Titolo: Cento giorni di felicità
Autore: Fausto Brizzi
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: novembre 2013
Pagine: 400
Prezzo: 18,50 €
Trama:
Lucio Battistini, quarantenne, personal trainer di professione e allenatore di pallanuoto per passione.
Padre di due figli, ha come unico traguardo riconquistare il cuore di sua moglie, l'insegnante Paola, la quale, dopo essere venuta a conoscenza di un suo tradimento, l'ha prontamente allontanato da casa.
Tutto questo accade prima dell'arrivo dell'amico Fritz, che un giorno come un altro si presenta alla sua porta.
Un ospite inatteso e indesiderato, noto ai più con il nome di cancro al fegato.
La malattia sarà per Lucio l'occasione per riconsiderare la sua vita, per cambiarla, per darle un nuovo senso.
Una scadenza da lui fissata: cento giorni per essere felice, per lasciare il segno.
Recensione:
"Cento giorni di felicità" racconta la storia di un uomo comune, che trascorre le sue giornate in un modo altrettanto comune.
I suoi problemi e le sue preoccupazioni sono quelle di tutti. Non ha grandi aspirazioni, se non quella di portare ai playoff la sua piccola squadra. Non ha grandi sogni, se non quello di ricomporre la sua famiglia, riconquistando la fiducia della moglie Paola.
La scoperta della malattia, da lui soprannominata in maniera ironica l'amico Fritz, cambia la sua vita per sempre.
Lucio che ha sempre dato per scontato tutto, si ritroverà ad affrontare qualcosa che non aveva previsto.
Ho una moglie e due figli che amo, degli amici meravigliosi, una squadra di ragazzini che darebbero la vita per me.
Ho fatto degli errori, altri ancora ne farò, ma ho partecipato anch'io alla festa.
C'ero anch'io. In un angolo magari, non ero il festeggiato ma c'ero.
L'unico rimpianto è aver dovuto scoprire di morire per cominciare a vivere.
Ed è così che quella che era la storia dell'uomo comune, diventa la storia, purtroppo ormai altrettanto comune, di un malato di cancro. Tuttavia, e aggiungerei per fortuna, non sarà la malattia la protagonista della storia.
Essa rappresenta il punto di svolta, l'input che spinge il protagonista a migliorarsi, a fare ciò che non aveva mai osato fare, o ciò che, oberato da i mille impegni, non faceva da tempo.
Il tanto temuto amico Fritz è presente, ma non costante.
Per scelta dell'autore (che condivido appieno), non assistiamo al lento aggravarsi dello stato di salute dell'uomo, con tutto ciò che potrebbe comportare.
Ciò che Fausto Brizzi ci regala non è il ritratto di un uomo morente ma di un uomo che vive.
Il suo è un insieme di pensieri: riflessioni sulla vita, ma anche ricordi, speranze e paure. Momenti tristi che si mischiano ad aneddoti divertenti, frammenti di vita.
Emozioni, di queste ce ne sono tante.
Si potrebbero infatti muovere molte critiche a questo libro, ma non quella di non saper coinvolgere.
Anzi, da un certo punto di vista, il lettore è così dentro il racconto che ne diventa parte.
A questo contribuisce anche la struttura del libro, scritto in forma diaristica, e immaginato come un racconto che lo stesso Lucio fa a chi in quel momento lo sta ascoltando. Ebbene sì, è il protagonista che parla, come se fosse un amico che parla ad un altro amico.
Erano anni che non sognavo i miei genitori. Mi mancano molto. E li odio profondamente.
Vi ho anticipato che vi avrei parlato di loro solo quando mi andava. Oggi mi va. Cosí poi li odierete anche voi.
Ed è proprio questo senso di familiarità che si ha leggendo il libro.
Il conoscere pian piano Lucio, la sua storia, la sua famiglia. Affezionarsi a lui, e compiere con lui il suo viaggio.
Iniziare il countdown e accompagnarlo fino al numero zero. Fino alla fine.
Ecco, se dovessi riassumere la sua storia in due righe sarebbe questa.
Invece l'autore è riuscito sapientemente a rendere questa vicenda in quattrocento pagine, tra l'altro non risultando affatto ripetitivo, ma offrendo al lettore particolari sempre nuovi, introducendo altri personaggi e facendoci vedere anche quelli già noti da altre prospettive.
E proprio i personaggi sono uno dei punti forti della narrazione.
Se alcuni possono incarnare degli stereotipi (lo stesso Lucio che ribadisce che tradire è nel dna maschile, il suocero Oscar che elargisce consigli/comizi elettorali, l'amico Corrado descritto come il solito pilota d'aerei che fa strage di cuori tra le hostess), molti altri si presentano in maniera del tutto originale. A cominciare dai figli di Lucio, con Lorenzo che viviseziona elettrodomestici per capirne i meccanismi, e la piccola Eva, ecologista, amica della natura e degli animali, che crede di essere stata un gatto in una vita passata.
