mercoledì 19 aprile 2017

Recensione: "Canituccia" di Matilde Serao

Titolo: Canituccia
Autore: Matilde Serao
Illustrazioni: Fabian Negrin
Editore: Orecchio acerbo editore
Collana: Pulci nell'orecchio
Data di pubblicazione: 16 Marzo 2017
Pagine: 40
Prezzo: 8,50 € (cartaceo)

Trama:
Una cascina nella campagna intorno a Napoli e una bambina, Canituccia, che si è distratta e ha perduto di vista Ciccotto, il porcello della sua padrona. Una notte intera a cercarlo, scalza sulla terra gelata, le urla della padrona che la inseguono per i campi. Ritrovato, il maiale da allora la segue legato a una corda. È così che la loro amicizia, giorno dopo giorno, si rinsalda fino al momento in cui accade l’ineludibile... 

Recensione:
In queste poche pagine Matilde Serao racconta e descrive perfettamente la rigida realtà contadina. Una vita rude, aspra e severa come lo sono i suoi protagonisti adulti, persone schive che non lasciano alcuno spazio ai sentimentalismi e alle debolezze dell'animo umano.
La vita è dura e loro lo sanno, c'è da campare, da preoccuparsi per il futuro, lavorare senza sosta e senza troppo ricavo, giusto il necessario per mettere da parte le provviste per l'inverno.
Non possono permettersi sconti né gentilezze e non possono permetterle agli altri, nemmeno ai bambini.
Lo sa bene Canituccia, una bimba di sette anni cresciuta, non dai suoi genitori - che non ha mai conosciuto - ma da due contadini: Crescenzo e sua sorella Pasqualina, una zitella inacidita da una vita priva di amore.
Canituccia, come del resto ogni bambino del vicinato, è costretta ad un'esistenza che sa davvero poco della spensieratezza di cui dovrebbe godere l'infanzia.
Di contro conosce bene rimbrotti e percosse.
È proprio questo che accade quando, a causa di una svista, perde Ciccotto, il porcellino a cui ha il compito di badare. Viene picchiata, insultata, denigrata e minacciata di essere lasciata a perire di fame se non ritroverà il piccolo fuggitivo.
E quando lo ritrova i due divengono inseparabili, escono all'alba e rincasano al tramonto, fanno merenda insieme e insieme crescono.
Ciccotto è per Canituccia un vero amico, il solo.
Con lui parla, scherza e si sfoga, a lui confida e affida sogni e segreti.
Non può immaginare che quel porcellino a cui ha donato il cuore non le è affatto stato affidato con lo scopo di darle compagnia e esserle amico. Non può immaginare che quelle lunghe passeggiate, alla ricerca delle mele più gustose per farlo crescere grasso e forte, non sono che il biglietto per trovarlo bell'e pronto per la macellazione.
Canituccia è una bambina e non può sapere e, proprio per la sua condizione di esser "solo" una bambina, nulla può per sovvertire la sorte del suo amico.
Ed è in quella notte di Natale, tra i mugugni disperati del suo Ciccotto, che Canituccia perde parte della sua innocenza e prende coscienza del mondo e di quello che stare al mondo significa, e in certi casi, costringe a fare.
Gli adulti appaiono spietati, ignoranti, insensibili e probabilmente lo sono, ma la loro non è cattiveria, è deficienza empatica semmai, ma difatti è l'unico modo che conoscono per tirare avanti.
Una storia che parla di solitudine, di amicizia e della vita, che purtroppo è fatta anche di orrore e brutture, che forza a crescere, e spesso lo fa seguendo percorsi spietati.
Un racconto aspro, rude, e forte... sinceramente non so se lo farei leggere a dei bambini, seppur sia una di loro la protagonista della storia. Lo consiglio, però, e senza dubbio, agli adulti, ai quali offrirà interessanti spunti di riflessione.

Considerazioni:
La collana "Pulci nell'orecchio", di cui fa parte questo racconto, ha come protagonisti i bambini e il loro modo di rapportarsi ad un mondo che faticano a comprendere.
Un mondo severo, estraneo e, spesso, assurdo e indecifrabile: quello degli adulti. 
Se ci pensate, difatti, agli occhi dei bambini i grandi devono sembrare davvero esseri folli e sconclusionati.
Matilde Serao, in questo suo lavoro, ci mostra una scheggia d'infanzia, quella della piccola Catinuccia.
Per quanto mi riguarda, letta la sua storia non ho potuto fare a meno di chiedermi come si sarebbe potuta sentire quella bambina. 
Tradita immagino. Ancora più sola e forse anche un po' colpevole per la tragica ed ingiusta sorte del suo amico.
Non mi sento di condannare senza assoluzione i contadini per il loro stile di vita (in campagna funziona così), ma posso condannare senza dubbio i modi.
In specie il fatto che nessuno abbia avuto la sensibilità di pensare che una bambina sola al mondo, passando le sue intere giornate con un animale, potesse affezionarsene. Perché lasciare che fosse proprio lei a vederlo crescere e occuparsene?
La poca considerazione che si ha per i sentimenti dei più piccoli è una delle mancanze del mondo adulto, spesso abituato a trattare i bambini più come oggetti di proprietà che come persone dotate di sentimento e volontà propri.
Canituccia riceve così la doccia d'acqua gelata che spezzerà per sempre il suo mondo di bambina, portandola ad aprire gli occhi verso una visione più reale forse, ma sicuramente più buia e triste.

Ringrazio la Orecchio Acerbo Editore per avermi fornito una copia di questo libro

il mio voto per questo libro

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