Titolo: L'albergo sulla baia di Mulberry
Titolo originale: The hotel on Mulberry Bay
Titolo originale: The hotel on Mulberry Bay
Autore: Melissa Hill
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 9 marzo 2017
Pagine: 383
Prezzo: 19,00 € (cartaceo) 9,99 € (ebook)
Trama:
Elle Harte è una giovane architetta di successo, vive a Londra, e ormai da tempo ha lasciato l'Irlanda e il paese dove è nata, Mulberry Bay. Sua sorella minore Penny, invece, non ha mai abbandonato quel piccolo, idilliaco villaggio a picco sul mare, dove tutti si conoscono e il cui cuore pulsante è da decenni il Bay Hotel, lo storico albergo gestito proprio dalla loro famiglia, le cui sale hanno ospitato un'infinità di feste ed eventi. Quando però Anna, la loro gentile e infaticabile madre, muore, tutto è destinato a cambiare.
Elle torna a casa e ad aspettarla trova i luoghi e gli affetti di una vita, un amore interrotto, ma anche spiazzanti sorprese e impreviste rivelazioni.
L'antico hotel è in decadenza e non se la passa affatto bene e, senza Anna a occuparsi di tutto, loro padre Ned sembra perso nei ricordi scanditi dalle canzoni dei suoi amati Beatles. Elle dovrà allora affrontare spettri e delusioni del passato per ricomporre i pezzi del presente e tentare di salvare le sorti del Bay Hotel. Ma da dove incominciare? Come restituire la magia di un tempo a quell'albergo in rovina?
Recensione:
Il Bay Hotel è il fulcro attorno al quale si sviluppa questo romanzo, il centro della vita a Mulberry e il luogo che ha assistito allo sbocciare di mille e mille storie, che ha consacrato la nascita di amori, che ha visto coronarsi sogni di vita, l'avverarsi di obiettivi e traguardi.
Il romantico e decadente edificio, posto a picco sul mare, svolge il ruolo di vero protagonista, una presenza a cui non solo la famiglia Harte, ma l'intero paesino è legato da un affetto profondo e indissolubile.
Perché quando la vita scorre e il tempo passa, l'unica cosa che resta sono i ricordi, e i più belli, quelli indimenticabili, sono tutti lì, tra quelle mura rivestite da carta da parati ormai consunta.
Anna, moglie di Ned e madre di Elle e Penny, è la persona che gli era maggiormente legata, il cuore pulsante della struttura, quella che gli ha dato vita, rendendolo molto più che un semplice albergo, ma una casa, una parte fondamentale e speciale della vita di chiunque avesse avuto il piacere di soggiornarvi.
Quando Anna viene a mancare, le vite dei suoi cari, pur avendo preso strade diverse, tornano a unirsi al Bay Hotel.
Non è tanto per Anna e per la sua improvvisa assenza, che la famiglia torna ad essere tale, ma per salvare l'albergo e i ricordi ad esso connessi. O meglio è l'albergo probabilmente a salvare la famiglia.
L'impresa di riveder risplendere l'hotel, vederlo tornare agli antichi fasti e salvarlo dalla bancarotta dà modo agli Harte di ritrovarsi, superare gli ostacoli che l'orgoglio e i piccoli segreti avevano, con gli anni e i silenzi, creato.
Melissa Hill ha scritto una storia che definirei perfettamente estiva.
Leggera, malinconica, dotata dell'immancabile lieto fine, ma probabilmente eccessivamente banale e prevedibile.
I protagonisti non suscitano grande simpatia o empatia, fatta eccezione per Anna, che purtroppo il lettore non ha tempo di conoscere, tutti gli altri sembrano sempre remare a sfavore di se stessi.
I loro comportamenti sono esasperanti, irrazionali, infantili e sciocchi, ma la cosa più deludente è stata la descrizione dei sentimenti che, siano di dolore per la morte di una madre, di paura per l'angoscia di perdere tutto, o di dolore per un amore represso per anni, non sembrano essere raccontati con sincerità.
In fin dei conti si può definire una storia carina, una lettura poco impegnativa da portare in vacanza, ma non molto di più.
Considerazioni:
Comincio col dire che questo libro sembrava avere tutti gli elementi per piacermi molto: l'Irlanda come scenario, un caratteristico e pittoresco paesino sul mare, un albergo da riportare in vita, una famiglia da riunire... tutto faceva supporre a qualcosa di intenso e indimenticabile, invece il tutto si è perso in uno svolgimento banale, prevedibile, poco credibile e decisamente poco emozionante.
