Titolo: L'uomo delle nuvole
Titolo originale: Métamorphose en bord de ciel
Titolo originale: Métamorphose en bord de ciel
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: Giugno 2013
Pagine: 144
Prezzo: 14,00 €
Trama:
Tom Cloudman sogna di volare, la volta celeste lo affascina, gli uccelli lo ipnotizzano.
Per questo, diventa il peggior acrobata del mondo. Con le sue peripezie involontariamente comiche, a bordo di uno strabiliante marchingegno, si lancia da altezze vertiginose, attirando folle di curiosi.
Ferite e contusioni non lo spaventano né lo frenano.
Un giorno però, all'ennesimo incidente, Tom finisce in ospedale, dove gli scoprono un male incurabile. Tutto sembra irrimediabilmente compromesso, quando, all'improvviso, a illuminare questa nuova vita appare un'affascinante creatura: metà donna metà uccello, intrigante e seducente, gli proporrà un patto.
Tom con lei potrà salvarsi, ma per farlo dovrà perdere una parte di se stesso.
Recensione:
A Tom Cloudman le tiepide emozioni della vita di ogni giorno non bastano. Lui sogna di volare, spiccare il volo in spericolate acrobazie, cadere, farsi anche male, tutto pur di sentirsi vivo e fuggire alla monotonia della quotidianità.
Il cielo lo affascina e come gli uccelli vorrebbe librarsi in volo.
Questo è il motivo dei suoi spettacoli, la continua ricerca di qualcosa che lo faccia andare più su, più a lungo e più in alto.
Tutto per pochi secondi di brivido.
Questo continuo sfidare la sorte lo porta ad andare incontro a cadute sempre più dolorose, e danni sempre più gravi.
Ed è una di queste cadute che porta Tom in ospedale, dove scopre la sua condanna.
Un tumore, o come lo chiama lui "la barbabietola", lo costringe a letto, ma neanche questo ferma i suoi sogni di evasione nella volta celeste.
Quella che Mathias Malzieu ci racconta in queste pagine è una storia particolare, che sicuramente non incontrerà il favore di tutti.
Una storia che in maniera insolita parla della vita, della malattia e (forse) della morte.
Dico forse perché, la storia della metamorfosi narrata in queste pagine, potrebbe essere letta sia come una favola, che come una metafora della vita.
L'uomo che, per sfuggire alla morte, sceglie di tramutarsi in un uccello, perdere la sua parte umana, compresa la sua malattia, e lasciarsi tutto alle spalle.
Preferire l'immensità mutabile del cielo alla stabilità monotona della terra.
Quello che più ho apprezzato in questo libro, come nel precedente dell'autore "La meccanica del cuore", è la scrittura.
Malzieu descrive storie originali e, se vogliamo, anche un po' strane, sempre con delicatezza e poesia, e questo rende i suoi lavori sempre piacevoli, seppur discutibili.
In questo caso, pur apprezzando moltissime cose di questa storia, non sono riuscita ad apprezzarne, e probabilmente a comprenderne, molte di più.
Considerazioni:
Se dovessi definire con una parola questo libro, sicuramente la prima che mi verrebbe in mente è "strano".
Un protagonista bislacco, con la mania di volare (leggi: cadere) e di sentirsi vivo (leggi: di farsi molto male).
Tom decide di fuggire, girare il mondo ed esibirsi di città in città nelle sue cadute, e lo fa viaggiando a bordo di una barra mobile, da lui costruita... un mezzo come un altro, no?
Quando è ricoverato in ospedale, nessuno riesce ad imporgli il riposo raccomandatogli.
Gira per le stanze squarciando cuscini e rubando piume per farne un paio di ali.
In uno dei suoi soliti giri notturni, scopre sul tetto dell'ospedale una voliera, casa di centinaia di volatili.
Fra questi la donna uccello che lo condurrà alla metamorfosi.
La storia mi aveva coinvolto molto all'inizio, era atipica, simpatica, ben scritta, perciò mi incuriosiva.
Con l'andare avanti nella lettura, però, è diventata fin troppo surreale.
E, come ho detto precedentemente, non sono sicura se la lettura che ne ho dato fosse esatta.
La donna uccello era reale? O era tutta un'allucinazione causata dall'effetto della morfina?
La metamorfosi era una via di fuga della mente per accettare meglio la malattia?
La storia voleva essere una favola, o una delicata metafora della vita?
Personalmente preferisco pensare alla versione della metafora.
Una lettura che nonostante non mi abbia convinta del tutto, non sono pentita di aver fatto.
Certo, da come era iniziata mi aspettavo un seguito diverso.
Avrei preferito, ad esempio, che fosse dato più risalto al rapporto tra Tom e Victor, il ragazzino malato di leucemia.
Ma la storia purtroppo ha preso un'altra piega.
Come lo scorso libro dell'autore, anche questo mi ha stupita per l'originalità e per la sottile poesia celata in ogni singola frase.
Una lettura decisamente particolare, che può piacere molto come non piacere affatto.
Sicuramente Mathias Malzieu è uno scrittore da provare.
il mio voto per questo libro
Mi ha molto incuriosito questa tua recensione; credo che, se letto nel momento giusto, questo romanzo sia davvero godibile! Me lo segno e vedremo se e quando lo leggerò...La copertina mi piace un sacco!
RispondiEliminaCiao!
RispondiEliminaDecisamente questo Malzieu sembra un autore sui generis, che racconta storie originali e fantasiose.. forse questa volta ha azzardato troppo? Soprattutto se non si riesce nemmeno a comprendere i personaggi e la trama fino in fondo... mmm non sono convinta :-)
baci baci
Una premessa: la cover di questo libro è stupenda e anche la trama non è male, anzi. Non mi dispiacciono le narrazioni di questo genere, un po' visionarie, ma sono convinta che sia proprio volontà dell'autore che non sia comprensibile fino in fondo. È come se fosse metaforico e ognuno ci possa leggere quello che "vuole"...
RispondiEliminaP.s. Riprovo a commentare, sperando che blogger me lo conceda.
Ho provato sensazioni molto simili alle tue leggendo questo romanzo: penso anche che per apprezzare questa stranezza si debba o aver passato qualcosa del genere e quindi comprendere questo estremo desiderio d'evasione o essere comunque in una disposizione d'animo poco votata alla pragmaticitá.
RispondiEliminaIo, essendo una persona di base molto razionale, ho finito col perdermi e trovarlo poco coinvolgente. 🙄 La tua è una recensione molto onesta, l'ho apptezzata molto. :)