Poi c'è Paola, che per invogliare i suoi studenti e stimolarne l'attenzione, finge ogni anno di essere una professoressa diversa. Ed ancora Massimiliano, con il suo negozio di Chiacchiere (idea geniale), e Roberto, il librario che scrive racconti solo per il piacere di scriverli.
Altra cosa particolare, come accennavo prima, è il modo con cui la narrazione è stata organizzata. Possiamo dividerla in due parti (ovviamente suddivise in capitoli): prima e dopo l'amico Fritz.
Nella prima Lucio ci rivela innanzitutto il finale (che non vi dirò U_U), e poi ci introduce nella sua vita, ci parla dei personaggi, della sua routine quotidiana e della scoperta della malattia. Vediamo ciò che gli succede, giorno per giorno, non tralasciando nulla. Dalla colazione al mattino, alle passeggiate, alle visite dall'oncologo, alle giornate trascorse davanti al pc alla ricerca di ogni possibile informazione che possa salvargli la vita.
Con la seconda iniziano i famosi cento giorni, i tre mesi per essere felici, per rimediare agli errori passati, per chiedere e ricevere perdono, per annotare le cose da fare prima che sia troppo tardi.
Cento giorni.
Sono tanti se sei in vacanza.
Solo pochi privilegiati hanno fatto una vacanza di cento giorni.
Peccato che la mia non sia una vacanza.
Cento giorni.
Non ci ho pensato.
Nessuno ci ha mai pensato.
Cosa fareste voi se mancassero un centinaio di giorni alla vostra morte?
Pausa.
Ripeto la domanda.
Cosa fareste voi se mancassero un centinaio di giorni alla vostra morte?
Vi do dei suggerimenti.
Andreste in ufficio o a scuola domani mattina?
Fareste l’amore ogni ora con la persona che amate?
Vendereste tutto per traslocare ai tropici?
Preghereste il Dio in cui credete?
Preghereste un Dio nel quale non avete mai creduto?
Urlereste fino a che avete fiato?
Fissereste all’infinito il soffitto sperando che crolli e vi uccida?
Vi lascio un paio di pagine bianche per segnare i vostri appunti prima di cominciare il mio personale conto alla rovescia. Non abbiate paura di rovinare il libro scrivendoci sopra. È solo un oggetto. Scarabocchiatelo pure, non mi offendo.
E Lucio offre anche a noi l'opportunità di farlo, lasciandoci nel libro alcuni spazi, per scrivere i nostri pensieri, per rendere il libro anche un po' nostro. Per poterlo sfogliare nel tempo e vedere se siamo o meno cambiati, per fare una sorta di bilancio o semplicemente solo un tuffo nel passato.
Un'idea che ho apprezzato molto, come del resto tutti i tentativi di interazione (tra questi anche gli sforzi di intuire le possibili reazioni del lettore, che nel mio caso ha sempre centrato in pieno XD), disseminati qua e là nel libro, siano esse battute scherzose che pensieri profondi.
Nonostante lo stile di scrittura ironico e divertente, "Cento giorni di felicità" è soprattutto un romanzo che fa pensare, che ti pone delle domande, dandoti talvolta delle risposte (come nel caso delle numerose curiosità a tema Leonardo da Vinci), ma soprattutto lasciando ad ognuno di noi il tempo per trovarle.
Considerazioni:
Ricordo di essermi imbattuta in questo libro per caso, averne letta la trama, e aver subito deciso che dovevo assolutamente leggerlo.
Ciò che mi aveva colpito allora, e che ho amato dopo averlo effettivamente letto, era quella sensazione di leggerezza, su cui sembrava essere incentrato il libro.
Già il titolo dice tutto: non cento giorni di dolore e di malattia, non cento giorni per dire addio, ma semplicemente "cento giorni di felicità".
Mi aspettavo quindi la serie di tutte le cose che tutti noi vorremmo fare e che non abbiamo il coraggio o le possibilità di mettere in pratica: viaggiare per il mondo, agire d'istinto, dire sempre ciò che si pensa, tenersi stretto fino all'ultimo chi si ama.
Pur avendo queste grandi aspettative non sono subito corsa ad acquistarlo, per due ragioni.
Prima: perché temevo di rimanerne delusa, come mi era già capitato con altri libri che avevo idealizzato.
Seconda: l'autore.
Ebbene sì, avevo letto che Fausto Brizzi era meglio noto come regista e sceneggiatore di film come "Notte prima degli esami", "Ex" e "Maschi contro femmine", che non definirei proprio dei capolavori, e ciò mi aveva spinto ulteriormente a desistere.
Devo ringraziare perciò un'amica che ha scelto di regalarmelo, ponendo fine al mio dubbio.
Grazie a lei ho potuto confermare le mie aspettative e ricredermi su un autore, che altrimenti non avrei mai considerato.
Nonostante l'argomento particolarmente delicato, Fausto Brizzi ha avuto, dal mio punto di vista, la capacità di non cadere nello scontato, regalandoci la solita storia strappalacrime. Ha saputo invece dosare, alternando ironia e tristezza, momenti di sconforto a passi pieni di brio, anneddoti divertenti e altri più malinconici.
