diversi danno chiavi di lettura differenti anche in base alla propria sensibilità o alla propria storia di vita. Il che è sempre stimolante e interessante e offre nuove prospettive. Ti rinnovo i miei saluti.

      Elimina
    2. Buona serata e in bocca al lupo 🍀

      Elimina

♥ Dimmi la tua ♥
Accetto volentieri saluti e commenti relativi all'argomento del post. Evitate i commenti volti esclusivamente a pubblicizzare i vostri blog. Grazie!