lunedì 21 maggio 2018

Recensione: "La figlia di Lowrie" di Frances Hodgson Burnett

Titolo: La figlia di Lowrie
Titolo originale: That Lass O'Lowrie's
Autore: Frances Hodgson Burnett
Editore: Elliot
Data di pubblicazione: 26 gennaio 2018
Pagine: 192
Prezzo: 17,50 € 


Trama:
Tutti a Riggan conoscono quel tipaccio di Dan Lowrie. Minatore manesco, amante di birra e complotti, da sempre porta con sé sua figlia Joan a lavorare nelle cave. Anche Joan è una creatura fuori dal comune, ma in positivo: bellissima e fiera, in lei una forza quasi maschile convive armoniosamente con una speciale e delicata grazia. 
Purtroppo nella piccola comunità rurale del Lancashire, da cui Londra sembra un miraggio, il destino sembra segnato per Joan... fino al giorno in cui in paese arrivano Paul Grace "il prete piccolo", Anice "la figlia del prete vecchio" e Derrick, l'ingegnere a capo delle miniere, i quali, tra amori non corrisposti, struggimenti segreti e propositi eroici, riusciranno a scalfire la ritrosia altera della ragazza, spingendola a sviluppare le sue doti naturali e a sfidare una volta per tutte suo padre.

Recensione:
Chi mi conosce sa del mio amore per Frances Hodgson Burnett: nel corso degli anni ho letto alcuni dei suoi più celebri romanzi, tra cui anche i classici della letteratura per ragazzi "Il giardino segreto" e "La piccola principessa", con cui sono letteralmente cresciuta.
Indipendentemente dalla tematica affrontata o del pubblico selezionato, ho sempre trovato affascinante la scrittura di quest'autrice, capace di coinvolgere il lettore e di dipingere in maniera attenta qualsiasi scenario, dai paesaggi sconfinati e selvaggi, ai salotti borghesi sino ai più umili caseggiati.
Il libro "La figlia di Lowrie" non fa eccezione, in quanto, non si limita a raccontare una storia drammatica ed intensa, incentrata sulla dura realtà delle miniere ed i suoi protagonisti, ma la ritrae in modo sincero ed incisivo, facendo sì che chi legge non faccia affatto fatica a figurare davanti a sé gli avvenimenti.
Già dalle prime pagine infatti ci troviamo immersi nell'ambiente rude dei minatori, che non conoscono altro che la dura fatica, il sudore della fronte, e una temporanea tregua in qualche bar. Tra questi Dan Lowrie che a fine giornata, e dopo qualche bicchiere, è solito lasciarsi andare a facili conflitti con il primo di passaggio, o peggio ancora, a compiere atti violenti contro la figlia Jean.
Lei d'altra parte non fa che subire. Lavora nelle cave, come tante altre donne, mettendo da parte le sue vere aspirazioni, e sopporta il padre e i suoi facili attacchi d'ira.
È rassegnata, ad una vita che non lascia scampo, che non regala sogni ma solo delusioni. Ad una famiglia che non esiste o che non la ama, ad un paese che giudica, troppo abituato a puntare il dito contro chi sbaglia, a schernire, a non concedere perdono.
Fino all'arrivo di Fergus Derrick, l'ingegnere incaricato di supervisionare il lavoro in miniera. Un suo gesto gentile - una benda per una ferita - una cosa da poco, diventa per la giovane operaia qualcosa di memorabile ed eccezionale. Un piccolo e raro fiore che fiorisce nel letamaio e che risveglia in lei le emozioni e le speranze a lungo sopite.
Ma Jean Lowrie non è fatta per l'amore, e di certo non è fatta per essere la moglie di un signore. Ecco perché nel corso di tutto il romanzo, la protagonista non farà che combattere ciò che il cuore le dice a favore di ciò che il buon senso le impone.
Ma se pensate che questa sia la solita storia romantica, sappiate che siete ben lontani dalla verità!
Il racconto della Burnett è molto più complesso di così, e fa largo uso di convenzioni e finti moralismi, sviluppando come questi risultino determinanti nelle vita dei paesani.
E non parlo solo di Jean, ma anche degli altri personaggi, come la poco assennata Liz che, in quanto ragazza madre, viene subito additata dalla gente del posto, o ancora del vecchio Sammy ritenuto quasi una leggenda, e perciò venerato, rispettato e temuto da tutti.
In realtà uno dei punti di forza nel romanzo sta proprio nel dipingere la realtà di un paesino povero e gretto, in modo veritiero, tenendo conto di tutte le sue sfumature. Proprio per questo l'attenzione non è mai puntata esclusivamente su Jean Lowrie e le sue tribolazioni, ma anche sulle disavventure dell'ingegnere Fergus Derrick o del curato Paul Grace - non solo inerenti alla parrocchia - non tralasciando poi personalità vivaci come quella dell'amabile Anice Barholm, o del ragazzino di strada Jud.
Tutti i personaggi, con i loro caratteri ben delineati e differenziati, contribuiscono a creare un affascinante mosaico, di cui non se ne ha mai abbastanza. Infatti, se proprio dovessi cercare un difetto in questo libro, direi che finisce troppo presto.
In generale "La figlia di Lowrie" è un romanzo che non potrei non consigliare, in quanto capace di affrontare tematiche forti come l'ingiustizia sociale, i diritti dei lavoratori, o la violenza sulle donne, con una genuinità non comune, e senza risultare in nessun modo eccessivamente enfatico, gravoso o indigesto. 