Il libro non è brutto per carità, è carino, si legge bene (la lettura non mi ha mai annoiata), però arrivata oltre metà mi sono resa conto di quanto tutto mi apparisse scontato e allo stesso tempo forzato, e come nulla, alla fine della fiera, mi stesse emozionando... e dire che sono anche un tipo che si emoziona facilmente (chiedete pure conferma a Little Pigo XD).
E siccome non mi piace lanciare accuse senza motivarle sono costretta a fare degli esempi.
Anna è morta, lei era il cuore pulsante dell'albergo, ok, ma la Hill commette l'imperdonabile errore di scordare che Anna era, prima di tutto, una moglie e una madre molto amata, almeno è questo quello che ci dice. Appunto, ce lo dice, ma non ce lo fa sentire... non come dovrebbe.
Tutti, dal marito Ned, alle figlie Elle e Penny, agli abitanti di Mulberry, fanno quello che è possibile per salvare l'albergo, lo fanno per lei, certo, ma dov'è il dolore per la perdita di una madre? Dov'è lo strazio? La sofferenza?
In pochi giorni la morte di Anna passa completamente in secondo piano e il dramma principale per gli Harte è la precaria condizione del Bay Hotel, non il fatto che abbiano perso la persona più importante della loro vita.
Per non palare di Elle che già dal suo arrivo in paese è presa dai romantici film mentali con la sua vecchia fiamma di quasi vent'anni prima e, solo pochi giorni dopo il funerale, è in soffitta a sbaciucchiarsi.
Le situazioni poco coerenti sono molte, e non mi metterò ad elencarle tutte, vi basti sapere che i protagonisti paiono costantemente complicarsi inutilmente la vita.
Anche qui mi occorre portare un esempio: ho trovato veramente incomprensibile il compito che Penny si dà, di rintracciare la vecchia collezione paterna degli album dei Beatles, non il desiderio, perché se si fosse fermato al mero desiderio l'avrei compreso, ma il fatto che si metta concretamente a realizzarlo.
Insomma, la sua famiglia è piena di debiti, oltre che di problemi, non hanno denaro per ristrutturare l'albergo, probabilmente lei si ritroverà presto a non avere nemmeno un lavoro, eppure le salta in mente l'idea di riuscire in quell'impresa folle, titanica e dispendiosa.
Ma il peggio non è questo, perché ad una ragazza, vinta dai rimorsi e dal desiderio di poter far qualcosa di bello per suo padre, si può giustificare qualche pensiero insensato, il peggio è che chi le sta attorno, anziché farla rinsavire, e allontanarla da quella strada, l'assecondi e aiuti.
Un attimo, ho per caso detto che il peggio era questo?
No, scusate, cancellate quell'affermazione, il peggio è che quando Ned, suo padre, viene a conoscenza di quello che sua figlia sta facendo per lui, anziché fermarla, invitarla a desistere, l'aiuta nell'impresa. ╯°□°)╯︵ ┻━┻
Ho trovato molto irritante il fatto che questa particolare famiglia, in queste particolari circostanze (gli è da poco morta la moglie/madre, ricordiamolo), potesse considerare davvero così importante ritrovare degli stupidi dischi e spendere così tanti fondi ed energie per rintracciarli.
Ned, nella mia versione di "quello che avrei voluto facesse", avrebbe dovuto dire che quei dischi erano il passato, che le sue figlie erano il presente e che li avrebbe venduti altre mille volte per la sua famiglia.
Questo è solo uno dei comportamenti che non ho concepito o che mi hanno fatto disistimare i protagonisti di questa storia.
E fidatevi meglio che non inizi a parlare della storyline tra Elle e Rob, e di quanto ho trovato snervante i comportamenti contraddittori dei due, tutto quell'inutile allungamento di brodo quando sin dall'inizio era palese come sarebbe andata a finire.
In definitiva, Melissa Hill, ha scritto una storia che poteva essere davvero un bel romanzo, ma che ha, evidentemente, preferito trasformare in una storia da "sotto l'ombrellone"... probabilmente conscia che ai suoi lettori basti e avanzi così, dunque, perché sforzarsi di più?
Ringrazio la casa editrice Rizzoli per averci inviato una copia cartacea di questo libro
il mio voto per questo libro
A quanto pare non è un libro da perderci la testa
RispondiElimina