Ho capito ormai che il tumore ha qualcosa in comune con i funerali. Tutti vengono a porgere le condoglianze. Solo che, non essendo l’interessato ancora deceduto, invece di porgerle alla vedova o ai parenti, le porgono direttamente al futuro caro estinto. Se mi ricapita di avere un cancro, giuro che dico a tutti di avere la tonsillite.
Molti in ogni caso i momenti di tenerezza: dai racconti dell'infanzia di Lucio e il suo rapporto con i nonni, a quelli con protagonisti amici e famiglia. Presenti durante tutta la narrazione, sembrano spesso riaffiorare all'improvviso, regalandoci la possibilità di conoscere i personaggi sempre da nuovi punti di vista, di capirli un po' meglio, di sentirli più vicini a noi.
In questo modo Lucio non è più e non solo il solare ex pallanuotista, ma anche il bambino cresciuto senza i genitori, il nipote amato, il padre amorevole, l'amico leale che tutti vorrebbero avere.
Tuttavia voglio mettervi in guardia: se vi aspettate una lettura che vi faccia piangere come non ci fosse un domani, non fa per voi, ma se volete assicurarvi qualche sorriso susseguito da occhi lucidi e pensieri cupi (perché vi sono anche questi), allora non rimarrete delusi.
Altra cosa che non manca di certo è il gusto della curiosità: Brizzi, nella figura del caro Lucio, non perde occasione per raccontarci la storia della ciambella fritta, della penna a sfera o degli innumerevoli meriti di Leonardo da Vinci. Alcuni potrebbero trovare queste parti noiose, io invece non solo posso dire di averle apprezzate (soprattutto la storia alternativa di Pinocchio), ma grazie ad esse, mi sono anche resa conto di quante cose usiamo quotidianamente senza porci minimamente il problema di come siano giunte fino a noi.
Altra cosa che mi ha piacevolmente stupito sono i dialoghi immaginari tra il protagonista e gli animali.
Mi rendo conto che detta così sembra una cosa tremendamente stupida, tuttavia posso assicurarvi che sulla carta non fa lo stesso effetto.
I passi con il cane Lupo, che a detta di Lucio, crede di essere il padrone di casa; i pensieri delle aragoste che hanno già intuito quale sarà la loro terribile fine; e ancora di più le colazioni del e con il passerotto sono delle pagine di straordinaria delicatezza.
Altro argomento toccato in maniera molto tenue, come dicevo prima, è il cancro.
Essendo una situazione abbastanza difficile da descrivere, soprattutto per chi non l'ha vissuta, credo sia stato saggio da parte dell'autore, tralasciare l'analisi passo dopo passo degli effetti della malattia, almeno dal punto di vista fisico, concentrandosi invece su quelli mentali.
Attendo gli effetti collaterali della chemioterapia come un ospite in ritardo. Un ospite poco gradito.
La tavola è imbandita, il risotto sul fuoco, le candele accese, ma l’invitato che aspetti non arriva, non risponde nemmeno al telefonino. Cominci a pensare che non verrà mai.
E invece, quando il risotto è bruciato, le candele consumate, ti sei schizzato del vino sulla camicia bianca e hai scoperto che il latte che hai usato per cucinare è scaduto da una settimana, ecco che arriva la scampanellata assassina.
Il poter seguire i suoi pensieri durante tutto il corso della malattia, il sentire le sue paure, dover assistere, anche se in minima parte, ai suoi malori e agli effetti collaterali delle cure, non può lasciare il lettore indifferente.
E' praticamente impossibile non chiedersi "cosa farei al posto suo?"
Credo sia questo uno dei fattori che rende il libro particolarmente coinvolgente: il sapere che quello che stiamo leggendo non è fantascienza, che ciò che accade al protagonista può succedere in realtà a chiunque, e che succede quotidianamente a chiunque.
Devo ammettere però che, almeno su di me, il libro ha avuto un effetto catartico. Osservare il lento distacco di Lucio dalle cose del mondo, dai cd che amava tanto, dai fumetti che aveva sempre collezionato, e dai suoi familiari ovviamente, mi ha ricordato quanto questo sarà prima o poi inevitabile, e quanto sarebbe preferibile affrontare tutto con la maggior serenità possibile.
L’elenco può essere infinito, ognuno di noi ha già vissuto migliaia di ultime volte senza saperlo. Nella maggior parte dei casi infatti non immagini nemmeno che quella che stai vivendo sia l’ultima volta. Anzi il bello del gioco è proprio questo.
Non sapere.
Se invece, come nel mio caso, sai benissimo quali sono le ultime volte, le regole cambiano di colpo. Tutto guadagna un peso e un’importanza diversi. Anche bere un chinotto acquista qualcosa di poetico e malinconico.
Il libro da questo punto di vista non è altro che una guida, un viaggio alla riscoperta di se stessi. E' un modo per farsi delle domande, rendersi conto del percorso che stiamo facendo, e avere, se ne è il caso, il coraggio di tornare indietro.
il mio voto per questo libro