Considerazioni:
Ci sono libri che arrivano al momento giusto, e non poteva esserci per me occasione più adeguata di questa. Venivo dalla lettura de "Il tempo dei maghi" di Cressida Cowell, un romanzo per ragazzi sicuramente piacevole e carino, ma di poco spessore.
Avevo bisogno di una lettura impegnativa, che raccontasse una storia forte, intensa e drammatica, ricca di emozioni.
Ed è proprio quello che ho trovato leggendo "La figlia di Lowrie", un libro che si distingue per la forte caratterizzazione dei personaggi e per la strana familiarità che si instaura tra questi ultimi e i lettori. Più si va avanti, più sembra di conoscerli, di riuscire a prevedere le loro reazioni, in pensieri e opere. Più si prosegue con le pagine, più ci si affeziona. Perlomeno, per me è stato così. Mi sono legata non solo alla protagonista Jean, così decisa, apparentemente imperturbabile e segretamente sensibile (non ho potuto non riconoscermi in lei), ma anche al timido prete Paul Grace - diviso tra l'amore per Anice e la paura di non essere corrisposto -, e alla stessa signorina Barholm, determinata, dolce e generosa.
E che dire poi del vecchio Sammy? Il suo comportamento rude e orgoglioso pian piano finisce per ammorbidirsi, suscitando una certa simpatia anche nel pubblico.
La stessa cosa non vale per Dan Lowrie che, con la sua banda di amici balordi, riesce a rimanere insopportabile ed estremamente insensibile fino all'ultimo.
Vorrei fare un'ultima considerazione sulle storie d'amore presenti in questo libro, in particolare sul sentimento che il curato Grace nutre per Anice Barholm e a quello, invece corrisposto, tra Jean Lowrie e Fergus Derrick.
In entrambi i casi di tratta di amori che non scaturiscono da un'attrazione fisica, se non in minima parte, ma che sono pienamente alimentati da un'affinità intellettiva e da una comune visione delle cose.
Fergus stima ogni giorno di più il coraggio di Jean ed il suo essere caritatevole, e la sua ammirazione finisce per tramutarsi piano piano in un sentimento più forte. Lo stesso vale per il prete che, nonostante l'aspetto grazioso di Anice, vede nella giovane donna un'umiltà e una nobiltà d'animo senza pari. 
Come era già accaduto con il bellissimo romanzo "Le anime bianche", della stessa Burnett, questi legami sfidano le convenzioni e oltrepassano la concezione che solitamente si ha di storia romantica.
Inoltre, come accennavo prima, altra cosa che ho davvero apprezzato è stato il contesto umile in cui le vicende sono state ambientate.
Pur non caricando eccessivamente il tutto con dettagli cruenti o penosi, nel libro si respira sempre un'aria di sventura, di cose semplici e vere, di ingiustizia e povertà, ma anche di rivalsa.
Di persone speciali che affrontano il destino con forza d'animo e che, con coraggio, cercano di dare una svolta alla propria vita. 

Ringrazio la casa editrice Elliot per avermi fornito una copia cartacea di questo romanzo

il mio voto per questo libro

6 commenti:

  1. Ciao Little Pigo, ho amato molto la Burnett ne "Il giardino segreto" e "La piccola principessa", non conoscevo questo suo romanzo ma mi sembra davvero una bella lettura :-)

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  2. La copertina mi ha colpito molto però la tua recensione mi ha frenata un po' perchè amo i romanzi storici ma questo sembra un libro molto forte, di grande impatto, più storico che romantico ... però dato che ne sei entusiasta e che il giardino segreto mi è piaciuto, magari leggo anche questo :)

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    1. In realtà non lo definirei un romanzo storico. Il contesto descritto è quello povero e rurale, è vero, ma l'attenzione è sempre puntata sui protagonisti, sulle loro sofferenze, il loro coraggio e i loro sentimenti.

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  3. Io ho letto "Il piccolo Lord" e ricordo ancora le molteplici emozioni provate, il ritratto di una società ancora sorda ai cambiamenti sociali, il lieto fine con l'amore e l'amicizia che trionfano a dispetto di ogni tentativo d'imbroglio. Il romanzo, oggetto della tua bella recensione, si propone come un nuovo scrigno contenente l'affascinante mosaico sociale di cui hai parlato. Prendo nota :)

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  4. Anch'io conosco questo autore per "Il giardino segreto", "Il piccolo Lord" e "La piccola principessa" che ho letto da piccola e ho adorato. Questo non lo conoscevo, me lo segno :)

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